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Autore: telesette    09/02/2013    2 recensioni
Alla corte della Regina Maria Tsunade, vittima inconsapevole degli intrighi politici del Cardinale Orochilieu, il giustiziere mascherato Sanzashi combatte le ingiustizie a colpi di spada. Il mistero aleggia anche attorno al passato di una giovane fanciulla di nome Tenten che, desiderosa anche lei di combattere per il bene di Konoha, combatte al fianco del giustiziere col nome di Mokuren...
Genere: Azione, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Neji Hyuuga, Tenten, Un po' tutti | Coppie: Neji/TenTen
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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- Questa storia fa parte della serie 'Neji X Tenten'
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Nel frattempo nuovi ed importanti avvenimenti stavano accadendo anche a Villa Hyuga.
Poiché la lealtà degli Hyuga era stata messa in discussione a corte, il conte Hiashi fu costretto a recarsi personalmente a Feuilles per rendere conto di alcune voci che circolavano su di lui. La notizia che una ragazza di umili origini fosse stata accolta all'interno della sua famiglia, specie ora che in città divampavano i primi focolai della rivolta, rendeva infatti sospetta la posizione del nobiluomo.
Qualcuno sosteneva che il conte nutrisse delle scandalose simpatie verso le sciocche farneticazioni su "libertà" e "diritti" che il popolo aveva preso a sollevare da qualche tempo.
Parlavano di democrazia, parola della quale i nobili ignoravano persino il significato, e per giunta osavano sostenere che la corte reale di Konoha si abbassasse a trattare da pari a pari con gente priva di lignàggio e qualsivoglia titolo.
Già in passato Hiashi Hyuga era stato oggetto di pesanti accuse, a causa delle idee sovversive di suo fratello Hizashi. Senonché proprio quest'ultimo si fece carico di tutte le colpe, per proteggere l'onore e la vita dei suoi familiari, e scelse di morire sul patibolo senza mai recedere dalle proprie convinzioni.
La testa dello Hyuga rotolò dinanzi agli occhi sgomenti del figlio, all'epoca poco più di un bambino, e il suo sangue fu versato assieme a quello dei peggiori criminali. Hizashi Hyuga, il Traditore della Corona, non avrebbe mai avuto alcuna tomba a lasciare di lui memoria; il suo cadavere fu ammassato con quelli di ladri e assassini, per essere dato alle fiamme e scomparire dal mondo senza lasciare di sé alcuna traccia.
Hiashi Hyuga sapeva benissimo che a corte vi era un branco di lupi affamati ad attenderlo, primo fra questi il Cardinale Orochilieu, tutti desiderosi di sbarazzarsi di lui con ogni mezzo. La richiesta di chiarimenti era solo un pretesto, un modo per costringerlo ad addentrarsi inerme nella tana del nemico, e difficilmente ne sarebbe uscito indenne.
Se solo fosse riuscito a conferire personalmente con Sua Maestà la Regina.
Da quando Orochilieu aveva assunto il controllo delle funzioni politico/amministrative, la Regina era diventata pressoché inavvicinabile, anche per gli stessi nobili che dimoravano a corte. Circa sedici anni addietro, a seguito della tragica scomparsa del principe Dan Kato ( morto in battaglia, a causa di una freccia avvelenata ), Maria Tsunade era caduta in un profondo stato di depressione. Dan Kato era il promesso sposo della Regina, l'uomo che lei aveva amato profondamente, e la sua morte aveva lasciato nel suo cuore un vuoto incolmabile... assieme al bambino che ella portava in grembo, purtroppo anch'egli deceduto al momento del parto.
Tutti a corte conoscevano la tragedia di Maria Tsunade, ad eccezione del popolo che ignorava invece la situazione; e Sua Eminenza Orochilieu aveva potuto così ordire il suo subdolo piano per rovesciare la sovrana, approfittando dell'apatìa e indolenza di quest'ultima, tenendola all'oscuro delle gravissime condizioni in cui egli aveva precipitato Konoha.
Il conte Hyuga non si faceva illusioni.
Sua Eminenza non avrebbe mai permesso, né a lui né a chiunque, di conferire con la Regina.
Per quanto difficile fosse la sua situazione, avendo a che fare con una politica di corrotti, l'austero nobiluomo non poteva che andare incontro al proprio destino. Prima di lasciare la villa, raccomandò espressamente al fido Kosuji di avere cura di Tenten affinché non le capitasse nulla di male.

- Abbi cura di lei, Kosuji - esclamò il conte, salendo in carrozza. - Questa convocazione improvvisa a corte non promette nulla di buono!
- Non dubitate, Eccellenza - rispose il maggiordomo, chinando umilmente il capo. - Seguirò i vostri ordini scrupolosamente, anche a costo della mia vita, nessuno torcerà un capello a quella fanciulla!

Hiashi annuì soddisfatto.

- C'è un'altra cosa - mormorò poi il conte. - Ho promesso a Tenten di raccontarle la verità, anche se temo sia troppo presto per farlo; ma se mi dovesse accadere qualcosa, per un motivo o per l'altro, dovrai essere tu ad occupartene!

Così dicendo, il conte tirò fuori da una tasca interna della giacca una piccola busta sigillata.

- Conserva questa lettera - disse, affidando il documento nelle mani di Kosuji. - Qui dentro ho scritto di mio pugno tutto ciò che la ragazza dovrà sapere a tempo e luogo; solo a lei, mi raccomando, fa in modo che nessun altro sappia del suo contenuto!

Kosuji si impegnò solennemente a rispettare la volontà del suo padrone.
Il conte parve sollevato e, rimettendo tutto nelle mani del suo servitore, fece chiudere lo sportello della carrozza e ordinò al cocchiere di dirigere alla volta di Feuilles.
Mentre il veicolo percorreva l'ampio viale alberato della villa, Tenten lo vide allontanarsi dalla panchina ove era seduta a leggere.
Le lezioni col professor Orokana erano sopportabili più o meno quanto l'escremento di un rinoceronte su per le narici. Piuttosto che stare costretta al chiuso, ad ascoltare quella specie di melanzana parlante, Tenten preferiva di gran lunga sedere all'ombra degli alberi del giardino. Qui la temperatura era sul frizzantino, per non dire che le piante e la panchina erano avvolte dallo scintillìo della rugiada cristallizzata, ciononostante la fanciulla era ben coperta per poter soffrire il freddo. Oltre al suo elegante abito lungo di velluto, il mantello con cappuccio e i guanti che indossava erano finemente intessuti con pelli pregiate e molto resistenti. L'unico inconveniente era dato dal tenere gli chignons costretti sotto la stoffa ma, a parte questo, il freddo non costituiva certo un problema.

- Chissà dove starà andando il conte - si domandò la fanciulla.

Ovviamente Tenten non poteva immaginare le afflizioni del suo tutore.
Era raro che il conte le dicesse qualcosa, se non giustappunto per chiederle dei suoi progressi nello studio, e ciò l'aveva indotta a pensare di lui come a un uomo insensibile e privo di emozioni. Oltre a questo, visto il modo in cui tutti i suoi conoscenti ora la disprezzavano, Tenten non riusciva a separare la gratitudine dal rancore verso il taciturno aristocratico. Da una parte comprendeva le intenzioni sincere e benevole che costui aveva nei suoi confronti, e perciò gli era riconoscente, ma non poteva assolutamente accettare che gli amici di un tempo la ritenessero ora "diversa" da loro per causa sua.
Mentre pensava a questo, Tenten posò il libro accanto a sé sulla panchina e sospirò profondamente.
Il cielo sopra di lei era nuvoloso.
Probabilmente presto si sarebbe messo a nevicare di nuovo e, sottoforma di tanti piccoli fiocchi, ogni cosa sarebbe stata ricoperta da un bianco mantello soffice. Proprio in quel momento, probabilmente a causa del gelo che aveva ghiacciato il rametto, un fiore si staccò dall'albero e atterrò dolcemente in grembo a Tenten.
Era un fiore di biancospino.
Tenten osservò attentamente i bianchi petali macchiati di nero, ripensando con nostalgia alla volta in cui Sanzashi le regalò un rametto di quei fiori. Il biancospino era simbolo di speranza, la dolce speranza, la speranza di poter un giorno guarire le molte ferite di quella terra.

- Non perdere la speranza - così le aveva detto Sanzashi, la notte in cui si erano conosciuti.

Improvvisamente però, investendola con una folata improvvisa, il vento le strappò via il fiore di mano e le sollevò il mantello sugli occhi. Tenten si alzò dunque dalla panchina, cercando a tentoni il libro prima di rientrare nella villa, ma ancora una volta rischiò di inciampare nel suo ridicolo gonnellone. Per fortuna però, sbucando fuori praticamente dal nulla, qualcuno si preoccupò di sorreggerla per evitare che cadesse. Tenten si aggrappò istintivamente alle forti braccia che la sostenevano e, scostandosi il mantello dagli occhi, sollevò lo sguardo ad incontrare il volto del suo gentile soccorritore. Tuttavia ammutolì di colpo, quando riconobbe in lui ancora una volta il nipote del conte.
Vestito elegantemente, coi lunghi capelli scuri mossi dal vento e la candida sciarpa di seta attorno al collo, Neji Hyuga rivolse a Tenten un'occhiata priva di emozione. La fanciulla si ricompose immediatamente, profondendosi in scuse e rivolgendo al giovane un inchino mortificato, mentre l'altro non fece assolutamente una piega.

- Dovresti stare più attenta - disse il giovane semplicemente, spezzando la magia del momento.
- Co... Come?
- Credo che questa sia la seconda volta che ci scontriamo...
- Non mi sono "scontrata", sono inciampata - sottolineò lei infastidita.
- Questo succede perché non stai attenta - ribatté l'altro, socchiudendo gli occhi con malcelata ironia. - Anche se, dalla volta scorsa, devo ammettere che almeno hai imparato un po' di buone maniere!

Tenten strinse gli occhi offesa.
Altro che bello e affascinante, non era altro che un buzzurro arrogante e spocchioso. Costui sembrava l'esatto contrario di sua cugina Hinata, così timida e gentile, e Tenten sentiva già di trovarlo insopportabilmente antipatico. Non avendo alcuna intenzione di rispondergli, anche se chiaramente ferita nel suo amor proprio, la fanciulla raccolse il libro dalla panchina e oltrepassò il nobile cafoncello senza neppure degnarlo di un saluto.

- Non stai dimenticando qualcosa?
- No, non credo - rispose lei in tono secco.
- Strano, mi sembrava che ti fosse caduto questo...

Come Tenten si voltò, vide il fiore di biancospino tra le dita del giovane.
D'istinto le sue labbra stavano quasi per dirgli "grazie" ma, orgogliosa com'era, non intendeva dargli questa soddisfazione. Tuttavia Neji non sembrava aspettarsi alcunché da lei e, restituendole il fiore con gentilezza, si limitò a salutarla con un inchino e si incamminò lentamente lungo il sentiero che conduceva alla villa.

- Che individuo odioso - mormorò Tenten, osservandolo mentre si allontanava. - Che io sia dannata, se rivolgo ancora la parola ad un simile altezzoso!

Come in risposta alle sue parole, la neve cominciò a scendere piano dal cielo e a riempire l'aria di bianche perline luccicanti.

 

( continua col prossimo capitolo )

   
 
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