Penultimo capitolo della mia storia, l’incontro tra Winry ed Ed… come andrà a finire, sarà un lieto epilogo?
Grazie a tutti quelli che mi hanno seguito e spero che il finale vi emozioni… almeno un po’…
Buona lettura a tutti, siete stati meravigliosi!!!!
27. Con gli occhi del
cuore…
Il telefono squillò più volte, visto che nessuno sembrava
correre a rispondere, fu Alicia ad alzare la cornetta, euforica perché quella
era la prima volta che lo faceva.
- Pronto! Io sono Alicia, la mamma non può rispondere ora.-
- Ciao piccolina, mi riconosci?-
- Roy!!!!- lo gridò così forte che Mustang dall’altra
parte del ricevitore dovette allontanarlo dall’orecchio per non perdere un
timpano. - Vuoi parlare con Riza?-
- Ti ringrazio piccolina, la prossima volta che ci vediamo ti porterò un altro
pensierino…-
Attese qualche minuto, sentiva la voce della bambina
che chiamava Riza, poi la voce di lei all’apparecchio
che lo salutava.
- Roy, è successo qualcosa?-
- Io per ora non mi posso allontanare dall’ufficio, dovresti avvertire Winry che il dottor Krad ha
deciso di farle incontrare Ed domani mattina.-
- Ed ha chiesto di vederla?- la notizia la rallegrava, un piccolo sorriso le
increspò le labbra, ma la risposta di Mustang spense subito il suo entusiasmo.
- In verità è stato il dottore a dirlo, Ed è ancora convinto che lei sia morta
e ora che gli è stato imposto di vederla, ha accettato solo per dimostrare che
l’unico che ha ragione è lui.-
- Non è una situazione semplice, Winry potrebbe non
farcela?-
- Ma non abbiamo altra scelta, avvertila. Deve prepararsi.- Roy
riagganciò senza darle il tempo di rispondere, sapeva
che la situazione non le piaceva e avrebbe ribattuto e lui non se la sentiva di
litigare per una cosa del genere, visto che nessuno poteva farci nulla. A casa
di Glacyer, Riza tornò da Winry per dirle quello che doveva fare. Entrò nella stanza,
stupendosi di trovare le luci accese.
- Non mi da fastidio la luce, riesco persino a vedere la tua ombra accanto alla
porta.-
- Riesci a distinguermi?-
- No, vedo solo un’ombra sfocata, ma è sempre qualcosa.- Riza
si avvicinò al letto e le prese le mani tra le sue attirando l’attenzione della
ragazza. Winry si rese subito conto che doveva dirle
qualcosa di importante, lo capiva dal modo di
respirare.
- Domani il dottor Krad ti farà incontrare Ed. Te la senti?-
- Si. Io devo essere forte per lui, anche se mi respingerà o mi tratterà male,
perché accadrà, ma io non cederò. Basta piangere, non credi che lo abbia fatto
abbastanza?-
- Brava Winry, non sai quanto queste parole mi rendano felice.- La abbracciò dolcemente, rimanendo in
quella posizione per alcuni minuti.
- Non ti nego che ho paura…-
- Lo so bene, tutti abbiamo paura di ferire le persone a cui teniamo…-
Dopo una notte praticamente insonne Winry fu aiutata
da Riza a prepararsi. Era agitata e tesa, non era
ancora riuscita a camminare, ma ci aveva provato più di una volta ed era un
buon segno. Come al solito Mustang andò a prenderle a
casa di Glacyer, caricò la ragazza sul sedile
posteriore e lui si accomodò al suo fianco, lasciando guidare Riza. Rimasero in silenzio per tutto il viaggio fino
all’ospedale e una volta arrivati furono ricevuti dal
sottotenente Ross, Alphonse
e il dottor Krad, che salutò la ragazza.
- Come va la vista Winry? Mi sembri abbastanza in
forma!-
- Riesco a distinguere le figure, anche se non metto a fuoco praticamente
nulla.- Ripose sorridendo, come ad indicare che non era affatto agitata, mera
bugia visto che persino Roy che in quel momento non
doveva fare nulla, non riusciva a stare tranquillo.
- Ti porteremo nella stanza di Ed e verrai lasciata
sola. Un’infermiere rimarrà fuori nel caso Ed diventi
violento, mentre io osserverò tutto dalla stanza adiacente. Va bene per te?-
- Non potrei comunque rifiutare. Sono pronta.- Era
seria e decisa e il dottore ne rimase molto colpito.
Fu lui ad accompagnarla da Ed, dopo aver pregato gli altri di chiudersi nella
stanza con lo specchio per osservare la scena. Aprì la porta richiamando
l’attenzione di Ed, il ragazzo si voltò verso quella direzione puntando gli
occhi sulla sedia a rotelle e sulla ragazza.
- La riconosci Edward? Vi
lascio soli per un po’, mi raccomando non fare niente di cui potresti
pentirti.-
Ed annuì semplicemente e attese che uscisse, il medico aveva avvicinano la
sedia della ragazza al letto, ma non abbastanza perché lui potesse
arrivare a toccarla. Continuò a guardarla, sembrava lei eppure il suo cuore gli
diceva che non lo era. I suoi occhi, i capelli, la
bocca e il suo corpo erano simili, ma non uguali. Lei dal canto suo non
riusciva a distinguere bene la figura di Ed, forse perché non si muoveva.
- Ed? Sei qui vero?- Le tremava la voce nonostante avesse fatto credere a tutti
che non era agitata. Si torturava le mani e lui se ne era reso conto.
- Sei agitata?- disse spostando lo sguardo in un’altra direzione, tanto era
sicuro che non se ne fosse accorta.
- Un po’ si. Come ti senti?-
- Come qualcuno a cui non rimane che essere preso in giro…- Il tono che stava
usando, nonostante non fosse aggressivo, era distruttivo per lei, avrebbe
preferito vederlo urlare e gridare piuttosto che così freddo e distante. - Mi
credete uno stupido, ma io conosco la mia Winry e tu non le somigli affatto!-
- Ed guardami… sono io… che devo fare per fartelo capire!-
- Non lo capisci vero? Anche se ti ho qui davanti a me, non riesco a
considerarti come la stessa ragazza per cui da piccoli
io e Al ci picchiavamo per chi dovesse sposarla, non sei la stessa che ha messo
tutta se stessa per costruirmi gli auto-mail… Ora per me sei solo il giocattolo
preferito da Envy e quel giorno sarei dovuto morire
io al suo posto, magari saresti stata più felice.- Se fosse stata investita in
quel preciso istante, sarebbe stato meno doloroso. Ed
non era arrabbiato ne furioso, era sereno e parlava con la consapevolezza di
avere ragione, ed era proprio questa sua consapevolezza che la feriva. Non
riuscì a rispondere, non riusciva neanche a parlare,
aveva abbassato la testa, facendo ricadere i capelli in avanti.
- Puoi anche andartene ora, non voglio più vederti.-
- Io non sono la persona forte che tu credi, non lo sono mai stata. Non puoi di
certo sapere quante lacrime ho versato per te da quando
te ne sei andato di casa. Tutte le volte che mi sono
affacciata alla finestra sperando di vederti arrivare. Ti ho sempre
aspettato, ma se ora la mia lontananza ti farà stare
meglio allora sparirò. Però prima devi sapere quello che è successo.-
- Oh ma io lo so già e non ho voglia di ascoltare
altre storielle… mi basta sapere che mi hai tradito e questo è quanto.- Non
rispose, sapeva che era inutile fargli capire qualcosa che non avrebbe mai
accettato. Si asciugò quelle poche lacrime che i suoi occhi continuavano a
gettare automaticamente, e strinse le mani sui braccioli della sedia tirandola
leggermente indietro.
- Ed guardami…- gli chiese con un filo di voce,
ricevendo come risposta un secco no da parte sua.
- Guardami ho detto!- lo ripetè con più voce,
cercando di capire se era riuscita a farlo voltare, ma lui continuava ad
ignorarla. - Brutto pidocchio ti ho detto di guardarmi
adesso!-
- Vattene, non voglio più sentire la…- senza neanche rendersene conto aveva
involontariamente voltato la testa verso di lei e le parole, in quel momento,
gli erano morte in gola. Era in piedi, aveva spostato la sedia da una parte e
cercava di tenersi in equilibrio come poteva, le tremavano le gambe. Alzò il
viso verso di lui, sperando di capire se la stesse guardando.
- Io non riesco a vederti e non cammino da quel
giorno, le gambe e tutto il resto del mio corpo sono un continuo dolore. Questo
mi è accaduto perché non ho dato ad Envy quello che
voleva e quella donna mi ha avvelenato sperando che lui ne approfittasse…-
Avanzò incerta mettendo un piede davanti all’altro e sperando di non inciampare
in qualcosa lungo la strada, sarebbe arrivata da lui a qualsiasi costo, anche
se l’avesse scacciata. - … ma non lo ha fatto, non mi ha mai neanche sfiorata e io l’ho sempre preso in giro sperando che lui non
si avvicinasse più a te. Sono stanca di aspettarti inutilmente, stanca di
soffrire per qualcosa che non avrò mai, perché continuerai a scappare da me e
di questo ne sono pienamente cosciente.- Era arrivata
accanto al letto, in tutto quel tempo Ed non era riuscito a dire una parola né
a staccarle gli occhi di dosso. Nella sua mente era in corso una lotta, una parte di lui voleva scacciare quell’immagine,
voleva mandarla via, mentre un’altra sarebbe corsa da lei in men che non si dica. Per questo non mosse un muscolo.
Attese che si appoggiasse al letto, aveva il fiatone,
segno che per lei era stato davvero difficile arrivare fin li. Persino la
fronte si era riempita di piccole goccioline di sudore, poggiò entrambe le mani
sulla sponda del letto per riprendere fiato e successivamente
cercò con la mano di arrivare a lui. Non avvertì il minimo spostamento da parte
sua e continuò in quello che voleva fare. Riuscì a sfiorargli la spalla senza
sentire l’auto-mail, poi andò sempre più in alto cercando il viso e gli poggiò
una lieve carezza sulla guancia.
- Che cosa vuoi da…- Senza dargli il tempo di dire altro allontanò la mano
velocemente e con forza lo schiaffeggiò facendogli spostare il viso dalla parte
opposta. Sulla sua guancia divennero subito ben evidenti le impronte rosse
delle dita di lei e non potè
che reggersi la parte dolorante.
- Pezzo di idiota buono a nulla! Hai rovinato di nuovo il mio
auto-mail e scommetto che la gamba non sta messa meglio! Quante volte te
lo devo dire che sono delicati e adesso che non ci
vedo non posso neanche rimetterli a posto, ti rendi conto di quello che hai
combinato?-
Dalla stanza adiacente, erano tutti senza parole, forse solo Alphonse si aspettava una simile uscita da parte della
ragazza. Il dottor Krad aveva già avvisato l’infermiere quando aveva visto Winry
avvicinarsi al letto, ma Roy lo aveva fermato prima
chiedendogli di aspettare. Infatti Ed non si era mosso
di una millimetro, ascoltava senza dire nulla le lamentele della ragazza che
gli sbraitava contro come una pazza.
- Credi che basti impuntarsi come un bambino per farmi cedere? Ammetto di avere
avuto un periodo di depressione, ma la colpa è solo tua! Non mi sarei mai fatta
mettere le mani addosso da quel tipo! L’unico che… l’unico che…-
Non era riuscita a finire la frase, le guance le erano
diventare rosse e aveva cercato di nascondersi da lui. Ed al contrario non
aveva ancora detto nulla, era come paralizzato dalla furia che si era trovato
davanti.
- L’unico sei tu… non esiste nessun altro per me. Non
ti sto chiedendo di perdonarmi, ne di dimenticare… voglio solo che tu non
sparisca dalla mia vita, mi basta rimanere anche solo il tuo meccanico, ma ti
prego non cancellarmi in questo modo…-
Senza dire ancora una parola, allungò il braccio prendendole la mano e
tirandola verso di se, Winry ricadde sul letto
sbattendo la fronte sul petto di lui, si sentì stringere sulla schiena
dolcemente, avvertì il suo respiro sul collo, quel calore che le mancava e che
solo lui doveva donarle.
- Sei tornata… finalmente sei ritornata da me…-
- Stupido… stupido… stupido… stupido… non me ne sono mai andata.- Ricambiò il
suo abbraccio, stringendosi a lui più forte che poteva, si ripromise di non
piangere, non doveva farlo perché era felice in quel momento e non lo avrebbe
rovinato con le lacrime.
- Vorrei tanto poterti vedere in questo momento…- Alzò il viso verso quello di
lui, scorgendone a malapena i contorni, nonostante questo era felice, lo
accarezzò sentendo la sua guancia ancora calda per il colpo che gli aveva dato
poco prima.
- Allora fai come me… guarda con gli occhi del tuo cuore e riuscirai a vedermi…
-
Lei annuì sorridendo e si avvicinò come poteva per sentirlo ancora più vicino,
lui l’aiutò poggiando per prima le sue labbra su quelle di lei, quel sapore di
buono che aveva avvertito la prima volta che l’aveva baciata non era cambiato,
era lei e lo sapeva bene, perché nessun’altra lo
avrebbe picchiato con tanta forza e poi baciato con la stessa intensità.
In quel momento si ritrovò la stanza ghermita di persone che lo guardavano. Si
sentiva strano, come se avesse dormito per tutto il tempo e svegliato di colpo
con un colpo ben assestato. Roy
Mustang lo guardava con il suo sguardo malizioso, ma
anche pieno di un affetto che a lui piaceva, Riza era
accanto al suo colonnello finalmente, era felice per lui e lo dimostravano i
suoi occhi color del miele. Maria Ross
invece non si tratteneva, piangeva senza vergognarsi, felice di averlo
nuovamente indietro. Accanto a loro Al, il suo corpo
non gli permetteva di esprimere alcuna emozione, ma lui era suo fratello e non
servivano espressioni, lo sentiva nel cuore che era felice per lui.
Passarono cinque giorni prima che Ed potesse essere dimesso. Ringraziò di cuore
il dottor Krad per tutto quello che aveva fatto per
lui e che di certo non avrebbe dimenticato.
Riza era tornata nel suo appartamento, lo aveva
rimesso a nuovo, cercando di cancellare i segni di ciò che era accaduto ed era
tornata ad occupare il posto di tenente accanto al colonnello.
Winry aveva ripreso a camminare tranquillamente e la
vista riaffiorava velocemente, poteva dirsi davvero fortunata per non aver
avuto danni permanenti. Era ancora ospite a casa della signora Glacyer e lei aveva offerto una stanza anche ad Ed, ma lui
l’aveva rifiutata educatamente con una scusa.
Aveva delle cose da fare, qualcosa che solo lui poteva risolvere. Come se fosse guidato da una forza sconosciuta, ripercorse tutta la
strada che aveva fatto giorni prima per arrivare in quello strano e tetro
teatro. Non aveva incontrato nessuno sulla strada, nessuna traccia degli
homunculus o di quella donna. Tutto era lasciato
all’abbandono, quel grande salone era semidistrutto,
sul pavimento c’era ancora il cerchio alchemico che aveva usato e il grande
cratere che si era creato. Si fermò proprio sul brodo del precipizio guardando
verso il basso osservando solo oscurità senza fine.
- Non dimentico, non riuscirò mai a togliermi dal cuore una tale colpa, però
vado avanti con la consapevolezza che non sono più
solo. Qualsiasi cosa mi aspetti in futuro non cederò
mai più e non farò mai più del male alle persone che amo…- Si piegò in avanti
portandosi le mani di fianco alla bocca, per il momento, finché Winry non riprendeva completamente la vista, aveva
indossato un auto-mail provvisorio e anche molto scomodo, ma svolgeva bene il
compito. - Mi senti vero? La prossima volta chiuderemo i conti!- Lo gridò con
tutto il fiato che aveva in gola, poi se ne andò in
completo silenzio.
Era ancora presto per andare a dormire, infatti non riusciva a stare buona nel
letto nonostante si sentisse stanca. Sentì bussare alla porta e diede il permesso di entrare.
- Sono Glacyer, non riesci a dormire?-
- No, mi sento agitata e non ne conosco il motivo.- Sorrise mettendosi seduta e
aspettando che lei si avvicinasse. Distingueva bene la sua figura, ma i
lineamenti erano ancora sfocati per lei e con il buio della stanza era ancora
più difficile. Avvertì il movimento del letto e sentì la mano
di lei che le stringeva la sua, era fredda, ma molto morbida.
- Fa un po’ freddo stasera vero? Ero venuta a chiederti se volevi
qualcosa da bere per rilassarti.-
- Io sto bene così, grazie. Volevi dirmi qualcos’altro?- Lo aveva avvertito dalla
sua voce che voleva qualcosa, ma attese che fosse lei
a dirlo. Avvertì che si era avvicinata molto a lei e le sorrise cercando di
farle forza.
- Sei contenta così? Ti va bene tornare a casa da
sola, come se niente fosse accaduto?-
- Avrò ripetuto questa frase un milione di volte, ma
non mi stancherò mai. Il mio compito è aspettarlo, ha molto da fare prima di
potersi riposare, ma io ho fiducia in lui e so che un giorno i miei sforzi
saranno ripagati. Quando avrà compiuto il suo compito
tornerà da me… lo sento nel mio cuore o non potrei andare avanti.-
- Quindi hai scelto così…- si alzò allontanandosi da lei e avvicinandosi alla
porta. Lei la seguì con lo sguardo nonostante le difficoltà che aveva. -
Buonanotte Winry.-
- Buonanotte… buonanotte Envy!- Non fece in tempo a
rendersi conto di come era stato chiamato, che quando
si voltò lei era già addormentata o forse faceva finta, il fatto era che
nonostante tutto, riusciva sempre a riconoscerlo…