Crossover
Segui la storia  |       
Autore: Registe    11/02/2013    3 recensioni
Terza storia della serie "Il Ramingo e lo Stregone".
"L’esercito del Grande Satana colpì in modo violento l’Impero Galattico. Non vi furono preavvisi, minacce o dialoghi alla ricerca di una condizione di pace. I demoni riversarono i loro poteri in maniera indiscriminata, non facendo differenza tra soldati e civili, guidati solo da un ancestrale istinto di distruzione. Soltanto la previdente politica bellica dell’Imperatore Palpatine riuscì ad impedire un massacro in larga scala.
-“Cronistoria dell’Impero Galattico, dalla fondazione ai nostri giorni” di Tahiro Gantu, sesta edizione.-"
[dal primo capitolo].
E mentre nella Galassia divampa la guerra, qualcun altro dovra' fare i conti con il passato e affrontare i propri demoni interiori...
Genere: Avventura, Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anime/Manga, Film, Libri, Telefilm, Videogiochi
Note: Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Il Ramingo e lo Stregone'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 2 - Come i grani di un rosario




Dai


Che gli uomini ringrazino gli dèi, e li cantino con gioia. Perché, tra i tanti doni, essi offrirono loro la parola.
Essa crea sentieri dove prima vi era la foresta, ed erige montagne al posto della desolazione. Scuote la mente di un sovrano afflitto, concede il vigore al guerriero, ristoro al sacerdote ed energia nel contadino.
È ciò che separa gli uomini dagli animali; è invisibile e non ha alcun peso, ma al suo confronto nessuna arma creata da mano mortale può ferire con tanta forza, né medicina può conferire altrettanto sollievo.
Per questo, miei dèi, la mia parola sia la vostra spada, il mio corpo uno scudo per la fede.
“Riflessioni” di Shura del Capricorno, trascrizione ad opera del Gran Sacerdote Shaka della Vergine.




Ci erano volute oltre due ore per guadare il fiume, ma finalmente erano riusciti a raggiungere il villaggio di Nail. Mu era stato lì soltanto un paio di volte, quando aveva accompagnato alcuni membri della Resistenza per scegliere delle barche da acquistare per il trasporto dei viveri nella nuova base segreta, ma rispetto a vari mesi prima il villaggio era cambiato.
Lui e Shaka salirono il ponte di corda che portava alle piattaforme del piccolo centro, costruito su semplici palafitte per proteggersi dalle Paludi Nebbiose ad est; le guardie del posto prestarono loro solo uno sguardo frettoloso, poi continuarono la loro attività di vedette del fiume, probabilmente più interessati alla comparsa di qualche niktyu gigante che ai due sacerdoti in incognito.
Un tempo, se anche un solo Cavaliere d’Oro delle Dodici Case fosse giunto in visita in un luogo simile, la gente si sarebbe riversata sulle piattaforme anche solo per poterli osservare da lontano; i bambini più impertinenti avrebbero cercato di sfiorare i loro mantelli, e le madri avrebbero esposto i loro nati per farli benedire. Mu ricordava il tempo in cui i sacerdoti erano rispettati ed adorati nel loro mondo, ed i Dodici Cavalieri d’Oro considerati come gli uomini più vicini agli dèi.
Ma quei tempi erano passati, e nessuno prestava molta attenzione ai due uomini vestiti in modo dimesso che attraversavano i pontili che collegavano la palafitta d’ingresso con quelle dell’area mercantile. Il Grande Satana aveva schiacciato il Tempio delle Dodici Case inviando il Cavaliere del Drago, ed ufficiosamente i sacerdoti d’oro erano stati tutti uccisi, il loro culto bandito e sostituito con quello del sovrano della famiglia demoniaca. Indossare le loro sacre armature sarebbe stato solo un problema e, seppur a malincuore, Mu aveva sotterrato l’armatura d’oro dell’Ariete, mentre quella del suo confratello era stata portata nel Baan Palace come segno di vittoria.
Gli mancava il familiare peso sulle spalle.
Shaka si muoveva in modo fluido, e lo seguiva tra le scale di corda con naturalezza, passo dopo passo, nonostante gli occhi chiusi. Un passero si era appoggiato sulla sua spalla, e nessuno dei suoi movimenti lo turbava. Mu non riusciva a comprendere come il sacerdote della Vergine riuscisse a trovare la perfetta ascesi in ogni situazione: le volte che lui aveva provato ad imitarlo si era ritrovato a sbattere contro degli alberi o, ancora più spesso, contro Auron.
Seguirono il flusso delle barche in arrivo, e dal pontile raggiunsero l’area più popolata di Nail. Dove Mu ricordava esserci un piccolo tempio, adesso era stato costruito un fortino in legno su cui si trovava una statua di bronzo del demone maggiore che aveva trasformato quel luogo.
Un paio di demoni minori fluttuava nel cielo, concedendosi solo qualche istante di riposo sedendosi sui tetti delle case; erano lì per vigilare la condotta degli umani, ed il sacerdote notò che gli abitanti rivolgevano alle creature degli sguardi rapidi, ma tornavano ad abbassare gli occhi non appena gli esseri dalle vistose orecchie a punta si voltavano nella loro direzione. Se i demoni volavano sopra il porto, i pescatori e gli scaricatori lavoravano più velocemente, se attraversavano l’area abitata la gente si mostrava impegnata in qualunque cosa. Nessuno oziava nei cortili, ed i bambini non giocavano.
Tre donne anziane gettarono petali di fiori davanti alla statua del Grande Satana, ma quando si voltarono la loro espressione era gelida come la pietra.
Venerano il Grande Satana … ma non lo amano.
È più di quanto osassimo sperare …

Erano giunti su una larga piattaforma, dove banchi con uomini e donne esponevano le loro merci che sporgevano dalle reti da pesca appese ai pali. Tutti avevano gli occhi bassi, eppure in quel luogo Mu riuscì a respirare parte dello spirito del Nail che conosceva, il villaggio sul fiume. L’acqua portava con sé sempre delle novità, e spostandosi in direzione della sorgente si poteva raggiungere persino le propaggini occidentali del regno di Carl. Vi era sempre gente incuriosita, e sebbene i demoni avessero vietato il commercio di armi tra gli esseri umani vi era sempre chi tentava di esporre sottobanco qualche scudo o elmo; alcune barche portavano erbe medicinali per gli anziani, e vide anche un rudimentale chiatta far sbarcare il suo carico di pelli, merce rara per un luogo imprigionato tra le paludi ed il fiume. All’arrivo dell’imbarcazione i demoni volarono sopra di essa, e l’aura azzurra che brillava intorno ai loro corpi gli fece capire che cercavano di rintracciare la presenza di manufatti magici da requisire.
Rimase per qualche istante ad osservare i loro movimenti leggeri quando Shaka gli poggiò una mano sulla spalla. “Direi che è il momento”.
Bisbigliò qualcosa all’uccello sulla sua spalla, e quello si alzò in volo. Si portò al di sopra dei demoni e disegnò sopra di loro dei movimenti circolari. Sette, otto, né gli abitanti né i demoni fecero caso al piccolo passero, che continuò ad eseguire quella forma secondo gli ordini che gli aveva impartito il sacerdote. Non era stato facile trovare un volatile che non fosse al servizio diretto dello Hyakujumadan, ma la voce di Shaka aveva quello ed altri poteri.
Passarono solo due minuti e la risposta attesa si fece vedere. Dalle colline settentrionali si innalzò una colonna di fuoco, e tutti si voltarono in quella direzione: la sottile coda rossa non si era ancora disgregata al vento che i demoni abbandonarono il loro giro di controllo, si scambiarono qualche frase nella loro lingua oscura e si diressero in volo verso il punto da cui era partito l’incantesimo.
Bene, Matoriv ha fatto la sua parte. Adesso tocca a noi.
Mu salì sul basamento che ospitava la statua del Grande Satana, ed il suo gesto non passò inosservato. Molti pescatori e mercanti furono attirati da quel gesto, anche se nei loro occhi si dipinse il terrore. “Fratelli miei, non temete!” disse, ispirando a fondo. Bastarono quelle parole per chiamare su di sé l’attenzione delle persone che ancora osservavano il punto lontano dove erano svaniti i demoni.
“Fratelli, cosa vi succede? Cosa guardano i vostri occhi? Davanti a chi si piegano le vostre ginocchia? Avete forse dimenticato l’amore e la vita che gli dèi vi hanno donato? Ero giunto qui convinto di trovare ancora fede negli abitanti di Nail, ed orgoglio nei loro visi!”
Oltre le colline, due lampi in rapida successione saettarono, e le figure indistinte dei demoni risposero a quegli incantesimi con le loro magie, tingendo il cielo di un colore verdastro; i rumori della battaglia potevano sentirlo anche dal villaggio sulle palafitte, ma Mu capì che ormai l’attenzione della folla era verso di lui. Cercò le parole giuste, quelle necessarie per convincere la gente di Nail: quando era giovane, al Grande Tempio, tutti i sacerdoti venivano istruiti nell’uso delle parole, e si esercitavano per ore davanti ai maestri per essere convincenti. La Resistenza aveva mandato lui e Shaka per portare quanta più gente dalla loro parte proprio per la loro abilità oratoria, ed il giovane non aveva alcuna intenzione di deluderli, non dopo gli sforzi che Matoriv e gli altri stavano facendo per dar loro tempo di agire.
Aprì bocca, ma Shaka lo anticipò. Una sottile aura dorata lo avvolse, e levitò a qualche centimetro dal suolo. Incrociò le gambe tra lo stupore della folla, si sedette in aria ed assunse la posa di meditazione che prediligeva quando mostrava a Mu i modi migliori per sgombrare la propria mente e raggiungere l’ascesi, la totale assenza di sensazioni mentali e fisiche, la forma più vicina agli dèi.

Narratore: “Registe?”
Registe: “Che c’è, Narratore?”
Narratore: “Non avrete davvero intenzione di costringere i nostri lettori –già ridotti all’osso- a subire un sermone di Shaka in versione integrale, vero? Ditemi che siete delle gran mattacchione ed avete voglia di scherzare …”
Registe: “Narratore, di solito quando vogliamo divertirci alle spalle dei personaggi li facciamo come minimo torturare, impazzire o li mettiamo in situazioni imbarazzanti. Sai che siamo delle sadiche infami!”
Narratore: “La cosa divertente è che se lo dicono da sole … anche se io credo che un pippone di Shaka sia molto peggiore del descrivere una tortura, oserei dire. Vabbè, ci vediamo tra qualche riga, io vado a dormire. Svegliatemi quando quel pazzo ha finito!”


Ormai non c’era persona in quella piazza improvvisata che non stesse volgendo gli occhi verso di loro.
“Tanti anni fa, quando ero ancora un bambino, vidi il mio maestro realizzare un rosario nel giardino della nostra Casa. Era una notte invernale, e ricordo ancora il modo in cui sedeva tranquillo sotto la pioggia scrosciante, privo persino della sua sacra armatura. Non aveva raggiunto ancora l’ascesi, ma riusciva lo stesso ad ispirare in tutti coloro che lo circondavano una profonda calma interiore; non interruppi il suo lavoro, e rimasi ad osservare il movimento delle dita che portavano lentamente le sfere di legno al filo e costringevano quel piccolo, sottile oggetto a passare attraverso di loro. Quel gesto mi colpiva ancora di più, perché il mio maestro non aveva mai ricevuto dagli dèi il dono della vista, eppure il filo entrava sempre dove lui desiderava nonostante l’acqua scrosciante ed il vento. Mi avvicinai per vedere meglio, e lui mi mise in mano uno dei grani.”
Mu sospirò, rapito dalle parole del confratello più di qualsiasi altro spettatore. Fece scivolare una mano nella tunica e trovò la sicurezza nei grani del proprio rosario, che Shaka aveva realizzato proprio per lui quando non erano nemmeno stati ordinati sacerdoti. Era un oggetto caro, che gli aveva riempito i vuoti della solitudine lasciati dalle disavventure del Castello dell’Oblio. Guardò tra la folla, ma nessuno ne aveva al collo o ai fianchi.
“Mi disse che un rosario può avere migliaia di significati, ed invero tutti gli sembravano giusti e santi. Ma lui ne prediligeva uno: mi spiegò che la fede era paragonabile ad un filo, perché era leggera ed impalpabile. Se non la si ricerca con attenzione è impossibile vederla, eppure essa esiste. Gli uomini invece erano i grani: oggetti reali, fisici, che tutti possono vedere, rotondi e perfetti perché gli dèi li hanno creati nel massimo splendore. Nessuno è uguale all’altro, perché anche due sfere realizzate dalla stessa mano differiscono per poco. E cosa è un grano, in fondo, se non una piccola pallina di per sé priva di significato? Mi mostrò un rosario già completo, e mi disse che è la fede a dare un senso agli uomini: trasforma le sfere di legno in grani sacri, e li unisce in un oggetto di incredibile bellezza. È ciò che li nobilita, che li attraversa senza arrecare loro alcun danno. E non è necessario vederla, per sapere che esiste”.
Riprese fiato, aspettando qualche risposta dalla folla. La gente continuò ad osservarlo, e Mu vide con piacere che un paio di uomini si segnarono il petto, riconoscendo nel sacerdote biondo l’autorevolezza e la natura sacra di un sacerdote di alto livello.
“Quello che posso vedere, qui a Nail, è una distesa di meravigliosi grani. Si riconosce la mano degli dèi dietro un artigianato così sublime. Ma vedo anche un demone invidioso, che alla vista di cotanta bellezza ha tranciato il filo che li univa, ed ha gettato le sfere ai propri piedi. Incapace di creare lui stesso un oggetto così bello, ha accumulato i grani alla rinfusa ed ha stracciato tutti i fili che riusciva a trovare, tenendo in pugno le sfere con la minaccia del proprio potere. Ma ditemi voi, è questo il modo giusto per creare un rosario?”
La statua di bronzo si fece fredda sotto le dita di Mu. Il sacerdote si soffermò sulla durezza dei lineamenti e sulla posa delle mani, serrate sui braccioli del trono e con le lunghe unghie demoniache in vista. Una statua che incuteva soggezione soltanto ad osservarla. Per un attimo ebbe timore che potesse sollevarsi dal trono per riportare gli esseri umani all’ordine da lui prestabilito.
“Vi starete chiedendo allora dove trovare un nuovo filo, uno che vi renda gloriosi e splendenti come ne avete diritto. Ebbene, fratelli, abbiate fiducia. Il Grande Satana non è riuscito a reciderli tutti, perché io sento che di nuovi ne stanno nascendo dentro i vostri cuori, cuori che gli dèi hanno creato apposta per cantare la loro gloria. Ricordate quello che eravate anni fa, quando ancora i demoni vivevano sottoterra, ricordate la gioia dell’unica fede che vi accomunava e quanto valesse per voi l’amore dei vostri sacerdoti. Ricordatelo, e tornate ad essere il meraviglioso rosario che eravate: sollevate lo sguardo, e vedrete che al di sopra di quel demone vi è un cielo meraviglioso, il cielo degli dèi. Mostrategli che ciò che bramate più di ogni altra cosa è la vostra perfezione, e scoprirete che non siete i soli a desiderarlo. La Resistenza è nata proprio per offrirvi questa radiosa opportunità ed io vi dico di non sprecarla! Ritrovate il filo perduto!”

Narratore: “Ok, qui sta andando per le lunghe e quel matto si è espanso per un’intera pagina di Microsoft Word. Se lo lascio parlare a ruota libera è finita. Vorrà dire che userò un metodo drastico, sono sicuro che le mie lettrici lo apprezzeranno.”

Qualcosa fu scagliato dal cuore della folla nella sua direzione. Il piccolo oggetto si infranse contro l’aura mistica di Shaka e non lo sfiorò, ma ricadde a terra ed interruppe l’orazione. Mu guardò in basso.
Era un rocchetto di filo.
La proprietaria, una signora dall’età indefinita avvolta in uno scialle passando tra due ali di folla. Si chinò per raccogliere l’oggetto che aveva appena scagliato e lo agitò proprio davanti al viso del sacerdote biondo, incurante dei suoi occhi chiusi. “La volete sapere una cosa, giovanotti? Se proprio dovete predicare di grani e di fili perché non andate a farlo da un’altra parte, eh? Proprio qui a Nail dovevate venire? Volete attirare su di noi l’ira del Grande Satana?”
“Di ira ve ne sarà di certo, buona donna. Ma questo gli farà capire …”
Quella lo zittì con un gesto, aprendo la bocca da cui emergevano solo pochi denti “Gli farà capire che è qui che dovrà far scendere il suo esercito di demoni, ecco quale sarà l’unica cosa che capirà! Porterà qui il Cavaliere del Drago e ci massacrerà tutti!”
Mu provò ad intervenire, ma prima di parlare due robusti pescatori lo avevano acchiappato per la tunica, e lo avevano strattonato fino a farlo scendere dal basamento in malo modo. Le parole della donna avevano riversato strani sentimenti nei cuori degli ascoltatori, ed il sacerdote vide sgretolarsi l’entusiasmo dipinto su quei visi all’udire le parole di Shaka. “Gli dèi saranno dalla nostra parte!” gridò, portandosi vicino al suo confratello. La statua del demone maggiore gli sembrava addirittura torreggiare sulle loro figure.
“Ma davvero?” fece una seconda vecchia, ancora più piccola della prima e con gli occhi scuri “E quando il Cavaliere del Drago ha distrutto il Tempio delle Dodici Case dove erano gli dèi? Se gli dèi non hanno salvato i Cavalieri d’Oro, che erano gli uomini più giusti e santi del nostro mondo, perché dovrebbero scendere dal Nirvana per proteggere la povera gente, eh? È evidente che persino gli dèi favoriscono la famiglia demoniaca!”
Il giovane sacerdote sentì un forte nodo serrargli lo stomaco. Il ricordo dei corpi dei suoi adorati confratelli non si era ancora spento, e bastarono quelle parole per avvolgergli le gambe e le braccia con lo steso senso di impotenza che aveva provato diversi giorni prima. Il suo compagno dovette avvertire quell’attimo di debolezza, perché abbandonò la sua posizione da meditazione e gli venne accanto, frapponendosi con la sua presenza tra lui ed un paio di giovani pescatori dall’espressione irata. Un secondo oggetto volò oltre le teste, ed il viso di Shaka fu colpito in pieno da un frutto di yuuchu; il succo color sangue gli colò per tutto il corpo, ma non si mosse.

Registe: “Narratore, non ti pare di star esagerando?”
Narratore: “Naaaa, era dalla serie scorsa che desideravo farlo. Questo lancio è solo il preludio a quelli che si meriterà in futuro!”
Registe: “E va bene, sai che in fondo la pensiamo come te … almeno però cerca di far finire questa scena come avevamo concordato, va bene?”


“Siete venuti qui solo per creare scompiglio?” gridò un uomo, che sovrastò il Cavaliere della Vergine di almeno un paio di teste.
“No, siamo venuti per indirizzare le vostre anim …”
“State bene a sentire, voi due. Sapete cosa ci succederà se quei demoni vi trovano qui al loro ritorno? LO SAPETE COSA SUCCEDERA? Useranno i loro sporchi incantesimi su di noi e di Nail non resteranno altro che rovine, è chiaro il concetto?”. Afferrò Shaka per il mantello e diede un violento strattone “Ed in fondo cosa hanno fatto gli dèi per noi? Paghiamo le tasse al Grande Satana proprio come quando le pagavamo ai vecchi nobili, che differenza c’è se tanto il succo del nostro lavoro se le prende un fottuto demone o il principe del casato Lanton? Anzi, quasi quasi preferisco darlo agli orecchie a punta piuttosto che ad un umano che li usa solo per finanziarsi le guerre con il casato più vicino, almeno i demoni non se ne vanno in giro su carrozze tempestate d’oro mentre la povera gente muore di fame!”
Shaka si riprese, e bastò un suo tocco per costringere l’uomo ad abbandonare la presa sui vestiti. “Ritenete forse perdere gli dèi e la libertà? Rinunciare a quello che siete?”
“Quello che siamo?” sbraitò la prima vecchia, quella che lo aveva colpito con il rocchetto di filo “Velo dico io cosa NOI siamo. Siamo brava gente che vive sotto i demoni, e non abbiamo alcuna intenzione di rischiare la vita dei nostri bambini per dare ascolto alle vostre chiacchiere senza costrutto. Siamo persone semplici a cui gli dèi hanno voltato le spalle, e sapete una cosa? Se vi consegneremo ai demoni forse li convinceremo della nostra buona fede e diminuiranno i controlli!”
A quelle parole Mu si rialzò, e tra le sue dita iniziò a caricare gli incantesimi per evocare il suo fidato Crystal Wall; lo fermò un gesto imperioso della mano del suo confratello. Se dobbiamo convincerli … sospirò, rendendosi conto del grande errore che stava per commettere. Non possiamo usare la forza a nostra volta. Non saremmo diversi dalla famiglia demoniaca. Anche se devo ammettere che non mi sarei aspettato una simile reazione …
La gente si chiuse intorno a loro. Come un unico corpo si mossero verso il pontile, ed i due sacerdoti furono catturati da quella massa compatta; Mu venne spinto più di una volta e rotolò a terra, ma il suo compagno manteneva un atteggiamento rilassato che in parte turbava gli uomini più vicini a lui. Le urla e gli insulti della gente lo accompagnarono fin sul molo da cui erano giunti, ed il sacerdote si chiese se fosse il caso di scappare tuffandosi nelle acque del fiume, ma dai modi imperscrutabili di Shaka capì che dovevano assecondare gli eventi. All’orizzonte comparvero di nuovo le figure dei demoni: il diversivo di Matoriv era terminato, e chiese dentro di sé scusa al vecchio mago per aver sprecato quell’occasione. Quando si avvicinarono, gli uomini di Nail ripresero a gridare ed agitarono le braccia tutti insieme, invitandoli a planare ed osservare i prigionieri.
Ma i demoni non si avvicinarono.
Un’esplosione luminosa investì l’intero villaggio, e prima che Mu riuscisse a coprirsi il volto con le mani, i suoi occhi già bruciavano. Barcollò sulle assi di legno e mise un piede in fallo tra dei rotoli di corde. Poi qualcosa lo strattonò per la tunica all’altezza dei fianchi e perse il contatto con la piattaforma mentre il suo corpo veniva sballottato il aria. Quando riaprì gli occhi, Nail era lontana diversi metri e lui stava volando. Si agitò, ma qualcosa continuava a stringerlo per la tunica; poi si accorse che anche Shaka veniva trasportato alla stessa maniera, anche se il suo ancestrale odio per il volo si fece sentire di colpo e rimise nel fiume la scarsa colazione di quella mattina.
“Scusami, Mu, ma non sapevo proprio come portarvi via di lì” fece una voce sopra di lui. Dopo essersi ripreso, il sacerdote inspirò a fondo e guardò in alto, riconoscendo il loro salvatore, l’unico membro della Resistenza che sapesse volare come e meglio di un demone.
“No, grazie a te, Dai”.
Quando il vociare dei demoni svanì alle loro spalle ed il villaggio fluviale si ridusse ad un puntolino oltre la foresta, il loro salvatore diminuì la velocità e Mu tornò a rilassarsi, osservando lo spettacolo della limpida corrente sotto di loro. Il ragazzo –o bambino, Mu aveva sempre ritenuto molto indelicato chiedergli l’età- eseguì una lenta virata verso destra, ed a giudicare dalle pianure che scorrevano sotto di loro il sacerdote intuì che stavano dirigendosi direttamente verso la sede orientale della Resistenza. Uno stormo di aquile comparve a diverse miglia da loro, e Dai lentamente scivolò al di sotto delle fronde degli alberi, mormorando qualcosa contro la capacità degli occhi dello Hyakujumadan di essere ovunque. Li appoggiò con delicatezza sul terreno, e tra le risate del ragazzo dai capelli neri si sdraiò sulla distesa di muschio, ringraziando gli dèi di aver creato qualcosa di solido su cui poggiare i piedi.
“Gli dèi ci hanno mandato qualcuno, visto, Mu?” disse Shaka, assumendo di nuovo la posa di meditazione.
“Più che gli dèi dovreste ringraziare Auron” commentò Dai, sistemandosi la cintura e la sua piccola spada “Mi ha chiesto lui di vegliare su di voi anche se Leona non mi aveva dato il permesso. Sospettava che sarebbe andata a finire in questo modo …”
“La colpa è anche di noi sacerdoti se …”
La frase di Shaka si interruppe a metà, e per la prima volta Mu sentì della sorpresa nella voce del suo confratello. Poi guardò in alto, la vide ed il cuore gli si fermò nel petto.
Una lunga massa, dalla forma triangolare, era letteralmente apparsa dal nulla sopra di loro, così grande da oscurare il sole e gettare l’intera valle in un buio gelido ed innaturale. Sembrava fatta di metallo, con delle strane luci che balenavano in modo intermittente. E, con suo sommo orrore, lentamente in cielo ne apparvero altre venti.




“MALEDIZIONE, CONTE DOOKU, COS’E’ QUESTA LENTEZZA DEI SUOI SOLDATI! IL SEMPLICE FATTO DI STAR ESEGUENDO UN ORDINE DIRETTO DEL GRANDE IMPERATORE PALPATINE DOVREBBE SOSPINGERLI DA UNA DIMENSIONE ALL’ALTRA SPONTANEAMENTE, INVECE GLI UOMINI DELLA NOBILITY SONO COMPARSI SUI RADAR CON BENSI' DICIASSETTE SECONDI DI RITARDO, E’ INAMMISSIBILE! CONTE DOOKU, E’ QUESTA LA DISCIPLINA CON CUI LEI EDUCA GLI UOMINI CHE DEVONO OBBEDIRE ALLA VOLONTA' DEL NOSTRO SOVRANO? SE FOSSERO MIEI SOTTOPOSTI SAREBBERO COMPARSI CON DICIASSETTE SECONDI DI ANTICIPO, E SOLO PER ONORARE GLI SFORZI DEL GRANDE IMPERATORE PALPATINE!”
Zexion premette il pulsante dell’erogatore automatico di bevande, e quando uscì la tazza di simil-the la bevve tutta d’un colpo, cercando di isolare almeno la voce del Braccio Destro, ma ciò era impossibile quanto provare ad annullare il suo odore. L’unico vantaggio di quella situazione era che, per una volta, l’oggetto della furia oratoria di Mistobaan non era lui.
Il conte Dooku era visibilmente scocciato, lo si vedeva nei suoi gesti e soprattutto negli odori che venivano dalla sua figura, avvolta nella tradizionale veste nera dei Sith. La protesta del Braccio Destro non terminò nemmeno quando tutti gli Star Destroyer comparvero nei cieli di quel mondo, e buona parte dell’operazione di rendez-vous fu rallentata proprio da quelle infinite chiacchiere cui anche gli ammiragli delle grandi astronavi da battaglia furono costretti ad ascoltare dagli ologrammi.
Il ragazzo consultò la mappa olografica per la terza volta, assicurandosi che tutto andasse secondo i piani del governatore Tarkin.
“Usa quel tuo strano fiuto” gli aveva detto l’anziano gerarca “e stana dove il Grande Satana ha nascosto il grosso delle sue truppe. Se davvero prepara un attacco in larga scala starà certamente riunendo il suo esercito da qualche parte. Non dovrebbe essere troppo difficile scovarlo, per uno come te … E visto che ci sei, riferiscimi tutto quello che combina quell’incompetente di Dooku. Se dovrò andare a salvarlo preferisco sapere in tempo reale in quale guaio si va a cacciare da solo …”
Zexion non poteva obiettare, ovviamente. Non al capo dei servizi segreti di cui lui faceva parte, almeno. Aveva chinato il capo e si era fatto teletrasportare in tutta fretta in quel mondo, quello che tanto tempo fa era stato il suo. Non aveva mai provato nulla per quel pianeta semplice e primitivo, perché sin da piccolo la sua vita si era sviluppata dentro le sicure mura del Castello dell’Oblio, che pur appartenendo a quel mondo era più da considerarsi come un’oasi nel deserto, il luogo in cui era depositata tutta la conoscenza del mondo. Quando lui non aveva nemmeno quindici anni il castello era stato spostato in un limbo interdimensionale, tagliando qualsiasi contatto persino visivo con quel pianeta. Guardandolo dall’alto, oltre la vetrata di transparacciaio dello Star Destroyer, quel luogo non era diverso dalle altre decine di mondi che aveva visitato in quegli anni all’Impero.
Quella stessa mattinata lo avevano accompagnato in quel mondo, ed erano atterrati sulla spiaggia senza nome da cui avevano fatto partire l’operazione di recupero di Mistobaan qualche settimana prima. Si erano spostati con cautela nei boschi, evitando l’uso di qualsiasi velivolo tecnologico che potesse attirare l’attenzione dei demoni, teletrasportandosi ogni volta che il suo olfatto non riusciva a percepire nulla di significativo nel raggio di varie miglia.
Quando avevano raggiunto la parte continentale del regno di Ringaia, però, era stato colpito dagli odori di un esercito che nulla aveva da spartire con quelli degli umani. Aveva percepito un profumo intenso provenire dalla lava del vulcano Gorbel, come se quel fuoco liquido, i vapori ed i gas fossero impregnati di una potente energia magica. Non erano incantesimi intensi, ma il numero di corpi-sorgente era impressionante, e quando aveva comunicato questo dato al governatore Tarkin gli era stata inviata una squadra completa di agenti dei servizi segreti per garantirgli una copertura d’eccezione. I dispositivi anti-individuazione imperiali erano entrati in azione, e si era inerpicato fino a metà delle pendici del vulcano per espandere le proprie percezioni.
Gli odori che percepì erano incredibili: a giudicare dalla quantità di forme di vita, l’intera camera magmatica del Gorbel doveva essere stata riempita di creature, e la lava che continuava ad uscire dalla bocca principale e da quelle secondarie doveva essere stata deviata mediante un’opera di ingegneria magica senza precedenti. Si percepiva, in quella montagna cava, un’architettura di incantesimi che sosteneva il luogo, ben diversa dal normale potenziale magico bruto che utilizzavano i demoni durante i combattimenti.
Non c’erano draghi, lì sotto. Di quello ne era sicuro, così come dell’assenza del Cavaliere del Drago. Sapeva che l’esercito della famiglia demoniaca non era composto solo dai demoni veri e propri, ma anche da vari corpi d’armata che racchiudevano tutte quelle creature magiche che venivano incorporate nel generico termine “famiglia demoniaca”. Non riusciva a definire a chi appartenessero quegli odori, ma di certo erano energia incantate quasi quanto quelle dei demoni purosangue. Si sentì di escludere la componente animale dello Hyakujumadan, ma le sue conoscenze sull’esercito del Grande Satana si fermavano lì.
Ed eccolo a bordo dello Star Destroyer principale della flotta, con un orecchio fracassato dalle grida di Mistobaan e l’altro dai piagnistei del conte Dooku. Fu grato del fatto che nessuno, all’Impero, disponesse della sua dote: avrebbero percepito in pochi attimi tutto il disprezzo che provava per loro ed in quel patetico teatro di marionette.
I sensori di prua lampeggiarono, ed il vulcano Gorbel comparve sui loro schermi, a portata delle batterie di turbolaser; al segnale luminoso i due capi della spedizione tacquero e si portarono accanto a lui, con gli occhi del Braccio Destro che brillavano al di sotto del cappuccio. La bocca principale della montagna continuava a fumare, ma il flusso di lava era diminuito rispetto a qualche ora prima. Le astronavi cambiarono formazione, e lentamente si disposero in assetto circolare intorno all’obiettivo, mentre cinque venivano allontanate dallo schieramento e poste a difesa delle altre.
Uno spiegamento di forze imponente per un mondo che ignora persino l’energia elettrica …
“Immagino che ormai si saranno accorti di noi!”
“Sa com’è, generale Mistobaan, è un po’ difficile non vederci” commentò il conte Dooku “Ma quei poveri mostri sempliciotti non si aspettano un nostro attacco, quindi … FUOCO A VOLONTA! Colpire un avversario impreparato è il modo migliore per vincere una battaglia!”
Zexion si alzò, e cinque secondi dopo il vulcano era stato polverizzato.
  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Crossover / Vai alla pagina dell'autore: Registe