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Autore: Keyla99    11/02/2013    1 recensioni
Ace è intrappolato sulla Moby Dick da una settimana. In seguito ad uno dei suoi tentativi di uccidere il capitano Barbabianca conosce una misteriosa ragazza, chiamata Umi. Lei lo aiuterà e si affezionerà molto al ragazzo, rimanendo indecisa sul rivelargli o meno il suo segreto. Perchè lui è fuoco, e il fuoco ha distrutto il passato della ragazza... Ma il fuoco lenisce e cura, oltre che ferire...
Keyla
Genere: Fluff, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Portuguese D. Ace
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 9

-Babbo... Che dovrei fare?- chiese una voce dolce, di donna. 
–Di cosa hai paura, piccola?- fece un vocione alle sue spalle. 
Umi era seduta sulle ginocchia del grande Barbabianca, pensierosa, le gambe al petto e le braccia che cingevano le cosce. 
La manona del capitano le accarezzava piano i capelli. 
–Ho paura che mi scacci... Che non mi voglia più accanto, che abbia paura lui di me...- mormorò la ragazza. 
–Non temere: anche Ace ti vuole bene. E te l’ha dimostrato più volte, mi pare.- la rassicurò. 
–Sì, ma...- obiettò, ma l’uomo la interruppe: -Vai a chiederlo a lui, non stare qui a tormentarti. Vai e affrontalo.- 
Nella sua voce c’era assieme dolcezza e durezza, la fermezza che lo caratterizzava da sempre. 
Lei annuì poco convinta, ma si alzò e fece un mezzo inchino. 
–Grazie, babbo!- esclamò. 
–Di nulla. Su, sii coraggiosa.- la incoraggiò. 
Umi corse di fronte alla cabina di Ace. 
Era notte fonda, e le stelle illuminavano limpide il cielo senza luna. 
Rimase per qualche minuto lì davanti, indecisa, poi prese coraggio e bussò un paio di volte. Non le rispose nessuno. 
Stava per andarsene quando la porta si aprì, e comparve un Ace a torso nudo, con dei pantaloncini di cotone per pigiama, tutto assonnato. 
Il ragazzo sobbalzò quando la vide, e si affrettò a svegliarsi per bene: si stropicciò gli occhi e scrollò la testa. 
–Umi! Ciao, che ci fai qui?- chiese allibito. 
Lei non disse nulla. Lo spinse dentro la stanza e gli afferrò le spalle. Fece un bel respiro profondo e si alzò sulle punte, avvicinando il volto al suo. 
Ace sgranò gli occhi, soprattutto quando la ragazza percorse velocemente la distanza che li separava e poggiò le labbra sulle sue. 
Rimase un istante immobile, sbigottito, poi rispose al bacio, abbracciandole le spalle con dolcezza. 
Il cuore di lei si aprì quando lo sentì rispondere, capendo che, alla fine, tutte le sue preoccupazioni erano state totalmente inutili. 
Dopo qualche istante si staccarono, entrambi imbarazzati. 
–Wow...- fece il pirata –Ma non eri timida, prima?- scherzò.  
Umi sorrise e si alzò ancora, baciandolo nuovamente e con più passione. Ace chiuse gli occhi e le cinse la vita, sorreggendola delicatamente. 
–Ti amo- le sussurrò piano, tra un bacio e l’altro. 
–Anche io...- rispose, arrossendo vistosamente. 
Appoggiato allo stipite, all’esterno, Marco sorrise e chiuse la porta senza far rumore, lasciandoli soli col loro amore.

-Ace...- mormorò Umi svegliandosi. 
–Sono qui- la rassicurò subito lui, accarezzandole dolcemente la guancia. Le diede un dolce bacio sul collo, poi tornò a stendersi. Era incredibile come il loro rapporto fosse cambiato, solo nel giro di una notte passata ad amarsi. 
–Umi...- la chiamò piano. 
–Sì?- chiese voltandosi a guardarlo. 
–Ti amo. So di avertelo già detto, ma abituati perché te lo ripeterò all’infinito.- Lei sorrise e appoggiò il capo sul suo petto muscoloso. 
–Non mi stancherò mai di sentirlo- lo rassicurò. Le accarezzò i lunghi capelli biondi. 
Aveva tra le braccia la ragazza che tanto aveva sognato, che tanto lo aveva impensierito ed angosciato, l’unica persona che aveva amato. 
Sentiva un peso nel petto, perché sapeva di starle mentendo, ma comunque non volle raccontarle nulla sul suo passato. Temeva che potesse rifiutarlo. 
Si alzò e si rivestì lentamente, uscendo poco dopo, ma senza dimenticare di baciare un’altra volta la ragazza. 
Fuori venne intercettato da Marco. –Ehi, tenerone! Avete chiarito, eh?- disse l’uomo passandogli il braccio destro attorno al collo e scompigliandogli i capelli. Ace divenne rossissimo, più di un pomodoro. 
–C-cosa?! Aspetta... TU!!!- gridò, prima confuso e poi sempre più arrabbiato. 
–TU MALEDETTO ANANAS...!!! VIENI QUI CHE TI SPENNO!!!- urlava rincorrendo il comandante, che rideva allegro come un bambino, per tutto il ponte, seguito dallo sguardo allibito di Satch e di tutto l’equipaggio. In quel momento Umi fece la sua comparsa. 
–Cos’ha fatto la Fenice, stavolta?- chiese rassegnata, sbadigliando. Non ricevette risposta, quindi con un balzo arrivo tra i due pirati e li afferrò entrambi per la collottola, sbattendoli sul legno duro del pavimento. 
–Adesso smettetela, sembrate due mocciosi!- li rimproverò. I ragazzi si guardarono e sogghignarono furbetti. 
–Ok, mamma!- esclamarono all’unisono. Un istante più tardi tutti e due avevano un bellissimo bernoccolo sulla testa, e un occhio nero. 
–AHI!!!- gridarono, sempre assieme. 
–Cavolo, Umi, porta rispetto per chi è più grande di te!- protestò Marco con le lacrime agli occhi. 
–Zitto ananas! E tu, piratucolo, vedi di fare il bravo bambino!- Subito dopo scoppiò a ridere, allontanandosi divertita. 
–Ehm... Ok... Tutto normale, no? Ehehehe...- fece ironico Satch, senza parole, guardandola perplesso.

Passarono i mesi... Uno, due, tre, quattro, cinque... 
Tutto procedeva tranquillo e sereno: il rapporto tra i due ragazzi andava via via diventando sempre più intimo e stretto, ed ormai le notti di luna piena non spaventavano più Umi, che le affrontava sapendo di poter contare sul compagno. 
Un giorno fu avvistata una nave. Vennero attaccati e si difesero, naturalmente vincendo. 
–Ehi Ace, guarda cos’ho trovato!- gridò Satch sollevando un oggetto violaceo, dalla forma strana 
-È un Frutto del Diavolo! Forte, vero?- Il ragazzo di fuoco si sporse per vedere meglio. 
–Che figo! E hai intenzione di mangiarlo?- chiese eccitato. 
–Be’... A dirti la verità non lo so... L’avere dei poteri speciali mi entusiasma, ma dopo chi ripescherà te e Marco se cadrete in acqua?- scherzò sorridendo. 
–Ehi! Ci sono pur sempre io!- gli gridò dietro Umi, fingendosi offesa. I due risero di gusto. 
–Vedremo... Ci devo pensare.- concluse il castano rimettendo il Frutto dentro la sacca da dove lo aveva preso. 
Nessuno di loro si accorse del ghigno malvagio stampato sul volto di Teach...

Ed ecco, finalmente direte voi, il nono capitolo, quello più dolce e assurdo di tutta la fic. 
Mi spiace di non saper scrivere una scena dolce veramente bella, e lascio molto all'immaginazione... 
Be', ditemi che ne pensate...

Keyla

   
 
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