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Autore: Fred Halliwell    09/02/2013    8 recensioni
In un mondo di pace e luce esiste sempre l'oscurità, ed è tra quelle ombre che sempre più agguerrito e vendicativo vive Pitch Black.
Si è armato, con nuovi trucchi, molto più potenti di prima, che neanche il bastone magico di Jack riese a fermare. Come faranno i Guardiani a sopravvivere? A chi chiederanno aiuto?
Mgari a qualcuno come loro!
Ma esistono altri spiriti come loro? Ci avete mai pensato?
Avete mai provato ad immaginare cosa succederebbe se, oltre ai 5 Guardiani, l'Uomo della Luna ne avesse scelto un sesto, molto prima di tutti gli altri. Un Guardiano ormai tanto antico da essere stato dimenticato, confuso con un mito, scambaito per qualcun'altro. Un Guadiano vissuto così tanto tempo fà che persino lui ha dimentico il suo scopo.
Beh, io SI! XD
E se questo spirito perduto venisse richiamato a combattere? A lottare in una guerra che non gli appartiene più, per sconfiggere un vecchio nemico e ripristinare l'ordine nel mondo e salvare gli altri Guardiani.
Lo farà?
Chi sarà mai questo Guardiano che vaga per il mondo senza più una meta? E deciderà di unirsi ai Guardiani o a Pitch per portare avanti la sua vendetta?
Buona lettura!
Genere: Avventura, Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jack Frost, Nuovo personaggio
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Jarida's Universe'
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Ma salve gente! Eccomi tornata con il mio ottavo capitolo ^^
Ho notato che nessuno ha commentato le mia scenetta comico-patetica che ho messo prima dello scorso capitolo ç.ç cattivi! Comunque vi perdono ^^ perchp lasciandomi tutti quoi commenti mi avete reso felicissima!
In particolar modo devo ringraziare: MrsDalloway91, IvelostwhoIam, Tsuki_Frost, HeilyNeko,  Aki_in_spring e
krystal86 che hanno commentato riempiendomi di complimenti e rendendomi la ragazza più felice del pianeta.
Poi, visto che è da molto che non lo faccio u.u avevo intenzione di estendere i miei ringranziamenti anche a:
1 -
biebsrescuedme
2 - Cordelia89
3 - EmilyHalliwell

4 -
giada1999
5 - marty00
6 - MrsDalloway91
7 - Romantic_Dreamer
8 - Tsuki_Frost

Che hanno messo la mia storia tra le preferite e a :
1 -
Agnese_san
2 - Aki_in_spring
3 - AliAliEfp
4 - arualleo
5 - biebsrescuedme

6 -
CeleDayDreamer
7 - Danielle_Lady of Blue Roses
8 - Hawthorn
9 - IvelostwhoIam
10 - jesuisstupide
11 - krystal86
12 - Lady of the sea
13 - LoveDolphin
14 - Malika
15 - Olguzzi
16 - Pitch Black  
17 -
Summer Lillian
18 - YaMiNoLaDy
19 - Zelda_Love
20 - _Pikadis_

Che hanno messo la mia storia tra le seguite ^^
A tutti voi io dico: GRAZIE MILLE! E’ solo merito del vostro supporto che sto scrivendo tanto velocemente nonostante gli esami universitari ^//^
In particolar modo, però, vorrei ringraziare la mia amica
EmilyHalliwell che mi ha sempre “letta” e che si è fatta una corsa per commentare tutti (o quasi XD) i miei capitoli ^^! Grazie “mamma”! Muhahaha!
Ora vi lascio al mio nuovo capitolo ^^ con la speranza che vi sia piaciuto come i precedenti ^^
Non mancate di farmi sapere che ne pensate, ok? XD Anche perché qui verrano svelati altri momenti del passato della nostra cara Cupido ^^
BUONA LETTURA!  
     
 



 
 
 
 

CAPITOLO OTTO
Cuore di tenebra

                                                                                                  
La mattina successiva arrivò presto. Merida aveva continuato a fare lo stesso incubo tutta le notte: Manny che veniva inghiottito dalle tenebre e lei che sprofondava nel vuoto nonostante battesse le ali piumate il più velocemente possibile. Si era raggomitolata in posizione fetale, cercando un briciolo di calore e conforto, ma senza trovarlo realmente.
Fu solo per inerzia che si mise in piedi, troppo stanca, distrutta sia fisicamente che mentalmente, per poter fare qualcos’altro che non fosse il pensare all’Uomo della Luna e alle sue parole.
Si mise a camminare senza neanche avere una meta, voleva solo qualcos’altro da fare che non fosse l’autocompatirsi, qualcosa con cui impegnare la mente, ma sembrava non avere alternative.
Persino il piccolo boschetto dentro cui stata passeggiando riusciva a distrarla. I bei colori del sole che passava attraverso la fronde la ricordavano il buio dei suoi incubi, il rumore scrosciante dell’acqua in un ruscello le faceva tornare in mente la voce adirata di Manny. Tutto non faceva che deprimerla di più.
Neanche i piccoli abitanti del bosco la tiravano su di morale: i conigli, i cervi, i cavalli, non le risvegliavano la minima emozione.
“Un momento … cavalli?!” I cavalli non vivevano nei boschi, al massimo nella praterie, ma ormai negli USA non era cos da parecchio!
Si girò di scatto (nel movimento rischiò anche che le finissero dei capelli in bocca, doveva decidersi a tagliarli), visto che camminando lo aveva superato, ma lui era ancora lì.
A prima vista, notando le dimensioni, doveva essere uno stallone nero e le poteva quasi ricordare Angus (il suo cavallo di quando era umana), se solo non fosse stato per i contorni sfumati e la consistenza eterea << Un ombra? >>
Il cavallo la guardò confuso con i suoi enormi occhi gialli, non avvertendo in lei alcuna paura, poi nitrì e si incamminò lungo un sentiero. Solo quando vide che Merida lo stava seguendo, incuriosita da lui, cominciò a correre veloce, talmente tanto che la ragazza fu costretta a volare per rimanere al suo passo. Man mano che si muovevano il clima diveniva sempre più rigido, stavano salendo verso nord e la terra era coperta da uno strato di neve sempre più evidente. Solo quando giunsero in una radura, il cavallo si smaterializzò, lasciandola sola.
La rossa si guardò intorno ed impallidì: era la radura del suo sogno, coperta di neve e circondata da pini. Spaventata, fece un passo all’indietro e per poco non cadde in un profondo e largo buco nero nel terreno.
Non si vedeva il fondo tanto era buio, ma neanche le interessava vederlo. Un brivido le percorse la schiena quando intuì di cosa si trattava: quello era uno degli ingressi al nascondiglio di Pitch!
L’Uomo Nero ne aveva molti sparsi per il mondo e lei era stata così stupida da seguire uno dei suoi incubi davanti ad uno di essi. Quella era di sicuro una trappola.
Avrebbe dovuto immaginarlo. “Maledizione Merida” si incolpò mentalmente “Non puoi sempre seguire tutte le creature evanescenti che incontri”. L’ultima volta che lo aveva fatto, seguendo i fuochi fatui, si era ritrovata davanti alla casa di una strega che le stava per rovinare la vita.
Si guardò intorno furtiva, preparandosi ad una repentina fuga. Pitch non si vedeva da nessuna parte, ma lui era un maestro dell’inganno, poteva trovarsi ovunque, nascosto nell’ombra di uno qualsiasi degli alberi che la circondavano.
Non voleva vederlo, ne aveva paura, soprattutto aveva paura della reazione che avrebbe potuto avere il suo cuore. Non appena si era ritrovata nella radura del suo sogno, infatti, un pensiero le era entrato fisso nella testa. Possibile che l’uomo misterioso che la baciava fosse proprio l’Uomo Nero?
Manny le stava forse mandando dei segnali per metterla in guardia da questa evenienza e non farla passare dalla parte di Pitch?
Lo scricchiolio improvviso di un ramo spezzato la mise in allerta. Dalla boscaglia stava uscendo un altro cavallo ombra, diretto a passo lento verso di lei. Tra i denti neri come il mantello, stringeva una busta di carta ingiallita, chinò il muso per porgergliela e Merida la raccolse con mano tremante.
La aprì velocemente e con altrettanta rapidità ne lesse il contenuto.
Finito di leggere ebbe un tuffo al cuore. C’erano scritte solo tre parole, ma potenti ed incisive: “Torna con me”
 
Al Polo Nord un’altra anima in pena stava affrontando un dilemma simile, anche se di minore importanza. Jack Frost era sempre stato famoso per la sua imprudenza ed impulsività, ma questo lo riguardava solo per una nevicata o qualche altra attività simile. La neve era facile, era bianca, morbida e fredda. Non pensava e soprattutto non reagiva! Con la neve non aveva mai avuto problemi.
Le ragazze no! Quelle pensavano, anche più velocemente di lui, e reagivano!
Con loro non sapeva minimante relazionarsi. L’unica con cui era stato a contatto era Toothiana, e pensava che le ragazze fossero tutte dolci e gentili come lei, ed invece Merida invece gli aveva appena dimostrato il contrario e a testimoniarlo c’era ancora il segno rosso dello schiaffo che gli pulsava dolorosamente. Come facevano quelle due ad essere amiche? Erano completamente diverse!
Preso da questi pensieri gli tornò in mente quando Manny mostrò a lui e agli altri Guardiani suo viso della rossa. Il sorriso enigmatico di Merida gli era rimasto impresso nella memoria fin da allora e si ritrovò ad arrossire senza neanche sapere perché.
Quando ripensava alla ragazza non poteva farne a meno e la cosa lo infastidiva parecchio, perché non si riconosceva più, non capiva più le sue emozioni. Non aveva mai provato sentimenti tanto forti e contrastanti in vita sua; da un lato voleva ucciderla, dall’altro voleva capirle e aiutarla.
Era questo che lo seccava di più e lo faceva andare avanti ed indietro nella sua stanza senza tregua. Cercava di comprendere il comportamento di lei, ma anche e soprattutto i suoi stessi sentimenti. La compativa o la odiava? Di una sola cosa era certo: provava qualcosa di intenso per Merida, anche se ancora non sapeva se queste emozioni erano positive o negative. In quel momento voleva solo andare a cercare Merida, per riportarla con le buone o con le cattive al Polo ad aiutarli.
Lì per lì l’aveva lasciata andare, convinto che avrebbe chiesto a North di riportarla indietro con lui, ma non l’aveva fatto.
 “Quella maledetta nana!”si ritrovò a pensare.
Come poteva comportarsi in quel modo ed abbandonarli nel momento del bisogno? Gliel’avrebbe fatta pagare anche per questo, ma non in quel momento. Ora i Guardiani erano nei casini e lui non sapeva cos’altro fare se non andare a cercarla e riportare a calci nel sedere quell’angioletto rosa al palazzo di North insieme a lui.“Ma come devo fare?”
Baby Tooth lo guardava, dall’alto del suo lettino posizionato sotto il lampadario, andare su e giù per la stanza, seguendolo non solo con gli occhi, ma anche con l’intera testa. Non sapeva come aiutarlo a decidere (testardo com’era, l’albino non avrebbe neanche voluto un aiuto) così anche lei stava cercando un escamotage per dargli una mano senza che lui se ne accorgesse.
L’albino non era stupido, ma alcune cose proprio non le capiva e Baby Tooth, da brava amica, glielo avrebbe fatte intendere anche con la forza, se necessario.
Merida era una ragazza testarda ed orgogliosa, esattamente come lo spirito del gelo. Non si sarebbe lasciata sottomettere tanto facilmente, né sarebbe tornata di sua spontanea volontà. Jack doveva fare al più presto qualcosa, non tanto per i Guardiani, quanto più per lui e per il suo cuore.
Baby Tooth sorrise e tornò a guardare il suo amico con sguardo sognante. Possibile mai che non capisse quanto il suo animo e quello di Merida fossero affini e complementari? Due entità tanto simili da potersi confondere l’una con l’altra e contemporaneamente tanto diverse da non riuscire a non scontrarsi. Doveva anche ammettere di sentirsi un po’ gelosa: fin’ora Baby Tooth era stata l’unica favorita di Jack e aveva difeso quel posticino nel suo cappuccio con le unghie e con i denti (o meglio dire con il becco e con le piume). Se però fare felice Jack significava passare in secondo piano nel cuore dello spirito, avrebbe fatto volentieri quel sacrificio.
Solo i quel momento notò che Jack aveva posato il suo bastone sul letto ed era così concentrato che faceva strani movimenti con la mano destra, come se tenesse l’oggetto ancora in mano. Fu così che a Baby Tooth le venne un’idea, a suo parere, geniale.
Per quando poco intuitivo poteva essere, persino Jack ci sarebbe potuto arrivare! Volò velocemente sulla scrivania e, usando un foglio e delle forbici, creò velocemente un cuore di carta. Glielo andò, poi, a posare in mano. Jack fece un saltò all’indietro quando sentì la carta toccargli la pelle ma quando notò che cosa aveva in mano il suo sguardo da ansioso divenne furente. Che cosa stava cercando di dirgli Baby Tooth? Che lui era … ?
No! Era impossibile!
“A me non piace Merida!”
Il volto sorridente di Cupido occupò nuovamente il suo immaginario e lui agitò smaniosamente la testa come a voler scaricare quel pensiero << Non dire assurdità Baby Tooth! >> gridò, arrivando persino a spaventare la piccola fatina, che si andò a rifugiare nel suo lettino.
Visto cosa mi hai fatto fare?” pensò rivolto al pezzo di carta che aveva in mano “Per colpa tua ho anche spaventato la mia migliore amica” poi accartocciò il cuore e se lo mise in tasca.
Gli tornò di nuovo in mente il dolce sorriso di Merida, solo che sta volta era rivolto a lui. Una strana sensazione lo colse all’altezza dello stomaco, era come se una mano invisibile gli stesse stringendo la trachea. Non era una sensazione dolorosa, anzi, era quasi piacevole, anche se lo aveva fatto rimanere momentaneamente senza respiro. Si ritrovò ad arrossire di nuovo.
Un moto di rabbia lo fece ritornare in sé. Era assurdo! Lui non provava nulla per Merida L. McCupid se non un grande risentimento. Lo aveva offeso e li aveva abbandonati! Era una ragazza egoista, orgogliosa, testarda, impulsiva e spaccona.
“E’ proprio come me …”la sola idea di somigliarle lo fece arrabbiare ancora di più.
            << Basta ho deciso >> disse all’improvviso << Ora la vado a cerare e la riporto qui a calci in culo! >>
Baby Tooth sospirò sconsolata vedendolo recuperare il suo bastone ed uscire a grandi passi dalla stanza. Non era proprio quello che la fatina aveva in mente (il cuore significava decisamente un’altra cosa) ma l’importante era che Jack si fosse risoluto ad agire.
Se c’era qualcuno che poteva convincere Cupido a passare dalla loro parte era il Guardiano del Divertimento!
 
A parecchie miglia di distanza anche Merida aveva a che fare con un pezzo di carta: rileggeva la lettera più volte ed ogni volta sentiva la rabbia crescere in lei. La accartocciò con rancore, caricò il braccio all’indietro, ma non riuscì a lanciarlo nel lago semi-ghiacciato, così se lo mise malvolentieri in tasca.  
Se n’era andata subito da quella radura, non ci sarebbe rimasta neanche un secondo di più! Che faccia tosta aveva quell’uomo, cercare di convincerla a passare dalla sua parte approfittando di un suo momento di debolezza psicologica!
Lei non l’avrebbe fatto, Pitch era maligno e lei non lo avrebbe mai e poi mai aiutato e perseguire la sua atroce vendetta, ma doveva ammettere che una parte di lei, quella più oscura e segreta, era stata molto tentata dalla sua proposta.
Kozmotis Pitchiner (chiamato inseguito Pitch Black) era stato, forse, l’uomo più importante della sua vita. Lo aveva amato sul serio, al suo tempo, e combattere contro di lui era sempre stato difficilissimo. Il suo passato con Pitch era un momento della sua vita che voleva dimenticare.
“Torna con me … che ipocrita!”
Lei non avrebbe mai ceduto, non sarebbe tornata a soffrire come prima, Pitch le aveva spezzato il cuore già una volta!
Manny, però, sembrava non fidarsi di lei. Con quei sogni che voleva metterla in guardia? Bene: avrebbe trovato un modo come un altro per dimostrare all’Uomo della Luna che si era sbagliato sul suo conto, che non avrebbe ceduto tanto facilmente ai ricordi del passato.
Qui, però, arrivavano le dolenti note. Manny le aveva detto che lei stessa non credeva più nell’amore, ed in fondo aveva ragione. Nonostante questo, però, l’unica cosa che lei sapesse fare era scagliare frecce.
Fu quel pensiero che le fece venire una magnifica idea: l’Ultima Luce!
L’amore puro ed innocente di quella ragazzina, Pippa, le avrebbe dato nuova forza, sarebbe tornata di nuovo in giro per il mondo diffondendo l’amore e avrebbe fatto capire e Manny (o forse e lei stessa) che lei era e sarebbe sempre stata la Guardiana dell’Amore! Sbatté forte le sue ali, rinvigorite e piene di nuova forza vitale, volando verso la cittadina di Burgess.
 
San Valentino era passato, ma la cittadina era ancora addobbata per la festa. Molte coppiette se ne andavano in giro mano nella mano e, nonostante gli occhi arrossati, Merida poteva vedere distintamente le loro auree rosa (specchio dei loro sentimenti sinceri) brillare. Scese in picchiata nella via principale della città, atterrando ai piedi di una statua su un alto piedistallo. La sua ricerca non sarebbe stata per niente facile, ma Merida ne era consapevole e non si lasciò intimorire.
Ignorò le due o tre persone che la attraversavano, diretta nell’unico posto in cui pensava potesse trovare una tipa come Stacy (e quindi forse anche Jamie) di domenica mattina presto: il centro commerciale! Ai suoi tempi queste diavolerie moderne non esistevano. Tutti i suoi abiti erano unici, confezionati a mano dal sarto di corte apposta per lei. Ed erano lunghi!
Certo, anche la ragazza nel corso degli anni aveva optato per un abbigliamento sempre più alla moda, ma solo per adeguarsi alle esigenze di comodità che il suo lavoro imponeva e poi non poteva negare sempre odiato quei vestiti lunghi che sua madre la costringeva ad indossare.
Arrivata a destinazione si mise a cercare Stacy o Jamie in tutte le boutique, ma senza successo. Aveva quasi finito il giro e si stava ormai arrendendo quando intravide la zazzera castana del ragazzino seduto su una panchina di fronte ad un negozio di vestiti.
“Perfetto”i suoi occhi si illuminarono di gioia “Ho trovato direttamente Jamie”
Prese la freccia della faretra e caricò l’arco. Il rumore del legno che si piegava sotto la pressione dei suoi muscoli era musica per le sue orecchie, un suono che l’aveva accompagnata per millecinquecento anni e la confortava ogni volta che lo sentiva, ricordandole la sua infanzia.
Sta volta pensava che nulla avrebbe potuto fermare il suo colpo, ma prima che potesse scoccare il dardo, proprio dietro il ragazzo, scorse una inquietante figura. Sembrava una delle ombre di Pitch e la cosa la preoccupò parecchio. Abbassò leggermente l’arco, per poter vedere meglio, ma la creatura sembrava scomparsa o forse se l’era solo immaginata. Tuttavia se aveva visto bene una cosa era certa: non erano lì per lei. Ma se questo era vero, che ci facevano in un centro commerciale in pieno giorno? Di certo non volevano comprarsi un paio di shorts!
Scosse energicamente la testa, cercando di auto-convincersi che fosse solo un’allucinazione ma prima che potesse fare altro una palla bianca, fredda e dura centrò in pieno la sua faccia. Il colpo fu accompagnato da un’argentina risata da qualche parte sopra di lei, che riconobbe come appartenente al suo peggiore unico di quei giorni.
“Non di nuovo!” si ritrovò a pensare mentre cadeva con malagrazia al suolo. La palla l’aveva presa dritta sul naso, facendola finire a gambe all’aria << Frost >> esclamò togliendosi la neve dal viso << Dobbiamo smetterla di incontrarci così >> cercò di asciugarsi l’acqua dal viso pulendosi con in polsino in pelliccia << La prossima volta che mi vuoi parlare perché non mi inviti ad uscire? >>
Il sorriso precedentemente spuntato sul volto del ragazzo scomparse di colpo, presto sostituito da una smorfia arrabbiata. Le gote rosse (sta volta per la stizza e non tanto per l’imbarazzo) stonavano non poco sulla sua pelle pallida, quasi eterea << La prossima volta che ti vorrò parlare vorrò suicidarmi >>
            << Ma quanta dolcezza nelle tue parole >> commentò Merida mettendosi seduta << Se continui così mi verrà il diabete >> notando che la minigonna minacciava di scoprire ulteriormente le sue gambe se la sistemò meglio, per poi volgersi nuovamente a Jack << Tralasciando i convenevoli, a cosa devo le tua visita? Scommetto che ti ha mandato North, ma considerando che è la terza volta che ti vedo in meno di due giorni avrei preferito un altro intermediario >>
Gli occhi cerulei del giovane spirito si chiusero a due fessure: se avesse avuto il potere di uccidere con lo sguardo probabilmente Merida sarebbe già stata sepolta << Non vengo in veste di Guardiano >> le spiegò scatenando la sua curiosità << Sono qui perché sei una persona diversa da quella che pensavo che fossi >>
Lei sorrise sardonica << E chi ti ha chiesto di pensare a me? Il tuo cervellino già è piccolo, se occupo tutti i tuoi pensieri inizierà ad andarti in fumo! >>
Lo sguardo di Jack si infervorò maggiormente e anche le sue guancie si colorarono nuovamente di roso, anche le orecchie sembravano essersi arrossate: stava letteralmente prendendo fuoco << Non fare insinuazioni stupide! >>
Merida alzò un sopracciglio guardandolo confusa più di prima << Ma guarda che stai facendo tutto da solo! >> disse << Ho solo detto che sei stupido, cosa avrei insinuato se non questo? >>
Jack si rese conto di aver fatto una stupidaggine, ma neanche lui sapeva perché se la stava prendendo tanto. In fondo Merida aveva detto la verità: aveva pensato a lei per delle ore!
Era forse questo che l’aveva fatto scattare? Non voleva ammettere che aveva pensato a lei e le sue parole glielo avevano ricordato? Perché se la prendeva tanto?
Immerso nei suoi pensieri non aveva ancora dato alla rossa una risposta (che non aveva neanche lui), così lei pensò bene di cambiare argomento << Va beh … visto che non vuoi più parlare io vado via >>
Fece per alzarsi, ma Jack la fermò congelandole la caviglia, bloccandola al suolo << Ah no! >> esultò << Non vai da nessuna parte finché non abbiamo finito di parlare >>
            << Non vale! >>si lamentò lei con un’espressione di puro stupore sul viso << Io ho delle cose da fare e tu non stai neanche parlando! >> indicò la caviglia bloccata << Mi si fermerà la circolazione. Lasciami andare Capitan Ghiacciolo! >>
Jack sogghignò e stava quasi per risponderle quando la voce pimpante di un ragazzino lo fermò << Jack! Jack Frost! >> il Guardiano si girò sorridente, riconoscendo la voce del suo grande amico Jamie.
Il quattordicenne lo aveva sentito in lontananza mentre aspettava la sua ragazza fuori dal negozio di vestiti. Era di spalle, vestito con la sua solita felpa blu e il bastone magico perennemente stretto in mano. Si agitava convulsamente, come se stesse litigando con qualcuno di invisibile, e ad ogni suo movimento si spostavano anche gli scapigliatissimi capelli bianchi.
Per Jamie, Jack Frost era un mito, un eroe, un modello da imitare (anche se non proprio in tutto per tutto), non solo una leggenda. Cercava di emularlo almeno negli atteggiamenti e nel modo di vestire. Aveva felpe di tutti i colori e si era leggermente lasciato crescere i capelli, in modo da poter anche lui passarci una mano dentro e spettinarli come se avesse appena cavalcato il vento.
Jack era figo e voleva essere figo anche lui!
            << Ciao Jamie! >> lo salutò lo spirito mentre Merida cercava disperatamente di liberarsi dal ghiaccio << Sono molto felice di vederti, credimi, ma non posso restare a parlare con te >> aggiunse poi.
Jamie ci rimase male << Cosa? Perché? Sono molti mesi che non ci vediamo ormai >>
Jack lo guardò dispiaciuto << Lo so Jamie e mi dispiace, ma sono questioni da Guardiano >>
            << E’ successo qualcosa di brutto? >> chiese ansioso il castano.
L’altro sorrise << Più o meno >> gli fece l’occhiolino come a volerlo tranquillizzare << Per il momento devo solo convincere una testa calda a fare una cosa e chi meglio dello spirito del gelo può riuscirci? >>
Detto questo ruppe il ghiaccio che teneva ferma la rossa e la prese per un braccio portandosela sulla spalla ignorando le sue lamentele << Ci vediamo Jamie! >> disse salutandolo, prima di roteare il suo bastone a richiamare una folata di vento gelido che lo sollevò da terra insieme alla sua “prigioniera”.


  
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