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Autore: orphan_account    11/02/2013    145 recensioni
Ero a pezzi, fisicamente e mentalmente. Stavo cercando disperatamente di dire quello che pensavo, ma la mia gola era chiusa e non riuscivo a respirare dal dolore: "A-Avete la minima idea di quello che ho dovuto sopportare? Di quello che ancora sopporto, tutti i giorni?"
Li guardai con sfida. Due di loro era chiaramente confusi, come se non avessero la minima idea di cosa stessi parlando. Liam e Niall, invece, abbassarono lo sguardo.
[...]
"Per favore, Taylor! Lasciati aiutare." Liam mi stava supplicando, ma i suoi occhi non riuscivano a scollarsi dalle mie braccia. Niall era così disperato che per poco non si metteva a piangere. Dieci minuti dopo questo teatrino mi abbandonai alle lacrime, lasciandomi scivolare lungo il muro del bagno.
Basta, ora basta.
Srotolai le bende bianche e voltai le braccia verso di loro.
E proprio in quel preciso istante, la porta si aprì, e Zayn entrò nella stanza. No, lui no. Lui non doveva vedere i tagli, non potevo permetterlo.
I suoi occhi saettarono verso le mie braccia scoperte, e la sua espressione cambiò di colpo.
[Gli aggiornamenti sono molto lenti. Siete avvertite.]
Genere: Angst, Drammatico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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First, you think the worst is a broken heart,
what's gonna kill you is the second part.
And the third, is when your world splits down the middle,
and fourth, you're gonna think that you fixed yourself.
Fifth, you see them out with someone else,
and the sixth, is when you admit,
that you may have fucked up a little.
[Six degrees of separation-The Script]

POV Taylor:

16 settembre 9:25
Mi piaceva la matematica. I numeri erano rigidi, rientravano tutti in schemi ben precisi. Era sempre una soddisfazione quando si comportavano come dovevano e i calcoli me ne evidenziavano di nuovi, più complessi di quelli iniziali eppure così simili.
Ero a metà della risoluzione di un'equazione di secondo grado particolarmente complessa quando la lucina rossa sull'interfono in un angolo della stanza cominciò a lampeggiare, indicando che era acceso per una comunicazione da parte della presidenza.
Sapendo che non era probabile che riguardasse me, infatti non avevo mai fatto nulla che implicasse farmi sbattere in presidenza, non alzai nemmeno la testa e mi concentrai sul quaderno di fronte a me, mentre negli altri banchi i miei compagni sonnolenti si risvegliavano dal torpore in cui erano piombati e parlottavano interessati tra loro. Non mi potevo permettere di tenere una condotta meno che esemplare se non volevo rovinare la mia media scolastica.
Oxford accettava solo studenti con voti più che perfetti, e già rischiavo di essere esclusa per colpa di quella verifica di scrittura creativa in cui avevo fatto veramente pietà.
La voce della preside attraverso l'interfono suonava insolitamente allegra: “Attenzione prego, la signorina Austen Taylor è pregata di recarsi immediatamente in presidenza.”
Le parole mi entrarono da un orecchio e uscirono dall'altro, senza che le recepissi minimamente in un primo momento. Poi però, a metà del passaggio che stavo facendo, le parole della preside si registrarono nel mio cervello e alzai la testa di scatto.
Quasi tutti i miei compagni mi stavano guardando, chi con disgusto e chi con curiosità. C'era gente che sembrava così sorpresa di vedermi in questa classe, in questa
scuola
, che sarei stata più visibile se non ci fossi proprio stata in primo luogo.
Con gli occhi sgranati mi girai verso il professore che, con uno sbuffo annoiato, probabilmente a causa dell'interruzione della sua lezione, mi fece cenno di andare. Sentendo un leggero rossore farsi strada sulle mie guance per l'attenzione inusuale che stavo ricevendo, raccolsi le mie cose il più velocemente possibile e sgusciai fuori dall'aula.
I miei passi contro il linoleum risuonavano sinistramente nel corridoio vuoto, come un presagio di quello che mi aspettava una volta fossi giunta in presidenza. Mi sentivo come disorientata da tutte le pieghe che stava prendendo la mia vita nelle ultime settimane, dopo anni e anni di routine.
Esitai brevemente nell'anticamera dell'ufficio della preside, domandandomi se avrei dovuto bussare o meno. La mia mano stretta a pugno rimase sospesa in aria a pochi centimetri dal legno spesso mentre in me si svolgeva una guerra anche per una cosa futile come questa.
Alla fine presi coraggio e, trattenendo il fiato, bussai.

Avanti.” venne la voce della preside, e mi rilassai di qualche frazione per aver fatto la scelta giusta. Entrai con la cautela dovuta nell'affrontare quella nuova situazione.
L'ufficio della preside era caldo, con un lungo tavolo di mogano che pareva uscito da altri tempi e i quadri alle pareti che ritraevano sempre gli stessi due bambini, con molta probabilità i suoi figli. Sul lato opposto del tavolo sedeva la preside, una donna piuttosto frigida con cui fortunatamente non avevo avuto molte opportunità di conversare.
Ma la figura che più attirò la mia attenzione fu l'uomo di fianco a lei. Indossava un tailleur grigio e aveva appoggiata ai suoi piedi una valigetta che mi fece spuntare in mente l'immagine di mio padre. Anche lui si portava sempre dietro una valigetta simile, lavoro diceva.

Ah, Taylor, ti aspettavamo. Vieni, siediti qua.” disse la preside, puntando con un dito la sedia di fronte all'uomo.
Questo si schiarì professionalmente la voce dopo qualche secondo di teso silenzio: “Signorina Austen, è un piacere conoscerla. Mi chiamo Richard Martin, lavoro per l'università di Cambridge.”
Dentro di me si susseguirono una miriade di emozioni contrastanti. Non riuscivo a capire cosa ci facessi io qua, e cosa volesse Cambridge da me. Non volevo stringere la mano protesa verso di me, mi sembrava un gesto troppo personale, intimo, per due sconosciuti. Allo stesso tempo c'era però anche una parte di me, abbastanza piccola da reprimere senza alcuno sforzo apparente, che stava fremendo dalla voglia di scoprire di cosa si trattasse. E una parte ancora più minuscola si stava insuperbendo per il fatto che su tutto il corpo studentesco avesse scelto proprio
me con cui parlare.
Seguendo un impulso folle la mia mano strinse la sua in una presa che non tradiva quanto confusa mi sentissi dentro.
Al suo fianco la preside allungò una cartella bianca verso di me, un'aura sempre più soddisfatta attorno a lei: “Ecco, signor Martin, queste sono le sue pagelle negli scorsi due anni.”
La mano che fino a poco prima era stata stretta attorno alla mia si impossessò dei documenti, sfogliandoli con una rapida occhiata.
Un sorriso gli illuminò la faccia: “Sa signorina Austen, lei fa alzare sensibilmente la media scolastica nazionale.”
Le mie guance presero fuoco a quel compimento: “La ringrazio.” mormorai alla fine, sapendo che qualunque altra risposta mi avrebbe fatta sembrare vanitosa. Cielo, già sembravo fin troppo vanitosa così.
Lui agitò una mano: “Mi dica, cosa le piacerebbe fare dopo il liceo?”
A quella domanda esitai, colta da un dubbio: avrei dovuto mentire, oppure dire la verità e rischiare che quest'uomo se la prendesse perché avevo preferito l'antica rivale Oxford a Cambridge?
Il momento di indecisione dovette essere ben chiaro sul mio volto, perché l'uomo fece un altro sorriso conciliante: “Non esiti a dire ciò che pensa.”
Mi fissai le mani, osservando il lieve tremolio che le scuoteva con un'aria di distaccata tranquillità: “Stavo cercando di ottenere una borsa di studio per Oxford.” ammisi, non osando guardarlo negli occhi.
Lui fece una smorfia e poi sospirò: “Capisco. Posso chiedere il perché?”
Scrollai le spalle, ignorando la preside che, da dietro all'uomo, mi stava uccidendo con uno sguardo: “Hanno il migliore corso di legge.”
L'uomo, Martin, scosse la testa: “Comunque sia, l'università di Cambridge sarebbe onorata di averla tra i suoi studenti, e le possiamo assicurare che la nostra facoltà di legge non è niente male.” mi allungò una busta sigillata con il mio nome scritto sopra e lo stemma della scuola, “Questa è una borsa di studio per tutti gli anni di università che copre spese per i libri, vitto e alloggio nel campus, sfruttabile a partire da settembre dell'anno prossimo.”
Il lontananza, attutita dalla porta chiusa, sentii la campana che indicava la fine della seconda ora suonare.

Mi mancano ancora due anni di superiori.” gli feci notare, non riuscendo a trattenermi dal prendere in mano la busta e toccarla come se potesse scomparire da un momento all'altro. Mi sentivo tremendamente calma, più calma di quanto non mi fossi mai trovata prima d'ora in una situazione di questo frangente, ma era come se da un momento all'altro avrei fatto un passo troppo grande e sarei caduta giù dal burrone immaginario che delimitava il confine della mia sanità mentale.
Ah, vede, ne abbiamo parlato con la sua preside, e siamo tutti d'accordo nel dire che la riteniamo pronta a diplomarsi quest'anno.”
C-come?” domandai, balbettando pateticamente.
Resistetti a malapena all'impulso di pizzicarmi un braccio per controllare di non star sognando. Era tutto troppo strano per essere vero.
Quel maledetto sorrisino indulgente tornò a fare capolino sul viso dell'uomo: “Suvvia, non sembri così sconvolta. Ha due mesi per decidere, aspettiamo una risposta.”
Questa volta accettai la mano protesa senza remore, a malapena accorgendomi del congedo che stavo offrendo ad entrambi gli adulti.
Il tragitto dalla presidenza all'aula di fisica non fu altro che una macchia indistinta attorno a me, mentre stringevo al petto la busta che mi aveva appena cambiato la vita. Accantonai per un secondo l'idea di andare ad Oxford, concentrandomi solo sul quella nuova proposta.
Mi immaginai di andarmene alla fine di quest'anno scolastico, scappando dal divorzio del miei genitori, da Mark e Stacy, da tutte quegli orrendi ricordi di abusi e dolore. Avrei ricominciato da capo, e dovevo solo aspettare dieci corti mesi invece che due anni. Lasciai che il pensiero mi sostenesse, donandomi speranza.
Sarebbe stato così semplice prendere le mie cose e sparire per sempre dalle vite di tutti coloro che mi conoscevano.
Avrei potuto
dimenticare. E quel semplice fatto fu abbastanza da farmi prendere la decisione al momento, sapendo che non me ne sarei pentita: sarei andata a Cambridge a settembre.

POV Zayn:

16 settembre 12:40
Ero stanco, una stanchezza che mi fiaccava nel profondo e indeboliva le ossa. Una parte poteva essere dovuta a questa prigione che si ostinavano a chiamare scuola, ma la maggiore era tutta causa, e me ne rendevo perfettamente conto, di Taylor.
Dovunque andassi, qualunque cosa facessi, a qualsiasi cosa pensassi, la ragazza era sempre in cima alla mia mente, la sua immagine pronta ad assalirmi nei momenti meno opportuni. Avrei potuto passare ore a fantasticare sull'espressione che le si dipingeva sul viso quando sorrideva, il modo in cui i suoi occhi si illuminavano come due smeraldi al sole e la sua testa si piegava impercettibilmente di lato. A volte il suo corpo diventava vitreo, perso in mondi conosciuti solamente a lei, e in quelle occasioni serviva tutto il mio autocontrollo per non saltarle addosso. Mi passai una mano sulla faccia, facendo del mio meglio per ignorare Harry e Louis che stavano battibeccando amichevolmente pochi passi dietro di me, freschi dall'ora di chimica come io non sarei mai riuscito ad essere. Ringraziai il cielo che almeno per una misera mezz'ora sarei stato libero dalle lezioni.
“Ehi, Zayn!” la voce di Niall arrivò da un punto imprecisato alla mia sinistra. Mi girai in automatico a guardarlo, sentendo la familiare ondata di calore all'altezza del petto nel vedere la figura del mio migliore amico.
Niall si fece spazio tra i gruppetti di ragazzi, fermandosi a chiedere scusa quando andava a sbattere contro qualcuno e salutando le sue conoscenze. Scossi la testa con un sorriso indulgente, fin troppo abituato a vedere quanto potesse essere gentile anche dopo tutto quello che aveva passato.
“Come sono andate le lezioni?” domandò quando si fu portato a passo con me.
Scrollai le spalle: “Noiose. Tu?”
Mi rivolse uno di quei suoi sorrisi raggianti che avrebbero potuto sciogliere anche le pietre: “Niente di speciale. Hai sentito l'annuncio nella seconda ora?”
Il mio umore peggiorò di colpo pensando a Taylor ed il fatto che non si era presentata ad educazione fisica. Ero stato in ansia per lei tutta la mattinata. L'unico momento in cui l'avevo vista, passando per il corridoio al cambio dell'ora, non mi aveva nemmeno notato. Un sorriso smagliante minacciava di prendere il controllo del suo intero volto e le illuminava il viso come una brillante aura dorata. Non l'avevo mai vista così felice prima d'ora.
“Sì. L'hai vista, a proposito?” domandai, sentendo un improvviso bisogno di nicotina.
Niall scosse la testa e cominciò a rispondere, ma la mia attenzione fu deviata da una testa conosciuta. Aguzzai la vista, cercando di non perderla in mezzo alla folla di persone. Taylor stava parlando con due ragazze e gesticolando animatamente. Una delle due ragazze, che non avevo mai visto prima, rispose qualcosa che da quella distanza non sentii.
Cominciai a camminare verso di loro, dimentico di Niall di fianco a me e della gente che stavo spingendo nel tentativo di arrivare da lei.
La risata cristallina di Taylor mi colpì all'improvviso, facendomi fermare di botto. Mi frugai nella memoria, cercando di ricordarmi se avessi mai sentito Taylor ridere. La risposta tornò negativa, e per quanto mi sconvolse sapere di non averla mai sentita ridere nella settimana che la conoscevo, non potei frenarmi dal pensare che suonava completamente sbagliata. Troppo allegra e spensierata per appartenere alla stessa ragazza che avevo in mente.
Troppo acuta, troppo cristallina. Era come se appartenesse ad una persona diversa.
I miei occhi si ridussero a fessure mentre osservavo meglio la ragazza che avevo scambiato per Taylor, notando come i suoi capelli fossero più chiari e lunghi e il corpo più formoso. Tuttavia non riuscii a frenarmi dall'andare comunque a presentarmi.
I miei piedi mi portarono di fianco al trio, che smise di ridacchiare non appena mi vide di fianco a loro: “Ehilà.” dissi con un sorrisino compiaciuto, accorgendomi del modo in cui gli occhi della ragazza, che ora che riuscito a vederla in faccia aveva gli occhi marroni, ma che per il resto avrebbe potuto benissimo essere la gemella di Taylor, si spalancarono con malcelata ammirazione.
“Ciao.” rispose una delle altre due, quella bionda, “Io sono Jenny, e loro sono Clare e Sarah.”
Sarah, si chiamava Sarah.
“Io sono Zayn.” risposi, rivolgendo il mio miglior sorriso in direzione di Sarah, che arrossì istantaneamente.
La bionda (aveva detto di chiamarsi Jenny?) balbettò qualche parola in preda all'imbarazzo prima di riuscire a pronunciare una frase di senso compiuto: “Ehm, allora noi ti aspettiamo in mensa, Sarah, c-ci vediamo dopo.” e trascinò via l'altra con sé, in direzione opposta alla mensa scolastica.
"Quindi,” mi rivolsi direttamente alla ragazza, appoggiandomi contro gli armadietti, “ti va di venire a pranzo con noi?” le domandai.
Avrei potuto usare la distrazione da Taylor, e se non guardavo troppo da vicino avrei anche potuto scambiarla per la ragazza a cui ero caduto ai piedi come un ragazzetto alle prime armi. E forse, se Taylor ci avesse visti assieme, si sarebbe ingelosita.
Ero praticamente arrivato al punto che avrei colto al balzo qualunque occasione per risentire le mie labbra sulle sue. Venerdì, dopo la festa di Niall, era stato un momento di assoluta perfezione. Taylor era stata timida, esitante nel rispondere, ma restava che quel bacio era stato fantastico, il migliore a cui fossi mai stato reso partecipe.
Lei si morse il labbro, come se stesse dibattendo internamente su qualcosa, e i miei occhi vennero magneticamente attratti dai denti che stavano infierendo sulla sua bocca: “Immagino di sì.” rispose alla fine, scrollando e spalle e offrendomi un sorriso imbarazzato.

16 settembre 12:46
Sarah era seduta di fianco a me, più vicina di quanto avrebbe fatto una normale amica, e parlava solo quando le si rivolgeva direttamente la parola, esattamente come Taylor. Ma, al contrario della sua sosia, Sarah mangiava.
Con ogni probabilità il suo silenzio era dovuto al fatto di trovarsi circondata da estranei che sembravano averla presa in antipatia.
Dal capo opposto del tavolo Liam continuava a fissarmi come se avessi appena ucciso un cucciolo di cane, o qualcosa di altrettanto orrendo, mentre Louis faceva trapelare un disgusto tale che sembrava quasi nauseato, e i volti degli altri non erano che variazioni su quei due temi.
Sinceramente ne ero stupito, ma nel profondo c'era una sorta di rassegnazione, come se il mio animo fosse abituato alle continue reiezioni. Non riuscivo davvero a capire cosa avessero tutti contro Sarah. Niall mi stava guardando con una sorta di triste comprensione, attentamente scrutando la ragazza al mio fianco e rivolgendomi un sorriso amaro mentre scuoteva la testa.
Abituato com'ero alla confusione che solitamente regnava quando c'erano sia Harry che Louis presenti, il silenzio assordante che c'era ora era asfissiante, come una bolla a prova di suono che ci teneva separati dal resto della mensa.
E per rendere il tutto ancora peggiore, Taylor non si era ancora fatta vedere. L'agitazione mi stava corrodendo dentro, mi divorava lentamente. Stare lontano dalla ragazza con gli occhi più belli che avessi mai visto era una prova erculea.
“Se tra cinque minuti non si è ancora presentata la vado a cercare.” borbotto Gary a voce alta, tracciando figure inesistenti sul tavolo.
Ross annuì, facendo scorrere una mano sulla sua spalla in un gesto quasi possessivo che fece arrossire Gary, nonostante non si mosse per spostarla: “Vengo con te. Comunque,” guardò verso Sarah, rivolgendo alla ragazza al mio fianco un sorriso quasi sadico, “hai un volto familiare.”
Sarah lo guardò con circospezione, chiaramente intimidita dal suo aspetto, che, anche se non lo avrei mai ammesso, spaventava un po' anche me: “Magari ci siamo incrociati nei corridoi?” propose alla fine, scrollando senza molta forza le spalle.
Il cipiglio di Liam divenne più marcato: “No, ha ragione Ross. Non vi sembra incredibilmente simile a Taylor?” scambiò uno sguardo complice con Ross ed entrambi si lasciarono scappare un sorrisetto.
Questo mi innervosì tantissimo: “Dateci un taglio ragazzi, non è divertente.” sputai tra denti stretti. Era chiaro che stavano cercando di sabotare i miei tentativi di togliermi dalla testa Taylor.
Harry si intromise nel discorso, allungando il collo verso di lei: “Non ti scaldare, Zayn, hanno ragione. Se non fosse per gli occhi sarebbero identiche.”
Le rivolse uno dei suoi sorrisi smaglianti, ma il sentimento non raggiunse i suoi occhi, pieni di gelida rabbia e determinazione.
Sarah corrugò le sopracciglia: “Chi è Taylor?”
Aprii la bocca per dirle che non era nessuno di importante, ma prima che potessi proferir parola, Taylor fece il suo ingresso nella mensa.
La bolla attorno al mio tavolo sparì, lasciandomi improvvisamente assordato quando tutti i rumori nella mensa raggiunsero i miei timpani in una volta sola.
Qualcuno si zittì quando entrò, puntando con curiosità alla busta che stringeva al petto come un salvagente e l'espressione distaccata nei suoi occhi, ma la maggior parte dei ragazzi la ignorò come se fosse invisibile.
E lei, per una volta, non li considerò minimamente, il sorriso smagliante che avevo visto anche prima sempre presente e gli occhi illuminati di felicità. Il mio stomaco si strinse e fece qualche capriola mentre cercavo disperatamente di controllare il mio impulso di prenderla tra le braccia e non lasciarla più andare. Non potei però evitare il sorriso dolce che mi sfiorò nel vederla così contenta. Si sedette tra Niall e Harry, prendendo la mano a quest'ultimo e strizzandola.
Harry le sorrise e le lasciò un bacio sulla fronte come se fosse la cosa più naturale del mondo. Bastò quello a farmi distogliere bruscamente lo sguardo da Taylor e sentirmi bruciare dentro di gelosia. Per un momento odiai con tutto me stesso Harry. Lui, che avrebbe dovuto stare dalla mia parte e che ero sicuro avesse capito alla perfezione che Taylor era tutto il mio mondo, aveva invece acciuffato l'unica ragazza che avessi mai seriamente voluto.
Poi però considerai il fatto che era comprensibile che non fossi l'unico a volerla per sé. Taylor era speciale, unica, chi non avrebbe voluto l'opportunità di stare con lei?
Lo sguardo di Taylor rimase perso nel vuoto per altri istanti, ma poi scosse la testa e sbatté le palpebre: “Non indovinerete mai cos'è successo!”
Si girò a guardare Niall, che si lasciò andare ad una risata: “Cos'è successo?”
Il volto di Taylor, se possibile, sembrò illuminarsi ancora di più di gioia mentre allungava la busta che si era tenuta stretta al petto fino a quel momento. Niall la prese con titubanza, e a mio malgrado mi ritrovai intento a cercare di bloccare il mio corpo dal gravitare verso quella lettera che sembrava averla reso tanto contenta.
L'irlandese estrasse la lettera e gli diede una rapida lettura. Osservai i suoi occhi spalancarsi leggermente e la sua espressione mostrare vera meraviglia: “Tay, ma è magnifico! Sono contentissimo per te.”
Il mio migliore amico soffocò la ragazza in un abbraccio, e lei lo restituì con la stessa foga. Quando una frazione di secondo dopo scoppiò in una risata cristallina, il mio mondo si fermò.
La risata di Taylor era, senza dubbio, il suono più bello che avessi mai avuto la fortuna di ascoltare. Altro che Sarah, ma chi volevo prendere in giro? Taylor era diventata tutta la mia vita e niente e nessuno avrebbe mai potuto cambiarlo. Dovevo solo convincerla che eravamo fatto per stare assieme.

POV Taylor:

16 settembre 12:47
Niall era caldo e solido attorno a me, un'ancora che mi teneva con i piedi per terra, che faceva crescere ancora di più la bolla di euforia che mi riempiva dentro.
Allora, si può sapere cosa dice questa maledetta lettera?” la voce brusca e fredda Zayn mi riportò al mondo attuale, allontanando i sogni dal fronte della mia mente.
Mi districai dalle braccia di Niall, che stava sfoggiando un sorriso anche più smagliante del mio, e rivolsi a Zayn un'occhiata discreta.
Louis strappò la lettera di mano a Niall e si schiarì la gola: “Gentile signorina Austen, siamo lieti di informarla che è stata scelta per una borsa di studio quadriennale all'Università di Cambridge.”
Sul tavolo calò un silenzio di tomba mentre identici sorrisi estasiati illuminavano i visi dei miei amici.
Mio Dio, Tay, ma è stupendo!” squittì Gary, saltellando sul posto.
Lanciai un'altra occhiata fugace a Zayn, sperando che non si accorgesse di quante volte mi girassi a guardarlo come un cagnolino in cerca di affetto, solo per rimanere stupita davanti alla luce di dolce felicità che passava attraverso quegli occhi normalmente così inespressivi. Eppure, appena si accorse che lo stavo fissando, il suo sguardo passò da cioccolato liquido ad ossidiana.
Accanto a lui una ragazza mi sorrise timidamente. Per un secondo pensai di star impazzendo, perché quella di fronte a me sembrava la mia copia esatta, ma poi la guardai negli occhi e tutta la somiglianza svanì. Gli occhi erano completamente diversi, così come il colore dei capelli era più tendente al biondo che al color carota. La forma del suo viso era diversa dalla mia, la sua pelle di qualche tono più scura. Ed era molto più magra di me, non c'era di cui discuterne.
Non mi volli fermare a riflettere su cosa significasse per me che quella ragazza stesse così vicina a Zayn, o il nodo che si era formato alla base del mio stomaco ed aveva troncato la mia contentezza, ma le rivolsi un sorriso altrettanto timido di rimando.
Lei allungò una mano attraverso il tavolo e nel secondo che seguì cadde un pesante senso di attesa. Era come se tutti attorno a me si aspettassero di vedermi scappare in lacrime, o rifiutarmi di stringerle la mano, addirittura fare una scenata.
Certo, dovetti ricacciare la gelosia che stava infuriando dentro di me in un angolo del mio cuore e sforzarmi per tenere il sorriso appiccicato sul mio volto, ma ci riuscii. Se Zayn era contento con lei, allora lo sarei stata anch'io. Anche se desideravo esserci io al suo posto, la mia felicità non era una priorità. Zayn veniva
prima di tutto.
Taylor.” mi presentai, unendo le nostre mani per un breve momento.
Io sono Sarah.”

Quando ritirai il braccio sul volto di Harry era evidente un lieve disappunto e Zayn, per quanto riuscissi a decifrare, era segnato da un profondo amareggiamento. Come se avesse voluto una reazione diversa da quella che aveva ottenuto da me.
Sarah tossì nervosamente quando il silenzio si protrasse: “Allora, Taylor, complimenti per la borsa di studio. Scusa se te lo chiedo, ma per caso conosci Mark?”
Quel nome mi fece irrigidire automaticamente contro lo schienale scomodo della sedia: “Non intimamente.”
Lei corrugò le sopracciglia: “Strano, parlava molto di te quando stavamo assieme. Non diceva cose molto carine, ma tu mi sembri a posto.”
Un profondo senso di panico si fece strada dentro di me, un dolore presente da tempi immemori che si attivava tutte le volte che veniva pronunciato del nome del mio torturatore personale.

Mark si avvicinava a me con un ghigno sadico, le mani strette a pugno lungo ai suoi fianchi, una nera promessa di ciò che sarebbe successo di lì a poco. I suoi occhi brillavano come diamanti verdi smeraldo. Ed erano stupendi.

Il dolore sordo dei pugni impallidiva di fronte a quello più acuto e atroce dei calci diretti ai miei organi. Puntava ad uccidermi questa volta.

La lametta brillava sinistramente sotto i neon, bagnandosi delle goccioline di sangue che ammassava lungo la superficie dei tagli. Passai il pollice lungo le vecchie cicatrici mentre il fuoco dei tagli si portava via il dolore emotivo.

Il sangue aveva un distinto odore metallico che non sopportavo, una consistenza nauseante. Però era vero. Vivo. Mi dava l'opportunità di riempire il vuoto che creava un nido nel mio animo dopo il passaggio di Mark.

China davanti al gabinetto, chiusi gli occhi. Un conato di vomito si fece sentire, rivoltando il mio stomaco dall'interno. Il fiato mi si incagliò, bloccato a causa del cibo e la bile che stavo rigettando e mi sporcava le dita di saliva e vomito.

Mi alzai di scatto dalla sedia, facendola stridere contro il linoleum: “Devo andare.” mormorai, tenendo gli occhi bassi.
“Ho detto qualcosa di male?” domandò piano Sarah a Zayn, e riuscivo quasi ad immaginarsela mentre si mordeva il labbro inferiore, come me quando ero nervosa. O forse no, d'altronde non eravamo la stessa persona.
Le mie gambe mi portarono in automatico verso l'esterno, alla ricerca di aria fresca. Il morso del gelo proveniente dal cielo grigio bruciava contro le lacrime che avevano cominciato a scorrere in un momento imprecisato del tragitto e la pietra degli scalini su cui mi ero seduta irradiava freddo. Avevo voglia di prendere quella maledetta ragazza per il collo e farla sparire dalla mia esistenza altrettanto velocemente di come era entrata.
Era chiedere tanto una sola giornata di pace, di felicità? Chiaramente c'era qualcuno lassù che mi odiava, perché non era possibile che perfino una giornata speciale come questa fosse stata rovinata da una ragazzetta odiosa.
Sbattei assieme i denti, pulendo bruscamente le scie bagnate sul mio viso con un pugno chiuso. Desideravo non essere così debole, così fragile. Volevo essere spensierata come Harry e Louis, posata come Liam e positiva come Niall. Volevo essere una persona che non fossi io, Taylor Austen. “Ehi, Taylor.” Liam si sedette di fianco a me, appoggiandomi un braccio conciliante attorno alla vita in un gesto puramente fraterno, “Come ti senti?”
Scrollai le spalle, non riuscendo però a resistere alla tentazione di appoggiarmi contro di lui: “Penseresti male di me se ti dicessi che sono tremendamente invidiosa?”
Liam sospirò: “Certo che no. Penso che Zayn stesse proprio puntando a quello.”
“Come fai a saperlo?” domandai, e per quanto avessi cercato di frenarmi un lieve bagliore di speranza di accese nel mio cuore. Forse non era ancora troppo tardi per noi due.
“Conosco Zayn. É l'unico modo che conosce per capire se sei interessata a lui, non ha visto come Sarah fosse praticamente identica a te? Stava cercando qualcuno di somigliante perché pensa di non poterti avere.” i suoi occhi guardavano lontano, in direzione della strada deserta al di fuori del cancello della scuola, e la sua voce era ricoperta di un velo di tristezza.
Mi fissai i piedi: “Dici che sto sbagliando tutto? Cosa dovrei fare?”
“Secondo me dovresti parlarci, chiarire questa situazione con lui.” Liam cercò le mie dita, intrecciandole alle sue sovrappensiero.
Il calore era confortante, ma non faceva altro che ricordarmi che avrei preferito ci fosse qualcun altro a tenermi la mano mentre soffrivo: “Non penso di essere pronta ad una relazione a tutti gli effetti, però. Zayn è un po' troppo per me.”
“Perché non cominciate da amici? Usciamo tutti assieme e così avete l'opportunità di conoscervi meglio.”
“Non so... È così freddo con me, mi mette in soggezione se devo essere sincera.”
Liam rise dolcemente: “Ha solo paura di avvicinarsi troppo in caso tu sparisca dalla sua vita. Appena capirà che non gli volterai le spalle diventerà il ragazzo più dolce del mondo, vedrai.”
“Tu pensi?” la mia voce suonava così stanca, abbattuta da troppe calamità.
“No, ne sono sicuro.”
E anche quando arrivò la fine del pranzo non ci muovemmo dalla nostra posizione, mani unite e la mia testa sulla sua spalla. Pensai a quello che mi aspettava in futuro: un fratellastro e un divorzio, ma anche Cambridge. E Zayn. Con un po' di fortuna anche Zayn.


Faccio schifo.
Lo so, tiratemi pure addosso i pomodori, le sedie, anche una spranga di ferro se volete, me lo merito. Non so con che coraggio ritorno con un tale scempio, ma ormai è fatta. Non che il capitolo non mi piaccia, mi fa proprio ribrezzo. Quindi scusatemi, sono già proiettata verso i prossimi due capitoli. Il prossimo sarà interamente scritto dal punto di vista di Gary, e anche se ho già un'idea ben precisa di cosa succederà, mi piacerebbe sapere se siete più per la Gary/Louis o per la Gary/Ross.
Poi, ho un'altra domanda per voi, ed è molto importante che mi rispondiate: Taylor e Zayn devono avere il loro finale felice oppure no? Mi deprime pensare che tra poco sarà finita, mi mancano solo tra i sei e i nove capitoli. Comunque, ho ricevuto una valanga di recensioni per lo scorso capitolo e vi volevo ringraziare di cuore, non avete idea di cosa significhi per ricevere il vostro continuo sostegno :') Mi avete perfino fatta entrare tra le storie più popolari! Giuro, siete fantastiche, le migliori lettrici del mondo.
Un bacio,
Ele
P.S. Ho bisogno di una beta, possibilmente una delle mie lettrici affezionate, che riesca a controllare punteggiatura ed errori di distrazione. Qualcuno si sente all'altezza?
P.P.S. Ultima cosa e poi me ne vado. ho fatto leggere a mia sorella un'altra fanfiction che sto scrivendo, e lei dice che è sbbastanza bella da essere pubblicata. Le credo, perché di solito mi inslulta sembre e dice che non le piacciono, ma non sono ancora sicura se ne valga la pena di cambiare i nomi e provare a mandarla ad un editore in futuro. Quindi vi chiedo: c'è qualcuno che ha voglia di leggere il primo capitolo e dirmi se ci devo provare o meno?

   
 
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