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Autore: itstheinfinity_    10/02/2013    0 recensioni
mi chiamo julie, ho sedici anni e ho una storia da raccontare. una storia bellissima, per certi versi anche drammatica, la mia vita insomma. tutto incominciò quel lunedi sette gennaio...
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Incompiuta
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Sono stesa a terra, ansimante, i pugni stretti, i denti serrati, in mezzo ad un grosso campo. Sola. Qua non passa molta gente, ed è per questo che mi piace. Ci sono delle abitazioni, in fondo, ma da a parte qualche vecchio che fa la spesa che passa di tanto in tanto regna la pace. Mi giro a pancia in su e osservo il cielo plumbeo e scuro, come del resto qualsiasi giorno invernale a Londra è così. Tetro e freddo, come me. Lo so, lo so di aver avuto una reazione esagerata, lo ammetto. Ma non sopporto essere messa in imbarazzo dinnanzi a tutta la classe, odio che la gente legga dentro di me. Liam mi sembrava un tipo gentile, invece con quella stupida battuta ho avuto tutti gli occhi della classe addosso.. che novità, comunque, quelli mi fissano sempre. Apro il pacchetto di sigarette che tengo sempre in tasca, ne porto una alla bocca e faccio scattare l’accendino, dando fuoco alla punta. Subito la nicotina entra in circolo e sospiro di piacere. All’inizio dell’anno, il primo giorno, ero appena entrata in classe, il professore non c’era, Sara era in ritardo. I due bulli della classe, Michael e Zayn, mi spinsero contro il muro, mentre Kate mi si avvicinava con aria maliziosa. Ero braccata da quei due giganti, contro il freddo muro della classe. – Julie, Julie, Julie.. – risate, occhi puntatati su di me. Kate sorrise. – Mia cara, come sta paparino? E’ da un po’ che non lo sento.. tutto bene? Sai, da quando quella macchina l’ha investito sei diventata così strana.. amore, sei sicura di stare bene? Cioè, se vuoi posso consigliarti uno psicologo… - la ragazza rise, tutti le fecero coro, Micheal mi tirò un pugno e Zayn mi strattonò ancora di più. Sentivo le lacrime che stavano per colare dagli occhi, e cercavo disperatamente di non cominciare a piangere. Kate si girò nuovamente verso di me. – Gioia, adesso non ti metterai mica a frignare? – in quel preciso istante una rabbia enorme s’impadronì di me, tirai un calcio a Zayn, sganciai un diretto sul viso di Micheal e spinsi a terra Kate, e velocemente scappai fuori, attraversai le strade fino ad arrivare in questo campo. Da quel giorno mi promisi che in caso di emergenza sarei scappata fino a qua. Sorrido, aspirando il fumo, e in quell’istante mi rendo conto che forse Liam aveva pronunciato quella frase per scherzare, non per farmi stare male... di colpo mi alzo da terra, disgustata da me stessa. Devo parlargli e chiedergli scusa, ammettere di essere stata stronza ed esagerata. Apro il cellulare e osservo l’ora. Perfetto, mancano venti minuti alle due. Alle due la scuola finisce, posso sempre parlargli mentre va a casa. Sbuffo, mentre mi metto in cammino, pensando che non è da me chiedere scusa alla gente. Dopotutto sono io la strana della classe, o no? Una che scappa per una battuta non si può definire sana di mente. Dopo un quarto d’ora di cammino, giungo finalmente davanti ai cancelli dell’edificio e nell’attesa fumo un’altra sigaretta, nervosa. Il portone si apre e centinaia di ragazzi si riversano fuori. Faccio un balzo verso uno in particolare, afferandolo per un braccio. Liam si gira verso di me con aria infastidita, ma appena si accorge chi sono la sua espressione cambia di colpo. – Julie, non sai quanto mi dispiace di aver detto quelle cose, - dice con aria triste. Rimango di stucco. Lui che chiede scusa a me? – Ascolta, io.. io ho sbagliato a tirarti quella sberla, non dovevo, solo che.. nah, lascia stare, non capiresti perché e mi prenderesti per pazza..- abbasso la testa, sconfortata. Il ragazzo sorride. – Che ne diresti di incamminarti con me? Così mi spieghi bene tutto.. Sento una nuova emozione impadronirsi di me, che non è rabbia o odio. Non so ancora dare un nome a questo sentimento, ma mi fa stare bene, tanto bene. Mentre ci allontaniamo dalla cara scuola, cerco di trovare le parole giuste per cominciare. – Vedi, - dico, torcendomi le mani – tre anni fa ho perso mio padre in un incidente automobilistico e da allora la classe mi deride, dicendo che sono strana, rabbiosa, cattiva, che sono una stronza. Io non volevo picchiarti e fuggire in quel modo, ma odio essere al centro dell’ attenzione e credevo che il tuo commento fosse mirato a ferirmi, anche se non era così, scusami. Ti chiedo scusa di essere fuggita via in quel modo, ma per anni sono stata oggetto di odio da parte di tutti senza un motivo preciso... – fisso un punto imprecisato a terra, come se il discorso sia troppo penoso per me. Prima che possa fare qualsiasi cosa, sento le braccia di Liam avvolgermi dolcemente. – Julie, non posso dirti quanto mi dispiaccia, davvero. Non sapevo niente e ti ho fatto del male, scusami. Tu non ti meriti tutto questo, sei bellissima e..- i dolci occhi del ragazzo mi scrutano, e in quell’attimo sento le ginocchia tremarmi e mi stacco. – Scusami, mi fa un po’ male la testa – mi giustifico balbettando. – Julie, - dice lui, - ti andrebbe di venire a casa mia? I miei tornano tardi, così ceniamo assieme e studiamo per il compito di domani. Non è da me andare a casa della gente, tanto meno dei nuovi compagni, ma sento che mi posso fidare di Liam, e il mio istinto non sbaglia mai. Così annuisco, e insieme percorriamo i cinquecento metri che ci separano dalla sua abitazione.
  
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