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Autore: O n i c e    09/02/2013    1 recensioni
[SOSPESA]
Una profezia vecchia di mille anni. Una storia che si ripete ciclicamente da tempi immemori.
Tra vecchi rancori e amicizia, odio e amore, dolore e felicità, segreti taciuti e verità inconfessabili il Mondo Magico dovrà affrontare la minaccia di una guerra non ancora conclusa.
Un passato da svelare, uno da lasciarsi alle spalle, uno da sconfiggere, mentre il destino di quattro vite si intreccerà inevitabilmente per proteggere il Sigillo e mantenere l’equilibrio.
Genere: Fantasy, Guerra, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Il trio protagonista, Nuovo personaggio | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Da Epilogo alternativo
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Capitolo II
Ritorno






 
 
Anche quell’estate era passata, un’estate passata a ricostruire, a fortificare e ora il castello di Hogwarts si stagliava più magnifico e maestoso che mai. Meraviglioso, certo, ma molti non avevano avuto il coraggio di tornarci; troppo dolore li perseguitava ancora e tornare lì voleva significare rivivere i momenti peggiori, rivivere e rivedere la morte degli amici, dei fratelli, di chi si amava…
Nonostante le sollecitazioni del nuovo Ministro della Magia, Kingsley Shacklebolt, che assieme a Minerva McGranitt, nuova preside di Hogwarts, aveva invalidato l’anno scolastico precedente a causa del controllo che vi esercitavano i Mangiamorte, diversi studenti del settimo anno e coloro che avevano combattuto l’ultima battaglia avevano abbandonato la scuola.
Quel primo settembre 1998 lungo la banchina del binario 9¾ erano molti gli sguardi e i mormorii indirizzati a chi aveva deciso di rifrequentare l’ultimo anno: Harry Potter –il Prescelto e Salvatore del Mondo Magico-, Ron Weasley e Hermione Granger tra i Grifondoro, Draco Malfoy e Blaise Zabini, gli unici Serpeverde tornati per ripetere il settimo anno.
Non era facile per nessuno di loro ricominciare, ma dovevano voltare pagina, andare avanti. Sarebbe stato inutile crogiolarsi nel dolore, perché nulla sarebbe cambiato.
Inevitabilmente due sguardi s’incrociarono. Nuovamente occhi negli occhi dopo mesi. Occhi così diversi, eppure così simili.
Non si erano più visti dalla battaglia, né si erano sentiti. Perché avrebbero dovuto poi?
Un Serpeverde e una Grifondoro che si odiavano da anni. Assurdo tutto quello che era successo!
E allora cos’era quella scossa sotto la pelle che avevano percepito quando si erano riflessi l’uno negli occhi dell’altra?
Draco Malfoy e Hermione Granger distolsero lo sguardo nel medesimo istante, troppo orgogliosi per ammettere persino a loro stessi di aver sentito quello strano sfarfallio nel ventre mentre la mente correva inevitabilmente a quella notte sulla torre.
«Ehi Dra’, tutto okay?» chiese Zabini notando lo sguardo che l’amico si era scambiato con la Granger.
«Certo.» mentì l’altro, capendo perfettamente che non si riferiva all’imminente ritorno a Hogwarts. In quel caso non avrebbe mentito, non gli andava per nulla a genio l’idea di rimettere piede in quella scuola, ma non aveva avuto altra scelta.
Suo padre era stato arrestato e rinchiuso ad Azkaban e lui vi era scampato per miracolo grazie al Ministro Shacklebolt. Quanto a sua madre, era stata lei a chiedergli –a supplicarlo, quasi- di tornare ad Hogwarts, almeno lì. Dopo la condanna di suo padre, Draco non ne aveva voluto sapere di tornare al manor e aveva preferito trascorrere l’estate lontano da tutti, in una “piccola” villa di proprietà della famiglia nella contea di Cumbria, e ci sarebbe rimasto se sua madre non avesse insistito tanto, preoccupata per lui.
«Sicuro?» insistette il moro.
«Ho detto di sì.»
«Se lo dici tu…» lo punzecchiò quell’altro. Nessuno conosceva Draco meglio di lui, e non per niente era il suo migliore amico, l’unico fra tutti che aveva deciso di stargli accanto ancora una volta, nonostante tutti gli avessero voltato le spalle.
«Chi altro dovrebbe dirlo altrimenti?» chiese irritato il biondo.
Blaise sorrise malizioso. «La Granger magari…» buttò lì, fintamente ingenuo.
Draco gli scoccò un’occhiataccia che avrebbe fulminato chiunque, ma non il moro. «Come scusa?!» eruppe.
«Oh, no nulla. Pensavo ad alta voce.» sviò Blaise sogghignando.
«Attento a quello che dici Zabini!» lo minacciò, ma ovviamente l’amico non gli diede retta.
«Come sempre, Dra’.»
Il biondo scosse la testa esasperato voltando nuovamente in capo in direzione del Trio dei Miracoli. Gli occhi gli si assottigliarono a due lame quando vide Lenticchia passare un braccio intorno alle spalle di Hermione e darle un bacio sulla guancia, mentre gli studenti si apprestavano a salire sull’Espresso per Hogwarts. Un suono gutturale gli vibrò nella gola mentre Blaise ghignava divertito.
Ah Draco la gelosia è una brutta bestia.
 
Come ogni primo settembre, gli studenti a partire dal secondo anno raggiungevano il castello di Hogwarts trasportati dalle carrozze che si muovevano –apparentemente- da sole, ma quella sera erano in molti in grado di vedere quegli inquietanti cavalli scheletrici e con le ali da pipistrello.
«Ma che accidenti sono quei cosi?!» esclamò sconcertato qualcuno.
«Sono Thestral.» spiegava con noncuranza Luna Lovegood aggirandosi tra i gruppi di studenti. «Solo chi ha visto qualcuno morire può vederli.»
Molti si scambiarono sguardi incerti, ricordando chi aveva perso la vita durante la guerra conclusasi solo da pochi mesi.
«Perché la vita è così ingiusta?» parlò tra sé, ingenuamente, Ron.
Harry lo scrutò a lungo, poi con un lungo sospiro raggiunse Hermione.
La giovane Grifondoro osservava gli animali, affascinata. «Sono meravigliosi, vero?» chiese avvicinandosi al Thestral che avrebbe trainato la loro carrozza e accarezzandogli delicatamente il muso, percependo la consistenza vellutata della pelle scura.
«Avrei preferito non vederli.» si rabbuiò Ginny, scambiando un’occhiata carica di dolore con il fratello che l’abbracciò di slancio. Ginny si irrigidì, ma ricambiò la stretta di Ron. Dopo la guerra –e la morte di Fred- la rossa progressivamente era diventata più fredda e distaccata. Il fratello doveva mancarle davvero tanto, dopotutto era la più piccola e l’unica figlia femmina dei Weasley e con Fred era sempre stata molto legata.
«Manca anche a noi Ginny, ma devi reagire, non puoi chiuderti in te stessa.» la spronò Hermione afferrandola per le braccia e guardandola dritta in faccia.
«Sì, lo so.» rispose semplicemente la rossa.
Ron sospirò esasperato. Non sapeva più come comportarsi con la sorella; durante tutta l’estate tutti avevano cercato di superare la morte di Fred, nonostante il dolore fosse sempre presente, ma non lei. Si chiudeva nella sua stanza impedendo a chiunque di entrare, e ciò accadeva sempre più di frequente.
«Avanti andiamo adesso.» incitò Harry salendo per primo sulla carrozza, seguito da Hermione e i fratelli Weasley.
«Forse è il caso che ci avviamo anche noi.» osservò Zabini dando una gomitata a Malfoy.
«Eh? Ah sì, andiamo.» balbettò distratto dai suoi pensieri –e dalla Granger-.
«Si può sapere che ti prende? È da ‘sta mattina che sei strano.» lo provocò.
«Secondo te perché? Scoppio dalla gioia all’idea di essere tornato qui.» disse sarcastico.
«Ah su questo non avevo dubbi, ma io mi riferivo…»
«Che vuoi sapere ancora Bla’? Manco fossi mia madre, neppure lei mi sta così addosso.» lo interruppe Draco. «Credevo fossi più sveglio, cosa pensi che possa mai avere? Cazzo Bla’ li hai visti? Hai idea di come mi sento nel vederli così, vedere tutti così? E ora vedi di piantarla con questo fare da mammina premurosa, se non vuoi che ti schianti.»
Blaise sorrise, Draco era cambiato, segnato dalla guerra, come tutti quanti, ma non aveva di certo perso il suo carattere orgoglioso e autoritario. Ah, non aveva dubbi che Draco Malfoy si sarebbe riguadagnato in meno di mezzo secondo il rispetto di tutta la casa dei Serpeverde. Dopotutto sapeva che gran parte dei loro compagni di casa nutriva un profondo timore reverenziale nei confronti del biondo. Draco era sempre stato il leader, il Principe delle Serpi, e lo sarebbe stato ancora, senza alcun dubbio.
 
In Sala Grande era tutto come ogni anno. Tutti gli studenti delle quattro case nuovamente riuniti alle proprie tavolate, il Cappello Parlante stava concludendo lo smistamento dei ragazzini del primo anno.
«… sì, senza dubbio Corvonero.» decretò il Cappello Parlante smistando anche l’ultimo studente. Un applauso si levò dal tavolo degli azzurro-bronzo, mentre il ragazzino si dirigeva verso la sua casa di appartenenza.
Dopo qualche attimo di silenzio la preside prese nuovamente la parola. «Bene ragazzi, come molti di voi sanno ogni anno giunge ad Hogwarts un nuovo professore di Difesa contro le Arti Oscure, quest’anno sono lieta di presentarvi la professoressa MacEwen!» annunciò facendo segno alla nuova professoressa di entrare.
Una figura esile avanzò uscendo dall’ombra. Tutti gli occhi erano puntati su di lei: era una ragazza giovane, intorno ai venticinque anni, dai lunghi e mossi capelli castani e gli occhi color cioccolato, il fisico esile e le sue delicate forme erano fasciate in una camicetta color bronzo satinato e un paio di pantaloni in raso grigio ardesia che si stringevano alle caviglie, ai piedi calzava un paio di ballerine dello stesso colore della camicia. Era di indiscutibile bellezza e infatti non si fecero attendere fischi di approvazione levatisi dal fondo della sala, dove stavano gli studenti degli ultimi anni, seguito poi da numerosi applausi.
«Miseriaccia!» esclamò Ron osservando sbalordito la professoressa di Difesa e un sorriso da ebete stampato in faccia.
«Chiudi quella bocca Ronald, rischi di sbavare sul tavolo.» lo rimbeccò Hermione.
«Avanti Herm! Sei sempre la solita.» scherzò Harry.
«Oh, voi uomini. È che da quando è entrata tutta la popolazione maschile di questa scuola non le toglie gli occhi di dosso. È pur sempre una professoressa, diamine!» puntualizzò.
«Sembra che nessuno di loro abbia mai visto una donna.» ridacchiò Ginny.
«Gelosa Ginny?» ipotizzò ironico Harry dopo qualche secondo, profondamente felice di risentire la sua voce allegra.
«Ma per piacere!»
Ron si riscosse nel sentire la voce della sorella e un ampio sorriso gli si dipinse sul volto, per poi tornare a fissare la MacEwen.
«Non cambieranno mai.» dissero in coro Hermione e Ginny, prima di scambiarsi uno sguardo divertito. Ginny forse stava tornando quella di prima, o almeno quello era un piccolo passo. Hermione sorrise stringendo la mano dell’amica che ricambiò.
Come tutti, anche al tavolo dei Serpeverde due paia di occhi erano puntanti sulla nuova professoressa.
«Quest’anno non so come mai, ma ho un’inspiegabile voglia di impegnarmi in Difesa.» ghignò Blaise lanciando un’occhiata eloquente alla giovane donna.
«Direi che siamo in due.» gli andò dietro Draco. «Te la ricordi a scuola?»
«Eccome!» esclamò il moro.
«Certo che è sempre stata una gran bella…»
Ma gli apprezzamenti di Draco vennero interrotti proprio dalla voce della MacEwen. «Buonasera a tutti ragazzi. È un onore per me essere qui, dopo cinque anni, come professoressa della classe di Difesa contro le Arti Oscure. So che questa non sarà la materia più apprezzata dopo i recenti avvenimenti, ma mi impegnerò affinché riacquisti il merito che gli spetta e per questo ringrazio infinitamente Minerva McGranitt per aver creduto in questo e avermene dato la possibilità.» si voltò verso la preside e facendole un cenno di ringraziamento avviandosi al tavolo dei professori.
«Prima che venga servita la cena io e tutti i professori vorremmo augurarvi un buon anno scolastico. E ora buon appetito!» esclamò la McGranitt.
Sulle tavolate comparve ogni sorta di cibo, con piatti che svolazzavano sopra le teste degli studenti. Un chiacchiericcio diffuso animò la Sala Grande. L’atmosfera piacevole che si respirava aveva allontanato temporaneamente il ricordo ancora troppo pressante della guerra.
«Per molti di loro sarà dura affrontare quest’anno.» cominciò la McGranitt, rivolgendosi alla MacEwen, seduta a fianco della preside. «Hanno ancora negli occhi le immagini della guerra, e per molti di loro è veramente doloroso essere qui.»
«Immagino professoressa…»
«Ti prego chiamami Minerva. Siamo colleghe ora.» le sorrise.
La giovane ricambiò. «D’accordo Minerva. Comunque farò del mio meglio, soprattutto nelle classi del settimo anno, li ho visti combattere durante la battaglia e molti di loro possono certamente migliorare le loro capacità, anche se sicuramente non sarà facile, soprattutto sul piano psicologico.»
«So che ce la farai, dopotutto sei sempre stata una strega estremamente abile e brillante. Ma dimmi, cosa ti ha spinto a fare domanda per insegnare ad Hogwarts? Soprattutto per insegnare Difesa…» chiese curiosa Minerva.
«Insegnare è sempre stato il sogno di mia madre, ma dopo il matrimonio e mio padre che è sempre stato piuttosto antico di mentalità, lei non ha potuto farlo, non ha potuto più far nulla in realtà, e poi be’ dopo la Prima Guerra Magica...» si interruppe, assalita da vecchi ricordi. «E così ho voluto essere io a portare avanti il suo desiderio, ho voluto onorare il suo ricordo.»
«E tuo padre?» continuò curiosa.
La giovane si irrigidì e la preside si apprestò a rimediare. «Perdonami, ho osato chiedere troppo.» si scusò.
«No figurati. È solo che io e lui siamo troppo diversi.»
Minerva annuì comprensiva.
«Dunque hai già steso l’orario?» cambiò argomento la nuova professoressa, allontanando pensieri scomodi.
«Certamente.» rispose la preside tra un boccone e l’altro. «Domani mattina avrai due ore con una classe del primo anno di Corvonero e Serpeverde e due ore con degli studenti del settimo anno.» le annunciò vaga.
«Perché ho un presentimento riguardo alle case di appartenenza?» disse accennando un sorriso.
«Spero che riescano a mettere da parte i rancori che le hanno caratterizzate per anni…»
«Io direi per secoli.» la corresse. «Farò del mio meglio Minerva, anche se sai benissimo che non sarà facile, vero?»
«Ma sono certa che ne sarai in grado.» affermò con convinzione.
«Lieta di godere della tua fiducia.»
«Lieta di sentirtelo dire.» rispose scambiando uno sguardo divertito con la giovane professoressa.

  
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