Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Honey Tiger    10/02/2013    21 recensioni
Notizia del giorno.
“Ci troviamo nel centro di Londra, dove la figlia del miliardario Steven Light, è stata coinvolta in un incidente. Al momento, sappiamo solo che Krystal Light, è stata miracolosamente salvata da un misterioso passante di cui non abbiamo tracce, e subito dopo i dottori l’hanno ricoverata d'urgenza. Alcuni testimoni hanno affermato che la ragazza abbia sbattuto violentemente la testa e che sia svenuta. Per il momento è tutto, vi terremo aggiornati appena avremmo delle notizie.”
La seguente notizia fece il giro di Londra mentre la piccola Krystal continuava a dormire nel bianco letto d’ospedale e quando, finalmente decise di riapre gli occhi, tutto cambiò.
Niente fu come prima. Non ci fu più niente che per lei aveva significato se non il viso di un ragazzo. Gli occhi verdi come il prato di prima mattina e un sorriso da togliere il fiato anche ad una regina.
Scoprirà Krystal di chi sono quei occhi che sogna ripetutamente durante la notte? Saprà accettare il futuro che l’aspetta? E se il passato non la volesse lasciar andare?
Cosa farà la piccola Krystal quando verrà a sapere della tragica verità? Andrà avanti o si fermerà per sempre?
Scoprite voi stessi!
Genere: Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

"Krys, siamo arrivati. Svegliati dai.." Mi accarezza dolcemente i capelli e deposita un bacio su di essi.
"Per quale motivo fai tutto questo per me?" Gli chiesi aprendo gli occhi. "L'ho sempre detto che con la luce della luna i tuoi occhi sono meravigliosi." Rifletto per qualche secondo e poi sbasso lo specchietto e li osservo. Sono azzurri, ma quell’azzurro che anche di notte è impossibile non notarlo.
"Quando uscivi con me e Lucas, incantavi tutti quelli che ti circondavano con un solo sguardo senza dover ricorrere al trucco esagerato o al tuo abbigliamento sempre scoperto. Riuscivi ad ammaliarli con una sola occhiata.." Sorrise ricordando i vecchi momenti, quelli che io avevo rimosso dalla mia testa. "Poi è arrivato Josh, il ragazzo che 'comando io e tu stai zitta!' ti ha conquistata e poi ti ha separato da noi." Lo vidi sospirare e portarsi una mano sui capelli. "Diverse volte abbiamo cercato di farti aprire gli occhi, ma tu sei sempre stata testarda finché.." Si bloccò e rimase immobile, muto come un pesce.
"Finché?"
"Lo scoprirai presto." Mi sorrise e aprì la portiera. "Faccio tutto questo perchè un tempo eri tu quella che si prendeva cura di me."
"Che posto è questo?" Gli domando osservando la piccola casetta. I mattoni scuri e le finestre bianche, oltre a questo non riesco a vedere nulla. Certo, non era niente di particolare se paragonato alla casa dei miei genitori, però qui mi sento davvero a casa per non parlare del panorama che mi si presenta, da togliere fiato, certo ci avevamo impiegato due ora per arrivare ma a quanto vedo ne è valsa la pena. "E' la tua casa, l'hai comparata con i tuoi soldi, diciamo i risparmi di una vita."
"Grazie per tutto l'aiuto che mi dai. Ti sono riconoscente." Gli sorrido e mi avvicino insieme a lui alla porta, quando improvvisamente essa si spalanca ed esce un ragazzo a torso nudo. Certo, non mi lamentai per il piccolo spettacolino, in quanto il suo fisico glie lo permetteva ma quando vidi Jonathan allerta in quel modo, mi fece pensare che non fosse un buon motivo per sbavare dietro ad un perfetto sconosciuto.
"Che diavolo ci fai insieme a lei?" Urlò lo sconosciuto avvicinandosi sempre di più a me.
La sua voce, l'ho già sentita da qualche parte. Ne sono sicura ma non ricordo quando, forse era un dejà vu? Possibile che lo conoscessi cosi bene da lasciarlo solo nella mia casa?
"Dovrei essere io a farti questa domanda! Lei non ti vuole più vedere!" Si difese Jonathan parandosi davanti a me. Non permise allo sconosciuto neanche di sfiorarmi e questo lo apprezzai davvero tanto.
"La sua voce, io la conosco!" Dissi ad un tratto facendo girare entrambi i ragazzi nella mia direzione.
""Tu sei quello che m'ha chiamato!"
Vidi gli occhi di Jonathan che venivano coperti da un velo di tristezza mentre sul volto di quel del ragazzo, a me ancora sconosciuto, si tingeva un sorriso. Perchè? Che aveva da sorride?
"Tesoro, sono Josh! Il tuo ragazzo."
"Davvero? E da quando è che io avrei un ragazzo?" La domanda mi venne immediata e parve quasi che lo stessi prendendo in giro. Jonathan non riuscì a trattenere una risata e ciò portò anche me a sorridere.
"Krystal. Stiamo insieme da tre anni!" Mi risponde a voce bassa, cercando di oltrepassare la barriera di Jonathan, che mi si è parato davanti. "Ah, non lo sapevo."
Lo vedo smettere di lottare, non cerca più di oltrepassare e questo mi tranquillizza.
"Krys, stai bene?" Mi domanda Jonathan accarezzando le mie mani che sono strette intorno alle sue braccia. Quasi fossi una bambina spaventata dall'uomo nero. "Ora sto bene. Grazie." Sciolgo le mani imbarazzata. Ma quando è che l'ho abbracciato?
"Krystal, davvero non ricordi niente di me?" Chiese lui guardandomi dritta negli occhi. Io faccio cenno di no con la testa e lo sento sospirare.
"Sono Josh, Josh Hillart. Ci siamo conosciuti nel quinto superiore e da lì abbiamo cominciato a vederci. Sei mesi fa mi hai chiesto di andare a vivere con te e ora sono qui." Cercò di spiegarmi usando i dettagli più importanti. "Quando hai avuto l'incidente io ero a studiare all'estero. Sono tornato stamattina e subito ti ho chiamata."
"J, senti." Lo prendo per la mano e lo porto accanto alla macchina, in modo che Josh non potesse sentirmi in nessun modo. "Se lui è il mio ragazzo non credo che mi farà del male. Voglio parlare un po’ con lui e poi deciderò cosa fare."
"Ma lui.."
Non gli diedi tempo di finire la frase che gli dissi: "Tranquillo, se succede qualcosa sarai il primo ad essere chiamato." Lo vedo dubbioso, incerto ma alla fine accetta e si allontana con la sua macchina.
Entro nella piccola casetta seguita da Josh. Un ampio salotto si illumina appena varco la soglia della casa e mi stupisco di quanto sia pulito. Un tavolino di vetro, basso, è posizionato accanto al camino dove due poltrone sono posizionate una di fronte all'altra. Diversi vasi di fiori sono sparsi in giro e un sacco di foto sono posizionati sui muri. Tutte ritraggono dei paesaggi. Il salotto nonostante sia spoglio di qualsiasi oggetto, è accogliente. La successiva stanza dove entro è una cucina. Un tavolino è posizionato al centro e una cucina color miele occupa l’intero muro. Diversi piatti sono sopra il lavello, mi avvicino e noto che tutto è perfettamente pulito.
"Hai pulito tu?" Chiedo a Josh voltandomi nella sua direzione. Lo vedo sorride e fare di no con la testa. "Eri tu quella che si occupava di queste cose."
Continuo con il mio giro turistico e arrivo finalmente nella stanza da letto dove trovo un bellissimo letto a baldacchino coperto da veli semitrasparenti. Due comodini ai lati e un armadio a specchio che mostrava il mio sorriso non appena mi andai a buttare sopra di esso.
"Morbido" Dico entusiasta. Erano giorni che dormivo sopra i materassi duri come dei sassi e ora che avevo una casa a mia disposizione con un bellissimo materasso, per di più morbido come una piuma non vedevo l'ora di infilarmi dentro e farmi una bella dormita.
"Forse un po’ troppo." Sento dire da Josh sotto voce. Che cosa vuole dire con quella frase?
"Ti ricordi qualcosa di questa casa?" Mi chiede lui avvicinandosi di più a me. Al mio corpo innocuo e fragile. Prima di rispondere cerco di spostarmi ma ormai è troppo tardi. "No e mi dispiace anche di essermi dimenticata di te."
Lo vedo sorridere di nuovo, furbo, come se si stesse preparando a saltarmi addosso da un momento all'altro. "Non importa, li sostituiremo con dei nuovi."
Ed ecco che la tigre sbrana l'agnellino, povero e indifeso.
Senza un preavviso, quasi con foga posiziona le sue mani sui miei fianchi e cerca le mie labbra. Mi stampa un bacio sul collo, poi sulla guancia e infine le posiziona sulle mie labbra. Un bacio casto ma neanche tanto innocuo. Un brivido di piacere mi attraversa la schiena e cerco un altro bacio, e ancora un altro. Sento la sua lingua che gioca con la mia ma all'improvviso sento che qualcosa non va. Un'ondata di tristezza mi pervade il corpo e le lacrime incominciarono a scendere per i fatti loro.
Continuo a sentire le sue mani sopra di me, che mi stanno accarezzando, che cercano di toccarmi il seno.
Ho paura. Non riesco a tollerare quelle mani sopra il mio corpo, le stesse mani che fino a pochi istanti prima avevo ammirato e ora, mi facevano schifo, ribrezzo.
Gli mollai uno schiaffo in pieno volto non appena mi strinse il seno fra le sue sudice mani.
"Che ti prende?" Mi chiede toccandosi addolorato la guancia. Non sembra per niente turbato, anzi è fin troppo rilassato.
"Non ci riesco. Non voglio!"
Allunga di nuovo la sua mano per accarezzarmi e quasi spontaneo le parole mi escono dalla bocca: "Non ti azzardare a toccarmi di nuovo!" Questa volta la mia voce è dura, severa e arrabbiata. Lo vedo confuso, mi guarda con occhi smarriti e cerca una risposta ma l'unica cosa che gli posso dire è: "Mi dispiace ma vorrei che mi lasciassi sola. Hai un posto dove andare?"
Gli chiesi allontanandomi sempre di più. Non volevo che mi sfiorasse di nuovo, non sarei riuscita a tollerarlo.
"Amore, mi spezzi il cuore in questo modo" Sembra quasi teatrale quando parla in questo modo.
"Hai iniziato tu!"
La frase mi uscì senza che io me ne rendessi conto e se non fosse per la voce, che ero certa che fosse mia, avrei pensato che ci fosse una terza persona nella stanza.
"Posso tornare da miei genitori, però, posso.. avere almeno una possibilità per ricominciare?"
Ricominciare? Forse è l'unica cosa che dovrei incominciare a fare. Dovrò iniziare a studiare dall'inizio, fare conoscenza con i miei amici, sempre se ne ho, chiarire alcune cose con i miei genitori, scoprire più cose di me stessa. Quanto sarà difficile?
"Un appuntamento, ti chiedo di avere un solo appuntamento. Forse in questo modo riuscirai a ricordare qualcosa di me, del nostro amore."
Cercò di nuovo di avvicinarsi però quando vide che io continuavo a indietreggiare si fermò e mi osservò. I suoi occhi, scuri nel buio non riuscivano a incutermi niente. Nessun sentimento, nessuna farfalla nello stomaco. Avrò forse dimenticato come si fa ad innamorarsi?
"Ti va bene se domani alle sei ti passo a prendere?"
"E se non mi ricorderò niente?" Chiedo senza paura perchè infondo al mio cuore, so, che domani non cambierà niente. "Potrò sempre ricominciare a corteggiarti." Mi sorrise e allungo leggermente la mano per prendermi una ciocca di cappelli e depositare un bacio. Si avvicinò all'armadio, prese alcune cose da lì e poi se ne andò. Triste.
"A domani." Mi salutò con un occhiolino.


Sono sola ma mi sento una meraviglia. E' l'una di notte e con una strana idea in testa comincio a osservarmi intorno. Apro l'armadio e guardo tutti i vestiti che posseggo. Per la metà sono di Josh mentre l'altra deve essere la mia. Un sacco di pantaloni grigi e neri sono appesi e delle maglie in ordine posate nei cassetti. Mi vestivo come una vecchietta e tale pensiero mi infastidisce.
"Valigie.." Mi guardo intorno alla ricerca di esse. Devono essere in questa stanza, ne sono sicura. Infatti, quando mi chino e sbircio sotto il letto, le trovo lì. Piano le tiro fuori e le apro. Mi sorprendo quando le vedo piene di vestiti.
"Wow" Dico a voce alta osservando il primo vestitino. Il colore è nero con delle perle bianche sulle spalle ed intorno la scollatura, la quale lascia la schiena completamente scoperta ed è corto, forse mi arriverà a malapena sotto il sedere ma nonostante questo continuo a pensare che sia stupendo.
Tiro fuori anche il resto dei vestiti e li butto sopra il letto. "E’ arrivata l'ora di mettere le cose al proprio posto!"
Per almeno due ore non faccio altro che tirare fuori i vestiti di Josh e posarli dentro le valigie mentre riordino l'armadio e provo a ricordare tutto il mio guardaroba.
Avevo un’infinita scelta di vestiti, di ogni genere di colore. Pantaloni a vita bassa e magliette scollate erano state tutte piegate e messe in fondo, ma perchè? Non era mica un crimine andare in giro in quel modo? Non avevo cinquant'anni ma solo venti. Il fatto sta che alle tre di notte avevo finito di riordinare l'armadio, avevo buttato alcuni indumenti ritenendo che fossero troppo brutti e che mai li avrei messi. La biancheria l'avevo posizionata nel secondo cassetto e i calzetti nella prima. Era da ricordare.
"Cazzo!" Esclamo non appena fissai l'orologio. Erano le quattro di notte e il sonno non voleva arrivare. Mi sembrava di essere nel pieno delle forze. Mi trascino in cucina e apro il frigorifero, ma è vuoto. Non c'è niente dentro quindi lo richiudo e rivado nella stanza. Mi metto sul letto e cerco di concentrarmi.
Mi sento davvero a casa e senza rendermi conto sprofondo nel mondo dei sogni.
Ho dormito benissimo e posso dire con certezza che questo letto è il migliore in assoluto. Nessun incubo, nessun disagio, nessuna sensazione strana. Con un sorriso vado al bagno per farmi una doccia veloce ma poi ci ripenso e riempio la vasca di acqua calda. Se la possiedo perchè non approfittare?
La sensazione che provo è stupenda, l'acqua è caldissima e mi avvolge tutta. Senza nessuna fretta, mi metto a meditare su quello che dovrei fare. Non è che ho tanto tempo visto che fra tre ore ho l'appuntamento con Josh ma questo non mi vieta di andare a prendere qualcosa da mangiare nonostante fuori il cielo è coperto dalle nuvole.
Mi infilo dei jeans verdi a vita bassa, accompagnati da un paio di stivaletti con il tacco. Una canotta bianca e un gilè nero che completa l'opera. Mi metto un filo di matita sotto gli occhi, giusto per non mostrare le occhiale e esco di casa.
Schiaccio un pulsante senza rendermi conto e una macchina parcheggiata vicino la casa si apre. E' una SMART, piccola. Quasi sussulto e poi mi guardo attorno. Davvero è la mia macchina? Rischiaccio di nuovo il telecomando e la macchina si chiude. Senza pensarci mi infilo dentro e controllo i vari documenti nel portaoggetti. Effettivamente la macchina è mia, è attestata al mio nome: Krystal Light e come se non bastasse la patente è nascosta in mezzo a quei fogli. Sorrido, almeno non dovrò sforzarmi di cercarla ,ma ora il problema è un altro. Saprò guidare?
La spengo tipo tre o quattro volte, ma poi riesco a partire. Faccio due prove per fermarmi e poi riparto, stando attentissima alla strada, non si sa mai che spunti qualcuno all'improvviso. Il primo posto che trovo è una piccola cittadina. I vecchietti intenti a passeggiare per le vie mentre i bambini giocavano nel parco.
Mi fermo non appena avvisto un piccolo ristorantino. Prima di scendere mi accerto di avere i soldi con me, non vorrei fare qualche figuraccia.
"Krystal! Quanto tempo." Mi saluta un vecchietto non appena mi siedo. Lo osservo e cerco di non ridere. Ha una lunga barba grigia e dei capelli marroni, gli occhi del medesimo colore ma ha un qualcosa di particolare. "Ecco.." Mi imbarazzo, come posso dire di non ricordarmi di lui?
"Mi scuso ma purtroppo non so chi sia lei." Vedo che l'uomo sgrana gli occhi e mi fissa incredulo. "Stai scherzando spero!" Faccio di no con la testa e comincio a raccontare: "Due mesi fa ho avuto un incidente. Un mese del quale sono stata in coma e quando mi sono svegliata non ricordavo nulla. Ho perso la memoria"
"Non ti ricordi davvero di me? Sono Nick, il padre di Lucas." Il nome non mi è nuovo, deve essere quello di cui Jonathan mi aveva parlato, quello con cui condividevo le serate, senza soffermarmi sul nome gli chiedo: "Purtroppo non ricordo assolutamente niente, ma potrei vedere Lucas?" L'uomo rimane in silenzio per qualche istante ma poi sospira e risponde: "Mi dispiace piccola, ma Lucas momentaneamente non c'è. E' andato a fare una piccola vacanza."
Una fitta di dolore mi stringe il cuore, non so perchè ma mi viene da piangere. "Dai, oggi offre la casa. Se vuoi ti porto il tuo piatto preferito!" Per qualche istante mi soffermo sui suoi occhi, vedo tanta tristezza e solitudine ma poi annuisco e lui se ne va in cucina.
Un rumore fastidioso irrompe il silenzio, proviene dalla mia borsetta. Credo che sia il mio telefono e senza soffermarmi al nome rispondo: "Chi è?"
"Sono tua madre Krystal! Posso sapere dove diavolo sei andata a cacciarti?" La sento urlare dall'altro lato del telefono cosi rispondo con un cenno di cattiverai nella voce. "Sono a casa mamma. Quella vera questa volta."
"Hai recuperato la memoria?" Mi chiede recuperando la calma. La sento che sta dicendo qualcosa a qualcuno ma non riesco a capire cosa.
"E chi lo sa. A presto!" Gli rispondo e attacco il telefono prima che Nick mi posa a tavola il mio piatto, ha un invitante profumino.
"Il ragazzo filibustiere?" Mi chiede lui, sedendosi accanto a me.
"No, mia madre."
"Furba la donna." Mi dice lui guardandomi dritto negli occhi e continuando il discorso: "Ascolta piccola, ti conosco da quando avevi due anni e ti conosco meglio dei tuoi genitori in quanto ti ho cresciuta io, so che adesso ti stai chiedendo se è vero ma è cosi, poi controllare benissimo, Lucas e Jonathan mi dicevano spesso che il tuo pc è incasinato solo per le foto che ci sono, trova il pc e troverai le risposte a un sacco di domande." Mi prende la mano e mi guarda negli occhi. "La fotografia è sempre stata la tua passione. Dicevi che le foto raccontavano il passato quindi spero che ora faranno loro lavoro."
Poi una voce di una donna si intromise nella conversazione "Nick! Ho bisogno di te, vieni ad aiutarmi."
"Eccomi, arrivo tesoro." Rispose lui sorridendo.
"Stai attenta. Ora che non ricordi nulla sei vulnerabile. Non sei una ragazza qualsiasi e presto ne scoprirai il motivo." Mi salutò e se ne andò lasciandomi piena di domande e dubbi.
"Devo trovare il computer allora." Comincio a mangiare, assaporando pieno il sapere di un piatto a base di pesce di mare impanato, patatine fritte, sale e aceto. Un pranzo con i fiocchetti.
Mangiai senza pensieri, non m’importava nulla. Volevo affrontare il resto della giornata spensierata. Non avrei dato peso al fatto che non ricordavo nulla, quando sarei tornata a casa, avrei controllato.
Esco dal ristorante e senza accorgermi andai a sbattere contro qualcuno.
"Stai attenta ragazzina!" Mi disse una voce maschile prendendomi in tempo per le spalle, evitando che sbattessi contro la porta.
"Ragazzina lo dirai a qualcun'altra!" Lo sfidai guardandolo dritto negli occhi. Sorrideva e gli occhi gli brillavano di una luce particolare. Verdi come degli smeraldi più costosi del mondo. Senza volerlo arrossisco e abbasso gli occhi.
"La prossima volta stai attenta ragazzina.." Mi sussurrò all'orecchio ed entrò dentro il ristorante avviandosi verso la cucina. Chi era lui? Possibile che fosse Lucas?

P.s: Nuovo capitolo in arrivo..
Forse è un pò lunghetto ma spero che lo apprezziate.. Finalmente, nel prossimo capitolo, Krys riuscirà a scorpire nuove cose del suo passato e dovrà fare i conti con qualcuno a lei superiore. Riuscirà o si arrenderà immediatamente? Seguitemi e lo scoprirete ^^
Inoltre.. Ringrazio tutti coloro che leggono la mia storia e ancora di più quelli che mi lasciano delle recensioni..
Spero che continuerete a seguirmi e lasciarmi qualche traccia di voi.. Per il momento vi lascio qui..
Un bacione.. Krystal
   
 
Leggi le 21 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Honey Tiger