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Autore: daemonlord89    11/02/2013    1 recensioni
Due avvenimenti lontani tra di loro: l'omicidio di un vecchio precettore, che aveva scoperto qualcosa che doveva restare nascosto e il ritorno di un'antica minaccia sepolta tra i ghiacci. Apparentemente scollegati, i due fatti si riveleranno tasselli di un unico, mortale puzzle.
Genere: Avventura, Dark, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La trilogia dell'Angelo Nero '
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CAPITOLO TREDICESIMO
-Battaglia-

 

---Landam, campo dei ricercatori---
---Mezzogiorno---

Greshen chiamò a sé alcuni uomini, che rappresentavano tutta la forza militare presente al campo: erano otto.
“Morirai, mostro!” minacciò Mekor.
“Non credo.” disse la creatura, con quella voce oscura e spaventosa. Subito dopo, si avvolse con un manto di oscurità.
“Si sta trasformando!”
“In cosa? Nell'uccellino che ha sfruttato per arrivare a Landam?” rise Selene, cercando di sdrammatizzare.
“Stupida umana.” fu la risposta, che giunse a metà tra la mente e le orecchie “Credevi fossi così idiota da non scegliermi una forma più utile, sapendo che mi seguivate?”
La nube di oscurità crebbe sempre di più, fino a raggiungere le dimensioni di una casa. Quando si dissipò, ciò che rimase sconvolse gli animi di tutti i presenti: una creatura alta quasi quattro metri, di forma umanoide ma con lunghi braccia artigliate, che arrivavano fino a terra. Una coda terminante in un aculeo sferzava l'aria dietro di sé. Il volto era allungato, come quello di un cane, e la bocca lo occupava quasi interamente, lasciando spazio solo per due piccole narici e degli occhi, completamente neri e lucidi, posti vicino al collo. La creatura era verde, salvo per una sorta di criniera di colore nero.
“Un troll!” sbraitò spaventata Shaina.
“Ah! Ah! Ah!” rise Greshen, con la voce gutturale conferitagli dalla sua nuova identità “Un laceratore delle paludi, per essere precisi! La specie più letale!”

Fu Ferren a caricare per primo, ma non in direzione del troll. Se volevano avere anche una minima speranza di riuscire a vincere, dovevano eliminare prima i soldati, una noia che poteva rivelarsi letale in uno scontro del genere. Il primo soldato che vide parò il suo fendente con lo scudo, ma non si avvide della freccia scagliata da Hayst, accortosi del piano dell'amico, che lo raggiunse al collo uccidendolo. Il primo Guardiano continuò a cavalcare e abbatté un secondo Kemoriano, che non si aspettava di essere la vittima predestinata. Anche Mekor partì all'attacco, ma la sua carica lo portò troppo vicino al braccio del laceratore, che si sollevò a colpirlo. L'armatura attutì il colpo, altrimenti mortale, ma non impedì che il cavaliere venisse sbalzato di sella, cadendo a terra. Il troll portò un secondo attacco per finire l'avversario, ma questi riuscì a rotolare su un fianco, scansando gli artigli. Selene era già in zona e tese la mano al compagno, accogliendolo sul suo cavallo per poi fare uno slalom tra le gambe dell'enorme mostro.
Shaina travolse con la cavalcatura uno dei Kemoriani, che crollò al suolo e si prese la faccia, sanguinante, tra le mani. La donna decise che l'avrebbe finito dopo e ingaggiò battaglia con un altro soldato, armato di spadone. La lama dell'uomo ferì gravemente il cavallo al fianco, costringendo Shaina a saltare giù per evitare di essere schiacciata. Ancor prima che si rialzasse fu ferita a sua volta, da un affondo portato sotto l'ascella destra. Il dolore era lancinante e non le permetteva di usare la spada, che fu quindi passata nell'altra mano. Anche se inesperta nel combattimento mancino, Shaina riuscì ad avere la meglio sull'avversario.
Ferren, nel frattempo, era corso un po' più avanti e si stava girando per una seconda carica. Due uomini si voltarono verso di lui e lui fu colpito dalla loro stupidità: c'erano cascati ancora. Con un cenno, indicò ad Hayst uno dei due, che venne trafitto da un dardo, mentre l'altro fu ucciso da un affondo del Guardiani. Mekor, mentre Selene cavalcava, finì gli ultimi due Kemoriani con dei fendenti precisi.
Ora mancava il troll.

 

La creatura nella quale si era trasformato Greshen aprì le enormi braccia e ruggì contro il cielo, in un impeto di rabbia per la fine dei suoi compagni. La coda colpì una tenda e la squarciò, incurante di un paio di Kemoriani che si trovavano al suo interno.
Chi, dei cinque compagni, aveva ancora un cavallo, cominciò ad attuare l'unica strategia possibile; fecero muovere i cavalli in circolo attorno al troll, in modo da destabilizzarlo. Per un po' funzionò, fino a che il mostro non decise di porre fine al fastidio ricorrendo al suo enorme peso. Balzò in aria, con un'elevazione ridicola ma sufficiente a scuotere il terreno nel momento dell'atterraggio. I cavalli, senza più avere un appoggio solido, caddero.
“Argh, sta diventando monotono cadere da cavallo!” si infuriò Mekor. Come se non bastasse, quell'ultima caduta gli aveva fatto tornare il dolore alla gamba ferita dal dardo; non sapeva quando avrebbe potuto andare avanti.
Il troll afferrò uno dei cavalli, rialzatosi ed ora in fuga, lo sollevò dal terreno e lo scagliò contro Selene e Shaina, che si trovavano vicine. La più giovane si gettò a terra in tempo, ma l'altra fu colpita in pieno. La sorella udì un rumore di ossa rotte che poteva significare una sola cosa.
“No!” urlò, lanciandosi contro la creatura.
Hayst la notò e, correndo fuori dalla portata degli artigli, cominciò a bersagliare il troll con le frecce. Questo si infuriò e cominciò ad inseguirlo, mulinando la coda. Selene, che si era avvicinata a sufficienza, controllò i movimenti dell'appendice e spiccò un balzo con un tempismo perfetto, aggrappandosi ad essa. Fu sbalzata in alto, ma ricadde sulla schiena del laceratore, aggrappandosi ad essa per rimanere in equilibrio. La pelle era come carta vetrata, ma si fece forza e continuò la scalata fino ad arrivare alla testa.
Hayst sorrise, notando la compagna e smise di scagliare frecce. Il troll fu forse impressionato, perché si fermò un attimo a riflettere; in quel momento, Selene colpì con tutta la forza e infilò la lama nel cranio del mostro, per tutta la sua lunghezza. Con un terribile stridio, questo cadde morto al suolo.

Selene saltò giù in tempo per non farsi male e corse dalla sorella, immobile. Gli altri si raccolsero intorno a Greshen, che pian piano riprendeva la sua forma naturale. Prima di spirare, riuscì a sussurrare qualcosa nelle loro menti: “Ormai è fatta, comunque. Abbiamo vinto noi.”

Thomas spinse il cavallo al suo limite di resistenza, mentre gli faceva effettuare curve poco naturali in modo da evitare i ricercatori. Vedeva solo il suo obiettivo, sempre più vicino. Jered correva, ma non poteva competere con la velocità di un cavallo. Il ragazzo rimase oltremodo stupito quando, ad un passo dalla preda, fu scagliato via da una forza invisibile. Rialzandosi, scosse la tessa per riacquistare vista e udito, momentaneamente persi a causa del colpo.
“Ah! Ah! Ah!” rise Jered “Che ne pensi della mia barriera magica?”
“Ti ucciderò! Hai capito? Ti ucciderò?” fu la risposta, dopo la quale Thomas riprese l'inseguimento, ora a piedi. Arrivarono alla grotta dell'Arco e i ricercatori con il carretto vi entrarono. Il capo delle guardie annuì nella loro direzione e questi, poggiata la pietra di volta per terra, cominciarono a salmodiare, recitando formule arcane.
“Togli la barriera! Affrontami dall'uomo che non sei!”
“Oh, siamo arrabbiati? Va bene. Farò come vuoi. Fass, restringi la barriera in modo che copra solo voi.”
“Ma...” chiese il capo degli archologi.
“Fallo.”
Jered si illuminò per un attimo, segno che la barriera lo aveva attraversato.
“Ecco, ora non ho più scudo, se non la mia abilità. Iniziamo?”

Thomas si lanciò in un assalto furioso, che non lo portò da nessuna parte, se non a far cozzare più volte la spada contro l'arma del nemico, una scimitarra con l'elsa dorata.
“Non ci siamo. Non ti ho forse allenato meglio?” lo schernì Jered, aumentando la sua rabbia.
“Zitto! Non devi parlare! Hai ucciso Maya, non hai il diritto di dire niente!” Il giovane riprese ad attaccare, portando un affondo alla base dell'elmo, che fu schivato con una torsione del busto. Approfittando dell'apertura concessa dal ragazzo, Fithal gli fece uno sgambetto e quello cadde a terra.
“Ah! Ah! Ah!”
Thomas si rialzò e cercò di colpire il nemico, sbilanciandosi in avanti. Jered, che si aspettava una mossa del genere, scansò nuovamente di lato e colpì il collo del ragazzo con la scimitarra, nel punto dov'era scoperto dall'elmo.
Egli non riusciva più a rialzarsi, non riusciva più a pensare. Vide solamente il volto del traditore davanti al suo e intuì, più che sentirle, alcune parole.
“La rabbia non serve a nulla. E' un errore. Oggi l'hai imparato pagando la tua vita come prezzo.” disse, e tranciò di netto la testa di Thomas.

Poco dopo, anche i due Guardiani e le tre guardie rimanenti entrarono nella grotta, alcuni illesi, altri con ferite di lieve entità.
“Thomas...” disse Selene, con gli occhi colmi di lacrime.
“Il gioco della conquista è finito.” disse Ferren, rivolto a Jered “Dacci la pietra.”
L'ex capo delle guardie controllò i maghi e sorrise con quel ghigno malefico che gli altri erano già arrivati ad odiare.
“Finito? Oh, no. E' appena iniziato.”

Jered aprì le braccia, come in estasi, mentre dietro di lui la pietra di volta si sollevava dal suolo per andare a legarsi all'Arco, cominciando ad emanare onde di luce azzurra. Lo spazio interno all'arco si distorse, lasciando il posto ad un nulla di colore arancione, che sembrava pulsare.
“Finalmente!” esclamò il traditore “Ora il potere dimensionale sarà nostro! Noi...”
Non finì mai la frase. Dal portale appena aperto fuoriuscì qualcosa di simile ad un mastodontico tentacolo nero, che lo prese e lo portò con sé nel varco.
L'eccitazione che aveva colpito i presenti scemò in un istante e regnò il silenzio assoluto.
“Oh, cielo.” disse Hayst
“A quanto pare hanno commesso un
altro grave errore.” commentò Ferren.
“E ora?”
“Ora, a quanto pare, abbiamo un nuovo nemico. Un nemico
comune.” il Guardiano osservò con rimprovero i Kemoriani presenti “Fass, giusto? Tu mi sembri il capo della cricca.”
“S-sì.” rispose l'uomo, atterrito da ciò che aveva visto.
“Accompagnarci mi sembra il minimo, per espiare i tuoi peccati.”
“Accompagnarvi... dove?”
“Mi sembra ovvio. Dall'altra parte del portale.”

   
 
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