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Autore: GiadyCherry    10/02/2013    2 recensioni
Dopotutto la stessa letteratura giapponese sottolineava in diverse opere,[...], quanto la vita fosse breve e caduca, quanto la non permanenza fosse un tratto essenziale dell’esistenza. Teoria elaborata sul paragone assai frequente con il fiore di ciliegio, bellissimo, ma con fioritura breve, qualcosa di effimero della natura e della vita.
“La vita è breve.” Pensò salendo su quell’aereo, quindi non c’era tempo per avere paura.
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Reita, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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1° Capitolo:


Il volo fino a Dubai durò diverse ore e non dormì quasi per nulla, aspettava di scendere e non sarebbe stata tranquilla finché non sarebbe salita sull’aereo diretto a Tokyo, forse, in quel caso sarebbe riuscita a riposare senza problemi, ma non era sicura neanche di quello.
L’aeroporto di Dubai era grandissimo e pieno di gente ben vestita, probabilmente straricca, che avrebbe potuto permettersi tranquillamente una camera nell’hotel più costoso della città per l’intera estate, tutto incluso. Le parve addirittura di distinguere qualche attore o calciatore famoso, se avesse seguito il calcio in modo costante sicuramente avrebbe capito di chi si trattasse, si sarebbe ricordata il nome e magari avrebbe anche chiesto un qualche autografo, giusto per mandarlo a casa a papà.
Avrebbe dovuto attendere qualche ora prima di lasciare Dubai alla volta di Tokyo. Optò per mangiare qualcosa in uno dei tanti ristoranti e in seguito passeggiare un po’ in giro, dopodiché estrasse il suo libro di giapponese dal bagaglio a mano e cominciò a fare mente locale delle frasi che potevano esserle maggiormente utili una volta arrivata là.
Il tempo sembrava non passare mai, eppure si trattava solo di poche ore, pensò di mandare qualche messaggio in giro per tranquillizzare soprattutto i suoi genitori. Almeno nel primo periodo avrebbero dovuto mantenere contatti parecchio frequenti su skype, perché loro si assicurassero che si fosse ambientata al meglio e che avesse trovato un lavoro.
Un lavoro, questa era una bella incognita, anche se si era fatta dare le dritte giuste: l’italiano è una lingua molto richiesta, con le sue conoscenze avrebbe potuto tenere lezioni private e guadagnare cifre non indifferenti per una studentessa appena laureata, alla peggio avrebbe provato in un ristorante italiano, si dice che la presenza di un italiano sia fortemente richiesta in questi posti, a quanto pare dà una buona immagine del locale.
Ricevette in breve una chiamata da sua madre, che le chiedeva come fosse Dubai e se avesse mangiato, rispose con tranquillità, sapeva che era inutile fare storie, sarebbe stata apprensiva per il resto dei suoi giorni, incentivata dal fatto che lei era la sua unica figlia.
Finalmente arrivò il momento di imbarcarsi, prese il suo bagaglio a mano e si incamminò a passo svelto verso il gate, c’erano un sacco di giapponesi e ben pochi occidentali, ma la cosa non la preoccupava più di tanto. Si sedette al suo posto e dopo il decollo tentò di prendere sonno.
Il viaggio fu molto lungo, riuscì a dormire, ma poco e male, fu svegliata per la cena e in seguito non riuscì più a riaddormentarsi, il fuso orario cominciava a farsi sentire.
Il grande orologio dell’aeroporto di Tokyo segnava le 8:07 del mattino, ciò voleva dire che a casa sua era circa mezzanotte, con i suoi genitori si era accordata di sentirsi su Skype una volta sistemata, in attesa di acquistare un telefono e una sim giapponese da poter utilizzare.
Indossò gli occhiali da sole per coprire le enormi occhiaie dovute al poco sonno e al fuso orario, al quale, era sicura, presto si sarebbe abituata.
Si guardò intorno spaesata e le parve di non ricordare nemmeno la più semplice frase da formulare per chiedere la più semplice delle informazioni. Fortunatamente aveva una solida base riguardo la lettura dei kanji e dei kana, quindi non le risultò troppo complicato trovare il parcheggio dei taxi, salire su uno di questi e limitarsi a dire la via del suo nuovo appartamento. L’uomo annui, sorridendo nell’udire parlare in giapponese una ragazza occidentale, ma si limitò a questo, i giapponesi sono famosi per la loro discrezione, forse  se si fosse trattato di un tassista italiano avrebbe intavolato una qualsiasi conversazione su un argomento ben poco interessante.
Il viaggio in taxi fu un po’ lungo a causa del traffico mattutino, ma alle 9:00 si trovava davanti alla sua nuova casa, pagando il tassista, lasciandogli anche un po’ di mancia, che l’uomo accettò con un gran sorriso e decine di ringraziamenti.
Osservò con attenzione l’immobile, era alto, grigio e abbastanza moderno, poteva andare. Salì con l’ascensore fino al piano dove si trovava l’appartamento e si limitò a tirare fuori il suo laptop dal bagaglio a mano, acceso skype notò che i suoi genitori erano ancora svegli, li chiamò e tempo due secondi si trovò le sue facce salutarla e sorriderle sul monitor.
“Ciao piccola!” disse suo padre.
“Ciao!” sorrise lei. “Ma siete ancora svegli?” domanda retorica, se avesse chiamato alle 4:00 della mattina, l’avrebbero aspettata fino a quell’ora.
“Tua madre non era tranquilla.”
“E tuo padre nemmeno.” Si affrettò a precisare la donna.
La ragazza sorrise appena.
“Comunque sono appena arrivata, l’appartamento è perfetto e credo che dopo essermi riposata farò un giro in città.”
“Ok, tesoro! Divertiti!” Concluse sua mamma con un grande sorriso, che lasciava trasparire un poco di normale apprensione.
Dopo gli ultimi saluti finalmente riuscì a riposare qualche ora, dopodiché si fece una doccia calda. Ogni particolare le ricordava le lezioni di cultura giapponese all’università, per esempio quella sul culto del bagno, le venne da sorridere a pensarsi ancora matricola in quell’universo del tutto nuovo, che le pareva grandissimo e la faceva morire dalla curiosità di saperne di più. In Giappone era più o meno la stessa cosa, solo che tutte quelle sensazioni erano amplificate e che non sarebbe tornata alla sera nella sua piccola cameretta della sua piccola casa, della sua non molto grande città. Avrebbe vissuto a Tokyo, quella che lei considerava una delle capitali più belle del mondo, era sempre stata convinta che la realtà di Milano fosse completamente diversa, era consapevole di trovarsi davanti a tutto un altro modo di vivere, a tutta un’altra cultura, che aveva sì, studiato, ma che forse non aveva mai capito fino in fondo ed era lì anche per questo.
Rifletteva sulla sua vita prima di allora, se quella era stata la scelta giusta da fare, ma sapeva che era il momento giusto. Il suo ragazzo l’aveva lasciata da qualche mese, stando con lui non avrebbe mai osato spingersi a tanto solo per il timore di stargli lontano, ma dal momento che era rimasta sola, libera e con tante prospettive e sogni per il futuro, aveva deciso di non buttare via tutto quello per cui si era tanto impegnata negli ultimi anni.
Un suono dal suo pc la distrasse dalle riflessioni sul suo passato e sul suo futuro. Qualcuno la stava chiamando su skype e l’orario in Italia non era certo ideale. Sorrise. Era Marco, il suo migliore amico.
“Tsunami! Come stai? Bello il Giappone?” Lui era solito darle i soprannomi più impensabili, questo poteva essere interpretato in diversi modi, probabilmente era dovuto al suo essere travolgente, con un buon umore quasi costante, che faceva sorridere anche chi non ne aveva proprio voglia e spazzava qualsiasi sentimento negativo, o perlomeno ci provava in tutti i modi possibili.
“Disgrazia! Cosa ci fai sveglio a quest’ora?” Rispose lei, fingendo di ignorare le sue domande.
“Ehm...mi sono fermato da Nicole...”
“Non voglio i dettagli!” Lo interruppe subito lei.
“La solita maliziosa!”
“Sono sicura che non avete giocato a carte!”
“Invece sì...a scopa!”
“Questa era davvero pessima, potevi risparmiartela!” Rise lei, le sarebbe mancato Marco, era una delle poche persone con cui riusciva a parlare.
“Comunque io non ti ho chiamato a quest’ora di notte per raccontarti la mia vita sessuale! Allora? Questa Tokyo? E’ davvero bella come si dice?” Era curioso come una scimmia e lei non poté fare a meno di sorridergli.
“Ancora non ho avuto modo di visitarla, sono arrivata stamattina ed ero completamente distrutta dal fuso orario! Stavo giusto per uscire!”
“Allora non ti trattengo oltre, anche perché sono stanco anche io!” rise lui.
“Immagino tu abbia fatto molta fatica!” lo stuzzicò lei.
“Oh in confronto il tuo fuso orario può considerarsi una passeggiata!” rispose lui con fare spavaldo. Lei scosse la testa in segno di rassegnazione, ormai era abituata a questo genere di discorsi, tra loro non c’erano più segreti.
“Io torno alla mia Tokyo!” disse poi facendogli una linguaccia.
“Ehi...non farmi pesare il fatto che sei dall’altra parte del mondo!” disse sporgendo il labbro in un’espressione dolcissima.
“Oh perdonami darling! Lo sai che sei sempre nel mio cuore!” rispose lei portandosi le mani al petto con fare teatrale.
“Lo so che ti mancherò tantissimo!” si vantò lui.
“Sai che non te lo dirò, vero?”
“Ma a me basta saperlo!” Le fece l’occhiolino. “Ciao disastro!” aggiunse mandandole un bacio.
“Ciao Marchino!” lui odiava essere chiamato così, ma prima che potesse protestare, chiuse la chiamata. Si infilò un paio di jeans e una maglietta, un leggero tocco di trucco, giusto per nascondere il volto ancora troppo sbattuto e fu pronta per avventurarsi in quella città, che le riservava tante sorprese.
 
Prese la metropolitana, era così pulita, ne aveva sentito parlare, ma vederla di persona era davvero tutta un’altra cosa. Abituata com’era alla metropolitana milanese, quella si poteva considerare il paradiso dei pendolari. In breve raggiunse il centro della città e fu come rapita dalla quantità esagerata di negozi, dalle insegne così appariscenti e particolari, dalla modernità di tutto ciò che la circondava, forse non era la parte della cultura giapponese che amava di più, era sempre stata amante delle tradizioni, ma ogni particolare sembrava catturare la sua attenzione e non poté fare a meno di comportarsi da perfetta turista e scattare qualche foto.
Dopo essersi ripresa dallo stupore iniziale iniziò a pensare alle cose pratiche: le serviva un telefono con sim giapponese e avrebbe dovuto fare la spesa. Non aveva dato niente per scontato, si era informata su tutto, anche riguardo il telefono, i piani tariffari e gli eventuali abbonamenti. Il commesso del negozio rimase alquanto stupito, prima di tutto dal suo parlare un giapponese relativamente sciolto, secondo di poi dalla sua fermezza e decisione quando gli indicò il telefono che avrebbe voluto comprare, specificandone il piano tariffario, senza che lui proferisse parola a riguardo.
Fece la spesa, rifornendosi soprattutto di ramen, lo adorava, era pratico, veloce e buonissimo, meglio di così non poteva essere. Tornò a casa per l’ora di cena, preparò velocemente il ramen e si collegò su skype trovando qualche sua amica con cui scambiò qualche parola in chat, notò con suo sommo disappunto che online c’era anche Andrea, il suo ex fidanzato.
-Ciao Ambra!- Scrisse lui dopo qualche secondo.
-Ciao.- Rispose lei con tutta la freddezza possibile, purtroppo la ferita che le aveva lasciato era ancora troppo fresca, non era una ragazza che dimenticava facilmente e quando amava lo faceva con tutta sé stessa.
-Allora è vero, sei a Tokyo!-
-Già.- si limitò a commentare lei.
-Ti avevo promesso che ti ci avrei portata io.- rispose con fare nostalgico. Dove voleva arrivare?
-Sì, ma non l’hai fatto.-
-Mi sarebbe piaciuto..-
-Talmente tanto che mi hai lasciata.- sputò fuori lei senza pensare. Non voleva sentirlo, forse in futuro sarebbero diventati amici, ma adesso non ne sarebbe stata mai capace.
-Mi dispiace!-
-Andrea, ti sarei grata se non mi contattassi più! Io sto bene, ma per ora preferisco non parlare con te in nessun modo. Mi dispiace.- fredda, lapidaria, più di quanto lo era veramente, più di quanto lo sarebbe stata se avesse avuto davanti i suoi occhi scuri e il suo sorriso mozzafiato.
-Capisco.- si limitò a dire lui. –Buon viaggio!- concluse.
L’aveva fatto per il suo bene, non voleva interferenze di alcun tipo in questo viaggio, quindi Andrea, il suo ricordo e tutto ciò che lo riguardava dovevano rimanere in Italia, dove era lui. Probabilmente per lei sarebbe stato importante per sempre, ma adesso doveva imparare ad essere egoista e a meritarsi quella felicità, forse non permanente, che aveva sempre cercato in persone come lui.
Spense il computer e si sforzò di sorridere, mentre una lacrima, l’ultima per questo amore, attraversò il suo viso, per permetterle poi di chiudere gli occhi e abbandonarsi al sonno di cui essi avevano bisogno dopo quella lunghissima e intensa giornata.
 
 
 
 
“Pronto? Aspettativa? Un anno?! Non posso negartela, lo sai! Troveremo una sostituta provvisoria!”

Spazio autrice: Buonasera gente! Rieccomi con il primo capitolo di questa storia un po' fuori dall'ordinario. La protagonista ha molte mie caratteristiche, ma ho preferito darle un'altro nome. Ringrazio ancora chi ha recensito e spero che questo capitolo sia all'altezza delle aspettative. Prima o poi compariranno i Gazette, per il momento mi sono concentrata sulla situazione di Ambra, per farvi capire più o meno com'è la nostra protagonista. Scrivetemi cosa ne pensate :3 a presto!
  
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