Anime & Manga > Axis Powers Hetalia
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Autore: HG_project    12/02/2013    3 recensioni
Due mondi uniti. I personaggi di Axis Power Hetalia uniti al telefilm statunitense Glee.
Trame, coppie e amicizie. Ma non le solite, quelle dove uno si fida dell'altro solo per farsi prendere il caffè la mattina. Tutti i personaggi creeranno l'ambientazione di una stra, anzi, pazza e musicale amicizia, fatta di coreografie e...bhé, divertimento! H&G_project!
Genere: Generale, Sentimentale, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, Movieverse | Avvertimenti: Incompiuta
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2° capitolo: ATTENTO A TE, IDIOTA!


Ma ecco che a precedere il nome venne fuori il famoso tipetto. Vargas. Non mi ero accorto che ormai la musica era finita, e passetti leggeri si stavano dirigendo verso la sedia lasciata libera. Proprio quella vicina a me, Antonio. Con voce stizzita, scocciata, e tutti quegli aggettivi negativi presenti nel vocabolario, si rivolse a noi tre (me in particolare, supposi).
-RAZZA DI STALKER! SE VUOI SAPERE QUALCOSA SUGLI ALTRI, NON ANDARE A LECCARE IL CULO AI PRIMI MANIACI CHE TI CAPITANO! “Fottuti stranieri…”-
Borbottò in Italiano sedendosi sulla sedia, curandosi di girarla dall’altra parte per osservare la situazione. C’era anche suo fratello (data la somiglianza fisica tra i due, e per il ricciolo ribelle posto solamente dall’altro lato della nuca). Lui era invece accompagnato da un alto e…ancora…BIONDISSIMO ragazzo, occhi azzurri come il cielo, che gli teneva la mano completamente rosso in viso a causa della situazione “imbarazzante”, e forse un po’ goffo nel rispondere alle parole del giovane, così docile e sempre sorridente, a differenza del palestrato e rigido ragazzo, anch’esso dal marcatissimo accento tedesco, ja.
Osservando quella scena a dir poco melensa e buffa, mi voltai verso Vargas, osservandone i tratti sia del viso che del fisico. Non era male, per niente male. Forse quell’albino non aveva proprio torto…forse, eh. Da quello che purtroppo avevo capito, lo strano abitante Italiano non sembrava propenso neanche a dialogare civilmente con qualcuno. Forse neanche con sé stesso.
Come quello sguardo omicida disse tutto. Già da prima osservava, stringendo i denti e le mani contro il tessuto dei pantaloni appartenenti alla divisa scolastica, il biondo e suo fratello -veramente il suo contrario dal punto di vista psicologico, senza dover discutere- tenersi per mano. E mentre il più piccolo si apprestava a dare un docile e innocuo bacio sulla guancia destra del tedesco(ne) rosso fino alle tempie, l’altro batté un piede a terra, ringhiando come un cane. In quel momento, dopo minuti che trattenevo a stento una risatina tra il “malefico” e il “sì, dannatamente divertito per quella sfuriata assai infantile”, questa mi sfuggii dalle labbra lambite da un sorriso piuttosto ebete per tutto il tempo, sfumando inizialmente dal nervosismo, all’imbarazzo per essermi soffermato così tanto sul viso del francese, e infine per quello scenario a dir poco alla “commedia romantica-comica”.
Me ne pentii immediatamente. Anzi, qualcun altro me ne fece pentire. Infatti, il giovane precedentemente seduto affianco a me, si girò di scatto.
Così come si girarono l’albino, il francese e quel piccoletto assieme al tedesco. In quel momento mi sentii dannatamente osservato. Così la mia risatina si trasformò in una vera risata nervosa. Più che nervosa, terrificata da quell’improvviso silenzio.
Vargas, alzatosi dalla sedia, lo sguardo verde fisso su di me, furibondo, e il viso rosso dalla rabbia. Di lì a poco gli sarebbero uscite le nuvolette di fumo dalle orecchie, ne ero sicuro.
Rabbrividii, rosso per l’imbarazzo. Ed ecco che la mano destra del più giovane si chiuse in un pugno, le nocche puntate verso il mio addome. Già mi preparavo a piegarmi in due per il dolore, senza poter fare la selezione. Ed era quello che mi aspettavo sul serio, dato che neanche tutti gli altri presenti riuscirono a fermare la sua ira, venendo rimproverati in malo modo dall’Italiano.
Però. Neanche io ero “totalmente” addormentato. Vedendo la mano caricare il pugno, scattando in avanti, mi spostai velocemente dalla sedia, lasciandogli dare il colpo allo schienale in plastica. La sedia cadde a terra con un tonfo metallico, e deglutii forse, troppo rumorosamente. Diamine, se ci fossi stato io, al posto della povera vittima. Sì, insomma…in fin dei conti sarei stato comunque io il bersaglio, ma pensare solamente al dolore provato mi fece rabbrividire nuovamente.
Il ragazzo, ancora più arrabbiato di prima, si avvicinò a me, i denti stretti e sempre lo stesso pugno in bella vista. E così iniziò a sbraitare, dandomi le colpe più disparate.
-BRUTTO STRONZO! MI HAI FATTO MALE, ORA LA PAGHI, IDIOTA!-
Ma, in quel momento, forse il più bello della mia vita, qualcuno riuscì a fermare quel cagnolino rabbioso. L’Italiano più piccolo si mise davanti a me, impedendogli di colpirmi. E nonostante gli urli del “fratellone”, che gli comandava di lasciargli picchiare quel “bastardo di uno straniero”, il piccoletto mi fece completamente da scudo, arricciando le labbra in un’espressione più dolce del miele.
Sporsi appena lo sguardo verso il tedesco biondo, che sembrava aver acceso una piccola scintilla negli occhi azzurri. Forse era in adorazione di quell’espressione melensa del -suo- ragazzo, oppure era solo agitato per il fatto che credeva il fratello maggiore così incauto da colpire perfino lo stesso fratellino.
Con grandissimo stupore, “Lovino”, o “Romano”…-non riuscii a capire quale dei due fosse il vero nome- si fermò, abbassando il braccio e dandomi le spalle con un ringhio colmo di insulti. Allora l’altro Vargas, Feliciano, lo prese a braccetto, portandolo a sedere vicino a lui e abbracciandolo, rifilandogli anche una strana e piccola bandierina bianca dentro la tasca. La cosa strana fu che anche io me ne ritrovai una nella tasca dei jeans. Sopra c’era scritto “perdonalo”.
Perdonare Lov-Rom…Vargas? Bhè, contando che qualche secondo e mi sarei ritrovato un buco nella mia pancia…sicuramente. Nonostante fossi un ragazzo complicato, dentro, sapevo perdonare. Fin troppo forse.
Il mio salvatore mi rivolse uno sguardo tutto sorridente, e io gli sorrisi di rimando, troppo addolcito da quell’espressione. Alzai la sedia di plastica da terra, sistemandola affianco ai miei due nuovi conoscenti, e infine mi sedetti. Francis si voltò immediatamente, forse meno stupito di quanto mi aspettassi, e mi disse:
-Senti, sei stato il ragazzo più fortunato del mondo. Certamente, son petit frère è intervenuto, ma pensa se il colpo ti fosse arrivato dritto nelle costole…ecco pourqui ti consiglio di…umh, maintenir la grande. D’accord, mon ami?-
Fortunatamente conoscevo piuttosto bene le lingue, quindi capii le sue ultime parole. Annuii, inspirando profondamente e, dopo aver poggiato la schiena contro la sedia, buttai la testa all’indietro, sfinito.
Chiusi gli occhi per un’istante, quando li riaprii mi trovai a pochi centimetri di distanza l’albino, con i suoi occhi cremisi. Spalancai le iridi smeraldine, prendendomi uno spavento. Cercando di non farglielo notare, rimasi immobile, mentre l’altro parlava, forse a nome anche dell’altro biondo.
-Ja einverstanden Glückspilz. Ci piaci. E sai che fortuna, piacere al Meraviglioso me, modestamente modesto. Insomma, che ne dici di entrare nel nostro duo…o trio, domm?-
Ignorai le parole dette in tedesco. Che gruppo? Insomma, sì, entrare a far parte di un gruppo mi allettava e non poco. Ma…che si faceva, nel così detto? Non eravamo, anzi…non saremo stati già in un grande gruppo?
 Insomma, dopo tutto quel mio “pensare” risposi, annuendo lentamente, con la vista totalmente sotto-sopra:
-están de acuerdo, entonces! Onorato di far parte del...?-
mi bloccai per qualche istante. Ovviamente volevo chiedere come il gruppo si chiamasse. Perché si sa, entrare in un gruppo con il nome di “Le magic--
-“le magiche fatine”-
…cosa? Che cosa cosa che cosa? Scossi la testa disorientato. Un gruppo chiamato “le magiche fatine”…ah. Ah. AH. Divertente. Inarcai un sopracciglio, piuttosto perplesso. Così l’albino non si trattenne e scoppiò a ridere, facendo spostare dalla propria testa il canarino, che vi si posò nuovamente pochi istanti dopo. Diede una pacca alla spalla di Francis, che invece accennò solo una lieve risata, guardandomi più che divertito.
-Sciocchino di uno Spagnolo, quel gruppo…-
-
Quel gruppo sarebbe adatto al nostro amico dalle sopracciglia giganti fissato con la magia e gli unicorni! Il nostro è molto più “magnifico”!
…Che poi era grammaticalmente giusto?
Alzai le spalle, improvvisando una risata piuttosto tirata, ma sempre con lo stesso sorriso idiota della mattina. Povero ragazzo, non sembrava così fuori dal mondo…anche se a parlarci c’era andato Alfred, che fuori lui era di ben tre balconi, al posto di uno.
Le risate attirarono l’attenzione della ragazza che prima aveva scacciato “con gentilezza” il tedesco, e in qualche istante trovai la sua sedia affianco alla mia, gli occhi che mi fissavano. Immediatamente rimproverò la sguaiataggine del ragazzo dietro al francese. E cosa, sennò?
-Beilshmidt! Smettila immediatamente con il tuo comportamento, se non vuoi la mia padella in testa!-
E come d’incanto, Gilbert si zittì, lasciandomi molto più che stupito.
Sospirai, piuttosto teso per la presenza non completamente rassicurante della giovane -anche perché lei…insomma, aveva una padella!-, mentre Francis si accinse a dirmi il vero nome del gruppo nel quale sarei entrato. O nel quale vi ero già.
-“Bad touch duo”…ora “trio”…perché ci sei anche tu, spag-..a proposito, quel est ton nom?-
Fissando per qualche istante la ragazza, sinceramente più rilassato nel sentire il bel nome del nuovo “trio”, pensai al mio, di nome. Come se me lo fossi scordato. Ma subito alzai lo sguardo verso gli occhi azzurri del nuovo amico biondino, rispondendogli con il solito e marcato accento della mia madre patria.
-Antonio Fernandez Carriedo! Chiamami Tònio, eh!-
Feci allegro. Anche se da sorridere non ne avevo esattamente il motivo. Comunque Francis annuì, squadrandomi meglio.
-Oui! Toniò, tu est il benvenuto nel “Bad touch trio”…-
Nel momento in cui me lo disse, un ragazzo più grande di noi si intravide nel corridoio: occhiali, un piccolo neo affianco alle labbra e un ciuffo rivolto verso l’alto -che…per qualsiasi legge della fisica e della gravità, non sarebbe dovuto esistere- . Ci raggiunse dentro la sala, e qualche istante dopo, sistemandosi gli occhiali sopra il naso, ci annunciò solenne il nome del prossimo “fortunato”.
-…Carriedo? È il tuo turno. Sei arrivato giusto in tempo, rischiavi di dover tornare questo pomeriggio. Prego, seguimi-
Okay. Ora il mio cuore era veramente a rischio d’esplodere. E se avessi dimenticato qualche nota della canzone?
La cosa che non mi rassicurò più di tanto, fu che, alzandomi dalla sedia, Vargas fece altrettanto, borbottando infastidito.
-IO NON STO AD ASCOLTARE UN BASTARDO STONATO! ATTENTO A TE, IDIOTA!-
Si era giustificato in quel modo. E alla fine uscì dalla sala, seguito dal fratellino e dal tedesco più grande, di nome Ludwing. Sì, iniziavo a ricordare un paio di nomi. Feliciano, Lovino “slash” Romano, Ludwing, Francis, Gilbert…Antonio.
Già tremavo, poi quando il giovane scappò una piccola fitta all’altezza del petto mi travolse, facendomi trattenere il fiato.
La stessa ragazzina di prima, quando mi alza dalla sedia per dirigermi verso la porta, mi donò un sorriso a trentadue denti, e facendo cenno ai miei compagni di gruppo, che mi incoraggiarono con frasi tipo “dai che un gradino sopra i lama parlanti ci sei” oppure “non sarai peggio di Gilbert ubriaco”, mi allontanai con un lieve sorriso dalla sala ben riscaldata, seguendo l’uomo fino ad un piccolo palco. E davanti una moltitudine di poltroncine. Solo due erano occupate: una dalla stessa persona che mi portò lì, e l’altra da una…un…non riuscivo a capire bene. Quasi non lo vedevo. In effetti era così silenzioso da parer invisibile. Spiccava la somiglianza con Alfred, ma i capelli erano diversi, biondi e lunghi come quelli di Francis, ma con gli occhiali, e un ricciolo bizzarro, il quale aveva deciso di sfidare, come quell’altro, la gravità.

In quel momento sarei stato io, e la musica. SOLO IO E LA MUSICA.



//D'accoooordo! Sono riuscita a scrivere anche il secondo capitolo del mio scempio. Vorrei cambiare la grafica del titolo, oh, quanto vorrei farlo...ma questa era la mia prima fanfiction, e cercavo di attenermi il più possibile alle regole. Cacca. Comunque, Toniò "slash" Tònio per ora lascia perdere i dissidui interiori per apparire...emh...normale?
Anche se quel bel sorrisetto ebete che gli lambisce le labbra sembra non volersi staccare, che cattivone. No...okay.
Ho già in mente gli altri due-tre capitoli. Spero che questo vi piaccia-
Grazie per averlo letto, e al prossimoHHHHHH!
  
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