Lui mi prese, mi strinse forte a sè, come se fossimo destinati a stare sempre insieme, come se io gli appartenessi, ma non provò a baciarmi e all'improvviso mi prese le mani, mi guardò dritto negli occhi e se ne andò.
Scappò a una velocità che non riuscii a vederlo da un momento all'altro. Mi lasciò col fiato sospeso, come se mi avesse preso l'anima e me l'avesse stravolta.
Ma chi era? Come aveva fatto a scappare così velocemente? Com'era riuscito a stravolgermi la mia intera esistenza in pochi minuti? Sinceramente ne ebbi paura e rimasi spiazzata, ma allo stesso tempo mi diede coraggio e riuscii ad affrontare la mia prima giornata scolastica a Mystic Fall's.
Sorridevo a tutti, scambiavo parole cordiali e conobbi anche due ragazze fantastiche, Bonnie e Caroline. La prima era la tipica ragazza mulatta con un sorriso enorme, mentre la seconda era la tipica bionda, un po' oca, ma insieme si compensavano e con me furono subito carinissime; mi aiutarono con gli orari delle lezioni, mi diedero i loro numeri di cellulare e ci mettemo d'accordo per uscire a pranzo il giorno dopo, al Mystic Grill.
A scuola mi sentivo osservata, forse perchè ero la novità in quella città monotona e Caroline mi disse che giravano già voci su di me. Ne ero imbarazzata e stupita e allora le chiesi:
<< Car che tipo di voci girano su di me? >>
<< Oh, sai come sono i ragazzi, basta che vedono due belle gambe, un bel viso e sono già tutti innamorati >>
<< Aspetta, quindi mi stai dicendo che io piaccio a qualcuno? >>
<< Oh si, eccome! >>
Non riuscivo a crederci, io Elena Gilbert, quella timida ragazza piacevo a qualcuno? Non era possibile, ma d'altronde quella era già la seconda volta che mi sentivo apprezzata in quella mattina.
In quella giornata riuscii a parlare e a conoscere molte persone, ma Lui non c'era e potevo piacere anche a tutta la scuola, ma avevo in mente lui, Damon.
Quella mattinata finì in fretta e uscii da scuola fermandomi davanti al cartello dello "stop", dove mi avrebbe aspettato mio papà, quando vidi passare una macchina nera con i vetri scuri. Non so per quale assurdo motivo, ma vedendo quella macchina, mi ritornarono in mente i suoi occhi. Possibile che non riuscivo a pensare ad altro che a lui?
Immersa nei miei pensieri, non mi accorsi di mio papà che dovette addirittura suonare il clacson per attirare la mia attenzione. Salita in macchina gli raccontai tutto quello che mi era successo, di Bonnie e Caroline, di come riuscirono ad aiutarmi, gli chiesi il permesso per uscire il giorno dopo al Mystic Grill e gli raccontai addirittura dei commenti dei ragazzi e lui lì si mise a ridere! Ridemmo insieme per un po', ma non riuscii a raccontargli di Damon.
Per tutto il pomeriggio cercai di far qualcosa che mi distraesse dal suo pensiero, fino a quando andai a dormire e feci un sogno strano, ero da sola circondata da ghiaccio e cercavo aiuto, ma nessuno rispondeva.
Mi svegliai di soprassalto e vidi che la finestra era aperta, allora andai a chiuderla, ma sul davanzale c'era un bigliettino con sù scritto:
             "Tranquilla, ci sono io per te, sempre. 
                                                            -D"