Ragazzi e ragazze, non sono
morta, sono tornata! =D
Ho scritto questo capitolo
dopo un sacco che non scrivevo più in generale, quindi non siate troppo dure
=..= in ogni caso ora ho un problema D= so cosa deve succedere al compleanno di
Tom, so forse cosa deve succedere al compleanno di Eva… Poi però le cose che
devono accadere accadono dopo! D=
Come faccio?! Che ci scrivo,
in mezzo?! D=
Lo sapevo che non dovevo
lanciarmi in questa impresa prima di aver finito di scrivere tutto è.é è che
non voglio fare troppi salti temporali, ma così… Non so, proverò >..< se
vado troppo di fretta, comunque, cercate di non linciarmi! >..<
Per concludere, ringrazio chi
segue/preferisce/ricorda e recensisce, anche se io sparisco a mesi alterni! XD
cercate di capirmi, questa storia di è rivelata più difficile del previsto…
Primo giorno di scuola
Alla
fine, Tom decise di scrivere a sua nonna. Non lo disse ad Eva, ma lei vide la
prima delle lettere di risposta, riposta con cura in un cassetto del loro
piccolo appartamento, e sorrise.
L’estate
stava finendo. Presto sarebbe iniziato un nuovo anno scolastico e Tom era più
sereno. Eva non sapeva come sentirsi: da una parte non vedeva l’ora di
abbracciare di nuovo i suoi amici, dall’altra sapeva che lei e Tom non potevano
continuare a dormire insieme, dato che sarebbero dovuti ritornare nei
rispettivi dormitori.
Mancavano
ancora due anni prima che finissero Hogwarts. Ogni tanto Eva ci pensava,
stupendosi da una parte di come il tempo fosse passato in fretta e, dall’altra,
di quanto ancora rimanesse da fare prima che la società magica la considerasse
adulta. Beh, per quello ci voleva di meno, giusto un anno. A marzo avrebbe
avuto diciassette anni, e per tutti sarebbe stata maggiorenne… Tranne che per i
Babbani. Un moto di stizza la pervase, mentre ripensava a zia Emily, alla sua
cattiveria e al suo modo di sfruttare la morte dei suoi genitori per farsi i
suoi interessi.
Tom
l’afferrò da dietro proprio in quel momento, calmandola. Lei era seduta sul
pavimento – fresco: dato che c’era un gran caldo era una soluzione ottima,
nonostante settembre fosse alle porte – e lui era appena uscito dal bagno.
“Che
succede?” chiese, affondando il viso nei suoi capelli.
“Come
accidenti fai a sapere che mi stava succedendo qualcosa, scusa?” chiese Eva,
meravigliata dalla perspicacia del ragazzo. E dire che solo un anno prima
sembrava così freddo, insensibile…
“Sei
diventata rigida. Non è mai un bene, quando t’irrigidisci.”
Eva
sorrise, rilassandosi.
“Beh,
niente. Pensavo a zia Emily…”
“Oh,
già. Non me ne hai mai parlato molto, vero?”
Lei
cercò di scrollare le spalle, per quanto fosse possibile, dato che Tom la stava
stringendo.
“Non
c’è molto da dire. E’ diventata la mia tutrice dopo la morte dei miei. Solo che
mi fa una rabbia… Non si è mai interessata di me, mi considera un peso, eppure
è decisa a sopportarmi perché così può mettere le mani sui soldi di papà. I
miei erano abbastanza ricchi, sai, e finché sarò minorenne lei può fare quello
che vuole, con la scusa che deve pensare al mio ‘bene’…”
Tom
allentò la stretta e le mise due dita sotto il mento, per farle alzare il viso
verso di lui.
“Non
andrà avanti per sempre, Eva. A marzo sarai maggiorenne, e potrai fare ciò che
vuoi.”
Prima
che lei potesse rispondere, sottolineando il fatto che ci sarebbero voluti
ancora due anni per diventare maggiorenne nel mondo dei Babbani, lui la baciò.
Eva
lo considerò un buon diversivo, così i due continuarono a coccolarsi per tutto
il resto del giorno, godendosi appieno gli ultimi istanti di vacanza che
spettavano loro.
Il
giorno dopo, infatti, sarebbe stato il primo settembre.
Fu
strano andare in stazione per aspettare il treno che doveva arrivare, fu ancora
più strano cercare gli amici fra la folla e salutarsi, così come tornare al castello
senza bagagli e animali al seguito.
Nella
carrozza di Eva c’erano ovviamente Annie, Beth, Daniel e Tom, che aveva
invitato qualche suo compagno di Casa. L’atmosfera era piuttosto tesa, ma lui
manteneva un controllo impeccabile, presentando tutti a tutti. Si vedeva che
stava cercando di appianare le divergenze di pensiero, e gli incauti Serpeverdi
che provavano anche solo a fare una smorfia di ribrezzo finivano per lo
scontrarsi con gli occhi di Tom e rabbrividire. Nonostante tutto, a loro quel
ragazzo faceva ancora paura, e non avevano intenzione di contrariarlo.
Con
il banchetto la tensione venne lasciata alle spalle e, forti della divisione
fra Case, gli amici di Eva si lanciarono in un racconto entusiasta delle loro
vacanze estive. La ragazza annuiva e sorrideva a tutti, ma non sapeva che dire
riguardo alle sue, di vacanze estive:
non aveva fatto molto, e l’unica volta che lei e Tom erano usciti dal castello
era stato per cercare i parenti ancora in vita del ragazzo… Una questione
delicata, da non condividere a cuor leggero. Per tutta la serata, comunque, si
sentì stranamente osservata, e più volte vide gli occhi di Annie scrutarla con
interesse e sospetto. Proprio non capiva che cos’avesse l’amica.
Lo
scoprì il giorno dopo. Le lezioni erano incominciate e tutti dovevano
riprendere il ritmo. Eva si era abituata a tutt’altri orari e faticò ad alzarsi
la mattina, così si trascinò in una nube di stanchezza per tutto il giorno, almeno
finché Annie non la trascinò in un’aula vuota, alla fine delle lezioni.
Era
così curiosa di scoprire finalmente cosa si celasse dietro il comportamento
dell’amica che si svegliò definitivamente.
“Eva,
io… Ecco, devo chiederti una cosa… Anzi, no, dirti…”
“Annie,
taglia corto, che succede?”
La
ragazza era nervosa, si torceva le mani e annaspava. Alle parole di Eva, arrossì
fino alla punta dei capelli.
“Ecco,
ma tu… Hai mai fatto certe cose con
Tom? Voglio dire…”
Aveva
parlato veloce, ma Eva aveva capito lo stesso. Anche lei arrossì.
“Oh.”
rispose solo, non sapendo bene che dire.
L’amica,
vedendola in quello stato, si affrettò a precisare.
“E’
che l’anno scorso ho detto delle cose, e tu sembravi a disagio, così
quest’estate ci ho pensato, e insomma, forse sbagliavo io, no? Certo per me
bisogna sempre e comunque aspettare, però non è che se lo fai prima del
matrimonio allora sei una sgualdrina, e non vorrei che tu ti fossi fatta
un’opinione sbagliata! Cioè, l’opinione che ho io di te… Non cambia per questo,
sei una brava ragazza…”
La
voce di Annie si spense in un sussurro, mentre lei continuava ad arrossire e si
guardava furiosamente i piedi.
Eva
ci mise un attimo per realizzare cos’era successo, poi sorrise e si sentì
liberata di un peso. Appoggiò una mano sulla spalla dell’amica e lei alzò il
viso.
“E’
vero.” disse, grata di potersi confidare con l’amica “Ho fatto… Ho fatto certe cose. Ma non me ne pento, né me ne
vergogno. Anche se non vado a dirlo in giro, ovviamente. Non te l’ho detto
perché… Non sapevo come la pensassi, avevo paura che tu mi giudicassi male. Mi
fa piacere sapere che mi sbagliavo.”
Annie
allargò le braccia e la strinse, come a consolidare la loro amicizia.
“Sono
contenta che tu me l’abbia detto ora. Se vuoi raccontarmi, sappi che ti
ascolto.”
Eva
ricambiò l’abbraccio e sorrise ancora di più.
L’anno
scolastico era iniziato nel migliore dei modi.