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Autore: NevanBelladonna    10/02/2013    3 recensioni
La storia si incentra su due ragazze. Una appartenente al mondo dei vivi e l'altra al mondo dei morti. Denielle, ragazza morta soffocata dalle mani della madre, vaga ogni notte nei letti di persone che hanno vissuto storie simili alla sua. Una notte, però, fa visita al letto di una ragazza di nome Victoire, e da questo incontro, inizia una vita per entrambe.
Genere: Drammatico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 7

Era così dolce averti qui


La ragazza continuava a essere malinconicamente sdraiata su quel letto che dava l’impressione, di essere duro come la roccia. Si girava e rigirava su quell’oggetto che spingeva con forza contro le sue ossa, mentre il dolore si faceva sempre più atroce anche e soprattutto per una mancanza.
Non era per del cibo o di qualunque altro alimento, era una mancanza che derivava dal cuore.
A Victoire mancava terribilmente il tocco della pelle di Denielle sulla sua, mentre entrambe erano abbracciate teneramente l’una all’altra. Gli mancavano i suoi baci, un tempo gelidi. Gli mancavano i suoi occhi che la lasciavano spesso senza via di fuga.
Ora però non c’era più nulla di tutto questo.
Lei la pensava spesso, se non ogni istante della sua vita ormai vuota.
La sua famiglia non la poteva vedere. L’unico modo per andarla a trovare era quello di andare al cimitero, dove il corpo di Victoire era seppellito nella celletta numero sessantanove.

Ma c’era di più. Helena, la madre della ragazza, decise di farla finita poche settimane dopo la scomparsa della sua amata figlia, gettandosi dal piano più alto dello stabilimento dove lavorava per i rimorsi che non la facevano dormire la notte.
George era rimasto solo, in quella casa che sembrava maledetta per tutte le morti che aveva visto e catturato.
Si era dato all’alcol, spendendo quasi tutti i soldi che si ritrovava ad avere. Erano la sua unica compagnia, quelle bottiglie colorate contenenti del liquido altamente alcolico, mentre discuteva in solitudine sulla poltrona di quella casa.

Denielle, invece, aveva ricominciato la sua “vita”.
Ogni notte andava a trovare delle persone diverse che a stento riuscivano a dormire per i troppi pensieri e i dolori interni che provavano.
Lei aveva lasciato Victoire perché non sentiva più il suo calore, questo ovviamente non gli andava affatto a genio.
In fondo, quello di Denielle non era mai stato amore. O almeno, per lei non lo era mai stato.
Era solo vogliosa di sentire del caldo tepore sulle sue fredde labbra, niente di più.
Eppure aveva infranto il cuore di una giovane ragazza già disagiata che ora si ritrovava morta nel suo letto, a dover sentire il padre piangere durante le ore notturne.

No, Victoire non poteva farcela più.
Con tutto il dolore, con tutte le ossa che le dolevano nello schiacciarsi nel letto, lei si alzò da quella prigione fatta di tessuto e a passo veloce si avvicinò alla finestra. Guardava il mare con gli occhi persi nell’orizzonte, quasi a tuffarsi nelle gelide profondità marine che gli ricordavano quella ragazza così troppo avida da lasciarla per un’effimera sensazione di calore, mentre con dolore si appoggiava alla struttura di ferro. Stese lì per diversi minuti, mentre ripensava alla sua storia con lei.

Si riprese da quello scenario oscurato dalla notte, mentre la Luna e i suoi candidi raggi le illuminavano il volto con tratti da scheletro.
Chiuse gli occhi, prendendo un profondo respiro che gli costò una fitta ai polmoni che lei stessa si sfondò con le sue stesse ossa, tempo addietro.
Pensò intensamente a Denielle, buttando nell’insieme quell’aria che aveva raccolto prima, poi fu il nero più intenso a sovrastarla.
Tutto era freddo, in bianco e nero. Lei si era ritrovata davanti a una finestra che affacciava su una distesa, immensa campagna.
Volse un altro sguardo alla Luna che l’aveva guidata fino a quel punto, per poi girarsi verso il letto che era presente in camera.
Ed eccola li, Denielle. Avvinghiata sinuosamente al corpo di una ragazzina più o meno della sua stessa età, più o meno con i suoi stessi vecchi problemi.
L’ira la colse fino al suo più intimo dolore e mentre i suoi occhi iniziavano a far grondare lacrime di sangue che rigavano il volto di Voctoire quasi come a tagliargli il volto, si avvicinò a passò violento verso le ragazze, mentre allungava la sua mano verso la gola della campagnola che stava per entrare nelle braccia di Morfeo, stringendola con forza.
La ragazzina iniziava a scalpitare per via della mancanza d’ossigeno, mentre Victoire rimaneva impassibile anche quando Denielle la guardava stupida.

Il mattino di quella stessa giornata, i genitori di quella ragazza entrarono di buona ora nella stanza. Rimanendo sbigottiti nel vedere la figlia ormai rigida e cadaverica mentre si accasciarono entrambi a terra, tenevano per mano. Dopo alcuni minuti iniziarono a lasciare andare il fiume che risiedeva in loro, mentre Denielle e Victoire si tenevano per mano. Loro avevano già visto una scena simile …
Quella scena però non trattava di un omicidio, bensì di un suicidio. Del suicidio di Victoire, che guardava la scena con occhi di odio.
Per un attimo strinse violentemente la mano della compagna, arpionandola con le lunghe unghie che possedeva.

Da quel momento in poi, vagano insieme ogni notte nei letti delle persone disagiate tanto quanto loro, per poi portargli via tutta la sofferenza che il mondo gli aveva causato.



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No, okay, scherzavo. Ahem! Volevo semplicemente dire che il capitolo precedente NON era la vera fine. Si, boh, non mi piaceva il modo in cui finiva... troppo in'aria, troppo così...
DUNQUE! Mi sono "ripreso". Però questo è veramente l'ultimo capitolo della VicDen. 
Vorrei comunque ringraziare tutti i lettori che hanno visualizzato e/o dato una recensione :3 grazie davvero. Spero che continuerete a seguirmi con le mie prossime storie che già sono in programmazione ~
Grazie ancora e a presto! :3


Sentitamente; Nevan-
 

  
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