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Autore: TheOnlyWay    11/02/2013    16 recensioni
«Ora possiamo parlare?»
«Lo sai, vero, che non puoi saltarmi addosso ogni volta che non voglio ascoltarti?»
«Mi diverto con poco, che vuoi che ti dica? E poi saltarti addosso non mi dispiace.»
Sei arrabbiata con lui, ricordatelo, si ripeté June mentalmente. Eppure, per quanto avrebbe voluto prendere Harry a schiaffi e urlargli di andare al diavolo, non riuscì a non sorridere debolmente.
«Comincio a pensare che tu abbia qualche problema con la coerenza, Harry. Sbaglio o poco fa hai detto che non c’era niente di cui parlare?» gli ricordò, un po’ mestamente.
Harry alzò gli occhi al cielo e le liberò i polsi. Tuttavia, non accennò ad alzarsi.
«Mi fai così incazzare, June, che non ne hai idea.»
«Io? Oh, questa è bella.»
«Ci sto provando, okay?» Harry sbuffò, poi si lasciò cadere di lato e si mise a pancia in su. Fissava il soffitto, ma con la mente era altrove.
June lo osservò per un attimo, cercando di capire cosa gli stesse passando per la testa. Non che fosse facile, perché Harry aveva una mentalità particolarmente contorta, oltre che una testa bacata.
«Voglio che tu ti fidi di me.»
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Chapter 3.

 




«Hai preso tutto, June?»
June si guardò intorno per l’ultima volta, poi annuì. Come promesso, non aveva versato più nemmeno una lacrima, per la storia del trasferimento. Nemmeno quando aveva impacchettato tutte le sue cose, nemmeno quando papà aveva deciso di dare via alcuni vestiti di Elizabeth: non aveva più senso portarseli dietro.
«Si.» seguì il padre fino alla macchina e si accomodò nel sedile posteriore, senza dire un’altra parola. Sam la lasciò in pace, anche quando la vide trafficare con le cuffie dell’iPod.
Una volta partita la musica, June chiuse gli occhi e si sforzò di non pensare più a niente, canticchiando nella sua testa la canzone.
Funzionò alla perfezione, tanto che, quando la macchina si fermò davanti casa Tomlinson, fu letteralmente sbalzata nella realtà.
Louis e Johannah erano fermi sulla porta di casa, entrambi con un sorriso sul volto. June represse l’impulso di mettersi a piangere e agitò debolmente la mano, in segno di saluto.
Il primo a farsi avanti fu Louis, che le lasciò un bacio sulla guancia e la trascinò dentro casa, blaterando qualcosa ad una velocità talmente assurda che June faticò a capire.
«Non ci ho capito un cavolo.» disse, infatti, mentre cercava di non inciampare sui gradini, vista la rapidità con cui il ragazzo faceva le scale.
Louis si fermò a metà del corridoio, di fronte ad una porta di legno scuro. Si portò alle spalle di June e le mise le mani davanti agli occhi. Poi, con il piede, spalancò la porta e la fece entrare. June mosse qualche passo, un po’ incerta.
«Sei consapevole di non essere del tutto regolare?» chiese, suo malgrado divertita. Louis alzò gli occhi al cielo. Possibile che quella ragazza non sapesse apprezzare le sorprese?
«Certo che si.» rispose, prima di toglierle le mani dagli occhi.
June si guardò intorno, individuando prima un letto a una piazza e mezza, coperto da un piumone verde smeraldo, un comodino, una scrivania, un armadio gigante e poi, sulla destra, la libreria di Elizabeth.
Guardò prima Louis, poi la libreria, poi di nuovo Louis, incredula.
«Hai messo tutto a posto?» boccheggiò, con le lacrime agli occhi per la commozione. Louis annuì, rivolgendole un sorriso dolce.
«Ho pensato che ti avrebbe fatto piacere…» spiegò, osservando con aria soddisfatta i libri ordinatamente disposti sugli scaffali.
«Grazie.» mormorò June, prima di abbracciarlo.
Se ne rimase sorpreso, Louis non lo diede a vedere: si limitò a stringere June tra le sue braccia e a lasciarle un bacio sui capelli.
«Sai, scricciolo, credo che tu ed io diventeremo ottimi amici.»
June sorrise, sentendosi chiamare in quel modo. Era la prima volta che qualcuno le dava un appellativo così carino. Niall ogni tanto la chiamava piccola, ma succedeva soprattutto quando la vedeva triste, giù di morale o sulla strada per un’incazzatura coi fiocchi. Il resto delle volte si limitava a chiamarla normalmente.
«Tutto bene, qui dentro?» Jay si affacciò nella stanza, guardando i due ragazzi con curiosità. Dietro di lei, Sam sorrideva.
«Certo. Anzi, grazie ancora per tutto, Jay.» sostenne June, avvicinandosi per abbracciare la donna. Non sapeva perché, ma iniziava a credere che le cose cominciassero a cambiare in meglio. Se ne rendeva conto solo in quel momento.
«Figurati, tesoro. Mi sembra il minimo che io possa fare. Non vogliamo ti manchi niente, o che tu non ti trovi a tuo agio.» spiegò, facendo riferimento in particolare alla libreria. June notò con sorpresa che non sembrava affatto infastidita dal fatto che lei avesse deciso di portare qualcosa di tanto importante, soprattutto se riguardante la defunta moglie del suo futuro marito.
«Sono sicura che starò benissimo.» sorrise, sincera.
«Gli scatoloni sono alla fine del corridoio, puoi sistemarli quando vuoi.» informò Jay, prima di prendere Sam per mano e tornare al piano inferiore. Rimasti soli, Louis e June si guardarono negli occhi per qualche istante, poi Louis sbuffò.
«Capito, inizio il trasporto. Spero davvero che tu non sia una schiavista, scricciolo.»
«Dipende dai casi.» confessò June, sincera, seguendo Louis in corridoio. Afferrarono uno scatolone a testa e tornarono verso la camera.
«Questo lo è?»
«Ti sto aiutando, quindi direi di no. E poi ancora non ti conosco abbastanza.»
«Ma se è da una settimana che parliamo giorno e notte.»
«Esagerato.»
Louis rise, divertito. Dal giorno in cui aveva aiutato June con la libreria, le cose erano decisamente cambiate: tanto per iniziare, aveva scoperto che quello scricciolo con i capelli rossi era molto più fragile di quanto desse a vedere ma, al tempo stesso, estremamente forte. Non l’aveva più vista piangere, per esempio. Aveva scoperto che aveva un caratteraccio, ma solo con chi voleva lei. Sapeva che il suo colore preferito era il verde, che amava il tè alla vaniglia e che ascoltava qualunque tipo di musica.
Sapeva che non aveva una migliore amica, perché con le ragazze si trovava poco a suo agio, preferiva i ragazzi.
Una volta trasportati tutti gli scatoloni, June non seppe da dove cominciare. Perciò aprì il più leggero, quello con i peluche e iniziò a disporli per tutta la stanza. Il pupazzo gigante di un coniglio – che aveva battezzato Pistacchio – finì sul grande tappeto verde chiaro, insieme a Miele, l’orso.
«Miele e Pistacchio?» mormorò Louis, incredulo, mentre June gli elencava i nomi degli altri pupazzi.
«Si. Lui è Cipolla, poi c’è Biagio, Candy, Harold, Martino e poi c’è Margherita» concluse, sventolandogli davanti agli occhi una mucca bianca.
«Ti rendi conto di avere quasi diciannove anni, vero?»
«E allora?» June incrociò le braccia al petto, minacciosa. Louis alzò gli occhi al cielo, per poi scoppiare a ridere.
«Dai, scricciolo. Pistacchio?» ripeté, senza riuscire a credere che June-non-piango-più fosse la stessa ragazza capace di chiamare un coniglio di peluche Pistacchio. 
«Tu ti chiami Louis. Qualcuno ti ha mai preso in giro per questo?» replicò June, adagiando Margherita e Martino sul letto.
«Cosa c'entra, scusa?»
«C'entra, c'entra» borbottò, prima di lasciarsi cadere sul letto e osservare con aria sconsolata altre tre scatole.
Louis lasciò perdere l’argomento, appuntandosi mentalmente che a natale le avrebbe regalato uno di quei cosi, e l’avrebbe chiamato Louis. Che era sempre meglio di Pistacchio.
«Dov’è finito Coriandolo?» la sentì borbottare, qualche minuto più tardi.
«Chi sarebbe Coriandolo? Il fratello di Miele?» domandò Louis, leggermente sarcastico.
«Vedi che non capisci niente? Coriandolo è il fratello di Cipolla.» spiegò June, aprendo un altro scatolone alla ricerca del famigerato Coriandolo. Quando l’ebbe trovato, lo mise vicino a Cipolla e annuì soddisfatta.
 
«Louis!» la voce di Jay li raggiunse dal piano di sotto. «Ci sono visite per te!» urlò. June si irrigidì parecchio. Fintantoché si trattava di stare con Louis e basta era un conto, ma la presenza di terzi la metteva un po’ in agitazione. Aveva idea che non tutti avessero lo stesso carattere e la stessa pazienza del suo futuro fratellastro.
Louis non sembrò dare alcun peso alla sua agitazione, perché uscì dalla stanza per accogliere gli amici. June si diresse verso la porta, con tutta l’intenzione di chiuderla e rimanere per i fatti suoi, senza disturbare Louis e i suoi ospiti. Non voleva essere un peso e, soprattutto, non voleva costringere Louis a passare con lei più tempo del dovuto: ancora non era del tutto certa del motivo per cui lui ci tenesse tanto a farle compagnia.
Si sentì cattiva, per aver pensato una cosa del genere: lui l’aveva aiutata, si era avvicinato per primo e, nonostante non fosse assolutamente costretto a farlo, sembrava deciso a stringere amicizia con lei. L’aveva addirittura chiamata scricciolo e lei ancora dubitava della sua sincerità.
Quindi si costrinse a lasciare la porta aperta. Se davvero Louis avesse voluto tenerla in disparte, l’avrebbe chiusa dopo essere uscito, no?
«Devo assolutamente presentarvi qualcuno.» lo sentì dire, qualche secondo dopo. Dopodiché Louis entrò in camera e si posizionò accanto a June, con un sorriso divertito.
«Harry, Zayn, loro sono Miele e Pistacchio.» indicò prima il coniglio, poi l’orso e scoppiò a ridere. I due ragazzi lo guardarono piuttosto perplessi, senza riuscire a capire. June tirò un coppino a Louis e fece un passo avanti.
«Non dategli retta. Pistacchio è il coniglio, non l’orso.» corresse, facendo ridere Louis ancora più forte.
«Lei invece è June.» la presentò, una volta finito di sghignazzare.
June strinse la mano ad entrambi i ragazzi, un po’ in imbarazzo. Non sapeva cosa pensare, se non che entrambi erano molto carini anche se l’uno l’opposto dell’altro. Harry aveva la pelle chiara, quasi diafana, mentre Zayn era un po’ più scuro. Harry aveva una matassa informe di ricci castani, Zayn aveva capelli corvini, più corti e decisamente più ordinati. Harry aveva gli occhi di un colore indefinito, che poteva essere verde, o azzurro, June non riusciva a capirlo, mentre Zayn aveva gli occhi di un caldo color cioccolata.
Per il momento, non sapeva dire se le avessero fatto un’impressione positiva o negativa.
«L’avevamo intuito, non parli di nessun’altro da una settimana.» Zayn alzò gli occhi al cielo e le sorrise, tranquillo. Harry invece, si limitò a fissarla, senza nessun interesse in particolare. E allora June decise: Harry non la convinceva un granché.
«Davvero?» chiese, un po’ curiosa. Se Louis aveva parlato di lei, allora doveva tenerci veramente e il suo avvicinarsi non era dettato solo dalla convivenza che avrebbero affrontato a partire da quel giorno.
«Certo. Continua a dire quanto sei simpatica, intelligente, quanto sei carina.» June arrossì, imbarazzata, mentre Louis si limitò a fare spallucce.
«Anche se hai il coraggio di chiamare un pupazzo Cipolla.» precisò Louis.
«Sei solo invidioso.» borbottò, prima di gettare uno sguardo al suo adorato Cipolla, che affiancato a Coriandolo era assolutamente adorabile.
«E non prenderli in giro.» aggiunse, divertita. Anche quei pupazzi erano un regalo di Elizabeth e June non se ne separava mai. Aveva dato loro quei nomi quando era piccola e certo non glieli avrebbe cambiati solo perché Louis non capiva quanto Pistacchio fosse un nome assolutamente meraviglioso.
Harry sorrise, suo malgrado divertito. Quando Louis aveva parlato di questa fantomatica June, se l’era immaginata completamente diversa. Non era solo carina, era bella. E poi Louis non aveva affatto accennato al fatto che avesse un corpicino proprio niente male. Anche se in quel momento indossava un semplice paio di jeans e una felpa azzurra. I capelli rossi, lunghi fino ai fianchi, risaltavano incredibilmente, contro il colore della felpa. Qualcosa però non lo convinceva, ma non avrebbe saputo dire cosa.
June si sentiva ancora un po’ a disagio. Le sembrava quasi che Harry la stesse analizzando e non gli piaceva affatto che lui la osservasse così attentamente. Non le piaceva in generale, quando qualcuno la fissava più del dovuto. Soprattutto quando lo sguardo vagava indisturbato sul suo seno.
«Porto una terza.» rivelò, acida. Harry ridacchiò.
«Proprio come pensavo.» rispose, tranquillo, guadagnandosi un’occhiata in tralice da parte di Louis e una un po’ rassegnata da Zayn.
«Divertente.» celiò June.
Decise che ignorarli fosse la scelta migliore, così afferrò il taglierino dalla scrivania e tagliò il nastro adesivo che chiudeva il secondo scatolone, quello con le scarpe. Aprì l’armadio e cominciò ad ammucchiarle in silenzio, sotto lo sguardo attento dei tre ragazzi.
«E piantala di guardarmi il culo.» precisò, rivolta ad Harry, che alzò gli occhi al cielo e borbottò qualcosa di simile ad un «quante storie».
Louis, invece, ridacchiò.
«Ve l’avevo detto, che era simpatica.»
June ridacchiò, poi gettò in un angolo un paio di converse verde acido.
Harry non le piaceva, concluse. Proprio per niente. Anche se era bello. Anche se quelle fossette erano assolutamente adorabili.
Poco dopo, il suo telefono iniziò a squillare.
«Ehi, piccola.» sentire la voce di Niall la fece sorridere all’istante.
«Come procede?» le chiese, senza lasciarle il tempo di rispondere. June si guardò intorno, velocemente. Praticamente era ancora al punto di partenza.
«Be’, potrebbe andare meglio…» ridacchiò. In effetti, ci avrebbe messo una vita a sistemare tutta la sua roba.
«Capito. Hai già liberato Martino?»
«Certo. È stata la prima cosa che ho fatto.» Niall rise, e June era sicura che aveva alzato gli occhi al cielo.
Louis le strappò il telefono di mano prima che potesse aggiungere qualsiasi altra cosa e si allontanò in corridoio, lasciando June da sola insieme ad Harry e Zayn. Si torturò le mani, un po’ agitata, senza sapere cosa dire. Era possibile che parlare con Louis le venisse del tutto naturale, e che con quei due le succedesse l’esatto contrario?
«Il tuo ragazzo sa che ti sei trasferita qui?» esordì Harry, all’improvviso. June lo guardò appena, sforzandosi di non arrossire. Non sapeva perché, ma quel ragazzo la metteva in soggezione. E poi aveva quella voce un po’ roca che le faceva venire i brividi.
«Il mio ragazzo?» chiese, confusa.
«Si, quello al telefono.» precisò Harry, infilando le mani nelle tasche dei pantaloni beige.
«È il mio migliore amico, non il mio ragazzo.» spiegò, voltando le spalle ad Harry e aprendo un altro scatolone.
«E il tuo ragazzo, invece?» incalzò Harry.
In realtà, non gli interessava affatto, sapere se era fidanzata o meno. Per lui non era mai stato un problema, frequentare ragazze impegnate. Il tradimento era una cosa che non gli pesava affatto. Dopotutto, non costringeva nessuno ad andare a letto con lui.
Voleva semplicemente vederla imbarazzata. Lo incuriosiva parecchio, quella ragazza.
«Non credo debba interessarti.» sibilò June, rivolgendogli un sorriso di sfida, che Harry ricambiò all’istante. Come previsto, c’era di che divertirsi.
Zayn ridacchiò. «Ha ragione Louis, sei simpatica.»
June gli sorrise, molto più amichevole rispetto a quanto lo era stata con Harry e alzò le spalle.
«Dipende dalle giornate.» spiegò «O dalle persone.» aggiunse, gettando un’occhiata piuttosto eloquente in direzione di Harry, che ghignò, per niente offeso.
«Niall arriva tra poco.» annunciò Louis, rientrando in camera e porgendo il telefono a June, che lo mollò sulla scrivania senza il minimo riguardo. Era davvero ora di cambiare quel catorcio.
«Horan?» chiese Harry, curioso.
«Si. Lo conosci?» si intromise June, prima che Louis potesse rispondere.
«Certo. Eravamo in classe insieme, a scuola.» spiegò, sorridendo al ricordo di quante ne avevano combinate insieme. Soprattutto all’insegnante di biologia, che li odiava come la peste.
«Harry Styles…» mormorò June. Niall le aveva parlato di lui così tante volte che June aveva decisamente perso il conto. All’inizio, Niall era tutto un Harry di qua, Harry di là…  
«Ti ha parlato di me?»
«Si. Ha detto che sei un idiota.» rispose June, tranquilla.
Sperava solamente che nessuno si accorgesse che aveva detto una bugia. Peccato per lei che Harry la scoprì subito. Aveva notato che June si mordicchiava leggermente il labbro inferiore, quando era in agitazione. Nonostante l’aria insofferente, Harry era piuttosto bravo a leggere le persone, soprattutto quelle che gli interessavano.
«Non è vero.» rise.
«Oh, e va bene. Ha detto che sei simpatico, un grande e blablabla. Ovviamente è di parte.» si affrettò a precisare June, tanto per far capire che lei non la pensava esattamente come il suo migliore amico.







Eccomi qui, sono puntualissima.
Allora, in realtà anche oggi sono piuttosto di fretta e comunque ho esaurito la mia dose quotidiana di cagate poco fa, con mio fratello. Perciò non c'è niente da dire, ecco.
Se non che Harry (asdfghjkl **) è entrato - finalmente - in scena. E da qui, la storia si evolve.
Fatemi sapere che ne pensate, mi raccomando!
Lo sapete che ci tengo tanto :)
E grazie mille per le recensioni allo scorso capitolo, per aver inserito la storia tra le preferite/seguite/ricordate!
Vi adoro, Fede.

Se voleste essere avvertite quando aggiorno, ditemelo qui, o su Twitter, mi chiamo @FTheOnlyWay

 
 
 
 
 
 
 
   
 
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