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Autore: _Swacilia    08/02/2013    0 recensioni
Tutte quelle cose che non abbiamo avuto il coraggio di mandare.
[Ogni lettera e ogni messaggio in questa raccolta sono veri, alcuni scritti da Sara e altri da Gaia.]
[Il titolo l'ho preso dal libro "bianca come il latte, rossa come il sangue", uno dei pochi libri che ha cambiato il mio modo di vedere le cose. -Sara]
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il vento sulla pelle, il battito del cuore a mille, il fiato corto, cerco di stare il più dritta possibile, sento chiamare il mio nome, prendo, vado, galoppando più veloce che mai, come se nessuno potesse fermarmi, uno, due, tre, salto. Alla grande, come sempre, dopotutto. Il salto ostacoli è una delle cose che ci riesce meglio, è un po' come in Titanic, io salto, tu salti. Penso sia così, anche perchè non ho mai visto quel film. 
"Ottimo lavoro Sara...stai lavorando molto bene oggi. Peccato che sia la tua ultima lezione con Iron..." mi disse Manuela, l'istruttrice, con un tono neutro. Le dispiaceva, ma non le importava nemmeno più di tanto. Quella che ci stava male ero solo io. Ero io che come al solito ci perdevo, e che poi ci stavo male. 
Finita la lezione, dissello, pulisco, e poi aiuto Jacopo a cambiarti i ferri. Quel coglione l'ha rifatto, sta per portarti di nuovo via, ma questa volta non tornerai. E questo solo per accontentare quella sua amichetta figlia di papà. Conservo un ferro, quello che ti ho tolto io, e quello che ora Jacopo sta rimettendo. Chissà se fa male. Ma se ti sta facendo male, faccio male io a lui. Lo metto nel bauletto, è rovinato e un po' arrugginito, ma oltre alle foto sarebbe l'unica cosa che mi rimane di te. Ti riportano nel box, e lì starai finchè non arriva il van per portarti via.
Mi siedo lì dentro, ti guardo e basta. Mi guardi anche tu, poi con la testa ti strofini al mio braccio. Sto cercando di trattenere le lacrime, ma è impossibile. Una, due, tre, quattro, cinque, dieci, cento, mille, le lacrime che scendono sul mio viso. Vedo Beatrice dietro di me, mi alzo e la abbraccio forte, bagnandole la spalla delle mie lacrime. Smetto di piangere poco dopo, anche se sto ancora malissimo.
Passa qualche minuto, ed arriva il van. E' ora. Arriva anche Jacopo, che mi guarda un po' mortificato, ma nemmeno più di tanto, mentre io ho ancora gli occhi rossi dalle lacrime e la voce spezzata. Lo vedo mentre lo porta su, e io scappo via, scappo come un vigliacca, mi chiudo in macchina e inizio di nuovo a piangere. Arriva mamma, e l'unica cosa che riesco a dirle è "Portami a casa".
Niente più lezioni con quel cavallo.
Niente più sgroppate nel prato.
Niente più gare sociali dove arrivavamo sempre secondi o terzi, ma mai primi, anche se ci divertivamo.
Niente più galoppate o salti, quelli di cui dopo ti senti fiero.
Niente più niente.
Ma peggio di tutti, niente più "Sara e Iron".
Addio piccolo grande Iron... Mi mancherai.

Spazio autrice: Quindi, che dire...avevo le lacrime agli occhi mentre scrivevo. Mi ricordo tutto come se fosse ieri, e invece è successo l'anno scorso...sarà stupido piangere per un animale, penserete voi, ma per me non lo è. Ero legata a quel cavallo, era speciale per me. Dopo un anno di equitazione passato ad allenarmi con lui, è stato inevitabile non affezionarmi, e poi naturalmente, come tutte le cose a cui ci si affeziona, mi è stato tolto. Ho proseguito comunque con gli allenamenti, e ancora oggi vado avanti, ogni settimana un allenamento. Finchè la scuola e gli impegni me lo consentiranno, continuerò a praticare questo sport, che mi ha fatto crescere in poco tempo e rinascere più volte. Grazie per aver letto! -Sara
   
 
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