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Autore: llAmortentia    10/02/2013    2 recensioni
Seth prese un sasso piatto dalla sabbia dove eravamo,scaldati dal caldo sole di luglio,e lo lanciò nel fiume di la Push facendolo saltare gioioso tra le calme acque che si increspavano leggermente.
Il ragazzo mi lanciò un'occhiata non troppo convinta,ma dopo pochi istanti ritornò con lo sguardo su quella vasta distesa azzurra.
-"Non sto scappando da quello che sono, Seth. Vorrei solo prendere una pausa" presi un respiro e quell'inspiegabile senso di soffocamento si fece sentire,di nuovo.
-"Sai,da me,da tutte queste sfighe,da quest'immortalità. Vorrei essere normale,per un po'. Non dover sapere niente di tutto questo" continuai sconsolata abbassando la testa.
-"Allora andiamocene" propose lui d'un tratto. "Io e te,una meta sperduta. Non importa dove,ma saremo lontano da qui".
Continuai a setacciare la sabbia dalla mano sinistra a quella destra e sorrisi sognante ancora a testa bassa.
-"Emily" mi chiamò dolcemente,dopo qualche minuto di silenzio e mi alzò il viso delicatamente,mettendo il mio sguardo in parallelo al suo "saresti disposta a prenderti una pausa e affidarti totalmente a me?" i suoi occhi brillavano con un progetto gradevole in testa.
-"Si,lo voglio" annuii sorridendogli.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio | Coppie: Jacob/Renesmee
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Successivo alla saga
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-CAPITOLO 8-

La mattina arrivò presto,forse anche troppo,perchè in quel momento il letto sembrava possedere una forte forza attrattiva. Ma non potevo dormire,dovevo scontare la mia punizione con zia Emily a la Push.
Nonostante tutte le motivazioni del mondo,le mie palpebre non davano segno di voler restare alzate,così per non addormentarmi durante il viaggio,iniziai a parlare con mio padre. Era davvero l'ultima sponda per riuscirci.

-”Cosa farò da Emily?” chiesi senza interesse.
-”Non lo so,quello che ti chiederà lei” rispose facendo terminare la conversazione.

Sbuffai scocciata dal suo tono e dal modo in cui mi faceva pesare la punizione.
Il sole splendeva già alto riscaldando ogni cosa. Tutto sembrava risplendere sotto i suoi raggi,che rendeva più bella ogni cosa. Le pietre ai bordi della strada sembravano brillare di vita e la strada creava quell'effetto lucido che ricordava tanto uno specchio d'acqua. Il fruscio del fiume segnalava che eravamo quasi arrivati alla riserva dei Quileute e dunque alla nostra meta; La casa di Sam.

Scesi dalla macchina con Jake e insieme ci avviammo verso la piccola scatola rossa che si intravedeva attraversando l'enorme prato verde.
Jacob bussò,aprì la porta e la tenne spalancata per farmi entrare. Rimasi basita del suo gesto.
'Da quando ti comporti da galantuomo?' pensai ridendo.

Lo sorpassai senza degnarlo di uno sguardo e marciai in direzione della cucina,dove vi trovai Emily,Sam,Leah,Paul e Quil. Da quando ero piccola molti componenti di questa grande famiglia si erano distaccati per seguire i propri amori o per essere solo indipendenti. Alcuni si erano creati famiglia da quanto ne sapevo,poichè non avevo loro notizie da un bel pezzo.
Il mio naso si riempì di aromi diversi; Dolci,pancetta,uova e caffè danzavano spensierati i fra i miei polmoni.

-”Ciao Emily” mi sorrise zia Emily con in mano un cucchiaio,mentre correva goffamente ad abbracciarmi.

La strinsi a me,e mi sentii stranamente bene. Emily era una donna bellissima,nonostante avesse una certa età; Il grembiulino che indossava,il suo viso solcato da rughe allegre,rughe di una vita vissuta e una grossa cicatrice che tentava di nascondere nonostante le avessi ripetuto miliardi di volte che tutto questo la rendeva ancora più bella,mi diedero il benvenuto. Lei sorrideva sempre alle mie parole,forse non troppo convinta della veracità di esse.
Zia Emily era sempre stata molto affettuosa nei miei confronti,riuscendo quasi a scavalcare il mio caratteraccio che tutt'ora mi perseguita. Il nome l'avevo ereditato da lei,Jake aveva deciso di chiamarmi così perchè quella parola rappresentava quasi tutta la sua infanzia,ed anche la mia.

-“Vuoi qualcosa?” aggiunse indicando il tavolo pieno zeppo.
-”Oh no,grazie! Ho già fatto il pieno” dissi battendo una mano sul ventre.
-”Ehi Emy,cos'hai fatto alla faccia?” mi stuzzicò Paul.
-”Seth ci ha raccontato che hai sbattuto contro un albero” rise Quil mordendo un muffin.
Gli feci una smorfia.

-”Dov'è Seth?” chiesi dopo essermi stancata dell'esplorazione.
-”Dorme ancora” rispose Leah non curante mentre imburrava una fetta di pane.
-”Diritto per il corridoio,terza porta a sinistra.” mi precedette Quil prima che potessi domandare qualcos'altro.
-”Grazie” gli sorrisi.


Iniziai l'avventura esplorando quella casa che conoscevo come la mia. Ci ero cresciuta dentro,ma Seth non mi aveva mai permesso di andare in camera sua,nemmeno in presenza di qualcuno. Attraversai il salotto e continuai dritto per il corridoio bianco come mi aveva detto Quil.
Allontanandomi dalla soglia,riconobbi che le pareti erano addobbate con quadri astratti e pergamene antiche,riguardanti la leggenda dei Quiluete. Più di una volta mi ci ero persa completamente dentro quelle storie. Billy era solito raccontarmele intorno al fuoco in autunno mentre dei marshmallows abbrustolivano su stecchi. Mi mancavano quelle serate con lui,mi mancava anche lui. Billy,purtroppo,ci aveva lasciato cinque anni fa per un tumore allo stomaco e ho il sospetto che papà da quel giorno non si fosse mai ripreso. D'altronde come me. Arrivai a destinazione: Quella doveva essere assolutamente la terza porta a sinistra,altrimenti la mia matematica doveva essere rispolverata. Entrai senza bussare,non mi andava di svegliarlo erano solo le 8 e 30 di mattina!

Così varcai la soglia furtiva,chiudendomi la porta alle spalle e feci una panoramica. Forse avevo capito perchè la sua stanza era rimasta un segreto fino ad allora. Quella cameretta era in condizioni peggiori della mia; Molti dei suoi vestiti ricoprivano una sedia sbattuta in mezzo alla stanza e da essa i restanti capi d'indumento cadevano dolcemente a terra. La scrivania era sommersa di sacchetti di patatine,biscotti e succhi di frutta. Mi stupiva il fatto che avesse un fisico così slanciato e snello,per tutto quello che mangiava doveva essere un ippopotamo dell'India! Detti un'altra occhiata e mi immobilizzai su una foto attaccata al muro,vicino al comodino. Raffigurava un Seth più bambino,sorridente come sempre,che reggeva una neonata infagottata in una copertina rosa. Da quel panno colorato sbucavano due occhi marroni scuro,curiosi della fotocamera. Ci misi qualche minuto per capire che si trattava proprio di me! Sorrisi di quella mia espressione buffa,cercando di ricordare per quale occasione era stata scattata. Ma non ci riuscii,forse ero troppo piccola per ricordarmi.. Mi convinsi di spostare la visuale su di un letto dove giaceva un corpo dormente. Seth respirava piano,regolarmente. Sonnecchiava a pancia in più con la testa rivolta verso di me,i suoi capelli nero corvino spettinati. Sul suo viso un'espressione beata percorreva tranquilla la bocca rosata. Il cuscino penzolava,minaccioso, di cadere e una coperta copriva quel che poteva del grande corpo del piccolo ragazzo che conoscevo come le mie tasche.
Era bello vederlo dormire,era bello lui e basta.

  
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