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Autore: Hermes    09/02/2013    1 recensioni
Ero una ragazza come le altre, niente di strano in questo.
E come tutte le altre avevo i miei difetti ed i miei pregi.
E so cosa state per chiedermi…no, non mi sono innamorata di lui.
Innamorarsi vuol dire essere legati ad un’altra persona e ciò non è successo.
Mi chiedo solo quali strade abbia intrapreso e basta, non voglio andare oltre.

[Questa storia fa parte della serie 'Steps']
Genere: Science-fiction, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Universitario
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Steps'
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My friend and me
Looking through her red box of memories
Faded, I'm sure
But love seems to stick in her veins you know

Yes, there's love if you want it
Don't sound like no sonnet, my lord
The Verve ~ Sonnet

Passo il resto della Domenica a farmi una ramanzina da sola, senza contare le tre ore al telefono con mamma Ines che ha prontamente richiamato per sapere tutto su ‘quell’affascinante muchacho gentilissimo dalla voce stupenda’.
Voce stupenda? Il topo? Vi rendete conto del lavaggio di cervello a cui Linds l'ha sottoposta?!
Sono furiosa con me stessa per nessuna motivazione in particolare.
A parte il fatto di star diventando una marionetta, della creta nelle sue mani.
Realtà oggettiva da evitare in assoluto con uno come lui.
Va bene il sesso, ma le emozioni no. Quelle proprio non le voglio nemmeno sfiorare se possibile.
Quindi sfrutto il mattino per ripulire il bilocale che nel frattempo è diventato qualcosa di molto simile ad un rifugio antiatomico disseminato di libri, riviste, carte di merendine e tazze. Naturalmente butto su i ‘The Verve’ perché certi amori non si dimenticano mai e ho bisogno di un minimo di sostegno morale.
Fuori piove e nemmeno tanto gentilmente.
È strano questo tipo di tempo a metà marzo, così piovoso e caldo.
In più non posso nemmeno andare a correre…che oggi ne avrei proprio voglia!!!
Dopo aver finito le pulizie e mangiato un panino giro per le stanze irrequieta, finché esasperata non afferro il borsone da ginnastica ed un ombrello.
Se da dentro la pioggia sembrava impietosa, fuori invece non dava quell’impressione.
Certo, viene giù fitta, ma niente da rimanerci secchi al primo impatto.
Raggiungo la fermata del tram, riparandomi sotto la tettoia dove c’è già una vecchietta seduta sulla panchina. Ci scambiamo un saluto di cortesia, nulla di più.
Il mezzo arriva e l’aiuto a salire.
Il tram è praticamente vuoto se non si conta cinque o sei ragazzini e tre donne di mezz’età afro-americane impegnate in una fitta conversazione in swahili.
Un quarto d’ora dopo scendo alla fermata della facoltà e, protetta dal mio ombrello rosso, mi dirigo verso la palestra del campus con tutta l’idea di scoppiarmi le spalle con i pesi e fare un po’ di corsa sul tapis roulant finché la lingua non mi tocca per terra. Credetemi non vado pazza per il body-building o l’esercizio fisico assiduo ma quando hai dei crucci è l’unico modo per svuotarsi la mente.
La palestra è sovraffollata di aficionados del detto ‘Mens sana in corpore sano’.
Non ce lo vedo il topo a fare esercizio…
Scuoto la testa e m’infilo negli spogliatoi femminili, riemergendo pronta per bruciare tutto il grasso accumulato nelle ultime trentasei ore.
Non ho molto tempo dato che alle cinque inizio il turno al ristorante quindi credo proprio che mi darò da fare il più possibile…
“Michelle?”
Mi volto verso il richiamo e ci ritrovo Barbara, Dalia e Jessica.
Fan-ta-sti-co…il trio della discordia al gran completo.
“Ciao ragazze, che sorpresa vedervi qui!” cerco di suonare genuinamente estatica, ma fallisco miseramente.
“Già…con questo tempaccio tremendo non si può fare nient’altro!” Dalia fa spallucce, alzando le sopracciglia da Barbie estremamente curate. Sembrano disegnate con il pennarello.
“Avevamo in programma la spiaggia, sai…” Jess si sta osservando attentamente le unghie-artigli lunghe quattro centimetri “Ieri pomeriggio siamo pure andate alla Spa apposta, ma è tutto inutile che rabbia!”
“Va tutto bene?” domanda Barbara con sguardo indagatore, le onde dei suoi capelli biondi perfettamente mantenute con la lacca “Mi sembri un po’ giù, cara…”
Ti piacerebbe saperlo, eh? Doppiogiochista gelosa della tua stessa ombra…
“No, niente di preoccupante, ho avuto da studiare…le solite cose!” replico poi mi scappa “Ho saputo che tu e Will vi siete messi assieme…sappi che siete una coppia stupenda!”
Michelle, la tua lingua prima o poi ti darà dei seri problemi anche perché metà delle cose che hai detto non le pensi sul serio…non quando di quei due l’unico cervello è della finta bionda che ti sta davanti.
“Ah…grazie.” replica affettata lei, stringendo impercettibilmente gli occhi “Beh…io e le ragazze stavamo andando, buon proseguimento, cara!”
Contro tutte le mie più rosee aspettative l’incontro è durato poco e sospiro di sollievo.
Non so se considerarla una fortuna…soprattutto con le occhiate di cattiveria che mi hanno lanciato prima di andarsene.
Alzo le spalle e mi dirigo verso il reparto pesi.

La pioggia è scemata nelle ultime ore e dopo una doccia veloce negli spogliatoi cammino a piedi fino al ristorante, non è molto lontano ma i miei muscoli protestano. Sono soddisfatta e tranquilla rispetto a stamattina.
Ho ancora del tempo prima del mio turno e guardo distrattamente le vetrine finché non arrivo davanti uno di quei negozietti dei souvenir tipo bazaar…
Sarei capace di spulciarlo da cima a fondo, anche senza comprare niente.
Do uno sguardo all’ora ed entro a dare un’occhiata.
Oltre varie cineserie, il locale ha una sezione di giocattoli e un’altra – un po’ più piccola - di pupazzetti alcuni con magliettine stampate ‘I love San Francisco’.
La mia visita non dura che cinque miseri minuti ed ho già la mano sulla maniglia della porta quando i miei occhi si posano su una rastrelliera girevole.
Ed il pensiero nasce da solo dopo alcuni aneddoti che Raph mi ha raccontato ieri di sua spontanea volontà…il topo si divertirebbe un mondo, riesco già a vederlo quel suo sorrisetto.
Prendo la confezione in mano, voltandola per leggere.
Non costa nemmeno un’esagerazione…due dollari e 25 cents.
L’unica è il fatto di essere già risolto, ma a quello provvederò io prima di darglielo.
Acquisto il piccolo oggetto e torno fuori, riprendendo la mia strada ma prima mando un messaggio a Marylin Zen, con un certo grado di curiosità.

Professore, scusi se la disturbo ma vorrei sapere il giorno del suo compleanno se non le dispiace.

Aspetto una risposta che però non arriva. Probabilmente Linds ha lasciato il telefono in giro o non si degna nemmeno di guardarlo preso com’è dai suoi progettini diabolici.
Arrivata al lavoro, raggiungo lo stanzino e mi cambio poi faccio per spegnere il cellulare e ci trovo un messaggio del topo.

Miss Hervas lei mia cara non mi disturba affatto ma temo di non poter soddisfare la sua curiosità. Non so con esatta precisione la mia data di nascita.
Ps: Cenetta, ma belle? Ho un tavolo prenotato da George, stasera… ;)

Che significa?
Come fa a non sapere quando è nato!?

Dispiaciuta topo, ma il mio turno inizia adesso e non smonto fino all’orario di chiusura quindi fai i miei saluti a George da parte mia. Non lavorare troppo.

Invio il messaggio e spengo, infilandolo in una tasca del borsone.
Beh…a questo punto glielo darò domani o quando capita.
La serata fila liscia e più o meno come me l’aspetto, fra clienti schizzinosi e riunioni adolescenziali.
Verso l’una sono finalmente libera e mezz’ora dopo sono nel mio lettino sperando di dormire almeno sette ore senza problemi, manca la coperta umana.
Non lamentarti, Michelle. L’importante è avere un tetto sopra la testa ed essere all’asciutto!
Il mattino dopo mi sento finalmente al pieno della forma e vado in facoltà, fischiettando.
Sembra che anche il meteo abbia deciso di rallegrarsi un po’ e dei timidi raggi di sole rischiarano la città, alzando una fitta foschia mattutina.
D’ottimo umore raggiungo la caffetteria con la buona intenzione di rimpinzarmi con muffin e caffè e mi ritrovo attorniata da vecchi compagni di corso e Max e Richard, ancora presi dal loro progetto sull’edificio eco-sostenibile.
Passo scienze naturali e genetica, poi arriva l’ora di pranzo e provo a vedere se riesco a trovare Linds.
Girovago per i corridoi, infine salgo le scale e busso alla porta del suo ufficio, provando a girare la maniglia.
La porta è aperta ed entro.
Al primo colpo…dove poteva essere se non qui, dopotutto?
È comodamente stravaccato sulla poltrona girevole, piedi appoggiati alla scrivania alla ‘padrone della baracca’ ed il nostro mucchio di compiti da classificare in grembo, fra le dita il suo solito lapis bicolore che batte ritmicamente sui jeans.
Il filo bianco degli auricolari che sbuca dalla tasca del camice, finisce nelle sue orecchie. Nel silenzio della stanza riesco quasi a sentire la musica. La tazza di caffè poggiata in precario equilibrio sulla coscia.
“Sto interrompendo qualcosa, professore?” domando sarcastica, Linds alza gli occhi sopra le lenti.
“Sì…mi stai salvando dalla morte per noia, ma belle. Qual buon vento ti porta qui?” si è sfilato le cuffie ed ha inclinato la testa, curioso.
“Ho pensato…”
“Aspetta devo registrarla questa cosa…tu riesci a pensare?!” interrompe incredulo, afferrando al volo - senza guardarla - la tazza che ha iniziato a scivolare.
Alzo gli occhi al cielo, ecco adesso me ne vado…ma no,oggi mi sento troppo buona!
“Non sarò un delfino, Linds…ma anch’io ho i miei momenti d’immenso.” mi avvicino alla scrivania e poso sul piano una scatolina incartata con tanto di fiocchettino. Ieri sera c’ho messo una vita per preparare ‘sto pacchettino…
Linds la osserva con minuta attenzione, quasi come se cercasse di sentire un ticchettio sospetto proveniente dall’interno.
“Cosa c’è dentro?” domanda, finita la sua analisi.
“Il tuo regalo di compleanno.” rispondo senza espressione.
“Non so qual è il giorno esatto, ma belle. Mi pareva di avertelo detto.”
“Ti piacerà, Linds. Magari ti darà anche del filo da torcere…” accenno “L’ho incasinato personalmente.”
“Allora è un divertimento assicurato.” sorride con un che di indolenza nel tono di voce. Lo strozzo! Questa è la volta buona!
Linds infila il lapis dietro l’orecchio, butta i compiti sulla scrivania senza tante cerimonie e finisce il caffè nella tazza, prima di posarcela sopra.
Acchiappa la scatolina, la scuote per sentire se fa rumorini strani poi con un unico movimento strappa la carta regalo, trovando il portachiavi con il cubo di Rubik in miniatura agganciato con un anello piantato in uno spigolo.
Non è molto grande ma è carino e di plastica pesante, ieri sera mentre lo giravo a vuoto il suo ingranaggio interno scattava che era una meraviglia.
Intanto l’ha tolto dalla confezione e se lo rigira fra le mani, osservandolo con uno sguardo affascinato.
Sta facendo girare gli ingranaggi infernali del suo cerebro per la soluzione ne sono certa!
Dieci secondi dopo sorride.
Nessun’altra reazione.
“Allora?” domando, a mio discapito curiosa.
“Trentanove.” risponde semplicemente, con il solito sorrisetto.
“Elabora per gli esseri umani, Linds.”
Invece di parlare il suo sorriso si allarga e toglie le gambe dalla scrivania, permettendomi di appoggiarmi al bordo e guardare meglio.
Mi mostra il cubo come io l’ho randomizzato poi inizia a contare le mosse, girando le facce con lentezza.
“39”
[…]
“33” la faccia bianca è completa.
[…]
“28” bianco, rosso e metà giallo risolto e solo da spostare sulla facciata giusta. Intanto và più veloce, si sta divertendo un mondo.
[…]
“13” risolto il blu.
[…]
“5” il cubo è tornato al suo innocente stato monocromatico su tutti i lati.
Sono incredula…ho trafficato mezz’ora ad incasinarlo!!!
Ma il fatto più scioccante è che…
“Avevi detto trentanove, ne hai usate trentaquattro di mosse!”
“Ops…mio errore…” ed il suo sguardo mi suggerisce che non avrebbe fatto errori nemmeno se una palla da bowling l’avesse colpito in pieno nel mentre “Se vuoi possiamo usare le prossime come premio per il sottoscritto…cinque bacetti me li merito!”
“Non ci posso credere…” lo ignoro mentre continuo a fissare il giocattolino che adesso rotea agganciato al suo dito “È impossibile barare a Rubik!”
“È anche impossibile non riuscire a risolverlo Michelle…pure permutazioni ed algoritmi, in una parola roba stupida.” Linds si stira le gambe, strizzando gli occhi.
“Una volta però non ci sei riuscito.” noto, e lui perde la sua posa rilassata “Me l’ha detto Raphael.”
“Sì…ma avevano vandalizzato il cubo per prevenirne la soluzione, se ti pare un comportamento sportivo.” alza le spalle, guardando il portachiavi “Mi piace, grazie.”
“Prego.” incrocio le braccia mentre continua a fissarmi ed il cubo gira “Linds non ti offendere ma – esattamente - qual è il tuo punteggio di QI?”
“La verità fa male, ma belle.” avverte quasi con gentilezza “E poi quel tipo di test non è quasi mai veritiero…non mette in conto la saggezza dell’individuo per esempio, a discapito della sua età e-”
“Rispondi.”
“L’ultima volta che ho controllato mi aggiravo sopra i 210 punti.” dice infine scocciato, posando il cubo sulla scrivania e riprendendo in mano i compiti. Quando nota che non rispondo mi lancia un’occhiata “Ho soddisfatto la tua curiosità, vero?”
“È una palla.” sbotto, il sangue mi è sceso dalla faccia. Le possibilità che una persona sfiori quel risultato sono…improbabili, per farla facile.
“Lo so quali sono i rapporti di rarità sui percentili, ma belle. Non è colpa mia se su 16 miliardi e passa di marmocchi sono nato con qualcosa in più, non l’ho scelto.” continua lui con un tono stranamente dolce, ordinando la pila di fogli ancora da correggere.
Sorride quasi in imbarazzo, rigirando il lapis fra le mani. Rimane un momento in silenzio e qualcosa nella sua espressione mi colpisce. È…no, impossibile.
“Credimi Michelle…certe volte mi chiedo quanto sarebbe bello essere un perfetto imbecille.” dice piano.
Lo guardo senza sapere che dire…questa non è la persona che ho conosciuto fino a questo momento. Se il Linds marpione ed arrogante è una facciata allora dietro si nasconde una psiche completamente diversa. Ritrovo la mia voce “Un mucchio di gente ucciderebbe per il contrario.”
“Sì, è vero. Però l’intelligenza non è tutto…puoi essere anche un mostro e fare le moltiplicazioni con numeri di dodici cifre senza battere ciglio ma quello che è davvero importante è come ti servi dell’elasticità mentale che possiedi. Guarda Galileo ed Einstein. Il primo aveva scoperto che la Terra non era al centro dell’universo ma piuttosto che farsi ammazzare ha preferito ritrattare continuando i suoi studi di nascosto, puntando un dito medio al Vaticano mentre il papa guardava dall’altra parte. Il secondo era un pacifista a tutti i costi ma dette inizio alla paura scatenata dalla minaccia nucleare…avrebbe potuto tenerlo per se ed invece no. Bene e male fanno parte della stessa famiglia a seconda di come li guardi.”
“E tu?” domando confusa “Tu da che parte stai?”
Il lapis fra le sue dita smette di ruotare “Sono qui seduto a fare della filosofia quando – a quest’ora – avrei finito di correggere e sarei passato giù a dare un’occhiata a Raph. Tornato indietro dal pranzo in caffetteria mi sarei messo al computer, pronto a sciogliermi il cervello davanti al Doctor Who prima dell’inizio delle lezioni pomeridiane. Se poi non c’è niente da vedere potrei sempre dare un’occhiata a Youporn…la mia collezione hardcore inizia a sembrarmi scarsa.”
“LINDS!” strillo, presa in contropiede. Quest’uomo non ha alcun senso del pudore!
“Sei tu che me l’hai chiesto, ma belle…”
“Okay…me ne vado. Ci rivediamo alle tre in aula.” dico, staccandomi dalla scrivania.
“Sei libera di…incasinare il cubo quando e quanto vuoi, Michelle. Una distrazione ogni tanto mi fa piacere.” lo sento dire mentre chiudevo la porta “E comunque incasserò presto il mio favore grosso, piccola!”
Topo tirchio senza cuore…questa storia del favore grosso mi preoccupa sempre di più!
Cammino per i corridoi con in mente il desiderio di un panino pollo e maionese gustato all’ombra ma poi un’occhiata al tempo abbruttito mi toglie la voglia. Il più degli studenti si era accampata sulle panche sotto le finestre a chiacchierare o leggere il numero del giorno del San Francisco Examiner in cerca magari di qualche concerto musicale.
Scesi la prima rampa di scale e poi mi fermai alla finestra, fissando le prime gocce di pioggia ricominciare a cadere.
Non sono più qui con la testa…no.
Pian piano anch’io sposto le tessere del mio cubo di Rubik personale, magari non a colpo sicuro ma non c’è dubbio che sto avanzando.
La vita universitaria a Linds interessava poco o niente. Si era installato lì alcuni mesi prima che io iniziassi il suo corso, ma la cattedra di Fisica era l’ultimo dei suoi pensieri: era sprecato per fare il professore, bastava conoscerlo un po’ per rendersene conto. Scriveva formule e teoremi senza alcun sforzo apparente ma le poche volte che l’avevo visto parlare con Raph era tutt’altra cosa. Vedi il correre a LA strafregandosene di tutto e tutti dei suoi doveri universitari.
C’era solo un punto che differiva in quella storia.
Il laboratorio sotterraneo e ciò che contiene.
Magari stanno facendo delle ricerche da Premio Nobel ma faccio fatica a crederci.
Gli unici che possiedono le chiavi del laboratorio sono loro due, nessun’altro poteva aver messo piede là dentro.
Inizio a credere che, qualsiasi cosa si nasconde dietro quella porta, non sia niente di buono.
Beh…non mi resta che spillare delle informazioni da Raph o scoprirlo.
E poi c’era quell’uomo giovane…più ci pensavo più mi sembrava di averlo già visto da qualche parte…
Esco nel piazzale della Facoltà e rabbrividisco nella luce grigia mentre la pioggia cade incessante.
Qualunque cosa sia, ho un brutto presentimento.

Why can't you see
That nature has its way of warning me
Eyes open wide
Looking at the heavens with a tear in my eye

Sinking faster than a boat without a hull
[...]
Dreaming 'bout the day when I can see you there by my side
[...]
Here we go again and my head is gone, my lord
I stopped to say hello
'Cause I think you should know, by now
The Verve ~ Sonnet

~~~

Canzone del capitolo: The Verve ~ Sonnet.

Le note di questo capitolo sono:
- Lo Swahili è una lingua africana appartenente al ceppo bantu. È uno degli idiomi più diffusi nel continente africano ed è ricco di tradizione letteraria perlopiù orale. Oltre ad essere parlato dalle popolazioni dell'omonima etnia lo swahili viene usato da milioni di persone nell'area centro-orientale africana come lingua franca;
- Mens sana in corpore sano dal latino 'Mente sana in corpo sano', citazione di Decimo Giunio Giovenale, poeta, retore ed avvocato romano. Famose le sue satire dove però si riscontrano forti misoginie e omofobie;
- Il cubo di Rubik è un puzzle meccanico a tre dimensioni inventato nel 1974 dall'ungherese Erno Rubik, scultore e professore di architettura. Quello che Michelle regala a Linds è la versione classica con sei facce, ognuna dipinta di un colore (tradizionalmente bianco, rosso, blu, arancione, verde e giallo). Il meccanismo a perno permette di girare ogni faccia indipendentemente. La maggiore popolarità del cubo fu negli anni '80, ma dal 2003 esiste la World Cube Association che organizza eventi e competizioni di velocità per gli appassionati di Rubik e archivia i risultati mondiali ufficiali dei più veloci giocatori. Ho dato un'occhiata alla pagina wiki inglese del giocattolino e vi dirò, mi sono venuti gli occhi a spirale nel leggere tutta la teoria matematica e le combinazioni! @@;
- IQ o quoziente d'intelligenza è molto semplicemente un punteggio derivato da uno o più test standardizzati per rilevare l'intelligenza di un individuo. Possono predire l'avanzamento scolastico, il ritardo mentale, la carriera lavorativa ed il reddito. Il punteggio d'intelligenza media è fissato sui 100 punti, mentre quello d'intelligenza reale tenendo anche conto dell'effetto di Flynn sulle nuove generazioni ondeggia fra i 90 e 125 punti. Statisticamente parlando il 95% della popolazione globale ha punteggi fra i 70 ed i 130, ma solo il 2% supera i 131 punti. Il punteggio poi viene fortemente influenzato dall'età dell'individuo nel momento del test. Avere un punteggio alto quanto quello di Linds significa (secondo la scala percentili di Stanford-Binet) essere uno fra 16/17 miliardi di persone, non so come la pensate ma trovo che questi numeri spaventano; xD
- Quando Linds parla di Galileo e della sua teoria sulla struttura dell'universo bisogna tenere in conto del periodo storico al quale si riferisce. Galileo esercitò come astronomo nel XVII secolo assieme a Keplero. La sua teoria eliocentrica (che prendeva spunto dal sistema copernicano) ovvero il sole al centro dell'Universo venne considerata eresia assoluta dal Papa e dalla Chiesa che credevano nella teoria tolemaica (la terra al centro dell'universo), quindi Galileo fu processato per eresia e gli venne intimato il silenzio dal cardinale Roberto Bellarmino, i suoi libri furono bruciati pubblicamente. Lo scienziato, piuttosto che regalare la vita all'inquisizione, decise di ritirarsi dalla scena e salvarsi, continuando però i suoi studi in privato;
- Sempre rimanendo sullo stesso discorso passiamo ad Einstein e la minaccia nucleare. Quello che dice Linds sulle posizioni pacifiste del noto fisico è tutto documentato.
La visione di Einstein non è rimasta uguale nel corso della sua vita, con l'avvento di Hitler (fatto che lo costrinse ad emigrare negli Stati Uniti e dove rimase fino alla sua morte, per quanto la sua famiglia era di origine ebraica) e a causa della minaccia che rappresentava il nazismo le sue posizioni pacifiste cambiarono radicalmente e scrisse - assieme ad altri fisici - una lettera al presidente Roosevelt, nel quale sottolineava la possibilità di creare la famosa bomba atomica con l'aiuto della sua teoria sulla relatività ristretta. Al termine della WW2 le sue idee cambiarono nuovamente con tutta probabilità dopo aver visto con i suoi occhi quale distruzione la bomba atomica aveva portato su una città come Hiroshima, ed Einstein si impegnò attivamente per il disarmo internazionale ma ormai era tardi perché nessuna nazione avrebbe voluto privarsi di un'arma di distruzione di massa e mostrare il fianco scoperto. Per concludere questa nota voglio solo aggiungere che Linds non comprende le motivazioni di Einstein, e lo vede ingenuo e sognatore della serie 'doveva pensarci prima di sganciare', sì il topo è impietoso nei suoi pareri;
- Il San Francisco Examiner è un quotidiano gratis tipo il nostro Leggo che circola nelle grandi città italiane.

Ecco a voi un nuovo capitolo...=)
Lo so è molto corto rispetto ai precedenti, ma ho voluto fermare un attimo lo svolgersi della storia perché i prossimi sviluppi saranno tutt'altro che normali ed ho bisogno di calma per scriverli nell'esatto modo che ho in mente. In contrasto non volevo lasciare troppo tempo di mezzo senza notizie...xD
By the way, nello scorso capitolo ho fatto di nuovo degli errori vergognosi che ho provveduto ad editare. Vi prego se notate cose fuori dal mondo, fatemelo presente! Purtroppo ho la cattiva inclinazione di non betare sempre e comunque quando posto. LoL
Sentiti e doppi ringraziamenti vanno a Petitecherie che ha recensito e mi ha fatto notare le mie sviste! Grazie! xD
Aggiornerò di nuovo appena avrò un buon capitolo da proporvi...quindi pazientate. =)
Hermes

  
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