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Autore: CatcatKhad    10/02/2013    7 recensioni
Tutti umani.
3 ottobre 1893, Londra, Inghilterra. Di fronte al cancello della dimora del dottor Cullen, tre sorelle e la loro zia avevano davanti un'opportunità che avrebbe cambiato la loro difficile e sofferta esistenza. Riusciranno a trovare finalmente la pace tanto agognata, o si ritroveranno in un intreccio famigliare scomodo e proibito? E l'arrivo di una piccola creatura, potrà riportare la pace in quella casa?
Tratto dalla storia:
"Ero un treno in corsa. I miei passi lenti, strascicati sul ciglio del marciapiede, compensavano la velocità dei miei pensieri, delle mie emozioni. Un battito, seguito da un altro più debole. A ricordarmi che da quel momento non sarei mai più stata sola."
Genere: Erotico, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Coppie: Alice/Jasper, Bella/Edward, Carlisle/Esme, Emmett/Rosalie
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: Bondage, PWP, Tematiche delicate | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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Capitolo 20















Salve a tutti! Come state? Tutti pronti per il Carnevale? Bene, allora passiamo direttamente al nostro capitolo.
Ho letto nelle recensioni che siete curiosi di sapere cosa succede a Bella, ad Alice e a tutti gli altri, quindi.. Eccovi accontentati! Finalmente scopriremo (forse u.u) cosa è successo fra Esme e Bella, e vedremo l'arrivo dell'orda dei parenti delle nostre ragazze per il matrimonio... con una piccola sorpresa. u.u Siete pronti? Buona lettura!





Bella


Rosalie impallidì, appena sentì le mie parole. E faceva bene, in quel caso, a fare così, perchè c'era ben poco da rallegrarsi, vista la mia situazione precipitata troppo in fretta, e drasticamente.
- Parla, Isabella.* - Sussurrò, appoggiando una mano sul tavolo accanto alla mia e l'altra sul suo stomaco, storpiando la bocca in una lieve smorfia.
- Non so da dove iniziare, ma vedrò di partire dal principio.* - Sussurrai a mia volta, lontana da orecchie indiscrete che avrebbero potuto aggirarsi nei dintorni.
La mamma mi aveva chiesto, gentilmente, di seguirla nella sala da pranzo, che avevamo raggiunto velocemente, e in silenzio. Ci eravamo accomodate al tavolo, una di fronte all'altra, come in quel momento le eravamo io e Rose, e con fare nervoso si stava quasi torturando le mani, con lo sguardo basso.
L'ansia stava crescendo, e dal mio stomaco si diradiava in tutto il corpo, e per poco non sarei esplosa, se non fosse che il suo inizio discorso era fin troppo misterioso.
- Ascolta, tesoro mio, c'è una cosa di cui dovrei parlarti, e vorrei farlo apertamente, senza doverti spaventare oltremodo. - Le feci cenno di proseguire, mentre accavallai le gambe sotto al tavolo impaziente.
- Anni fa, quando tu avevi appena sei mesi e tuo padre era ancora vivo, facemmo una promessa reciproca, noi e un nostro caro amico. Billy. Lui ha un figlio, dell'età di Rosalie, e si chiama Jacob, Jacob Black. - E si interruppe, guardandosi attorno quasi impaurita. Si avvicinò al mio viso, tremando appena.
- Sarebbe meglio dire che lui e tuo padre presero un accordo, in cui dicevano che lui, Jacob, si sarebbe sposato appena compiuti i diciannove anni, e che a venti avrebbe cercato di procreare un figlio. - Sussurrò, e io aggrottai le sopracciglia, appoggiando un gomito sul tavolo e osservandola confusa.
- E io, cosa c'entro in tutto questo mamma? - Scosse la testa, sospirando pesantemente, e si aggiustò i capelli nervosamente, sebbene cercasse in tutti i modi di nascondermi il suo stato d'animo inquieto.
- Beh, ecco... Durante la promessa, stabilimmo che lui avrebbe dovuto sposare una donna degna di lui, buona, che lo ami, che venga amata per come merita, e che riesca a dargli una vita bella e soddisfacente. E' un bravo ragazzo, ha un lavoro che frutta abbastanza e soprattutto viene sa una famiglia onorevole, e onesta. - Non mi aveva ancora risposto, ma girava attorno al problema come se ne avesse paura, come se non volesse dirmi qualcosa che mi avrebbe spaventata più di quanto non fossi già stata.
- E quella donna, o ragazza, rispecchia tutti i criteri che decidemmo, quel giorno, figlia mia. - Alzai entrambe le sopracciglia, dandole quasi un incitamento a finire.
- E chi è, questa ragazza? - Lo sguardo della mamma si fece quasi lucido, e non seppi decidermi fra la tristezza o la gioia, ovviamente sua.
- Sei tu, Isabella. - Sorrise appena, mentre io mi sentii crollare il mondo addosso.
Rosalie, di fronte a me, era rimasta pietrificata, con un colorino verdastro in viso, mentre io, ricordando quelle parole terribili, cominciai a singhiozzare, nascondendo la faccia dietro alle mie mani tremanti e chiuse come in difesa.
- Non è possibile, Bells... - Sussurrò, alzandosi lentamente e raggiungendomi, per stringermi poi fra le sue braccia.
- Non volevo crederci nemmeno io, Rose, ma purtroppo è così. - Mi alzai e mi rannicchiai contro di lei, che sfregava la sua guancia contro la mia testa per tranquillizzarmi.
Ma cosa avrei potuto fare, se non cercare almeno di capire perchè i miei genitori, allora, avevano fatto una cosa del genere? Perchè mio padre, che dai racconti di mia madre sembrava volermi un bene dell'anima nonostante la malattia e l'indisposizione, aveva stabilito una cosa così, per la sua bambina?
- Andiamo a letto, sorellina, e domani troveremo una soluzione, almeno per te. E così ne parleremo anche con Alice, magari ci aiuterà. - Annuii, e mi asciugai le lacrime seguendola verso la camera da letto, accompagnandola prima al bagno.
- Tu stai bene, Rosellina mia? - Scosse la testa e mi fece segno di andare, mentre si accovacciò a terra con le ginocchia e avvicinò a sè una bacinella vuota.
- No, ma tu vai in camera amore. - La osservai un attimo, ma quando si piegò scossa dai conati, distolsi lo sguardo e raggiunsi Alice, che era già sotto alle coperte ma fingeva di dormire, con un'espressione imbronciata stampata in volto.
- Al, a te cosa succede adesso? - Ma era mai possibile che a nessuna delle tre andasse tutto bene, per una volta? Perchè doveva sempre succede qualcosa di sconvolgente alle nostre vite, già travagliate di loro?
- Niente, Bella, niente. - Scocciata si rigirò dall'altra parte del letto, ma io ignorai il suo segnale evidente di lasciarla in pace e le scostai le coperte, facendola sedere furiosa.
- Che cosa vuoi, adesso?! - Alzò le mani e digrignò i denti, e io mi scostai appena, con gli occhi aperti.
- Sto per sposarmi.* - Dissi, cambiando completamente umore e raffreddandomi all'istante, e lei si fermò.
- Come hai detto, scusa?* - Il suo tono di voce si abbassò e aggrottò le sopracciglia, poi si scansò appena per farmi spazio.
- E' una lunga storia... * - E gliela raccontai, per filo e per segno, catturando la sua attenzione e la sua disapprovazione, tale a quella di Rose.
- Domani ne parleremo con la mamma, e risolveremo. E scusa se t'ho risposto male, prima.* - Scossi il capo, e sorrisi appena, alzandomi dal suo letto e dirigendomi verso il mio dopo aver chiuso la porta dietro a Rosalie, che in un attimo si fiondò a letto e crollò in un sonno profondo.
- Secondo me non cambia idea.* - Dissi, a voce bassa, per non svegliare Rose, ed Alice dopo essersi rimboccata le coperte mi guardò.
- Dai non dire così, sii ottimista, la mamma farebbe di tutto per noi e magari riusciamo a convincerla.* - Sospirai appena, appoggiando la schiena contro il cuscino che avevo precedentemente messo contro la spalliera del letto.
- Lo spero, tutto qui. - Dissi, poi mi infilai sotto alle coperte e, dopo aver mandato un bacio ad Alice e uno ad una Rosalie già nel mondo dei sogni, mi addormentai.




Alice

Erano passati alcuni giorni, dalla sera in cui Bella ci aveva confidato l'orribile destino che le era capitato. Beh, infondo si sapeva che noi tre, in un modo o nell'altro, avremmo avuto una sistemazione del genere, soprattutto perchè ormai eravamo entrate in quella fascia d'età in cui la mamma si aspettava qualcosa di più da noi, magari un fidanzamento. Ma cosa potevamo farci, noi, se ci era successo di innamorarci dei nostri futuri fratellastri?
Avevamo tentato un approccio con la mamma, e sia io che Rose avevamo anche cercato di convincerla a sciogliere la promessa con quel certo Billy Black, inutilmente.
La sera del 18 ottobre, pochi giorni prima del fatidico momento, la zia Sol e i cugini erano arrivati a casa nostra, per poter aiutare la mamma e la nonna con gli ultimi preparativi ed organizzare qualcosa in onore degli sposi.
Rosalie, dopo il lieve shock iniziale, subito si mosse per andare a prendere fra le sue braccia il piccolo Juan, che allegro si era raggomitolato sulla suo petto e giocava con i suoi capelli mentre lei, entusiasta, sorrideva senza smettere un attimo di osservarlo.
Bella, invece, si stava dilettando con le sue sorelle maggiori, Aurora, che aveva da poco compiuto cinque anni, e Socorro, otto anni e mezzo, e nel soggiorno in cui ci eravamo riuniti tutti assieme continuavano a girovagare e a scherzare, facendomi ricordare quando noi eravamo piccole e scorrazzavamo per il giardino della nostra vecchia casa.
La sottoscritta preferiva passare del tempo a parlare con Ramon, il figlio più grande, da poco undicenne, di cose più 'da grandi', come le aveva definite lui, anche se non eravamo legatissimi gli volevo bene, infondo era il figlio del nostro carissimo zio Jeronimo!
La nonna, Carlisle e gli zii stavano chiacchierando anche se a fatica, perchè la mamma doveva fare da interlocutrice per permettere a tutti di capire, e i ragazzi stavano facendo un'altra partita, con Julian come quarto giocatore d'eccezione, probabilmente non aveva mai giocato e sarebbe stata l'ultima volta.
Ci eravamo trattenuti tutti fino a tardi, in quei giorni nessuno era impegnato ad andare al lavoro per poter accogliere tutti i parenti ed ultimare i preparativi per il grande giorno.
Il mattino seguente, mentre tutti noi eravamo in sala da pranzo a fare colazione insieme, stranamente tranquilli e allegri a chiacchierare fra di noi come se fosse un giorno speciale, il signor Trevor arrivò trafelato e con un chiaro e netto messaggio.
- Signor Cullen, signor Cullen! Una missiva per voi, da Windsor. - Carlisle, allarmato, si alzò e afferrò la lettera, poi la aprì in fretta e cominciò a leggerla.
- Come mai è arrivata proprio qui, a Maidstone? - Emmett squadrò Trevor che, avendo ripreso a respirare normalmente, scosse la testa e alzò le mani.
- Non lo so, signore, mi dispiace. - Jasper ed Edward rimasero in attesa di una risposta dal padre, mentre noi cominciammo a chiacchierare con lo zio e la zia, che ancora non capiva niente di inglese ma si stava ambientando facilmente.
- Esme cara, hai detto alle ragazze cosa abbiamo organizzato per questo pomeriggio?* - La zia Sol finì di bere il thè e posò in terra Juan, che subito corse fra le braccia di una entusiasta Rosalie, e tutte noi rimanemmo ad ascoltare.
- Oh, pensavo che glielo avresti detto tu, cara Soledad!* - La mamma sorrise, poi ci guardò con uno sguardo d'intesa, e per quanto Bella fosse risentita della sua decisione non potè fare altro che fingere che non succedesse nulla.
- Lo farò io, allora. Ragazze mie, preparatevi come si deve perchè questo pomeriggio, a casa Cullen...* - Faceva ancora fatica a pronunciare quel cognome e per questo emanava a tutti noi una grande tenerezza, - Tutta la nostra famiglia si riunirà per la Zambra(*) di vostra madre.* - Noi tre sorelle sbarrammo gli occhi, poi lanciammo un gridolino entusiasta e scattammo in piedi, portando insieme a noi il piccolo Juan che rideva contento, per correre incontro alla zia ed abbracciarla forte.
- Wow ragazze, tutto questo entusiasmo?* - Disse, scoppiando a ridere e recuperando suo figlio, che dalla stretta di Rose si sbracciava per andare dalla sua mamma.
- Andate a prepararvi ragazze, che io cerco di convincere gli uomini a partecipare con noi. - I ragazzi, compreso Carlisle che aveva appena annunciato il ritardo dell'arrivo di sua madre, ovvero della nonna di Edward, Jasper ed Emmett, la guardarono confusi, ma prima che potessero replicare noi ci dileguammo verso la nostra camera.
- Ragazze, ma ci pensate? La prima Zambra della nostra vita! - Rosalie era entusiasta, e anche noi due le eravamo, ultimamente la nausea era diminuita e compariva solo alla sera, prima di andare a dormire, quindi eravamo più tranquille tutte, almeno in quello. Meno bugie da raccontare!
- Secondo voi, loro balleranno?* - Bella ci guardò e abbassò poi la testa, arrossendo appena, e non potei fare a meno di sorridere.
- Se la mamma riesce a convincerli a partecipare, qualcuno li costringerà poi a ballare insieme a noi Bells, tranquilla. Il tuo cavaliere sarò lì per te!* - Dissi, prima di scoppiare a ridere e beccarmi un'occhiataccia da Bella, che camminò più veloce superando anche Rosalie, che con me sghignazzava allegra.
- Che cosa indosserete? - Bella aprì l'armadio e cominciò a frugare fra i vestiti belli, mentre io ero in bagno a risciacquarmi il viso e Rosalie si stava infilando il vestitone che aveva ostinatamente voluto mettersi per nascondere la pancia.
Era cresciuta ancora, ed era incredibile quanto due centimetri fossero evidenti, su di lei.
Ovviamente era una sua idea, perchè anche se io e Bella l'avevamo carpita, gli altri non se ne erano assolutamente accorti, ma lei testarda aveva continuato a fare di testa sua. Anche se il suo malessere era scemato, la sua paura persisteva eccome.
Tornai in camera, dopo aver sentito la voce della zia e di Socorro, e appena vidi sul letto un vestito nuovo di zecca, bianco e nero e diviso come in due pezzi, con un nastro da legarmi attorno ai capelli e tutti i gioielli preziosi possibili e immaginabili, dai bracciali alle collane, ai grandi e sfarzosi orecchini a cerchio decorati in oro.
Mi brillarono gli occhi, e subito cominciai ad afferrare i vestiti e ad appoggiarmeli contro, davanti allo specchio, per capire come stavo.



Rosalie

Sapevo perfettamente che Alice e Bella mi stavano nascondendo qualcosa. Da quando avevo scoperto di essere incinta, ero più sensibile alle bugie o ai misteri, e sentivo che loro due, le mie sorelle, avevano qualcosa che non andava. Forse era legato alla mia pancia, o semplicemente avevano dei problemi con Jasper ed Edward, ma avrei tanto voluto scoprire cosa.
La zia bussò alla porta, subito dopo averci dato l'annuncio, e seguita da Socorro che era sommersa da stoffe di tutti i tipi ed era già quasi pronta per la festa, e ci porse dei vestiti nuovi, dicendoci che non potevamo assolutamente presentarci alla festa di matrimonio di nostra madre con un vestito già messo.
Per mia sfortuna, ciò che dovevo indossare io era a due pezzi, con la gonna lunga fino ai piedi e sommersa di paillettes azzurra e il pezzo superiore che partiva da una spalla e finiva sotto al seno, scoprendomi quindi la già ben visibile pancia.
Appena uscì, seguita dalla nostra piccola cuginetta, subito andai da Bella e la implorai con lo sguardo.
- Posso mettere il tuo, Bells? Se indosso questo si capirebbe subito ed Emmett lo verrebbe a sapere! - Lei alzò gli occhi al cielo, e mi porse il suo vestito intero rosso, con le maniche larghe che lasciavano intravedere un pezzo di pelle e la parte sopra ampia, mentre la gonna era lunga fin quasi alle caviglie con dei giochi di pizzo e le due parti erano unite da un pezzo di stoffa nero che copriva esattamente la pancia, e una eventuale lieve rotondità sospetta.
Alice spuntò dal bagno, e subito volle provare i suoi vestiti, fantastici quanto i nostri.
Bella prese un nastro dal suo portagioie, e si legò i capelli in una coda bassa, stringendoli per bene per non farli sciogliere, e cominciò a truccarsi velocemente, cominciando dalla cipria per finire con il rossetto leggermente più marcato del solito, come da tradizione per una festa così.
Sapevo che l'avrebbero organizzata, ma che fino all'arrivo di tutti quanti non si sarebbe fatto nulla di speciale, e dunque il resto della famiglia doveva già essere giunto dalle varie città spagnole fino a qui, pronto per festeggiare.
Fortunatamente, Carlisle ci aveva informati del protocollo che nella sua famiglia, soprattutto da sua madre, veniva seguito alla lettera, e alla mamma e alla zia era venuto bene in mente di festeggiare il matrimonio con la Zambra prima dell'arrivo del resto della famiglia Cullen, per evitare disagi e incomprensioni.
Mi spogliai dunque in fretta, e dopo aver infilato il vestito mi rimirai allo specchio, e sentii dentro di me la vena latina pulsare e riempirmi il cuore d'orgoglio, perchè pur avendo il padre inglese e pur essendo nata in Inghilterra, mi sentivo più vicina alle mie origini gitane, infatti per la maggior parte del tempo seguivamo le tradizioni, allontanandoci dai costumi tipici di Manchester e adottando i nostri, che la mamma conosceva bene.
Mi avvicinai al mio portagioielli, e dopo aver preso un paio di collane e gli orecchini, vidi spuntare dal fondo una cavigliera. Mi ricordò subito la nonna Iris, e quando il giorno del mio decimo compleanno si presentò con quella scatolina minuscola e quel gioiello a me carissimo, perchè fine ma con quella pietra rossa che lo rendeva al tempo stesso prezioso.
Sorrisi, e dopo aver aperto il gancetto, mi abbassai e annodai il bracciale alla mia caviglia, muovendola subito per sentire i minuscoli campanellini produrre quel suono fantastico che sempre avrei adorato.
Afferrai una piccola molletta, presi un paio di ciocche dei miei capelli che andavano davanti al viso e li fermai dietro alla testa, poi diedi una ravvivata ai lievi boccoli infondo e mi truccai appena, rendendomi presentabile.
Intanto, Alice aveva indossato un gioiello particolare, e lo aveva infilato in modo che un pezzo fosse sulla fronte e il resto le cingesse la testa in maniera perfetta, tale da farla sembrare una principessa.
Finito di prepararci, guardammo l'ora e vidi che ormai era ora di pranzo. Bussarono alla porta, e la zia Sol fece capolino con la testa, sorridendo estasiata appena ci vide.
- Oh ragazze mie, siete semplicemente bellissime!* - Disse, e congiunse le mani contemplandoci per un attimo. Lei aveva raccolto i lunghissimi capelli neri in una complicata acconciatura, che risaltava i suoi ricci fantastici, e dei nastri bianchi la arricchivano di una luce particolare.
- Ma adesso andiamo a mangiare, che avremo tempo per festeggiare a lungo oggi! E ricordate, ci saranno anche lo zio Pablo, la zia Mercedes, i cugini da Madrid...* - E iniziò ad elencare tutti, e ripeto TUTTI, i parenti che sarebbero stati presenti quel pomeriggio. Nel frattempo, ci eravamo incamminate tutte insieme verso la sala da pranzo, indossando le scarpe che nel giro di un'ora avremmo tolto prima di entrare in giardino, e Juan, sulle sue gambine, ci stava correndo incontro con le braccine aperte.
La zia me lo fece prendere in braccio, e subito lo riempii di bacini, fino a che non arrivammo dentro alla sala, in cui erano tutti seduti attorno al tavolo, ad attenderci.
I miei occhi scrutarono i presenti, da un Carlisle agitato perchè sicuramente non sapeva cosa aspettarsi, ad uno zio Jeronimo impaziente di terminare il pranzo per dare il via alle danze, ad una nonna Iris che in mezzo ai suoi gonnelloni e alla bandana rossa ricamata con decorazioni bianche che la rendevano magnifica, per essere già avanti con gli anni.
La mamma non era presente in sala, e fino alla festa non avrebbe potuto vedere Carlisle per via del suo abito tradizionale, che fino al matrimonio, o in quel caso fino all'inizio delle celebrazioni di quel giorno, lo sposo non avrebbe potuto vedere indosso alla sua amata.
Edward aveva indossato una camicia bianca e i pantaloni che sicuramente gli aveva consigliato lo zio Jeronimo, e gli donavano molto, vista l'occhiata interessata che Bella gli lanciò e che a me e ad Alice non sfuggì affatto.
Jasper, dal canto suo, aveva preferito la camicia nera e il gilet smanicato bianco, e accanto al polso aveva un foulard nero che avrebbe forse indossato più tardi.
Anche lui era molto gradevole alla vista, e nonostante nostra sorella volesse non darlo a vedere, apprezzava molto il fisico che spiccava dietro a quei vestiti zingareschi che mai avremmo sperato di vedere addosso a loro.
Il mio sguardo cadde infine su Emmett, e il mio cuore ebbe un lieve sobbalzo. Era incantevole, nei pantaloni grigio scuri con un rigo bianco classico che lo rendevano elegante e al tempo stesso molto, molto bello, e la camicia beige scuro coperta dalla giacca, smanicata anche quella, nera che lo rendevano misterioso e affascinante come non mai.
Juan si sbracciò, e dopo avermi stampato un bacio sulla guancia corse a sedersi sulle gambe di suo padre, che rideva mentre guardava la scena, e io potei solamente arrossire appena, sotto lo sguardo inquisitore dei tre fratelli.
Appena arrivai al mio posto, accanto a Jasper e a Bella, lui subito si sporse verso di me sorridendo dolcemente.
- Ehi, oggi stai meglio, direi! - Sussurrò, e io annuii, guardandolo negli occhi. In realtà avrei voluto chiedergli se si vedesse qualcosa, ma lui intuì la mia domanda e scosse la testa, prima di cominciare a mangiare ciò che Julian gli aveva appena servito.
Tutti, presa la forchetta in mano, finimmo velocemente ogni pietanza, anche se io cercai di mangiare poco per non rischiare un improvviso malessere durante la festa, che sicuramente avrei voluto evitare, e alla fine, dopo che il thè fu servito a chi ne aveva richiesta una tazza, ognuno di noi si alzò dalla propria sedia, la zia e le nostre cuginette corsero dalla mamma per finire di aiutarla a vestirsi, perchè a noi era proibito vederla, quindi noi fummo costrette a rimanere con gli uomini e con la nonna Iris, che era già emozionata.
Edward si mise a posto i polsini della camicia, e si passò una mano fra i capelli sotto consiglio di suo padre, e io senza farmi vedere tirai una lieve gomitata a Bella, che subito si schiarì la voce e, dopo aver scambiato uno sguardo con me ed Alice, si avviò verso di lui.
Io e mia sorella rimanemmo vicine ad osservarla, con un sorrisino in faccia che fortunatamente Bella non vide, o ci avrebbe uccise a mani nude solo per quello.
Jasper, intanto, stava cercando una maniera per indossare quel foulard senza successo, perchè inizialmente lo aveva arrotolato intorno alla propria testa pentendosene praticamente subito, poi attorno al polso senza riuscire a capire il senso, e alla fine attaccato alla cintura dei pantaloni.
Ma, ovviamente, non andava messo lì, e io ridacchiando appena mi avvicinai a lui.
- Jasper, lo sai che va messo qui? - E dopo essermi fatta dare l'accessorio, glielo annodai delicatamente attorno al collo, senza smettere di ridere.
Lui si guardò un attimo, poi alzò le spalle e scosse la testa come sconsolato, poi si aggiustò i pantaloni sfregandoci sopra le mani e sbuffò.
- Non ho mai calzato vestiti del genere, dovresti capirmi! - E dopo aver fatto cenno a me, si incamminò verso Alice a passo spedito, che nel frattempo lo stava osservando curiosa di capire cosa avesse intenzione di fare.
- Nipotine, io esco in giardino con Ramon e Juan per accogliere gli altri, come definito con vostra madre, ci vediamo dopo!* - Lo zio Jeronimo diede un dolce bacio sulla guancia a tutte tre, e il piccolo Juan fece lo stesso, mentre Ramon sorrise e uscì per primo, seguito dai due.
Bella, dal canto suo, aveva cominciato a parlare con Edward timidamente, perchè il suo sguardo era basso e il suo sorriso perennemente stampato in faccia erano un chiaro segnale del suo lieve imbarazzo, anche se lui non sembrava farci caso.
Jasper aveva fatto segno ad Alice di uscire in giardino, e la stava seguendo, e in cuor mio ero felice per lei, perchè sapevo quanto tenesse a lui e facendo così lui le dimostrava il proprio interesse, che con certezza potevo affermare che era veramente tanto.
- Rose, noi usciamo, ci raggiungete? - Edward, interrompendo un attimo il suo discorso con Bella, si rivolse a me e agli altri; ma appena mi guardai attorno, notai che solo una persona era rimasta. Oh-oh.
- Andate. Noi arriviamo. - Tre parole che, uscite dalla sua bocca, mi fecero correre i brividi lungo tutta la schiena.
Allora i due, dopo essersi scambiati un paio di occhiate confuse, raggiunsero tutti gli altri fuori, da dove cominciava a provenire la musica prodotta dalle due chitarre e dal tamburello della zia Sol, lasciandoci soli.
Quindi, quasi diedi le spalle a lui, che tentennava per avvicinarsi a me, e in un momento di distrazione, il mio istinto mi fece portare la mano sul ventre, che sentivo pieno di vibrazioni che mi davano un senso di ebbrezza, per me era davvero incredibile pensare che lì dentro c'era il mio bambino, anche se ormai erano giorni che ne ero a conoscenza.
Ero combattuta, da una parte c'era l'amore infinito che già provavo per quella creaturina che si stava lentamente formando dentro di me, ma dall'altra c'era la rabbia e la frustrazione, e il pensiero che mi diceva che se solo lui fosse arrivato più tardi, in una situazione più comoda, sarebbe stato meglio per tutti.
Mi sentii sfiorare la spalla, erano giorni che non ci rivolgevamo praticamente la parola e il nostro unico contatto erano le occhiate fugaci che scappavano ad entrambi, e mi mancava sentire le sue mani, voraci ma allo stesso tempo tanto attese, sul mio corpo; ma non potevo più concedermi, per quanto lo volessi.
- Stai bene, Rosalie? - Sussurrò, avvicinando il volto al mio orecchio, e da lì potei sentire il suo respiro, calmo e regolare, picchiare sulla pelle nuda del mio collo; era così diverso da quello di poco tempo prima, quello forte e ansimato che lo caratterizzava durante le nostre avventure clandestine.
E nel ricordare quei momenti, le mie gote si fecero improvvisamente troppo colorate, e a lui non sfuggì questo dettaglio.
- Sì, Emmett, sto bene. - Sussurrai più piano di lui, e per non rischiare di cadere in tentazione, mi scansai da lui quasi subito, evitando il suo sguardo che mi avrebbe lacerato l'anima e scuotendo la testa.
Dalle vetrate della stanza, potevo benissimo vedere tutta la mia famiglia che aveva iniziato a ballare a ritmo della musica incalzante che i musicisti, ovvero lo zio Jeronimo, il cugino Antonio e il suo gemello Pedro e la zia Mercedes, avevano cominciato ad intonare poco prima.
La festa stava iniziando, e non volevo perdermi nemmeno un attimo. Mi sentivo che sarebbe successo qualcosa, e non mi sarei sbagliata.





Angolino autrice: Eccoci arrivati alla fine del capitolo, cari lettori! Allora, sono soddisfatta di aver pubblicato con un largo anticipo u.u anche se spero che vi sia piaciuto, perchè ovviamente i miei dubbi persistono e non mi convince molto, aspetto una vostra risposta! Recensite numerosi, mi raccomando! A presto, un bacione, Alba97.


(*) Zambra: tipica festa gitana per celebrare matrimoni, o perdonare affronti subiti. In questo caso, festeggiano la zambra per il matrimonio di Esme (poichè sua madre è di origini gitane) e Carlisle.
   
 
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