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Autore: autrice bassotto    10/02/2013    14 recensioni
Aileen nascondeva tante cose, ma nessuno cercava di scoprirle.
Perché?
Lei aveva alzato muri troppo forti che la dividevano dagli altri.
Ma lei doveva, Aileen aveva sofferto già troppo.
Genere: Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Chapter one.



    ‘My name’s Aileen, not Alien.’





    If I could take away the pain
    and put a smile on your face..
    baby I would, baby I would.
    -I would.

    
     


Aileen Jordan.
Diciotto anni, studentessa di ottimo livello, di nobile famiglia, di una bellezza disarmante e con ragazzi che le corrono dietro. Insomma, una ragazza perfetta. Ma la domanda è..lo è sempre stata o lo è diventata?
Aileen Jordan all’età di sette anni era derisa e incolpata per ogni cosa.
Avere un corpo perfetto, raggiungere un livello d’eccellenza, essere accettata in famiglia, saper parlare con un ragazzo, sono cose che Aileen ha imparato nel corso degli anni superando i problemi che le si ponevano davanti. Lei ora è forte, è perfetta, ma ciò che si era non si cancella.
Aileen Jordan all’età di dodici anni era invidiata e lusingata.
Cambiare. La parola magica che lei ha adottato per farsi accettare. Fare sacrifici.
La soddisfazione che ha provato nel vedere le ragazze che la cercavano e i ragazzi che le cadevano ai piedi a quell’età, l’ha portata ad uno sviluppo caratteriale che ha segnato la sua adolescenza. Aveva capito come funzionava la vita. Sii ciò che gli altri vogliono che tu sia e non avrai problemi.

Aileen ora non è la diciottenne dolce, simpatica ed aperta che voi tutti immaginate.
Lei è quella che definireste una stronza. Una leonessa, ma non per il suo colore di capelli.
A prima vista la sua pelle candida ricoperta da qualche lentiggine , i capelli color carota e gli occhioni grigi accompagnati da lunghe ciglia le donerebbero un’aria innocente, quasi da definirla una ragazza fragile.
Lei sa di non esserlo perché ascoltare i giudizi degli altri l’ha aiutata a sopportare, a rispondere e ad affrontare.
Lei non si lascia usare, non più.
Lei non si avvicina agli altri e non cerca amici.
Aileen ha una corazza fatta di ghiaccio ed è difesa da muri di cemento armato che lei stessa ha costruito per difendersi, lei è chiusa in se stessa. Non parla con sua madre, a lei interessa solo che sua figlia mantenga alto il nome della famiglia. Non parla con suo padre, per lui è quasi come se non esistesse. Non parla con suo fratello, è troppo impegnato a compiere il volere del padre studiando medicina. Non parla con gli amici semplicemente perché non ne ha. Le persone che le stanno attorno hanno solo secondi fini e a lei non va bene. A casa, a scuola, in palestra, nella vita. Chi conosce Aileen Jordan può essere solo un investigatore privato o uno stalker, ma chiunque fosse non la conoscerebbe abbastanza da poter parlare di lei.

Solo una persona ha conosciuto ‘la Jordan’.
Solo un ragazzo ha avuto la forza di far crollare quei muri e di trafiggere quella corazza.
Solo lui l’ha chiamata ‘piccola’.
Solo lui le ha voluto bene.
Solo quel ragazzo però, l’ha ferita più di un coltello, di una lama.
Il suo migliore amico, il suo sorriso.
Louis William Tomlinson.
Questo fino a quando non ha cominciato ad evitarla e a cambiare strada qualora l’incontrasse.
Lei non ha mai saputo il perché di quella sua scelta, sa solo che non l’ha fermato, non ha fatto nulla per tenerselo stretto perché Aileen Jordan non corre dietro nessuno. Lei sa che la fiducia è alla base di tutto e se le persone vanno via senza avvisare significa che non hanno avuto abbastanza fiducia in lei.
Resta il fatto che dopo Louis lei ha smesso di credere negli altri più di prima.
Le persone sanno solo deluderti e possono solo farti del male.

Aileen forse ha ragione perché lei sta vivendo, nonostante sia sola, lei vive.
Vive quando è al parco a leggere.
Vive quando corre con un paio di cuffiette e la musica dell’iPod a palla.
Vive quando passa le sue giornate distesa sul letto a fissare il candido soffitto.
Vive quando combatte in palestra.
Vive quando suona il suo piano.
Vive anche quando scrive o disegna.
Lei vive sempre, non perché voglia, ma è il tempo che lo vuole.
Tutti viviamo, che noi lo vogliamo o no.



L’ultimo anno renderebbe felici tutti, ma farebbe rimanere indifferente lei.
La scuola è iniziata da due mesi, ma a lei non importa, perché non le cambia nulla, ora ha solo qualcosa in più da fare nel pomeriggio e l’unica noia è alzarsi da quel letto ogni mattina dal lunedì al venerdì e passare cinque o otto ore in quella scuola passando le ore buca nel giardino della scuola insieme a qualche libro preso in biblioteca o nell’aula di musica, abbandonata a se stessa.
Quel giorno la divisa scolastica non ne sapeva di starsene buona. Le parigine le fasciavano perfettamente le gambe dai piedi alle ginocchia, ma la camicia e la gonna non stavano al loro posto. Era quasi obbligata a tenersi la gonna per non farla scendere. Possibile che avesse perso qualche chilo dall’anno precedente?
L’ipotesi non era impossibile, ma scendere ancora di peso non stava a significare nulla di buono.
Dando libertà ai suoi pensieri, li lasciò scivolare via dirigendosi verso l’ingresso della scuola arrivando fino al suo armadietto dove vi rinchiuse la borsa con i libri prendendo solo quelli di chimica. Chiuse il suo armadietto e cominciò a dirigersi verso il laboratorio finché non si sentì chiamare.
- Jordan! – esclamò una voce maschile.
- Malik.. – rispose Aileen con molto meno entusiasmo.
-Non saltarmi addosso e non fissarmi troppo che potresti sciuparmi. – commentò ironicamente Zayn, notando che la ragazza non lo filava di striscio.
Quest’ultima si girò e continuò a camminare come se nessuno avesse parlato, o l’avesse chiamata.

Terza ora del lunedì equivaleva alla parola ‘suicidio’.
L’ora di educazione fisica non era un gran sollievo per lei, diversamente dalle altre ragazze non amava vestire pantaloncini attillati e canotte a giri maniche per fare quattro giri di pista e una piccola partita di pallavolo, infatti molte volte, col permesso di Mr. Dicker l’insegnante di quella materia, poteva provare forme e schemi di combattimento nell’ala inutilizzata della palestra vestendo il dobok anziché tutine che ti si attaccavano addosso senza lasciare spazio all’immaginazione. Aileen amava ogni tipo di sport che prevedesse un combattimento, per questo era tutt’uno col Taekwondo, ma il suo professore era l’unico a saperlo, nessuno avrebbe potuto immaginarlo, nemmeno i suoi genitori che sicuramente non avrebbero accettato la cosa.
Ma qualcosa di diverso successe quel giorno perché non si ritrovò da sola, Liam James Payne, l’ultimo arrivo di quell’anno per la sua scuola, occupava la stessa parte di palestra che Mr. Dicker le affidava.
- Piacere, Liam Payne. – si rivolse a lei, il ragazzo.
-Aileen Jordan. – un cenno del capo e due parole, nome e cognome.
-Come hai detto scusa? Alien? – la guardò smarrito.
-Mi chiamo Aileen e non Alien. – lo sguardo che gli rivolse lo raggelò.
Quella ragazza era strana, ed anche abbastanza suscettibile a parere del ragazzo.





Look at me now.

Mi sto ancora chiedendo come mi sia venuta
la voglia di scrivere considerando il periodo lol.
Anyway, se siete arrivati a leggere fin qui
vi devo già un milione di grazie.
Mi piacerebbe sapere i vostri pareri su quest'inizio,
anche se è solo l'inizio, appunto.
Se lasciaste una recensione
oppure anche un tweet a @mymoonlightyou che sarei io, lol,
dicendomi cosa ne pensate mi fareste la ragazza
più felice del mondo, yoo.
byee.

  
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