Anime & Manga > Inazuma Eleven
Segui la storia  |       
Autore: Melabanana_    11/02/2013    3 recensioni
Hera Tadashi è un ragazzo apparentemente indifferente a tutto, che si lascia passare accanto gli eventi senza preoccuparsene molto.
Afuro Terumi è un idol emergente, ma già molto famoso, che nasconde il suo vero carattere.
Questa fic parla di come il loro incontro abbia modificato le loro vite, e di come la loro storia sia venuta ad intrecciarsi con quella dei loro amici.
Coppie: HerAfu, DemeKiri, ArteApo, vari ed eventuali.
{dedicata a ninjagirl, che mi ha fatto scoprire e amare queste pairings.}
~Roby
---
Perché in ogni momento, il rosso e il viola sanno sempre trovarsi.
Genere: Fluff, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Afuro Terumi/Byron Love, Altri, Hera Tadashi, Jonas Demetrius/Demete Yutaka
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Buonasera ~
Rispetto a quando ho postato l'ultimo capitolo di questa fic, mi sento molto meglio! Insomma, il peggio è passato.
Sono anche uscita dal periodo degli esami dell'uni, quindi adesso sono libera dai corsi fino all'inizio di marzo! Spero di poter scrivere tanto e aggiornare presto le mie long 

Questo capitolo si incentra molto su Afuro e Hera -finalmente questi due si danno una mossa, lol- ma anche su Artemis e Aporo, ai quali saranno dedicati i prossimi due capitoli per intero :')) Come anche la DemeKiri, l'ArteApo è una coppia pressocché sconosciuta, per cui sono felice se riesco a farla piacere a qualcuno con questa mia fic! Kisses,          
Roby


Capitolo 19.

Afuro gettò un’occhiata ai due ragazzi abbracciati sotto la pioggia e tirò un sospiro di sollievo; almeno a Saiji era andata bene. Ora però toccava lui.
E la prima cosa da fare era trovare Hera, cosa che nelle ultime due ore sembrava essere diventata impossibile: il ragazzo riusciva a sparire in modo perfetto se voleva.
“Come un camaleonte…” si ritrovò a pensare Afuro, mentre riprendeva a correre lungo i corridoi, evitando la gente e cercando di farsi riconoscere il meno possibile per non perdere tempo.
Fino a quel momento, comunque, non c’erano state interferenze.
Ora invece c’era una folla di ragazzine urlanti a sbarrargli la strada.
Afuro si fermò a sistemarsi i capelli, tirandoli su con delle mollette color pesca.
Una volta sistemata questa priorità, si diede da fare per cercare di capire cosa stava succedendo; per un attimo pensò con orrore che il ragazzo al centro della mischia potesse essere Tadashi.
Dopotutto, una matricola gli aveva fatto un regalo no? Quante persone erano innamorate di Tadashi a sua insaputa? Non avrebbe permesso l’esistenza di rivali…
Ma per fortuna il ragazzo non era Tadashi.
Era Artemis.
Afuro rimase immobile, fissando con sorpresa il ragazzo che salutava ogni ragazza con il medesimo sorriso stampato in faccia, tanto che c’era da chiedersi quale fosse la vera maschera che indossava. Non solo sorrideva a tutte, ma le salutava, anche.
Una brunetta si fece avanti e gli tese un pacchetto di biscotti.
Artemis li prese e le sorrise. –Ti ringrazio- disse, seducente.
La ragazza squittì di gioia, e si alzò un coro di risolini e urla (fra cui, Afuro fu certo di averle sentite, “Sposami” e “Vogliamo vederti non solo senza maschera ma anche senza veli!”).
Poi Artemis fece un cenno e le ragazze si diradarono, tessendo le lodi del ragazzo perfetto…
Il quale, subito dopo essersi accertato di non essere visto da nessuno, mutò espressione.
Afuro ebbe un sussulto interiore, neanche lui era mai arrivato a fingere nel modo in cui Arute fingeva: del suo sorriso non c’era più traccia negli occhi gelidi e sprezzanti.
Il ragazzo aprì un cestino e ci gettò il pacchetto di biscotti, quindi si voltò e fece per mettere la maschera. Afuro, che era rimasto dapprima pietrificato da quel gesto così insensibile, gridò.
-Artemis!-
L’interpellato si girò sentendo quella voce arrabbiata.
-Terumikun?- disse sorpreso, evidentemente chiedendosi perché Afuro fosse arrabbiato.
Il biondino non gli lasciò tempo di aprire bocca.
-Perché lo fai?! Cosa ci guadagni ad illuderle così?!- ruggì.
Artemis si accigliò, poi sembrò capire di cosa si parlava e si girò completamente.
Afuro quasi ringhiò: il suo sorrisetto sprezzante e canzonatorio gli dava sui nervi. Non si era mai reso conto che Artemis fosse una persona tanto orribile, in fondo era amico di Tadashi…
-Cosa vorresti dire? Se le rifiutassi, piangerebbero, invece così sono tutti felici.- rispose Arute con la massima tranquillità.
Già, come diavolo faceva Tadashi ad essere amico di quell’essere?!
-Ma non t’importa nulla dei loro sentimenti?!- Aveva detto quella frase con rabbia, con disperazione; ma la risposta di Artemis lo spiazzò del tutto, lasciandolo senza parole.
-No. Non m’importa nulla di loro. Il mio è semplice autocompiacimento e non ho vergogna di ammetterlo- disse seccamente. Distolse lo sguardo, improvvisamente cupo.
–Anche perché l’unica persona da cui vorrei tutto, mi odia…- sussurrò, e la sua voce tremò leggermente. Poi alzò lo sguardo ed era di nuovo strafottente, malizioso, provocatorio.
-Fossi nella tua posizione, comunque, non sarei tanto affrettato nel giudicare, Terumikun. Se io e Hecchan abbiamo qualcosa in comune, è proprio questo tratto del carattere. Possiamo essere “gentili” anche con le persone che non ci piacciono…- cinguettò amabilmente, e mentre gli passava a fianco gli indicò la finestra. Afuro si avvicinò al davanzale, ma visto quello che gli indicava s’irrigidì. Artemis sorrise prima d’infilarsi la maschera e si allontanò indisturbato.
Il biondino non provò neanche a seguirlo: il discorso era finito lì.
“Lui lo sa” si disse Afuro, tremando per la frustrazione. “Sa che sono innamorato di Tadashi, sa che mi dichiarerò. Lo sa perfettamente, quel figlio di puttana!”
A quel punto, doveva andare Hera, che stava lì, sotto una tettoia che solo da quella finestra si poteva vedere. Si voltò e riprese a correre.
Il fatto che Artemis sapesse dov’era Tadashi, il fatto che lui lo conoscesse meglio di chiunque altro gli faceva saltare i nervi, ma era una cosa che sapeva di dover accettare.
Come doveva accettare che era grazie ad Artemis che aveva finalmente trovato…
-…Tadashi!-
Il ragazzo dai capelli rossicci sussultò al sentire il suo nome: era seduto a terra con gli occhi chiusi e sembrava totalmente rilassato, lontano dalla confusione di San Valentino.
Ma a sentire la sua voce, aprì gli occhi violetti e lo fissò, sorpreso.
Afuro avvampò, sentendosi trafitto da quello sguardo.
Hera alzò un sopracciglio. -Qualcosa non va?-
Il biondino scosse il capo e in un quale modo riuscì a tirar fuori la voce.
-T-ti stavo cercando.-
-Mi cercavi.- ripeté Hera, pensieroso. –Perché?-
Afuro distolse lo sguardo e mise la mano in tasca, stringendo lo scatolo di cioccolatini.
Esitò a darglieli, perché le parole di Artemis gli bruciavano ancora.
Hera si alzò, con aria torva. Sembrava preoccupato.
-Afuro…?-
-T-ti ho fatto un regalo per San Valentino, ti prego di accettarlo!- gridò Afuro spingendogli lo scatolino contro il petto, così bruscamente che Hera fu costretto a mettere subito le mani sotto per afferrarlo.
-Ehi- protestò, poi lo osservò e cambiò tono. –Grazie…-
Accennò un sorriso, e questo diede coraggio al biondino, che fece un passo avanti.
-Ecco… io… Tadashi, c’è una cosa che vorrei dirti- disse. Hera lo fissava, in attesa, e lui per il nervosismo cominciò ad attorcigliarsi i capelli intorno alle dita, cosa che non aveva mai fatto prima. Abbassò lo sguardo e cercò di tirar fuori più voce possibile.
-Tu m-mi p-piaci!- esclamò –Mi piaci, Tadashi!-
Calò il silenzio, interrotto solo dal suono della campanella. Era orario d’uscita.
Afuro teneva gli occhi chiusi, esitante. Si morse il labbro inferiore.
Poi Hera lo attirò a sé posandogli un braccio intorno alle spalle e gli baciò dolcemente la fronte, un contatto brevissimo che lo lasciò nuovamente al freddo dopo poco.
Quando Afuro trovò il coraggio di aprire gli occhi, Hera era davanti a lui, a qualche metro di distanza, e scuoteva il capo cupamente.
-Non posso.- sussurrò. –Mi dispiace, Afuro.-
-Perché?- fu la domanda spontanea che salì alla bocca di Afuro. D’improvviso il terrore lo assalì, le parole di Artemis tornarono nuovamente nella sua mente.
Ma Hera non disse quello che più temeva.
-Non posso darti quello che vuoi. Non posso renderti felice, così come sono ora. Non mi sento in grado di dare agli altri ciò che non sento di avere. Mi dispiace.-
La sua risposta non aveva nulla a che fare con il “mi piaci” o “non mi piaci”, fu più articolata e profonda e forse per questo più difficile da comprendere. 
Afuro lo fissò, disorientato.
-Allora perché ti sei avvicinato a me?- chiese, le lacrime gli pizzicavano gli occhi. Avrebbe voluto dire “allora perché mi hai fatto innamorare di te?”, ma non sarebbe stato corretto…
Specialmente visto che gli occhi di Hera erano tanto tristi.
-Dentro di me ho scavato una voragine, fin da quando ero bambino, sono sempre rimasto vuoto. Ma credo… ho sentito che tu puoi riempire questo vuoto. Io mi circondo solo di persone che possano riempirlo. Sono davvero orribile, vero? Un orribile egoista- sussurrò.
Ogni parola che usciva dalle sue stesse labbra sembrava ferirlo come pugnali.
Afuro non poté più trattenere le lacrime, ma non piangeva per se stesso, piangeva per Hera.
-Allora, almeno, permettimi di stare al tuo fianco- singhiozzò mentre cercava di nascondere le lacrime coprendo il viso con le mani. –Se mi permetterai di restare al tuo fianco, sarò felice…-
Hera accennò un sorriso, poi lo spinse fra le sue braccia.
Afuro poteva sentire il suo respiro, il suo battito irregolare.
Ed era meraviglioso.
 
Era semplicemente seccante.
Non avrebbe mai immaginato che qualcuno, oltre se stesso, sarebbe riuscito ad accedere al cuore di Tadashi; ma in fondo era ancora l’unico a capirlo davvero, a sapere davvero chi era…
Questo pensava Artemis mentre osservava dall’alto il suo migliore amico abbracciato all’idol della scuola. Poteva benissimo immaginare cosa fosse successo senza leggere il labiale.
In ogni caso, la sua attenzione fu presto distratta dall’unica altra persona di cui gli importasse veramente qualcosa nel mondo. Un sorriso gli increspò le labbra.
-Ancora a scuola, Hikarukun? La campanella è già suonata…- scherzò.
Il ragazzino dai capelli verdi in fondo al corridoio, intento a mettere a posto la cartella, sobbalzò e lo guardò con evidente astio.
-Ma farti gli affari tuoi non è mai contemplato, eh, Artemaniaco?- sbuffò annoiato. –Dovresti davvero trovarti un passatempo migliore; non hai niente di meglio da fare?-
Artemis rise e si staccò dalla finestra, avanzando verso di lui. Mise una mano contro il muro, chinandosi finché i loro visi non furono ad un’imbarazzante vicinanza, quindi parlò.
-Se anche l’avessi, butterei tutto all’aria solo per te, Hikaru- sussurrò, seducente.
Aporo avvampò e lasciò cadere la cartella. In verità, aveva una mezza idea di prenderlo a calci.
Artemis lo squadrò da capo a piede, poi fece un finto broncio.
-Come? Non mi hai regalato niente per San Valentino?- chiese tristemente.
Ora sì che Aporo aveva voglia di prenderlo a calci.
-No!- replicò arrossendo. –Ma tanto scommetto che le tue fan te ne avranno fatti a milioni di regali, non vedo perché dovresti aver bisogno del mio!-
Il ragazzino fece per sgusciare via e andarsene infuriato, ma Artemis non glielo permise; lo abbracciò all’improvviso, premendo il volto contro la sua spalla.
-Ma io ho bisogno di te, Hikaru, solo di te.-
Si staccò e gli prese il viso fra le mani, avvicinandosi per baciare le tanto agognate labbra.
C’erano un insolito silenzio, un’insolita calma nell’aria.
Tutto troppo tranquillo.
-…anche questo lo trovi divertente…?-
Artemis si fermò pochi centimetri prima di baciarlo, paralizzato dalla sorpresa.
La voce di Aporo era cupa e tremante; grosse lacrime gli cadevano dagli occhi verdi.
Con uno schiaffo si liberò della presa prepotente e afferrò la cartella con uno strappo violento.
-Quante volte ancora…- gridò ferito, la sua voce si spezzò. –Quante volte ancora dovrò umiliarmi perché tu ne sia soddisfatto?!-
E poi scappò via, lasciando Artemis indietro, ma di lui non gli importava.
Non gli importava neanche di averlo ferito, ammesso che quel bastardo conoscesse quel sentimento, e se lo conosceva tanto meglio perché così avrebbe sofferto le stesse pene che Aporo aveva patito a causa sua…
Da quel giorno, in cui l’aveva ferito a morte.
“Ti odio! Ti odio! Ti odio!” pensava Aporo e scappava, scappava, cercando di lasciare Artemis il più indietro possibile.
Uscì fuori sotto la pioggia e continuò a correre finché non scivolò e cadde a terra.
Si rialzò in ginocchio e si guardò le mani sporche di terra e sangue.
-Ti detesto…- sussurrò, soffocato. Perché era dovuta finire così?



---

   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Inazuma Eleven / Vai alla pagina dell'autore: Melabanana_