Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: FALLEN99    09/02/2013    4 recensioni
" Occhi, sono lo specchio dell'anima. Essa può essere buia, crudele, cresciuta in cattività o pura come il cielo limpido d'estate. Come la tua, Wendy. Tu sei l'Essere che mi trapassa con un solo sguardo, l'Essere perfetto. E per far sì che le nostre anime possano stare insieme ti prometto che lfarò diventare la mia Eterna.
Come i nostri occhi."
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

CAPITOLO V
TRASMISSIONE DI EMOZIONI

 

 
Wendy
 
“Eccoci qui, alla solita vita: monotona e noiosa.”  penso, passandomi una mano fra i capelli. Sospiro, cercando di scrivere almeno un quarto di quello che la professoressa detta. Ma, al momento, la mia mente non è presente; persa, straordinariamente, non negli occhi di quel ragazzo, ma nei miei problemi.
Che non sono pochi. Ma, a quanto pare, il mondo vuole andare avanti senza di me, disinteressandosi dei miri problemi da diciassettenne polemica.
Come fossi una rondine che ha perso il suo gruppo, il quale non ha alcuna voglia di riprenderla con se.  
Credevo di aver relegato il dolore nella parte remota della mia coscienza, ma non sembra abbastanza.
Viene sempre a galla, maledizione! Non c’è modo di fermarlo, quasi attendesse il momento giusto per rivenire a torturarti, quando più sei debole e indifeso.
E io non posso farci niente; è come fosse un circolo vizioso che si ripete all’infinito, senza lasciarti tregua.
E io non ce la faccio.
Non più. Ho bisogno di qualcuno che mi aiuti ad alleviarlo, che mi carichi sulle sue spalle e mi porti in cima all’eternamente alta montagna che è la vita. Qualcuno di vero, sincero, che non mi giudichi per i miei problemi, ma per ciò che sono.
O, almeno, ciò che tento di essere.
 
Fabian
 
Sento la sua tristezza uscire a fiotti dai suoi occhi, e farei qualsiasi cosa per rubargliela e farla mia. Tanto io qualsiasi sensazione negativa posso sopportarla. Ci sono abituato.
Voglio che solo le più allegre delle emozioni popolino i suoi occhi, e che niente possa impedirle di essere felice.
Appoggio il gomito destro sul banco, posandoci sopra le testa. da questa posizione riesco a vederla, piegata sul suo quaderno degli appunti, senza nemmeno un briciolo di allegria che solca i suoi occhi verdi. E non sapete nemmeno lontanamente cosa darei per strapparle almeno un sorriso.
Anzi, forse ho un’idea.
Tiro fuori dalla cartella alcuni fogli inutilizzati. Li accartoccio,  formando una sfera piuttosto grande, e che rendo più resi
stente con dello scotch glitterato che ho rubato a Vivian. Se mi scoprisse passerei guai seri, ma è così ottusa che non se ne accorgerà.
Prendo il pennarello indelebile nero e ci scarabocchio sopra:
“Reperto archeologico di cinquecento anni fa, si prega di non toccare”. Didascalia molto adatta alla professoressa Flyer, che nemmeno uno storico saprebbe collocare in un’epoca precisa. Porta i capelli grigi in una ridicola acconciatura cotonata, e indossa sempre i medesimi tailleur sbiaditi.
Ma non voglio fare troppo il polemico, dopotutto sono solo un ragazzotto di circa duecento anni.
Finisco di scrivere la didascalia del nostro fossile e rimetto via il pennarello e lo scotch. Nessuno deve sospettare di me, ne ho già passate troppe questo semestre. Prendo in mano il mio prodotto finito, ammirandolo come fosse una rara meraviglia.
‹‹Allora, ragazzi, avete capito?›› chiede la Flyer poggiandosi una mano ossuta sui fianchi.
‹‹Sì, prof›› le risponde la classe, me escluso. Alle volte penso che questi ragazzi siano dei robottini, pronti a fare tutto ciò che gli chiede questa vecchia megera. Non hanno spina dorsale, i giovani d’oggi.
E dicendo questa frase mi sento molto mia nonna, la cara vecchia nonna.
‹‹Signor Lawrence, mi sta ascoltando?›› la voce stridula della professoressa mi arriva come il rumore delle unghie sulla lavagna.
‹‹Certo, prof.›› le riservo un sorriso falso, da finto bravo ragazzo.
‹‹Bene, Lawrence, mi fa proprio piacere che la mia lezione di…››
‹‹Fisica›› la interrompo, abbozzando un altro sorriso. Sembra molto scombussolata, non se l’aspettava da un soggetto come me. Rimane interdetta fino a che Wendy non la interrompe alzando la mano. La sua pelle così candida sembra essere seta pregiata, ed i suoi capelli neri sembrano lunghi fili di ebano. Dio quanto è bella.
‹‹Sì, Wendy›› la Flyer le da la parola.
‹‹V-vorrei andare in bagno…›› chiede, quasi avesse paura che la prof la scannasse. È così fragile, inerme, piccola…
‹‹Permesso accorato, Wood, ma si sbrighi.›› Nemmeno a farselo ripetere due volte Wendy si alza si scatto dalla sedia. Quando passa davanti al mio banco vorrei fermarla, chiederle come sta, sapere cosa occulta la felicità dei suoi occhi eterni. Ma non posso, non ci ho nemmeno parlato. Devo interagire in qualche modo.
‹‹Professoressa›› alzo la mano.
Lei appena sente la mia voce si gira, quasi avesse sentito una campanella anti-incendio. I suoi occhi spenti mi fissano, ed è come ricevere un pungo in viso.
‹‹Che vuoi?›› chiede scocciata.
‹‹Ho bisogno di andare in bagno›› dico tutto d’un fiato.
‹‹Ovvio che n…›› ma prima che possa rispondere la guardo negli occhi. Grazie a questo, anche se piccolo legame, riesco a far calare su di lei il mio potere di Soggezione, influenzando di poco i suoi pensieri. Sono le prime cose che ti fanno imparare quando sei condannato.
‹‹O-okay, ma fai in fretta.›› risponde secca, dopo aver tolto i suoi occhi dai miei. Mi alzo e faccio per andare quando la sua voce mi riprende di nuovo.
‹‹E smettila di guardarmi così, mi metti i brividi.›› trattengo a stento le risate, mentre apro la porta di verniciata di blu della mia classe.
Il corridoio è deserto, solo le luce al neon illuminano la lugubri piastrelle color sabbia. Mi incammino verso il bagn dei maschi, ma prima di svoltare a destra sento dei passi. Sono leggeri, e provengono dal corridoio opposto al mio. Li riconoscerei ovunque, sono quelli di Wendy. Mi appiattisco alla parete, mentre la osservo avanzare verso la nostra classe. Si sta asciugando il viso, e non penso a causa dell’acqua del rubinetto, ma a causa delle lacrime. Mi viene una stretta al cuore. Deo fare qualcosa.
 
Wendy.
 
Mi asciugo la faccia con il maglione, e il tessuto ruvido mi provoco un grande prurito.
“Okay, Wendy, ora torni in classe e ti calmi” mi dico, come bastasse a tranquillizzarmi.
Prendo dalla tasca dei pantaloni l’elastico verde, che presenta ancora alcuni residui della cicca che mi aveva lanciato Connor. Sorrido, perché penso di non aver altra scelta. Ormai ho finito le lacrime.
Mi raccolgo i capelli in una coda, mentre avanzo verso la mia classe. Sarò stupida, ma mi sento osservata. Come ad avere due occhi puntati sulla schiena. Mi giro di scatto e riesco ad intravedere un’ombra nascondersi dietro l’angolo.
‹‹C-chi sei?!›› grido, mentre cammino all’indietro. Sento l’inquietudine montarmi dentro, assieme alla sensazione che ho provato la notte in cui quel ragazzo mi è “venuto a far visita”: il terrore.
‹‹Tu lo sai…›› la sua voce mi giunge ovattata, quasi distorta.
‹‹Guarda che chiamo i bidelli!›› ma che sto dicendo?! Sono proprio una bambina viziata se arriva a dire queste cose.
‹‹Non c’è bisogno, non ti voglio fare del male›› sento l’aria muoversi e la sua figura alta mi appare davanti. Molteplici fitte allo stomaco mi fanno girare la testa, e le gambe non sembrano volermi più sorreggere.
Cado, mentre riesco ad individuare solo un particolare del suo viso. Gli occhi neri. Ad un tratto sento che la paura si sta impossessando di me, come avesse atteso fino ad ora per scoppiare come un fiume in piena.
È il ragazzo che mi ha aggredito l’altra notte, ed ora siamo soli.
E potrebbe farmi qualsiasi cosa.
Sento le sue mani sulle mia schiena, pronte a sorreggermi. Sono fredde e calde nello stesso tempo,  e mi fanno percorrere da molteplici fitte. È come se tutta la mia tristezza venga risucchiata, come se si stesse prendendo tutte le mie emozioni più malinconiche e mi stia lasciando solo quelle più felici.
Apro timorosa le palpebre, notando due eterne iridi nere a pochi centimetri dalle mie.
Dentro vi posso scorgere tutte le emozioni che dieci secondi fa popolavano i miei occhi.
E, per la prima volta, guardando quegli occhi mi sento felice.




Scusate per lo stramega ritardo, ma l'influenza quando arriva nn lascia scampo!
Allora, che ne pensate?
Fatemelo saperre, baci
Fallen99


 

   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: FALLEN99