Videogiochi > The Elder Scroll Series
Segui la storia  |       
Autore: Ulvinne    11/02/2013    8 recensioni
Un tempo i draghi dominavano il mondo.
Terribili signori e padroni di ciò che li circondava, riuscirono a ridurre tutti gli altri esseri viventi in schiavitù, governando con la loro ferocia e la loro voce.
Ma un giorno,finalmente, qualcuno si fece avanti per fermare questa tirannia: il Sangue di Drago, colui che da loro servitore divenne il loro carnefice e riportò la libertà nel mondo. Senza pietà affrontò i draghi e, uno per uno, li distrusse. La sua eredità camminò nei secoli attraverso il sangue dei Prescelti degli dei, finché le leggendarie creature si estinsero.
E con i draghi sparì anche lui, l'eroe, il Sangue di Drago.
Le sue imprese divennero racconti, i racconti divennero canti, i canti divennero leggende.
E la gente finì per considerare i Draghi ed il Sangue di Drago solo una storia.
Ma cosa succede quando la storia torna, più vendicativa che mai?
Cosa succede quando la più antica eredità di Skyrim ti viene offerta?
Semplice: puoi solo accettarla.
Note: attenzione, il titolo è lo stesso, ma la storia è cambiata. Mi sono resa conto che proprio non andava e l'ho modificata. Spero che così vi piaccia :)
Genere: Avventura, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Skyrim

The legend of Dovahkiin

 

Prologue

 

 Quel giorno ero a caccia
Amo andarci, da sola o con mio padre, ed amo il fatto che sia proibito.
Cacciare di frodo nei territori dello Jarl è sempre pericoloso. C'è il rischio che qualche guardia ti scopra, che qualche bandito voglia le tue prede e la tua vita, o semplicemente di tornare a casa a mani vuote e restare a stomaco vuoto.
Viviamo così, alla giornata, in una piccola casa isolata nel bel mezzo dei boschi a causa della taglia sulla testa di mio padre: cento septim per aver cacciato di frodo dei territori dello jarl.
Cento septim sono una somma ambigua: spiccioli per chi ha tanti soldi e tanti soldi per chi ne ha pochi, tanto da far gola e spingere a denunciare anche gli amici più cari.
Ma sto divagando.
Come ho già detto ero a caccia, sulle tracce di un cervo per essere precisi: una bestia grossa che ci avrebbe fatto comodo per l'inverno che si accingeva ad arrivare.
Il bosco portava già i segni dell'avvicinarsi della lunga stagione, gli alberi sempreverdi cominciavano a coprirsi di nevischio, così come il terreno che alternava il verde dell'erba con la brina del ghiaccio ed il bianco delle prime nevicate, mentre i cespugli più bassi erano già diventati ammassi di erba secca senza più le foglie ed in alcuni casi i frutti che ci avevano sostentato durante l'estate.
Mi strinsi il mantello addosso, socchiudendo gli occhi a causa del vento freddo che tirava e che me li faceva lacrimare, poi mi chinai sulle impronte lasciate dal cervo e le sfiorai con le dita.
-Sei mio...- sussurrai, poi mi alzai in piedi e cominciai a camminare a passo svelto, quasi una corsa, potremmo dire, che tuttavia non diventava tale per paura di spaventare l'animale che sicuramente si trovava nelle vicinanze.
Avevo sedici anni ed andavo a caccia già da otto. Per i primi due o tre anni mi limitavo ad osservare ed ascoltare mio padre, poi iniziai anch'io a costruire le prime trappole, uccidere le prime prede, finché la caccia non divenne la mia attività preferita nella monotonia della nostra vita isolata.
Arrivata nei pressi di una radura rallentai il passo e, quando udii qualcosa muoversi mi fermai del tutto e tesi l'orecchio per ascoltare. Gli zoccoli della bestia battevano sul terreno roccioso, lievi e rilassati, segno che non aveva idea di essere osservata o seguita, meglio così, alché mi chinai ed avanzai ulteriormente finché non vidi la mia preda senza che questa mi vedesse a sua volta.
Un cervo maschio bellissimo, dal pelo lucido di un bel marrone dorato e dalle corna grandi che oltre che la carne ci avrebbe fruttato anche la pelle. Senza contare che avremmo potuto ricavare qualcosa anche dalle corna, erano davvero belle.
Lentamente, cercando di non farmi prendere dalla fretta e dalla voglia di portare a casa il trofeo, presi il mio arco che tenevo sulla schiena ed estrassi una freccia dalla faretra, poi la incoccai, un movimento che accompagnai con un profondo respiro, e presi la mira.
Chiusi un occhio per aiutarmi.
-Fermo...- sussurrai -Fermo...- mi spostai appena per poter avere una visuale migliore, ma nel farlo urtai un sasso, molto piccolo, ma lo urtai.
Normalmente una pietra di quelle dimensioni sarebbe passata inosservata alle orecchie dell'uomo, ma non fu così per quelle del cervo, che si rizzarono svelte proprio come la sua testa chinata a mangiare un po' della poca era rimasta. Un attimo di pausa che ci gelò entrambi sul posto, poi l'animale iniziò a correre via, veloce come il vento.
-Oh no, non vai da nessuna parte!- con l'arco in mano e la faretra sulla schiena iniziai il mio inseguimento.
Il cervo era veloce, ma io ero tenace, e corsi, corsi anche col fiatone che si faceva sempre più frequente ed il petto che iniziava a dolere. Non mi sarei fermata, non avrei detto basta finché avessi avuto fiato in corpo, strinsi forte l'arco nella mano quasi temessi di vederlo scappare via, e quando la fatica iniziò a farsi sempre più prepotente, vincitrice su di me, tentai il tutto per tutto, incoccando la freccia.
Prendere la mira da fermi è difficile, ma farlo in corsa è quasi impossibile. Mi ci sarebbero voluti ancora altri anni di caccia e pratica, ma in quel momento provai e lasciai la freccia: la corda dell'arco lanciò l'oggetto in avanti, ed esso fischiò fendendo l'aria veloce e spietato puntando verso il cervo che ancora correva, ma la freccia era lì vicina, sempre più vicina...
Spalancai gli occhi, quasi incredula, ed un sorriso iniziò a farsi largo in me, mancavano pochi centimetri e l'animale sarebbe stato mio, era un lancio perfetto.
Ma la freccia non raggiunse mai la preda.
Un enorme botta fece tremare la zona circostante tanto da farmi cadere a terra e lasciare l'arco che si perse tra l'erba circondato da tutte le frecce sparse che sfuggirono dalla faretra, un gran polverone si sollevò.
Tossii, cercando di respirare in quella polvere che si era alzata all'improvviso. Misi una mano davanti agli occhi per coprirli, e quando la nube polverosa si dilatò, permettendomi di vedere, poco mancò che urlai di sorpresa.
Il cervo non c'era più: o meglio, c'era, ma era schiacciato sotto una...cosa, artigliata e squamosa che ne copriva quasi tutto il corpo ad eccezione delle zampe posteriori e delle...sostanze che non potei e non volli identificare.
Quella cosa era una zampa. E su di essa c'era la mia freccia conficcata, talmente sottile e piccola da sembrare un ago di pino a confronto.
Incredula boccheggiai.
-Oh Azura...che...c-cos'è?- sussurrai e uno squittio di terrore mi uscì dalla bocca quando anche il muso della grande creatura entrò nella mia visuale.
Una testa enorme e squamosa come la zampa si chinò sui resti del cervo, liberando la carcassa per poterla afferrare tra i denti ed iniziare a masticare l'animale: una fila di denti bianchi ed affilatissimi strappò via la carne, spaccò le ossa, sporcando la bocca grande e parte del muso dalle piccole narici del colore del sangue il cui odore, misto a quella visione e alla paura che essa scaturì in me, mi fece venir voglia di vomitare.
Mi trattenni deglutendo a vuoto.
Dovevo andarmene e lo sapevo, ma non riuscivo a muovere un muscolo, schifata ed al tempo stesso incantata da quella visione di potenza incarnata nella creatura che, ignara della mia presenza e con gli occhi color ghiaccio puntati sul pasto, banchettava soddisfatta.
Non credevo ai miei occhi terrorizzati, eppure il drago era lì, davanti a me, dopo un'Era passata a crederli estinti. Ma se non fossi andata via l'unica ad estinguersi sarei stata io, così mi mossi strisciando all'indietro, le mani tremavano troppo per permettermi di alzami, ma non appena mi mossi, la grande bestia alzò lo sguardo e mi fissò.
Non credo di aver mai conosciuto la paura come in quel momento in cui i miei occhi di un verde scuro vennero incatenati a quelli della leggendaria e feroce bestia. Il mondo si fermò in quegli occhi che, dopo aver abbandonato i resti del cervo, si fecero sempre più vicini insieme al suo proprietario, troppo grande e troppo bello per trovarsi in una foresta così anonima e piccola.
Un altro squittio di terrore mi raggiunse le orecchie, e capii che ero stata io ad emetterlo mentre indietreggiavo in maniera scoordinata ed affannata, sporcandomi di fango, di polvere e altre cose che non vidi, incapace di abbassare lo sguardo dal predatore che si faceva, lentamente ma inevitabilmente, più vicino, sempre più vicino.
Il fiatone che prima era dovuto alla fatica persisteva, ma adesso era il terrore a farmi ansimare, iniziai a piangere per la paura, lo capii perché gli occhi bruciavano ed iniziai anche a vedere sfocato.
E quando la mia schiena toccò un albero alle lacrime si aggiunsero i singhiozzi di terrore, se non me la feci nelle braghe era solo perché non avevo niente da espellere in me se non la paura che continuava a girare nel mio corpo come il veleno mortale di una serpe.
-T-ti p-prego.- mormorai alla testa del drago, tremavo a tal punto da sentire i miei stessi denti urtare tra loro -Ti prego. N-no...- il muso del drago, di un grigio spento, mi arrivò così vicino da poter sentire il suo fiato caldo contro di me, e chiusi gli occhi.
Respirai a fondo, pensando che stavo per morire, che la mia vita era giunta al termine stroncata da una creatura di cui nessuno avrebbe creduto. Sarei stata una delle tante vittime della foresta, mi preparai all'impatto con i denti della bestia...
Impatto che non arrivò.
Attesi tremante e piangente, ma non arrivò nulla. Niente dolore, niente sonno, nulla.
Così aprii lentamente gli occhi. Il muso della creatura era davanti a me, vicino tanto da specchiarmi in quel ghiaccio che erano i suoi occhi piccoli ma attenti e saggi, così forti tanto da potermici perdere dentro.
E come era venuta, la paura passò.
Sentii che avrei potuto passare la vita in quegli occhi, a bere da loro la conoscenza antica e perduta che li aveva resi splendidi a tal punto. Sì perché lo sguardo ghiacciato del drago era la cosa più bella che avessi mai visto e pensai che, in fondo, potevo anche non avere paura.
 
Dovah Sil, Mun Kopraan
 
Una voce cavernosa e solenne mi scosse il corpo. La sentivo ovunque, nella terra, tra gli alberi, nel cielo, mi parve l'essenza stessa del mondo e ci misi un po' per capire che era proprio dal drago che proveniva, che egli mi stava parlando.
 
Drem Yol Lok, Dovahkiin
 
Non capii cosa mi disse, ma il modo in cui pronunciò quelle parole a me sconosciute, i suoi occhi puntati nei miei ebbero un impatto tale da farmi rabbrividire.
Mi alzai in piedi, scombussolata e con le gambe che ancora tremavano, e la bestia enorme mosse appena la testa sormontata da due enormi corna, senza mai staccare gli occhi da me, sbuffando appena dalle piccole narici.
Improvvisamente paura e curiosità di alternavano in me prepotentemente. Da una parte sarei dovuta scappare via, lontana da quel gigante leggendario, ma volevo sapere cosa mi avesse detto e soprattutto volevo sentirlo di nuovo parlare, volevo immergermi nella solennità, nel tono grave della sua voce in grado di far tremare perfino le montagne di Skyrim antiche quanto il mondo stesso.
Deglutii e feci per parlare. Mi mancò la voce e deglutii di nuovo, e quando riuscii finalmente ad aprir bocca il drago mi precedette spalancando la sua.
Un getto d'aria calda mi investì, mi parve che il mondo stesse rallentando e mi persi in quella sensazione di calore mista al vuoto, ma in realtà fu tutto così rapido che non provai nemmeno paura, ebbi appena il tempo di realizzare che il drago mi aveva attaccata che caddi a terra, priva di ogni forza.
E chiusi gli occhi.
 
-Iris...Iris, svegliati, ti prego!- la voce mi arrivava ovattata, lontana da me, da un altro mondo -Iris, svegliati!- insisté, allora mi sforzai di aprire gli occhi.
Lentamente, i contorni che delineavano il viso di mio padre divennero nitidi in maniera tale da permettermi di riconoscerlo.
-Papà...- sussurrai, la testa pesante ed ancora l'aria intontita -Che ci fai qui?
-Come che ci faccio qui?- mi chiese, poi scosse la testa -Non ti muovere, ci penso io.- mi sollevò tra le braccia, il mio papà era molto forte e non ebbe problemi -E' buio da un pezzo. Temevo ti fosse successo qualcosa.
-Sto...bene?- quasi lo chiesi, perché non avevo ferite o altro, ma mi sentivo ancora scombussolata e stanca, terribilmente stanca come se avessi corso per ore.
-Bene? Non lo so. Ti ho trovato svenuta con una pozza di sangue a qualche metro da te. Credevo fosse tuo, eri così pallida. Ma non sei ferita e....non lo so.- concluse con un sospiro ed i suoi occhi verdi, identici ai miei, mi guardarono preoccupati -Cosa è successo in quella radura?- aprii bocca e feci per raccontare ma, con mia profonda sorpresa, non avevo niente da dire.
-Io...non lo so.- ammisi, e questa consapevolezza mi fece stringere al petto di mio padre ed affondare il viso tra i suoi capelli biondi -Io non mi ricordo nulla, papà.- nella mia mente infatti, dal momento in cui avevo scoccato la freccia, c'era il vuoto.
 
 
Note dell'Autrice
Come potete aver capito dall'introduzione, sono tornata.

Sì, ho cancellato la storia precedente perché stava venendo un copia/incolla del gioco e questo non mi piaceva per niente, per iniziarne una nuova. La protagonista sarà sempre Iris, ma gli eventi cominciano da tutt'altra prospettiva e soprattutto con l'incontro shock con il drago, secondo voi chi è? ;)

L'alternarsi del tempo verbale tra passato e presente è voluto per dare più l'idea della narrazione, spero vi piaccia.

Avviso subito che mi prenderò qualche piccola libertà a livello di trama e di dettagli, non sarà tutto tale e quale alla storia, anzi alcune cose potrebbero essere del tutto diverse.

Le frasi in draconico dovrebbero essere giuste, e rispettivamente significano “anima di drago, corpo da uomo” e “salute a te, Sangue di Drago”. Ho cercato una lista di parole draconiche di Skyrim e questo è il risultato xD Ma se trovate degli errori fatemi sapere^^ 

Bacione,

Lady Phoenix

Ringraziamento grande, speciale e sentito a VALPUR che ha letto i primi capitoli e mi ha dato preziosi consigli :)

  
Leggi le 8 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > The Elder Scroll Series / Vai alla pagina dell'autore: Ulvinne