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Autore: BellatrixLestrange96    10/02/2013    0 recensioni
Tre fratelli Dèmira, Cerea ed Artax non sono molto ricchi ad Atene, la città in cui vivono. Sono orfani di madre e vengono poco considerati dalla loro società. Ma qualcosa sta per cambiare nelle loro vite, qualcosa che li farà diventare le persone più fortunate al mondo.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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PREFAZIONE:

“Ero passata dall’essere una persona povera, senza identità, senza nessuna dote particolarmente affascinante all’erede al trono di Dovig, la regione più bella di Redsa. Probabilmente eravamo caduti tutti e tre dall’Acropoli e nemmeno ce ne eravamo accorti, avevamo sbattuto la testa così forte e adesso eravamo in coma in qualche ospedale di serie b. Poi chi era quell’uomo così strano? Come faceva a sapere il nome di nostra madre? Era tutto frutto della nostra mente? Ma anche se lo fosse, si può fare un sogno così realistico insieme ad altre due persone? Dannazione, volevo solo ritornare a casa, mangiare la zuppa con la mia famiglia e abbracciare papà.”

CAPITOLO 2: La nostra vera storia

Quelle parole rimbombarono per qualche istante nelle loro menti impedendo qualunque risposta. Anzitutto dove erano finiti? Chi era quell’uomo?  Come faceva a conoscere il nome della loro madre che addirittura loro sapevano a malapena? Artax prese l’iniziativa, si avvicinò di scatto all’uomo e gli disse prepotentemente: “Cosa vuoi farci? Chi sei? Dove ci troviamo e come fai a sapere il nome della nostra mamma? Rispondi, adesso!” Artax era sempre un po’ burrascoso, non riusciva a parlare in modo pacato e non sapeva tantomeno ascoltare pazientemente. Cerea si accostò al fratello, gli mise la mano sul braccio e cercò di calmarlo: “Artax, calmati, adesso sono sicura che ci dirà tutto.” Artax era rabbioso, stringeva i pugni così forte che sarebbe bastato un altro po’ per farli sanguinare a fiotti. “Ora vi spiegherò ogni cosa, altezze, ma prima seguitemi” disse l’uomo ammiccando un sorriso sincero. Dèmira e Cerea avanzarono senza esitazione, ma Artax no. “Cosa ne sappiamo di lui? Potrebbe benissimo ucciderci” L’uomo si fermò e disse: “Non crede, mio signore, che l’avrei già fatto? Siete disarmati, vulnerabili e tutti e tre adolescenti. Per favore seguitemi se volete conoscere la vostra vera storia”. Camminarono nel bosco per un tempo infinito. Usciti dalla foresta giunsero in una radura con strane colonne decorate. Ogni colonna era di un materiale diverso ed erano scolpite su di esse figure che combattevano, venivano incoronate, morivano.  L’uomo si fermò al centro di queste colonne, ne sfiorò delicatamente con aria nostalgica e poi sorrise nuovamente ai ragazzi. “Bene, sedetevi, sarete stanchi e scossi dall’accaduto.” “Ora vi dirò tutto quello che vi riguarda, ma vi avverto: potrebbe sconvolgervi un tantino.” disse serio e severo. “Dunque, intanto io sono Delvin GrigiaBarba, consigliere ufficiale alla corte della regina Tovie, o almeno lo ero. Non sono un umano come avrete potuto constatare dal mio aspetto: sono un heringar, una creatura con sembianze umanoidi ma in grado di vivere molto più a lungo, di ricordare perfettamente quello che ha vissuto e di usare la magia. Gli heringar non sono le uniche creature che incontrerete: elfi, nani, dorgen, khajit e tante altre. Non tutte hanno animi nobili; molte sono malvagie e pronte ad uccidervi ad ogni costo.” “Perché dovrebbero ucciderci, se non siamo nessuno?” disse Cerea. “Nessuno? Voi siete gli eredi al trono, i figli di Tovie, i prescelti dalla profezia che salveranno  Dovig e riporteranno la pace a Redsa.” “Una profezia? Sovrani? Nostra madre? Aspetta non ci sto capendo niente.” intervenne Dèmira. “Se mi fate parlare vi dirò ogni cosa. Voi non appartenete al mondo degli umani o meglio, il mondo degli umani è stato creato a partire dal nostro: alcuni hanno scelto di rimanere qui, altri di fondare un nuovo mondo indipendente da questo.” “Perché hanno scelto di andarsene?” disse Cerea. “Iniziamo dal principio. Un tempo, molti millenni fa, Redsa venne fondata da cinque sovrani e suddivisa in cinque regioni: una governata dai nani di nome Tariel, una governata dagli elfi di nome Meissar, una governata dai dorgen di nome Rutk, una governata dagli uomini di nome Dovig e l’ultima governata dai draugr di nome Eretir. All’inizio tutti vivevano in grande armonia e per secoli ogni regione crebbe florida e ricca. Poi nacquero nella regione retta dagli uomini, Dovig, due bellissime principesse, figlie del re Veryna, Tovie, vostra madre, e Vex vostra zia. Tovie era amata da tutti gli abitanti della regione e prese come marito il principe elfico Benessar, vostro padre. Vex, che era innamorata di Benessar  da anni, divenne furibonda, abbandonò la terra dei padri e vagò per tutta Redsa in cerca di vendetta e sangue. Infine, avendo costituito un esercito di creature orribili come orchi, goblin, elfi del fuoco (gli unici elfi malvagi), atronach e fermiri, giunse a Eretir e propose il suo temibile progetto ai draugr che più di ogni altra cosa bramano ricchezza, potere e forza. Scoppiò una guerra cruenta, vostra madre vi affidò a me, affinchè vi protegessi. Venne imprigionata insieme a vostro padre nella reggia di Vex a Calendar e da lì non ha ancora fatto ritorno. Vex è alimentata dall’odio e non vuole uccidere i vostri genitori, ma farli soffrire fino alla pazzia. La guerra intanto imperversava; le città vennero date alle fiamme, innocenti furono uccisi senza pietà. Decisi di affidarvi ad un umano del mondo terrestre Formio facendogli giurare che mai avrebbe rivelato qualcosa su tutto ciò fino a quando io stesso non vi avrei richiamato. Ora Vex, scoperto l’inganno che gli abbiamo teso, vi cerca disperatamente, usando tutte le sue forze, per non far avverare la profezia che è stata incisa su questa colonna secoli fa.” “E’ scritta in uno strano linguaggio.” disse Artax affascinato da quel racconto. “E’ kynia, la lingua di Redsa. Nella lingua corrente la profezia recita: i figli fuggiaschi di Dovig e Meissar, scampati dall’ira di Vex funesta, riporteranno con sangue e lacrime lo splendore a Redsa, prima della fine della stagione dell’ Aretesta.”  “Aretesta? Che cosa sarebbe?” dissero all’unisono. “Ah, voi lo chiamate autunno o qualcosa del genere.  Comunque, adesso sapete cosa vi aspetta, chi siete e cosa rischiate. Siete la nostra unica speranza. Ovviamente così siete vulnerabili, dovete andare a Meissar da vostro nonno paterno Farengar: con l’aiuto degli elfi imparerete l’arte della guerra, della magia, dell’alchimia e soprattutto, il modo per distruggere Vex per sempre, che purtroppo io non posso conoscere. Sta a voi adesso.” concluse Delvin singhiozzando. Rimasero scossi e titubanti. Erano passati dall’essere i poveracci di Atene ai salvatori-sovrani di un paese fantastico pieno di creature orribili pronte a farli a pezzettini. Alla fine però volevano aiutare i loro genitori, volevano far tornare a sorridere Delvin, volevano porre fine a tutte quelle ingiustizie a cui erano stati abituati a vivere fin da bambini nel loro vecchio mondo. “Bene, dacci una mappa o qualcosa per raggiungere Meissar e noi ci andremo.”

NOTE DELL'AUTORE: Aspetto tanti commenti/recensioni qui o via twitter @giulsblack

  
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