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Autore: LadyBracknell    11/02/2013    2 recensioni
C'era una volta...o meglio, c'erano, due e qualche più abitanti in un appartamento confusionario nel Regno Unito; questo appartamento, si trovava a Baker Street, Londra. Lo si poteva facilmente notare grazie alla porta verde rovinata dal tempo e una targa che faceva risplendere un 221B d'ottone.
Ma in special modo, era ben riconoscibile dai rumori di spari troppo spesso provenienti dal primo pian. Se si poneva bene attenzione alla finestra coperta da sottili tende bianche, si intravedeva la figura di un uomo alto dai capelli scompigliati, che si dilettava allo sparare contro il muro della piccola sala, prima di buttarsi a peso morto sulla poltrona.
C'erano una volta un consulente investigativo e un dottore.
Ed è di loro che parla questa storia.
Genere: Azione, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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III.



Fuori dal finestrino Londra scorreva veloce ai suoi occhi come una vecchia pellicola di un film.
Stesse case, stesse persone. Una vita diversa per ognuno e lui avrebbe potuto raccontarla a menadito; la donna col cane era particolarmente raffinata, adultera, sempre con lo stesso uomo, padrone di uno yorkshire, mentre lei aveva un bellissimo barboncino bianco. Dall'altra parte della strada, le mani tremanti di un uomo reggevano dei fogli di carta prestampata, la valigetta era di pelle scura e il nodo alla cravatta rovinosamente allentato. Non avrebbe passato il colloquio.
Il rumore del motore procedeva lento e regolare, una nenia di frizione e cambio; avrebbe preferito fare la strada a piedi, ma le parole del D.I. lo avevano talmente incuriosito da spingerlo a prendere la prima macchina nera trovata per la strada.

Una volta sceso a Leicester Square si guardò attorno, alzando entrambe le sopracciglia nel constatare che, purtroppo, avrebbe dovuto mettere a tacere non solo il sergente Donovan, quella mattina.
Anderson stava parlando con Lestrade e uomini con la croce dell'ambulanza stavano verificando le condizioni delle persone dormienti sui tavoli.
I curiosi parlottavano con i presenti al momento dell'accaduto: li avevano visti addormentarsi uno a uno, dopo essersi lamentati di un improvviso formicolio alle gambe e alle mani. Ma i loro sorrisi erano sereni.

« E' arrivato lo strambo.» il labiale di Sally Donovan era uno dei più facili da leggere.
Lestrade uscì dallo Starbucks, mettendosi nuovamente gli occhiali, ma non erano i soliti con le lenti marroni.
« Un sonnifero, a quanto pare.»
« Fin qui c'ero arrivato.» rispose seccamente il detective, entrando dentro il piccolo bar.

Sembrava che avessero preso una batosta in testa: addormentati, degli angioletti, insomma.
I medici stavano controllando le loro condizioni, senza poter fare in effetti nulla di concreto se non attendere che si svegliassero.
Le quantità ingerite erano minime, ma non sapendo di quale farmaco si trattasse l'ora del risveglio sembrava assai sconosciuta.
E solo alcuni di loro erano stati drogati.

Il detective iniziò a girare fra i tavoli, raccogliendo con le dita le briciole dai tavoli e mormorando parole che rimasero adagiate sulle sue labbra appena socchiuse. Ogni elemento poteva essere la chiave, ogni briciola poteva raccontare qualcosa. Tutto era prezioso ai suoi occhi attenti e indagatori, che potevano stare ore a guardare un solo granello di polvere.
Sherlock annusava le bocce degli addormentati, noncurante delle proteste di quelli che erano i loro amici o parenti; continuò a cercare, annotare nella sua mente.
Scoprì che uno di loro era padrone di un gatto persiano, un'altra donna, al tavolo in fondo, nell'angolo, stava raccogliendo il coraggio di chiamare un certo Adam (probabilmente il marito, a giudicare dalla foto sulla rubrica accanto al nome), infine, un anziano signore voleva comprare la tazza con il simbolo verde per il nipote, che avrebbe compiuto gli anni proprio quel giorno.
A parte queste futili scoperte, nient'altro. Le uniche cose che andava scoprendo erano le sempre più numerose domande.
...Avrebbero potuto drogare i cappuccini, i muffin, le torte alle carote...
Perché proprio quel dolce?
E a che scopo?

« Allora?» la domanda del D.I. interruppe il suo ragionamento.
« Torta di mele.»
« Come Biancaneve?» la domanda ironica proveniva da Anderson.
Sherlock non lo calcolò affatto, continuando a cercare indizi.
« Semmai la Bella Addormentata.» lo corresse Donovan « E' in quella fiaba che si addormentano tutti.»
Un accenno di sorriso apparì sul volto di Sherlock. Avevano litigato, a quanto pare.
« Sembra il brutto scherzo di qualcuno.» commentò aspramente il Detective Ispettore, lanciando un'occhiata all'orologio.
Odiava quando dei fannulloni giocavano qualche brutto tiro, facendogli perdere tempo con un caso che non fosse veramente tale.
Sherlock apprezzava questo suo lato. Facevano di Lestrade una persona più seria di quegli idioti dei suoi colleghi.
Il moro si passò una mano fra le ciocche.
« I commessi non hanno visto niente?»
« Già interrogati. Dichiarano che tutto è andato come ogni mattina.»
... Quindi il sonnifero era già nella torta.
« Voglio scoprire cosa c'è dietro questo scherzo.» dichiarò a mezza voce.

Un tavolo era libero.
Ma un giacchetto era poggiato su una delle due sedie.
Sherlock si avvicinò, le sopracciglia aggrottate. Se avesse avuto orecchie canine, sarebbero state ritte e attente.
Profumava ancora di lavatrice, ma un sentore di gas di scarico e dolce lo portò a dedurre che era stato indossato quella mattina... E che aveva trovato il taxi solo dopo qualche metro a piedi.
Il propietario era maschio, basso, biondo, non più giovane; addosso aveva un maglioncino non ben asciugato: si poteva ben capire poiché all'interno del parka vi era ancora qualche traccia di umido e pelucchi di lana color crema.

... Lo sguardo di Sherlock si spalancò.
John.

« Novità?»
« Il propietario di questo parka.» Sherlock continuava a fissare il giacchetto dell'amico. L'adrenalina iniziava a farsi strada nel suo sangue.
« Lo avrà scordato qui.» Anderson lo guardò con entrambe le sopracciglia alzate. Quanto Sherlock odiasse quell'espressione, solo il Celo lo sapeva.
« Assolutamente no.» che soddisfazione, ogni volta, contraddirlo! « Il propietario è molto affezionato a questo parka, non l'avrebbe mai lasciato qui. Inoltre le briciole sul tavolo indicano che è uno di coloro che si era addormentato a causa della torta di mele.» entrambi il D.I. e Anderson dovettero prestare ancor più attenzione per stare dietro a quelle parole, dette come se viaggiassero su un treno di prima linea. Un passaggio perso non sarebbe mai stato recuperabile: Sherlock Holmes non ripeteva mai le cose due volte. « Beh, lo avranno scordato i medici che lo hanno portato via.» ribattè Anderson spazientito, come se quella fosse la cosa più ovvia.
Sherlock sospirò. « L'uomo è stato portato via, ma questo parka è rimasto qui appositamente.»
« Come fai a dirlo?» la voce incuriosita di Lestrade si fece avanti, interrompendo un'altra obiezione di Anderson sul nascere.
« Questo parka è di John Hamish Watson.» spiegò. « E John Hamish Watson non ha mai avuto un simile orologio da taschino.»

La mano di Sherlock si aprì, mostrando un piccolo orologio d'argento; una piccola incisione lo decorava con il disegno di un coniglio in panciotto.

 

 


Sentiva del caldo avvolgergli i fianchi.
Un torpore aveva in pugno le sue membra e un esercito di formiche sembrava camminargli sotto la pelle.

John captò qualche movimento attorno a lui.
Le parole aleggiavano in una bolla invisibile, lontane e indistinte.

Poi il buio.

  
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