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Autore: zorrorosso    09/02/2013    4 recensioni
”Un mostro! Un mostro vi dico! Il volto gli colava dalla testa come se fosse stato spellato! Come se fosse morto, tuttavia in vita, si muoveva e camminava... "- Alcuni segreti non possono essere svelati con facilità! ***mentre sto preparando questa storia per traduzione ed editing, verranno aggiunti dei capitoli "prequel"***
Genere: Avventura, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aramis, Athos, Cardinale Richelieu, Duca di Buckingam, Milady
Note: Cross-over, Movieverse, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Di Uomini e Mostri...'
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Ok, nuovo capitolo di transizione...
S
pero di aver chiarito punti oscuri :)
Grazie GaiaTon!


Capitolo 7
Oneri, gelosie e maschere

 
La porta chiusa di fronte a lui, era per Athos piu’ di un semplice malessere: era il segno di un profondo cambiamento degli eventi svolti fino ad allora.
 
Non sapeva se quel cambiamento fosse stato in lui, nella sua reputazione, i suoi nuovi incarichi o nel suo giudizio; che fosse al di fuori di lui, o solo nei pensieri del suo antico compagno di ventura.
Di certo quella promessa che tutto sarebbe rimasto come prima e che le nuove guardie reali fossero sempre le benvenute in casa di monsieur Aramis, non era stata mantenuta.
 
Si rese presto conto che, cercare di convincere Planchet qualora fosse tornato, era davvero una pessima idea.
Era ormai arrivata l’ora di andarsene, prima che  venisse notato ancora li’ ad aspettare chissa’ che cosa.
 
Athos rimonto’ a cavallo osservando la finestra di quella che fu la sua vecchia abitazione, ricordandosi di quando un tempo, le persone all’interno della torretta, salutavano sempre la sua dipartita.
Non scorgeva neanche Aramis, che aveva prontamente chiuso tutte le tende: sia quelle chiare da giorno, che quelle scure da notte.
Forse tardava a partire, perche’ non si sentiva del tutto preparato a quella perdita.
Soprattutto sapendo che forse, a Corte, qualcuno tramava ancora contro di lui.
 
Non avrebbe voluto andarsene cosi’, necessitava ancora di un rifugio al di fuori della corte e della caserma, su cui poter contare ed una buona parola da una persona che non avesse alcun tipo di giudizio sul suo comportamento.
 
Allontanandosi al passo, preso da quei pensieri, il cavallo di Porthos al galoppo gli si paro’ d’innanzi.
“Athos! Che ci fate qui? Dovreste essere in caserma da tempo!”- esclamo’ il moschettiere allineando il suo cavallo a quello del suo compagno.
“Sono tornato a casa a trovare Aramis...”- rispose lui abbattuto, ora Porthos poteva chiaramente notare i segni di un pugno, riuscito ad andare a segno ai bordi del naso.
“Siete ferito e sembrate di pessimo umore! Avete per caso litigato?”
“Non so, Porthos... Credo di si. Dice di essere invidioso di me.”
“Si tratta per caso di Milady?”- chiese Porthos, sapendo di averla intravista la sera prima allontanarsi con Athos, cercando di non farsi notare.
“E Voi come sapete di...”- Athos credeva di essere passato inosservato ed aveva detto che si sarebbe congedato presto per via di qualche bicchiere di troppo. Non si aspettava di essere stato cosi’ avventato da essere stato notato persino dal suo amico piu’ distratto.
“Amico mio, vorrei dirvi, come direste voi, che anche io ho i miei informatori, o nel vostro caso informatrici, ma la verita’ e’ un’altra. Quando la vostra dama al ballo di ieri sera vi e’ venuta a cercare, mi e’ bastato seguirla di poco con lo sguardo e vedervi con un’altra donna. Mi domando come abbia fatto a sopravvivere...”- spiego’ Porthos onestamente.
Quello che Athos subito noto’ fu il fatto che, al contrario di Aramis, lui non sembrava affatto offeso o irritato da quella faccenda.
“Milady mi ha raccontato come e’ stata salvata da alcuni marinai, sventando la morte in mare. Ora e’ pentita e vuole esserci d’aiuto come spia della flotta inglese”- cerco’ di spiegare Athos con piu’ delicatezza, memore della recente reazione di Aramis.
“Bene, si vede proprio che e’, come dite voi, una donna dalle molte risorse!”- rispose Porthos, affatto offeso o turbato da quello che aveva appena detto.
“Ho trovato Aramis nervoso ed arrabbiato nel riferirgli questa notizia. La cosa non offende anche voi allo stesso modo?”- chiese infine stupito.
A quelle parole, Porthos fece sporgere della bocca il labbro inferiore ed alzo’ le spalle con indifferenza. Era un uomo alto e possente, piu’ alto di lui di almeno una spanna, non si privava mai di vesti eleganti e quella mattina stessa lo era venuto a cercare con le vesti d’onore indossate anche la sera prima. I capelli bruni pettinati all’indietro erano nascosti dal cappello piumato, che faceva ombra sugli occhi, lasciando illuminate le spesse mandibole e quell’espressione di ingenua indifferenza ancor piu’ chiara e visibile.
“Forse non sareste dovuto andare da quel bigotto! Dovevate venire subito da me! Ammettetelo, Aramis sa come conquistare le donne, ma di certo non come tenerle! E quando si tratta di donne...”- rispose sbrigativamente. Quella era fin troppo risolutiva, ma dall’amico non si sarebbe aspettato altro.
 
“Quindi voi credete che Milady sia onestamente cambiata e mi stia davvero aiutando riferendomi dello strano comportamento della Baronessa?”- Athos si sentiva piu’ confortato dalle parole concitate di Porthos, che da quelle calme di Aramis.
“Strano comportamento? Ve lo dico io cos’e’ strano in quella li’: non sa mettere un piede di fronte all’altro quando balla, inciampa nelle gonne e fa rumore quando beve! Ecco cos’ha di strano la vostra dama del ballo di ieri sera! So bene che e’ meglio per voi farvi accompagnare da una donna educata e famosa come Milady  e capisco che una baronessa dovrebbe avere un comportamento migliore, ma al contrario della vostra amica Contessa,  non trovo nulla di piu’ strano in lei, a parte l’essere stata allevata da un branco di maiali, ecco”- le parole di Porthos erano chiare e veloci alle sue orecchie.
“Milady insinuava che la baronessa si fosse intrattenuta con un uomo ieri sera. Diceva di averla vista entrare in camera con questo. Il suo atteggiamento era del tutto equivoco... Credete che avesse ragione?”- cerco’ di spiegare Athos sospetto.
“Onestamente, notando le sue maniere grossolane e la sua quasi completa mancanza di pudore femminile, non dev’esservi sfuggita una situazione altrettanto equivoca in vostra compagnia. Potrebbe, ad esempio, aver diviso con voi la camera o essersi mostrata in abiti intimi, senza che questo significasse per lei motivo di scandalo”- Athos ricordo’ alcuni eventi capitati in compagnia della baronessa d’Herblay poco prima del ballo: una situazione del genere era davvero capitata.
 
“Posso chiedervi da cosa lo avete intuito?”- chiese all’amico con aria vagamente sorpresa.
“Di solito questo e’ il tipo di comportamento dei piu’ poveri: vivono tutti insieme in una stanza e dopo un po’ i pudori e le buone maniere si dimenticano”- rispose Porthos con amarezza, pensando che, anche loro prima di quel momento, non vivessero poi tanto meglio.
“Quindi per voi la baronessa era davvero di buone intenzioni?”- chiese Athos, a cui quei discorsi avevano chiarito tante cose, ma creato anche molte nuove questioni.
“La baronessa e’ pur sempre una donna! Se e’ vero quello che dice la vostra amica ritrovata, sara’ fatta di carne pure lei... E se no, e’ una donna onesta e vi stava davvero aiutando. Ancora meglio! Cercate di essere aperto e divertitevi! Ogniuno ha i suoi segreti, voi avete i vostri. Lei avra’ i suoi... Siete pari! Certo non sara’ una donna da sposare, ma che importa!
Almeno sapete che ha fatto pratica prima di finire nel vostro letto. Tuttavia mi sento di ricordarvi che siete voi che l’avete invitata al ballo, e da quel che ne so, siete voi che avete parlato con lei molto piu’ di me o della vostra Contessa!”.
Le parole di Porthos non scostavano di molto da quello che lui stesso si ricordava.
 
“Quindi credete sia Milady a mentire e dovrei ravvedermi verso di lei, come sostiene Aramis?”- incalzo’ nuovamente Athos, trovando il suo discorso alquanto credibile, ma allo stesso tempo, cercando di capire che cosa intendesse riferirgli l’amico.
 
“Tenetevi buona Milady. Sa come ammaliare le persone e conosce molte personalita’ a corte. Vi fara’ comodo, vedrete!”- affermo’ sicuro l’amico, quella mattina pieno di buone parole.
“Certo, il nostro amico di vecchia data non ha tutti i torti quando dice di ravvedervi e non fidarvi di lei, ma siamo fatti di carne, abbiamo bisogno di certe cose noialtri, mica siamo fatti di di legno come lui!”- continuo’ guardando dritto verso il palazzo e la caserma reale.
 
“Aramis non era il solito. Vi ricordo che diceva di provare invidia nei miei confronti. Lo avete mai sentito dire una cosa simile? Forse dovreste andare voi a parlargli.”- dicendo cosi’, Athos fermo’ il suo cavallo. Credeva davvero che le parole sicure dell’amico, quel modo pratico di gestire le faccende, come lo avevano appena risollevato, avrebbero potuto aiutare anche lui.
Anche Porthos si fermo’ e ritorno’ brevemente con lo sguardo dietro di lui, come a voler scorgere la loro vecchia abitazione ormai lontana, poi con gli occhi fissi all’amico. Scosse la testa e disse:
“Quando trattiamo gli argomenti, io e lui non siamo uomini colloquiali. Visto la vostra faccia, credo proprio di non voler parlare con lui. Tra di noi, voi siete stato sempre quello trattato meglio. Se ha ridotto cosi’ voi, non voglio sapere quello che potrebbe fare di me!”.
“Voi siete il piu’ forte. Potreste fermarlo.”- gli ricordo’ Athos.
 
“Lui e’ il piu’ agile, potrebbe sempre schivarmi. Ribadisco che non e’ stata una bella idea tornare a casa cosi’ in fretta. Il nostro amico si deve ancora dare ragione di averci visto andare via e rimettere la testa a posto, mentre lui vuole continuare a fare il solito scellerato. E’ facile davvero interpretare questo atteggiamento come invidia!”- disse Porthos spronando il suo cavallo a ripartire mentre Athos lo segui’.
Un lungo silenzio percorse i due amici, Athos aveva altre domande da porgli e forse da porre innanzi tutto a se stesso. La sua saggezza si fondava nelle alleanze e nell’arte militare, ma non su quelle sottigliezze sentimentali che non riusciva del tutto a capire.
“Porthos, credete davvero che debba chiedere a quella donna le sue ragioni?” – chiese riallineandosi all’amico.
“Quale delle due? La Contessa o la Baronessa?! Le vostre donne sono sempre strane, Athos. Sono sempre abbastanza belle, abbastanza maledette ed abbastanza in pericolo. Di sicuro sono sempre capaci di fare di un uomo quello che vogliono. Le altre di solito non vi interessano.
Voi sapete che cosa hanno fatto per catturare le vostre attenzioni una prima volta, giudicate saggiamente. Ne siete in grado”- rispose lui.
 
“Al posto mio che fareste, Porthos?”- domando’ di nuovo Athos, l’amico sbuffo’ a quell’ennesima domanda, ma dopo qualche minuto rispose:
“Milady vi ha tradito con il povero(1) Duca di Buckingham. Su questo non ho dubbi. A detta vostra, questa baronessa d’Herblay vi ha promesso che vi avrebbe aiutato a non essere assassinato da qualcuno, seppur non vi ha riferito alcun nome”- si interruppe per qualche minuto e lo guardo’ sbrigativamente dall’alto in basso.
“Noto che siete ancora vivo...”- constato’ alzando le sopracciglia.
“Ed al mio posto che fareste?”- ripete’ Athos.
“Al vostro posto, mi curerei di essere un buon soldato e un buon capitano; non fatevi abbindolare ne dall’una e ne dall’altra! Saranno le piu’ abili spie d’Inghilterra e di Francia o le piu’ agili sgualdrine di Corte, ma sono sempre due donne: non farei mai l’errore di fidarmi ne’ della vostra Baronessa e tantomeno della vostra Contessa!”- lo ammoni’ Porthos, ormai giunti ai portoni della caserma reale.
 
“C’e’ una cosa di cui vi devo parlare...”- disse Athos d’un fiato, una volta attraversati i cancelli e scesi da cavallo.
“Mh?”- Porthos forse si aspettava un’altra domanda, ma questa volta non arrivo’.
“Si tratta di una probabile lettera, compilata dal Cardinale Richelieu per una personalita’ sconosciuta. Quella baronessa diceva di sapere chi fosse, ma non lo ha voluto riferire per non compromettere i miei affari con quelli della regina”- spiego’ Athos, la sua espressione si fece ancora piu’ preoccupata.
“Una lettera? Come ha fatto ad ottenerla?”- chiese sorpreso Porthos.
“La lettera vera e propria e’ probabilmente in mano al destinatario adesso, quella e’ solo la carta tampone... Potrebbe essere tutta una messa in scena”- cerco’ di spiegare Athos, non del tutto sicuro.
“Se e’ un affare privato della Regina, credo che sappiamo gia’ chi ci possa aiutare...”- dicendo cosi’, Porthos volto’ la testa verso D’Artagnan e lo saluto’, gia’ sull’attenti, pronto a ricevere ordini.
 
“Riposo, D’Artagnan, e’ solo venerdi’ e sono sempre io... “- sorrise Porthos all’amico chinando leggermente la testa e togliendo il cappello, ma il ragazzo non rispose. Rimase sull’attenti come se l’ordine non fosse stato dato. Athos e Porthos si guardarono incuriositi per un attimo, quindi Athos ripete’ le stesse parole ed il ragazzo questa volta obbedi’ al riposo.
“D’Artagnan, mi sento di ricordarvi che siamo ancora tutti e tre gli stessi di sempre. Il fatto che Porthos non abbia i baffi(2) o che io sia il capitano, non fa di lui un soldato meno importante di me o di voi”- cerco’ di spiegare Athos.
“Ma, Capitano, io non sono mai stato arruolato prima d’ora! Non credo di potermi permettere un trattamento simile...”- cerco’ di spiegare il ragazzo, la cui divisa risultava visibilmente troppo grande per lui.
“D’Artagnan ieri avete festeggiato abbastanza. Oggi sarete di certo stanco!”- continuo’ Athos, fingendo un’autorita’ burlesca.
“Veramente no”- rispose il ragazzo, nel fiore degli anni e ben riposato.
“Siete stanco”- affermo’ Athos.
“E innamorato!”- suggeri’ Porthos.
“Molto innamorato.”- Athos si strinse le nocche delle mani.
“Talmente innamorato, da non poter fare a meno di stare un minuto senza Constance...”- sospiro’ Porthos con gli occhi ed una mano rivolta verso il cielo, tentando di essere poetico.
“Dovete assolutamente accompagnare Constance nei prossimi giorni, D’Artagnan”- disse Athos guardandolo fisso negli occhi.
“Eh?”- il volto di D’Artagnan passo’ dal rossore dell’imbarazzo al bianco latteo, al giallo ittero, al verde bile, per arrivare di nuovo al rosso fuoco. Mani e piedi erano giunti con fare gongolante.
“Andate! E’ un ordine! Dovete tenere d’occhio e riferire tutto quello che potete su Constance ed ogni sua singola mossa!”- esclamo’ Athos mettendolo di nuovo sull’attenti.
 
***
Intanto, a palazzo di Richelieu, le finestre cominciavano ad illuminarsi del sole di mezzogiorno.
 
“Noto che c’e’ qualche cosa in voi che comanda di piu’ del vostro cervello!”- irruppe Milady con un tono di voce piuttosto alto, nelle camere segrete del Duca di Buckingham.
Questi si sveglio’ faticosamente, avvalso da un pesante senso di nausea ed un fortissimo dolore allo stomaco. Non ricordando le cause di quel malessere, penso’ soltanto di essersi divertito molto ed aver bevuto troppo. Ricordo’ di essersi svegliato in una stanza da letto, di aver visto degli indumenti femminili per terra, e di essersi presto allontanato da quegli appartamenti, prima che qualcuno lo notasse. Ricordo’ di non essere del tutto coscente.
La luce del giorno gli infastidiva gli occhi, ma non si alzo’ a chiudere la finestra. Sollevo’ lentamente la testa e si fece ombra sullo sguardo con le mani dicendo:
“Milady... Luce dei miei occhi... Se foste un uomo direi lo stesso di voi! Avete le guance rosse, la pelle liscia come seta... Credo che anche voi avete vissuto le vostre gioie notturne!”- sorrise ammiccante il Duca, ancora con gli occhi socchiusi.
La donna serro’ le labbra.
“Non credo sia mio dovere riferirvi come passo le notti...”- disse lentamente.
Il Duca si alzo’ lentamente dal letto, nascondendo con un sorriso, una smorfia di dolore ed abbastanza contento le si avvicino’ sussurrando: “La cosa piu’ bella dei tradimenti, mia adorata lo sapete meglio di me, e’ poi fare la pace...”.
“Non toccatemi!”- si allarmo’ Milady disgustata.
“Non dite che avete gia’ cambiato idea...”- disse l’uomo tra i denti.
“Di sicuro non voglio essere toccata da voi! Piuttosto, che mi dite di quella donna con cui vi siete intrattenuto ieri sera... Athos la conosceva: la chiamava baronessa”- le ricordo’ Milady, difensiva.
 
“Oh... Non dev’essere piacevole intrattenersi con un uomo che parla di altre donne...”- la voce del Duca fingeva un dispiacere infantile- “Mia cara, non so il suo nome. E’ una donna in grado di far girare la testa e perdere letteralmente la ragione”- continuo’ massaggiandosi leggermente la testa e cercando di ricordarla. “E’ molto alta, ma non ha quasi forme. Tuttavia ha un suo fascino, sembra quasi come un leone in gabbia. Non sara’ bella quanto voi, ma di sicuro non si puo’ certo dire che i gusti del vostro bell’Athos siano discutibili! Voi... Lei... Dovro’ chiedere al Cardinale... Non sia mai che non riesca a portarmi via anche lei...”- il Duca si avvicino’ di nuovo alla donna, percorrendola con lo sguardo dal basso in alto. Lei lo allontano’ spingendogli una mano sulla faccia stanca.
 
***
 
D’Artagnan aveva trovato quel compito da poco assegnato piacevole e banale.
Si rammaricava solo del fatto che non avrebbe potuto essere d’aiuto ai moschettieri nel caso ce ne fosse stato bisogno.
Constance, sorrideva spesso, raramente erano sorrisi sinceri, e parlava delicatamente, come una delle piu’ esperte dame di corte, seppure la giovane eta’. Nonostante i due usassero scambiarsi spesso baci, in situazioni private, in questo caso la ragazza lo degnava solo di corti sguardi veloci e preferiva intrattenersi e parlottare con le altre dame di corte, nel caso la Regina stessa non le assegnasse compiti specifici.
 
La Regina stessa chiese presto di lei e i due si diressero nelle sue stanze private con relativa velocita’, non dopo aver ordinato le vesti e i gioielli del guardaroba. Constance consegno’ alla Regina alcuni accessori per il vestito con cui altre dame stavano ornando la sovrana e le disse qualche cosa nell’orecchio, guardando fisso il ragazzo dietro di lei, ma assicurandosi che questo non potesse sentire gli ordini dati.
“Fate come vi ho detto, almeno provate...”- ripete’ a voce alta, l’espressione della sovrana non era delle piu’ serene, sembrava afflitta da qualche cosa successo in precedenza, ma D’Artagnan non riusciva a capire cosa poteva essere.
“Dobbiamo lasciare il Palazzo per alcune commissioni, D’Artagnan. Dovete venire con me?”- gli chiese Constance piuttosto seriamente, senza quasi che lui si accorgesse del colloquio concluso.
“Devo seguirvi ovunque. E’ un ordine!”- le ricordo’ severo il ragazzo.
“Ovunque, intendete anche nell’angolo(3)?”- si sorprese Constance scherzosamente.
“Non credo. Certo se volete...”- sorrise il ragazzo guardandola con la coda degli occhi.
“No. Ovunque e’ piu’ che sufficiente.”- disse lei quasi disgustata, superandolo per entrare nella carrozza che li avrebbe portati in citta’.
Il cocchiere carico’ velocemente un baule leggero, in legno chiaro, che si poteva prendere bene con due mani e lo mise al suo fianco prima di partire.
La strada correva veloce, era a lui molto familiare e D’Artagnan si ricordava averla percorsa numerose volte. La carrozza infatti si fermo’ proprio sotto la torretta dove i moschettieri avevano vissuto fino a qualche tempo prima.
“Cosa dovete fare a casa di monsieur Aramis?”- chiese il giovane quasi sorpreso da quella fermata inattesa.
“Aspettate qua fuori, mi e' stato detto di consegnare il baule a monsieur Aramis in privato.”- disse Constance cercando di scendere aiutata dal cocchiere.
“Avete il permesso di Aramis di entrare nelle sue stanze private? Siete sicura che questo non comprometta la vostra reputazione? Se volete posso offrirmi io...”- incalzo’ D’Artagnan, impedendole di passare.
“Non importa, l'ho gia' fatto altre volte. E' un prete, non avete nulla da temere!”- Constance non demorse ed alzo’ le gonne per non inciampare tra i piedi del giovane.
“Mh? Non e' piu' un prete da molto tempo Constance...”- continuo’ perplesso D’Artagnan cercando di seguirla fuori dalla carrozza.
Constance, ormai scesa e preso il baule dalle mani del cocchiere, si volto’ indietro e rispose: “La mia reputazione non e' certo compromessa se entro in camera di un prete!”- cosi’ corse velocemente per le scale della torretta che portavano ai piani superiori.
"Aspettate..."- D'Artagnan cercava di capire gli strani comportamenti di Constance, la segui’ veloce per le scale, ma la ragazza pero' aveva dalla sua parte l'esperienza a Corte con la Regina, dove complotti e sotterfugi erano quasi all'ordine del giorno. Lo abbandono' velocemente, chiudendo la porta alle sue spalle ed impedendogli cosi' di entrare.
 
"La regina vi manda queste vesti. Chiede di voi, vorrebbe vedervi a palazzo... Avete bisogno di un aiuto per cambiarvi?"- bisbiglio' Constance avvicinandosi ad Aramis, voltando le spalle alla porta. Aramis aveva il volto coperto, in parte dai capelli bruni della parrucca, vagamente pettinati e le parlava in un orecchio, facendo quella vicinanza ancora piu' stretta.
"No, credo di aver imparato come fare anche da sola."- dicendo cosi', guardo’ fisso la porta.
"Anche D'Artagnan e' qui fuori."- sussurro' Constance voltandosi indietro. Le due avevano capito di essere forse osservate dall'esterno, ma parlavano a voce troppo bassa per essere ascoltate.
"Eh?!"- Aramis guardo' Constance leggermente preoccupata, come per chiedere spiegazioni della presenza del giovane con lei in quel momento.
"Ha ricevuto dal Capitano delle guardie l'ordine di rimanere sempre al mio fianco. Non so di preciso il motivo."- la giovane alzo' le spalle, rimanendo sempre a stretta distanza di Aramis, e quasi per ripicca Constance le prese una mano e la pose sul suo fianco, per poi volgere lo sguardo verso la porta con fare provocatorio.
"Cosa gli avete detto quando vi ha visto salire?"- incalzo' Aramis avvicinandosi ancora di piu' all'orecchio, un po’ nervosa per la paura di essere scoperta.
"Gli ho detto che la Regina ha provveduto a rispedirvi le vesti d'onore che non avete indossato alla cerimonia."- Constance ridacchio', tanto da strappare un sorriso alla stessa Aramis.
"Sembrerebbe una buona scusa, sperando che non vi abbia chiesto di aprire il baule..."
"No, l'ho persino convinto a non aiutarmi nel portarlo di sopra, ma non e’ servito ad impedirgli di salire"- la dama non lasciava ancora andare la mano della ragazza, che tuttavia tentava di ritrarsi.
 
"Constance, siete sicura di voler ingelosire D'Artagnan fino a questo punto? Ho gia' combattuto abbastanza i miei amici ultimamente, non vorrei che un altro mio amico se la prendesse per questo affronto..."- Aramis sorrise leggermente, gli occhi fissi sulla porta, Constance la lascio' andare in modo che lei si pote’ allontanare a debita distanza. Le due potevano chiaramente sentire su di loro gli occhi e le orecchie indiscrete di Planchet e D'Artagnan cercare di captare ogni minimo rumore.
"Dovremmo incontrarci da un'altra parte della citta' in modo che possa venirvi a prendere indisturbata, magari non subito, tra qualche giorno. Che ne pensate della solita locanda?"- la voce di Constance era quasi impercettibile.
"Sembra un buon posto... La solita locanda alla solita ora, tra tre giorni?"- rispose lei avvicinandosi alla finestra, la damigella annui'. "Planchet!"- disse poi Aramis a voce piu' alta.
Il servo non rispose, come al solito.
La porta si scosto' leggermente, D'Artagnan e Planchet, che stavano ascoltando bisbigliare, l’avevano involontariamente aperta.
"D'Artagnan! Entrate pure... Congratulazioni"- disse Aramis seriamente, alzando e cambiando tono della voce -"Raccontatemi del grande evento..."- continuo' con un breve inchino, sistemando brevemente la stanza, ma badando bene di non aprire la cassa che il ragazzo stava avidamente guardando.
D'Artagnan, impulsivamente, sguaino' il rapiere e lo punto' dritto alla gola dell'amico.
"Vi approfittate cosi' delle povere damigelle indifese?"- disse infuocato di rabbia.
"D'Artagnan! Smettetela subito!"- urlo' Constance severa e sorpresa da quella scenata improvvisa.
"Athos e Porthos mi avevano avvertito! Avevano detto che eravate diverso e che non siete piu' l'amico di un tempo!"- ringhio' il ragazzo con voce spezzata e tradita.
Aramis sospiro' triste e guardo' Constance atterrito senza dire una parola, ma non si avvicino' al rapiere cercando di contrattaccare, anzi alzo' le mani e le spalle in segno di resa.
"Era tutta una messa in scena, D'Artagnan. Volevamo assicurarci che voi non aveste sbirciato dentro la stanza e soprattutto non avreste origliato! Aramis non e' persona da fare certe cose seriamente!"- disse Constance nervosa, mettendosi in mezzo tra lui ed Aramis -"Evidentemente non vi fidate dei vostri migliori amici o della vostra amata!"- continuo' lei leggermente rattristata.
"Non siate troppo severa con lui, Constance. E’ affezionato a voi e ha reagito d’impulso. Ora abbassate il rapiere. E la prossima volta che vi permettete un attacco del genere nei miei confronti, D'Artagnan, vi sfidero' all'ultimo sangue. E, per quanto siate molto abile con il rapiere amico mio, io ho ancora piu' assi nella manica e non esitero' a sfruttarli per battervi!"- dicendo cosi' si avvicino' a D'Artagnan che abbandono’ velocemente i suoi intenti.
"La Regina vi restituisce personalmente le vostre divise?"- chiese lui abbassando il rapiere ed alzando lo sguardo verso Aramis, leggermente piu' alto di lui. Affatto intimorito dai comportamenti dell'amico.
"Probabilmente si, ma non ho intenzione di aprire quella cassa in vostra presenza, se e' quello a cui state pensando"- rispose Aramis volgendo verso la porta della camera, cercando di raggiungere la sala da pranzo.
"Di quali affari privati stavate parlando?"- chiese Planchet, che evitava di andarsene per osservare meglio quella scenata di gelosia.
"Planchet, vi prego gentilmente di allontanarvi e di stare fuori di casa per i prossimi tre o quattro giorni!"- ordino' Aramis al servo.
"Monsieur Aramis... Dove dovrei andare?"- chiese Planchet guardando le monete d'oro ricevute.
"Andate in chiesa a pregare. Pregate anche per me ed accendete un cero alla Vergine Santissima Addolorata; ed un altro per Il Cristo Morto Sanguinante in croce, e questo per San Sebastiano colpito e dissanguato da settecentocinquanta freccie, uno per Santa Lucia con gli occhi scavati e un altro ancora Sant'Agata con le... Su, su andate! I santi non aspettano!"- Aramis spinse il servo fuori dalla porta e li' lo lascio'.
I due giovani si guardarono. D'Artagnan non capiva affatto lo strano comportamento dell'amico e padrone di casa, ma Constance continuava a sorridere complice, ammettendo intimamente di conoscere affari segreti di cui il ragazzo non era informato.
 
"Sono affari cosi' segreti che una guardia reale non puo' esserne a conoscenza?"- chiese nuovamente D'Artagnan, una volta che Planchet aveva lasciato l’abitazione.
"Nulla di personale. Il vostro Capitano delle guardie si e' preso la liberta' di rivelare degli affari privati, che coinvolgono anche la Regina, ad una dama che voi stesso avete avuto occasione di conoscere per la sua fama di spia e traditrice. Se non ci credete, D'Artagnan, chiedete pure voi stesso ad Athos. Posso offrirvi una tisana?"-Aramis congiunse le braccia, soffocando i nervi in una calma apparenza, alzo' un singolo sopracciglio, avvicinandosi alla brocca di metallo ai bordi del camino.
"No, non importa, vi ringrazio. Milady e’ viva?"- ribatte’ il ragazzo cercando di tranquillizzarsi, Aramis servi' quindi una coppa di ceramica per se e Constance.
"Aramis forse non dovevate essere cosi' specifico con il vostro compagno."- lo riprese la giovane sorseggiando quel liquido profumato, ormai tiepido.
"Constance, forse e' giusto che lui sappia come stanno le cose, invece di destare inutili sospetti e gelosie! Sono stato io stesso a contattare i Reali e a riferirgli dell’accaduto. La Regina ha preso la cosa seriamente, inviando Constance qui."- dicendo cosi', il padrone di casa fece un cenno alla dama, cercando di non far trasparire tutta la verita'.
 
"Il mio Capitano era in primo luogo un vostro amico che voi avete brutalmente picchiato e allontanato! Avete tradito i moschettieri..."- esclamo' D'Artagnan stringendo i pugni, con voce lagnante.
"Brutalmente?"- ripeterono all'unisono Constance ed Aramis.
"Conosco questa storia. Athos ha parlato con Porthos, questo e' venuto da voi e vi ha espressamente richiesto di non presentarvi qui."- constato' Aramis rivolto a D'Artagnan.
"Voi come fate a saperlo?"- chiese il giovane abbastanza incuriosito da quella affermazione corretta.
"Siete qui."- rispose Aramis risoluto-“Comunque non badate a me, sono un umile servo di Dio.”- il padrone di casa fece uno strano sorriso beffardo ai due ragazzi.
"Vi ringrazio ancora per l'uniforme, Constance, ma forse adesso e' tempo per voi di ritornare a corte..."- continuo' Aramis rivolto alla giovane che sorrise ed insieme a D'Artagnan si congedo’ in fretta ed abbandono' l'abitazione.
 
***
 
Aramis lascio’ che la carrozza si allontanasse dalla torretta e che Planchet non si fosse nascosto sotto la rampa di scale, prima di ritirarsi in camera sua e chiudere bene la porta.
Quei pochi giorni di solitudine e meditazione, passarono velocemente.
Aveva bisogno di tempo, per riprendersi da quei duri colpi dei giorni trascorsi, ma non poteva aspettare troppo: due personalita' importanti erano ancora presso la dimora di Richelieu ed andavano scovate. Come monsieur Aramis aveva ora da rendere contro i suoi migliori amici e non ci sarebbe mai riuscita.
Era certa che ne' Milady ne il Duca di Buckingham si sarebbero allontanati da Parigi senza ottenere quello che volevano e forse il fatto che Athos possedesse una copia di quella lettera di Richelieu, avrebbe potuto deviare i loro piani.
Si rese conto di quanto non potesse evitare gli ordini della Regina, ne evitare problemi nel suo piccolo santuario domestico. Lentamente, davanti la toletta e lo specchio, comincio' a togliersi parrucca e maschera.
Vedendola nuovamente colare sul suo volto come carne morta, ricordo' di tutte quelle volte che avrebbe potuto essere scoperta.
La volta piu' recente, nella fontana, quando il suo destino era cambiato irrimediabilmente.
La sua memoria corse ancora piu' indietro, si ricordo' di quando Porthos per poco non avrebbe scoperto tutto quasi due anni prima.
“Non vorrei sembrarvi scortese, ma potremmo allontanarci in fretta da qui?”- ricordo' di aver detto, in quel canale di Venezia, mentre cercava in tutti i modi di tenere la testa fuori dall'acqua. La tensione cominciava a salire ed il timore che uno dei suoi compagni si potesse avvicinare di piu' e chiedere che cosa avesse fatto nel suo volto che si stava sciogliendo era piu' doloroso del freddo dell'acqua e dell'esplosione che l'aveva appena colpita.
Era buio fuori, i fuochi d’artificio ancora brillavano all’orizzonte, Athos era distratto, non si accorse di nulla: guardava Milady con quegli sguardi che le non aveva mai rivolto. Neanche da donna. Provo' un tristissimo senso d'invidia e disperazione per essere ancora cosi' infatuata di un uomo che non l'aveva mai degnata di uno sguardo e l'aveva tradita in cosi' breve tempo. Le sue mani graffiarono involontariamente il piccolo tavolo della toletta, raddrizzo' lo specchio che era scivolato.
Prese una spazzola, nascosta anch'essa nel baule insieme a qualche gioiello di poco valore ed un po' di belletto ed incomincio' a spazzolarsi i lunghi capelli che, al contrario di quelli della parrucca, risultavano piu' morbidi al tatto e relativamente meglio trattati.
 
“Bene, Aramis, riguardo a questa... Discussione, ricordate dov’eravamo rimasti?!”- Aramis ricordo' di Porthos emergere cautamente dalla superficie del canale, lo rivide nella sua memoria soffiare l’acqua dalle narici ed incominciare a schiacciare le nocche delle mani. Se si fosse avvicinato ancora di piu', avrebbe potuto vedere la sua faccia diventare quella di un mostro e scaraventarla di nuovo nel canale urlando di chissa' quali demoni o stregonerie.
Ricordo' avergli detto: “Siate nobile e generoso come non lo siete mai stato prima d’ora...”- coprendosi il volto e tremando come una foglia, ricordo' voltargli le spalle e di piangere grossi singhiozzi, dalla paura di essere scoperta o dal dolore di aver perso l'uomo che amava, privandolo cosi' di quella visione orrenda che era la sua maschera parzialmente distaccata dal volto.
Porthos spruzzo' soltanto un po' d'acqua sulle spalle dell'amico, ma credendolo veramente terrorizzato ed in preda al panico, lo prese per un braccio e disse -"Su, su, tornate in voi! Per questa volta siete graziato, ma la prossima abbiamo un conto in sospeso!".
Cosi' Aramis e Porthos uscirono dall'acqua nel buio della notte, lei ricordo' di aver tenuto sempre le mani sulla faccia, per nascondere gli occhi gonfi di pianto e la maschera ormai del tutto distaccata. Fino a che non raggiunsero finalmente un posto piu' confortevole dove potersi cambiare con vesti asciutte, risistemare in segreto di nuovo maschera e parrucca per poi brindare alla missione compiuta. Ed essere avvelenata dall'amante del loro migliore amico.
 
 

 
(1) Porthos, Athos e D’Artagnan non sanno ancora con certezza che il Duca e’ vivo. E so che quando qualcuno e’ morto viene definito “povero”, anche se credo sia piu’ che altro una forma dialettale.
 
(2) Al contrario del film, l’anime non sbaglia affatto il “baffo” che voglio tenere allo stesso modo, non certo per questioni estetiche (detesto i baffi). Decide infatti l’anzianita’ militare dei personaggi. Nell’anime, Treville e’ quello col baffone, poi c’e’ Athos col baffetto da sparviero (perche’ e’ il piu’ anziano dei moschettieri, ma piu’ giovane di Treville) e gli altri non hanno baffi per svariati motivi (eta’, sesso, ceto...), ma Porthos, che nel film ha erroneamente i baffi, non potrebbe averli e quindi non glie li metto.
 
(3) Sono abbastanza priva della storia del bagno nel XVII secolo, ma mi baso sulle informazioni che ho riguardo al XVIII secolo: nei palazzi reali non c’era un vero e proprio gabinetto, ma un angolo chiuso con un secchio dentro dove la gente andava a fare i bisogni. Poi ovviamente c’era anche il garzone con il secchio che li seguiva in giro. Come ha fatto Aramis a non farsi mai scoprire? Era amante della privacy e la faceva sempre per i fatti suoi badando bene di non essere osservata neppure da lontano (l’anime ci spende tipo due o tre episodi a ricordare quanto fosse pudica).
(Pero’ mi sembra che alcuni personaggi di romanzi che si facevano passare per uomini, siano stati scoperti essere donne proprio per fare la pipi’ da sedute –sicuro l’ho letto in qualche cosa di George R.R. Martin)
 
 
 
  
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