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Autore: Subutai Khan    12/02/2013    2 recensioni
Vecchianza per tutti.
I giovinciuelli di Nerima crescono, si accoppiano, figliano e invecchiano.
Vediamo un po' cosa combinano. Perché non penserete che bastino un po' di acciacchi per fermare questi tizi scatenati, spero.
E preparatevi a conoscere Misaki ed Akira.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Tendo, Ranma Saotome, Ryoga Hibiki, Ukyo Kuonji
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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5 gennaio 1997.
“E allora, porcellino? Com’è andata ieri al concerto?”.
Ranma mi guarda sorridendo come un deficiente. Potresti prestare più attenzione a quel batuffolo di tua figlia invece di cercare di sfottermi.
Attento cretino, ti sta per cadere. Lo aiuto a tenerla meglio, che se aspettiamo le sue mirabolanti capacità paterne abbiamo un fagotto rosa spiattellato per terra.
“Perché non ti interessi più a Misaki che alle mie disavventure?”.
“Perché Misaki non sa farmi ridere di gusto. Cioè, quando fa le smorfie rido anche, ma non è la stessa cosa. D’altronde lei non è incastrata con una ragazza che ama l’enka e trascina il suo povero compagno a destra e a manca, ammorbandolo con quella musica orribile”.
Sei proprio un bastardo, Saotome. Qualcuno mi ricordi perché ho messo da parte la voglia di ammazzarti.
“Su Ryoga, non farti pregare. Raccontami”.
Brutto stronzo. Ci tieni così tanto ad avere il resoconto delle mie sofferenze, eh?
Ringrazia l’adorabile esserino che stringi fra le braccia in questo momento, altrimenti mi sarei alzato, sarei andato nel retro per recuperare una delle spatole di riserva di Ukyo e te l’avrei sfasciata sulla testa.
Uff. Rassegnati, P-chan. Conoscendolo non ti mollerà finché non avrà ottenuto ciò che vuole, quindi tanto vale togliersi subito il dente.
“Com’è andata, eh. È andata. Il Tokyo Dome era inaspettatamente pieno come un uovo. Non l’avrei mai detto”.
“Per Yolanda Tasico?”.
“Non guardarmi con quella faccia, ne sono meravigliato tanto quanto te”.
“Vabbè, non perderti via”.
“Sadico. Che ti devo dire? Era un concerto di questa... cantante? Mi sento in imbarazzo solo a definirla così. Una cosa... dio santo Ranma, non sai quanto è stato traumatizzante”.
Scoppia a ridere, quella sua bella risata sguaiata da essere unicellulare.
Attenzione, porca eva! Stavi di nuovo per perdere tua figlia.
Guarda te se devo badare pure alla prole del mio aguzzino.
“E Ukyo? Cos’ha detto?”.
Lo guardo storto. Che razza di domanda è?
“Cosa doveva dire, scusa? Ha apprezzato l’immenso sforzo da me profuso nel sopportare quella cantilena orripilante. Anche perché, nel suo magico mondo fatato, a me è persin piaciuto”.
“Eh? Non le hai detto che avresti preferito fare harakiri piuttosto che assistere a quell’abominio?”.
“Certo che no! Sai che ci teneva e che mi tartassava da mesi con ‘sta storia. Sarebbe stato maleducato da parte mia tirarmi indietro o mostrare disinteresse. Ho dovuto fingere di apprezzare. E poi l’harakiri era tua esclusiva con la signora Nodoka, non mi permetterei mai di portartelo via”.
“Condoglianze, amico mio. Lo dico sinceramente”.
“Del tuo sarcasmo non me ne faccio nulla”.
“Non sono sarcastico, sul serio. È stata una gran prova d’amore da parte tua”.
“Mi prendi in giro, vero?”.
“No Ryoga, proprio no”.
Lo osservo per qualche istante e, mi caschi un fulmine in testa, pare intendere quanto ha appena detto. Si vede che in questo momento mi compatisce per l’immane test da cui sono uscito intero per il rotto della cuffia.
Poi, improvvisamente, perde interesse nelle mie pene e comincia a fare il padre. Ma non perché si ricorda che un bambino va sostenuto correttamente quando lo si tiene in braccio.
Tsk. È di Ranma che sto parlando. Sarebbe chiedergli troppo.
No, intendo dire che si mette a fare il cretino con la piccola, sollevandola e facendole facce sceme.
“Blublublublublublublublu, chi è la cocca di papà? Eh? Chi è?”.
...
Che qualcuno lo abbatta, vi prego. Quella bambina crescerà con dei grossi problemi.
Anzi, meglio ancora: se c’è una giustizia karmica lo ignorerà quando sarà vecchio e decrepito. Quando succederà mi piacerà pensare che sarà per vendicarsi di queste buffonate.
Bah. Lui fa il demente e io sono reduce da un evento che mi ha spossato fin dentro l’anima. La vita è proprio ingiusta a volte.
“Ma siete qui voi tre. E come sta la mia nipotina preferita?” chiede Ukyo scendendo le scale del ristorante.
“Ciao Ucchan” la saluta tutto gaio, stampandosi in volto un’espressione da eterno bamboccio.
Misaki, sei proprio l’ancora di salvezza di tuo padre. È che non mi piace seminare orfani in giro.
“Ciao Ukyo. Stavamo parlando di ieri sera e di quanto... è stato bello”.
“Oh, tempismo eccezionale caro Ryoga. Ho appena prenotato i biglietti per il concerto di Jero. Domani sera bissiamo”.
Voglio morire.

22 giugno 2017.
“Uff. Non abbiamo più l’età per queste cose”.
“Che esagerato che sei, Ryoga. Neanche quarantaquattro anni e sei lì a lamentarti come un settantenne”.
“E fai piano, diavolo. Meno male che qualcuno, e cioè io, ha avuto l’accortezza di chiedere ai Saotome di tenerci Akira. Altrimenti con tutto ‘sto casino l’avresti sicuramente svegliato”.
“Guarda che è colpa della porta poco oliata, mica mia”.
“Dite tutte così, voi cuoche monelle”.
“Ha parlato lui, ha parlato. E poi non ero io quella che saltellava come un’indemoniata mentre Meiko Kaji cantava con la sua voce da usignolo”.
“Scusami se, con l’età, ho imparato a non disprezzare del tutto quel brutto genere musicale”.
“Ti ricordi la prima volta? Yolanda Tasico, Tokyo Dome, 1997”.
“Non potrei dimenticarla neanche se ci provassi per il resto della mia vita. Mai avuta un’esperienza così agghiacciante”.
“Ma sei stato splendido e, per amor mio, hai detto che ti era piaciuto”.
“Non eri di questo avviso quando hai cercato di cambiarmi i connotati a spatolate, una volta che l’hai scoperto”.
“Gioventù e testardaggine, tesoro. Ci tenevo a condividere queste cose con te, ci avvicinava come coppia”.
“Devo essere sincero?”.
“E sii sincero”.
“Ancora un po’ fingo. A me in realtà piacciono i Cure”.
“Lo so caro mio, lo so. Ma non credere di poterci sfuggire”.
“Sei crudele con me”.
“Certo che lo sono. È così divertente”.
   
 
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