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Autore: ISI    30/08/2007    4 recensioni
"Per un attimo restò immobile con gli occhi d’argento sgranati fissi su Harry che non capiva cosa diavolo stesse accadendo.
Il ragazzo biondo prese la mano destra di Harry nella sua, inizialmente con forza, ma gli fece subito capire che non aveva alcuna intenzione di ferirlo, così quello non oppose resistenza e Draco guidò la sua mano di nuovo sulla sua guancia, in una carezza.
Le dita sfiorarono la pelle, resa calda dalla foga e dallo schiaffo, arrecando ad entrambi le medesime sensazioni di quella volta in infermeria, ma stavolta, forse anche a causa della posizione, piuttosto ambigua, in cui si trovavano, queste risultarono più forti, più sconvolgenti."
RAITING ALZATO A ROSSO.
Genere: Drammatico, Azione, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Albus Silente, Draco Malfoy, Il trio protagonista, Severus Piton | Coppie: Draco/Harry
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: Incompiuta
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Good morning death

Good morning death.

 

Per Animablu: Sono felice che quello che ho scritto si adatti bene alla storia, ma sono ancor più felice sapendo che ti piace...io ce la sto mettendo tutta per far in modo che questa storia sia pellame ora che siamo arrivati alla parte cruciale prometto che mi impegnerò ancora di più! Ti ringrazio per il commento e ti chiedo di continuare a sostenermi! Sei grande Animablu! Ciao!

Per Chiku: Ciao madre! Come va? Sono felice che il capitolo ti piaccia e che ti abbia fatto pure ridere...in effetti la scena in cui Harry si piega su Draco per baciarlo ricorda un po’ il principe e Biancaneve...ah ah ah! Vedi come sono obbediente? Ho aggiornato prima che potevo...Ciao!

E, prima del capitolo, come al solito i ringraziamenti a coloro che hanno messo la mia storia tra i loro preferiti...vi prego, vi scongiuro, vi supplico: recensite! Ho un disperato bisogno di recensioni, di consigli e di dritte!!! Fatevi pure avanti non mordo mica!!! Ora però vi lascio all’undicesimo capitolo e vi auguro una buona lettura!

 

Capitolo XI

Invidia

 

-Allora Severus...di cosa volevi parlarmi?- chiese Silente accomodandosi sulla sua poltrona, mentre l’altro professore rimase in piedi, tanto era teso.

-Lei deve spiegarmi il perché!- esclamò guardandolo dritto negli occhi.

Il perché?- ripeté confuso il vecchio -il perché di cosa?-

-Il perché del suo gesto!- rispose stizzito Severus, ma il vecchio non capì o almeno fece finta di non capire.

-Ah be, se ti riferisci allo stupeficium di ieri notte, sappi che non c’era altro modo per farti calmarti, perdevi sangue, ma non volevi farti curare e per di più...- Piton lo interruppe prima che potesse finire la frase.

-Non mi riferisco alla stupeficium dell’altra notte...- disse scandendo bene le parole una ad una, nel vano tentativo di mantenere il più possibile la calma -mi riferisco alla sua fuga...se lei fosse rimasto nascosto, protetto da Caramell io e Draco avremmo continuato a combattere contro gli auror ed essendo ricercati Voldemort non ci avrebbe più richiamati a sé, per paura che seguendoci i cani del ministero avrebbero potuto arrivare fino a lui.,- gli spiegò per poi lasciarsi cadere sulla poltrona davanti a quella del preside -Nel tempo in cui Voldemort ci avrebbe lasciato liberi, cosa che ha fatto, avremmo tentato di rintracciare gli Horcux che non sono ancor stati distrutti e nel frattempo lei sarebbe stato al sicuro.- nell’ufficio cadde il silenzio ed il preside osservò incuriosito l’espressione imbronciata dell’altro professore.

-Davvero un bel piano Severus, davvero degno di te!- si complimentò il vecchio irritando non poco il suo interlocutore che avrebbe perso definitivamente suo straordinario autocontrollo, sennonché la professoressa Mcgranitt entrò, tutta trafelata, senza neanche bussare, nell’ufficio del preside.

-Si è svegliato!- esclamò prima che i due uomini potessero chiederle il motivo della sua brusca e non troppo educata entrata in scena. Senza perdere un solo attimo di tempo si diressero tutti e tre verso l’infermeria, da cui era uscita poco prima madama Chips.

-Come sta?- chiesero in coro i professori e la mendimaga si lasciò scappare un sospirò.

-Fisicamente bene, il suo corpo ha reagito alle cure meglio di quanto potessi immaginare, ma psicologicamente..., credo che gli ci vorrà un po’ di tempo per metabolizzare l’accaduto...per ora è come se avesse rimosso tutto...- rispose madama Chips, visibilmente preoccupata.

-Le ha detto niente riguardo la battaglia, o riguardo Nagini?- chiese il preside e la donna scosse il capo.

-Mi ha solo chiesto dove si trovasse, il che è comprensibile, era molto confuso, e poi mi ha chiesto di lei professor Piton...- l’uomo scattò verso le porte sbarrate dell’infermeria, ma prima di riuscire a d entrare dovette giurare e spergiurare a madama Chips che non avrebbe in alcun modo affaticato il suo paziente e che non lo avrebbe svegliato se, nel frattempo, questo si fosse riaddormentato.

Al comando della sua bacchetta le porte dell’infermeria si chiusero dietro di lui, senza fare troppo rumore. Gli servì qualche secondo perché i suoi occhi potessero abituarsi al buio in cui la stanza era ancora immersa e quando fu in grado di distinguere i contorni delle cose si fece avanti verso Draco, che fortunatamente era ancora sveglio.

-Draco...- lo chiamò piano il professore non potendo trattenere una nota d’emozione nella propria voce -Grazie al cielo! Sei ancora vivo!- agitando un po’ la bacchetta fece comparire una sedia acanto al letto del proprio allievo e si fermò un attimo a per osservarlo. Sembrava...normale. Come se nulla fosse mai accaduto.

-Come ti senti ora?- chiese l’uomo consapevole che quella era la domanda più idiota, che avesse mai fatto nell’intero corso della sua vita.

-Io credo...credo bene...- rispose il ragazzo stringendosi nelle spalle. Piton lo guardò leggermente shockato, poi gli tornarono in mente le parole di madama Chips “E’ come se avesse rimosso tutto”. Sicuramente era ancora troppo presto per parlarne, ma Severus sapeva bene, per esperienza personale, purtroppo, che più s’aspetta ad accettare la realtà, più fa male dopo, quindi decise di passare all’azione, infischiandosene altamente di tutto quello che aveva giurato a madama Chips.

-Draco, tu...tu ricordi quello cosa è accaduto durante la battagli, non è vero?- a quella domanda il ragazzo non ebbe reazione alcuna, gli ci volle solo un po’ di tempo per rispondere.

-Sì...- disse dopo qualche secondo di silenzio, che a Severus apparve enormemente dilatato a causa della forte tensione che, a quanto pare era l’unico ad avvertire. Avrebbe voluto continuare a fargli altre domande, ma era rimasto così sconvolto, anche se non lo dava a vedere, da quel -Sì...- così distaccato che gli pareva non sarebbe riuscito a mantenere la calma richiesta in una situazione simile e avrebbe finito per compiere qualche sciocchezza irrimediabile.

Forse madama Chips aveva ragione, non era ancora arrivato il momento di affrontare l’argomento Narcissa, quindi decise che poteva bastare così con le domande e dopo aver intimato al proprio allievo di riposare e di non affaticarsi per qualsiasi motivo al mondo, il professore fece per andarsene, ma proprio mentre questo afferrava la bacchetta per lanciare un Alohomora che gli aprisse la porta, la voce debole del suo allievo richiamò la sua attenzione.

-Lei...mia...mia madre...è morta.- affermò senza un particolare tono di voce, faticando solo a pronunciare quelle poche parole.

Severus sentì un nodo alla gola togliergli il respiro per un attimo. improvvisamente sentì l’irrefrenabile impulso di mentirgli, di dirgli che sua madre era sana e salva, che la maledizione l’aveva, per qualche strano motivo risparmiata, e che presto l’avrebbe rivista, ma si dissuase dal farlo. non poteva illuderlo così, non poteva prendersi gioco di lui in un modo così meschino e atroce, anche se quello che sperava d’ottenere mediante queste bugie era la felicità del suo allievo.

-Lei è morta, vero?- l’affermazione di Draco divenne una domanda a cui il professore non potè far altro che rispondere affermativamente.

-Vuoi che rimanga qui?- gli chiese l’uomo ed il ragazzo scosse il capo -sicuro?- stavolta il ragazzo annuì -bè, allora riposati, mi raccomando...- il ragazzo annuì nuovamente e vide il professore uscire con sorprendente facilità da quel buio fitto che li circondava. Non appena fu fuori sa quella stanza gli sguardi di Silente, della professoressa Mcgranitt e di madama Chips furono subito su di lui.

-Allora?- chiese la professoressa direttrice dei grifondoro, con l’apprensione tipica delle madri.

-Lui è consapevole di ciò che è accaduto...- spiegò -ma è come se dovesse ancora accettarlo, metabolizzarlo...-

-E’ comprensibile...- disse infine Silente e madama Chips annuì -Ora dobbiamo solo farlo riposare...il tempo farà il resto.- concluse il vecchio e gli altri tre annuirono concordanti.

 

Harry alzò gli occhi dal libro che stava leggendo e gli venne spontaneo pensare che Ron ed Hermione, col passare del tempo erano diventati peggio di due criceti. Avrebbe dovuto essere felice per loro, ma ogni qual volta che li vedeva insieme non provava solo felicità. C’era anche qualcos’altro, qualcosa di brutto che Harry stesso si vergognava di provare.

Invidia.

Il ragazzo sorrise e si disse che quella che provava era proprio nei confronti dei suoi due migliori amici era proprio invidia. Non gli era stato semplice capirlo, ma ogni volta che pensava che Ron poteva baciare l’oggetto dei suoi desideri ogni volta che voleva si ritrovava ad odiarlo, a volergli strappare dalle mani ciò che lo rendeva tanto felice, forse solo per il gusto di on essere l’unico a soffrire.

Anche lui avrebbe voluto baciare l’oggetto dei suoi desideri, stringerlo a se, farlo suo, unicamente suo. La fantasia di Harry a quel punto si mise in moto da sola, il bambino sopravvissuto vide il volto pallido che tanto amava pervaso dall’estasi della loro unione, i capelli biondi come raggi di sole imprigionati tra le sue dita, gli occhi chiusi, le guance leggermente più rosee del solito le labbra semiaperte che ogni tanto, quando non erano impegnate nel baciarlo, si lasciavano scappare un gemito, un nome.

Un nome chiamato poi con sempre più insistenza la cui pronuncia era interrotta soltanto da qualche ondata di piacere più forte delle altre, che togliendogli con violenza il respiro gli mostrava una gioia mai provata prima d’ora.

Un nome. Il suo nome.

-Harry.-

Una chiamata cui non poteva non rispondere.

-Harry.-

Un sussurro che lo eccitava nel profondo, che lo scuoteva dentro.

-HARRY!-

Harry Potter sussultò spaventato e constatò che quello di Ginny non doveva essere stato propriamente un sussurro, bensì un urlo vero e proprio, lanciatogli contro dalla sua, purtroppo, ragazza per farlo tornare in se dal mondo dei sogni.

-Gi...Ginny...- balbettò ancora impaurito, mentre la ragazza lamentandosi della noia che provava diceva ad Harry di portarla a fare una passeggiata romantica, rimproverandogli per l’ennesima volta di trascurarla. Fu così che Harry dovette accompagnare Ginny a fare quattro passi, proprio come un cane costringe il suo padrone a portarlo a passeggio.

 

Draco se ne stava disteso immobile nel letto, con le coperte tirate su fin sotto il naso, facendo finta di dormire. Perché se quel qualcuno dell’altra volta l’avesse visto così, addormentato, non avrebbe esitato e l’avrebbe consolato di nuovo con quelle carezze, quei gesti che mai prima d’ora nessuno gli aveva rivolto e di cui aveva tanto sentito la mancanza. Aspettò ancora e ancora, con la viva fiducia che il proprio desiderio non fosse solo una banale utopia. I minuti trascorsero lenti e dolorosi, ogni attimo che passava senza che quel qualcuno entrasse nella stanza era per lui il disfarsi di ogni speranza ed il farsi sempre più pesante, sempre più insopportabile, sempre più vera di una terribile consapevolezza.

 

Harry e Ginny si trovarono quello steso momento a passare di fronte all’infermeria. Il ragazzo esitò di fronte all’ingresso di quella stanza, perché aldilà di esso vi era Draco. Si disse che doveva entrare lì dentro, perché non poteva permettere all’oggetto ei suoi desideri di soffrir da solo, ma prima che potesse spingere davanti a sé le due grandi tavole di quercia che lo separavano da dal serpeverde, Ginny, tornata indietro, giacché aveva continuato la sua passeggiata senza accorgersi minimamente dell’assenza del suo ragazzo, lo prese per un braccio e lo trascinò via di lì.

 

Aldilà di quelle porte sprangate, Draco si sciolse in pianto, il dolore enormemente accresciuto dall’enorme confusione che aveva in testa e non solo. L’unica cosa che sapeva per certa era che quel qualcuno che l’aveva consolato con le sue carezze non sarebbe più tornato da lui, proprio come la mamma.

 

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Vi è piaciuto? Spero proprio di si...non è un capitolo molto emozionante, anche se verso la fine ho voluto essere il più...romantica?...possibile. ora comunque vi saluto, con l’augurio che commentiate anche questo capitolo...Ciao! Con una valanga d’affetto, vostra Isi.

  
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