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Autore: Clairy93    12/02/2013    7 recensioni
Trieste. 1942.
Nel pieno di una guerra all'apice della sua degenerazione, i destini di due giovani, Massimo e Vera, si incroceranno in una calda giornata di settembre. Lui, giovane tenente dell'esercito italiano. Lei, diciannovenne ebrea.
Una storia di sacrifici, di dolore e paura dalla quale però l'amore può trionfare persino sulle ideologie inconfutabili e sui pregiudizi.
Genere: Guerra, Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Guerre mondiali, Olocausto
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Mi avevano portato via anche la luna'
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Massimo



Non ho fame. Sono completamente assente e la mia testa non vuole collaborare. 

Adagio la forchetta sul tavolo e mi appoggio allo schienale della sedia. 

Guardo i miei compagni che ridono animatamente, alcuni un poco su di giri per qualche bicchiere di troppo. 

Mi alzo e decido di allontanarmi dalla confusione che solitamente non disprezzo. Ma non quella sera.

Esco sulla terrazza e mi appoggio alla ringhiera sospirando. Accendo una sigaretta inalando profondamente il fumo che mi riempie e mi brucia i polmoni.

Ma non ha importanza e mi godo la mia sigaretta fino in fondo.


Perdo la cognizione del tempo. La mensa è quasi vuota. Avverto solo il tintinnio di piatti e bicchieri raccolti dai camerieri.

Decido di rientrare e raggiungo la mia camerata che condivo con altri cinque uomini. 

“Ecco il nostro tenente! Ma dove ti eri cacciato Riva?”

Preferisco non rispondere, giusto per lasciarli nel dubbio. 

Non sopporto la loro eccessiva curiosità, ma come biasimarli. Ogni pretesto è una distrazione per ignorare momentaneamente la nostra esistenza solitaria e segnata dal rischio incessante di essere richiamati al fronte. 

Mi sfilo distrattamente gli stivali e mi sdraio sul letto appoggiando una mano sulla fronte.

Improvvisamente scorgo una massa di riccioli affacciarsi dal letto sopra il mio e non posso che sorridere.

Filippo è il mio più caro amico, nonostante conduca uno stile di vita che non approvo completamente. 

“Massimo, credo tu mi debba raccontare qualcosa...”

Filippo scende le scale e si siede sul letto.
 Cerco di ignorarlo ma non demorde.
“Avanti smettila, ti conosco bene! Hai quell'espressione che riconoscerei anche ad un miglio di distanza.”

Lo osservo dubbioso.

“E' lo sguardo di chi ha incontrato una gran bella femmina e ne è rimasto folgorato.”mi sussurra.

Sorrido quasi senza rendermene conto e Filippo mi tira amichevole un colpo sulla spalla.

“Lo sapevo! E tu volevi tenermi all'oscuro del tuo incontro? Raccontami qualcosa di lei, sicuramente avrà un fisico strepitoso!”

“Sei sempre così fine Filippo. E ancora mi stupisco come sia possibile che nessuna donna voglia stare con te...se non più di una notte.”

“Lo so, sono difficile da gestire. Ma non cambiare argomento amico mio! Raccontami di questa donna e dalla tua conquista.”

“Se devo essere sincero, credo che sia stata lei a conquistare me…”

“Oh ma allora è qualcosa di serio. E dimmi come si chiama?”

“Vera…” il suo nome e il suo dolce sorriso mi riempiono la mente e non riesco a controllarlo. 

“Credo sia la prima volta da quando ci conosciamo, che ti vedo sorridere in quel modo Massimo. Cerca però di lasciare per un momento il meraviglioso pianeta Vera e parlami di lei.”

“E' dolce, bella…anzi bellissima. E' istruita ed è un'insegnante. E quando sorride è meravigliosa. Dovresti vedere i suoi occhi, sono verdi e incredibilmente belli.”

“Anche io ho degli affascinanti occhi verdi!” dice Filippo, sbattendo compiaciuto le palpebre.

“Perché non ti risparmi questi commenti?”

“Dai sto scherzando Massimo! Ti ha proprio sconvolto questa ragazza.
E come pensi di arrivare a...quella fase?” mi domanda Filippo con sguardo ammiccante.

“Non mi interessa portarmela a letto Filippo. Lei è diversa, non oserei toccarla nemmeno con un dito.”

Mi metto a sedere reggendomi la testa con una mano.

“Massimo non vorrei essere indiscreto…”

“Lo sei sempre Filippo.”

“Sì è vero, ma ragiona un momento. Noi siamo soldati, legarci a una donna è controproducente e potrebbe essere una distrazione.”

“Allora cosa dovrei fare, rimanere tutta la vita da solo? O suggerisci di imitare il mio caro amico Filippo che per non affezionarsi a nessuna ragazza le usa per il divertimento di una notte?”

“Vorrei ricordarti Massimo che anche tu hai avuto le tue esperienze con donne…particolarmente generose.”

“E' accaduto solo una volta. E smettila di rinfacciarmelo!”

“D'accordo, forse sto esagerando. Voglio solo che tu non soffra amico mio, soprattutto se non ne vale la pena.” 

Filippo mi sorride e posa una mano sulla mia spalla.

“Non preoccuparti, forse non la rivedrò più. Credo non abbia nemmeno apprezzato la mia compagnia…”

“Non ci credo! Non è mai successo che le donne rimanessero immuni al tuo fascino!”

“Evidentemente non funziona con la ragazza che mi interessa davvero.”

“Quanta depressione Massimo! Io me ne vado a dormire...”
Filippo sale le scale e mormora
“In ogni caso puoi sempre rintracciare la tua amata, no?”

Mi desto dal mio torpore. 

Ma certo! E' così semplice! So dove abita e sarà l'occasione perfetta per rivedere Vera. 

Sorridendo al solo pensiero. Mi tolgo la divisa e mi sdraio sul letto e attendo impaziente la mattina successiva, desideroso di rivedere il sorriso della dolce Vera.



Il segnale della tromba sveglia come ogni giorno e con puntualità impeccabile i soldati della caserma.
I troppi pensieri bloccano i miei movimenti, ma più resto fermo e più mi invade un'esigenza di fretta.

Scatto rapido fuori dal letto, indosso la divisa e quasi mi sento ridicolo nel sistemarmi i capelli in modo così accurato.

Scendo alla mensa e trangugio la colazione sotto gli occhi perplessi dei miei compagni.  

Il cielo è limpido quando esco dalla caserma e assaporo la brezza mattutina e i profumi che porta con sé. 
Nonostante la guerra, Trieste conserva sempre il suo fascino.
Percorro le strade a passo deciso, tanto che quando mi accorgo di camminare troppo rapidamente cerco di rallentare e calmarmi. 
E finalmente raggiungo la villetta. 

Mi si secca la gola e deglutisco a fatica.
E mai possibile che questa sia la prima volta che mi sento davvero nervoso?

Cerco di scacciare la tensione e busso alla porta. 

Mi guardo attorno e la mia attenzione è catturata da una signora corpulenta dallo sguardo tracotante che apre la porta.

Ammetto che la mia prima impressione non è delle migliori. Sarà che la donna non mi ricorda nessun tratto di Vera. 

In ogni caso, cerco di mostrarmi garbato e sfoggio il mio sorriso migliore. 

“Salve signora Bernardis, è un piacere conoscerla. Scusate il disturbo, sto cercando Vera.”

“Chi stai cercando?” mi chiede confusa e un poco irritata.   

“Vera, vostra figlia...”

“Ragazzo qui non abita nessuna Vera, hai sbagliato casa.” 

Sta per richiudere la porta ma la fermo prontamente. 

“Ne siete certa signora? Sono sicuro che…”

“Ma credi davvero che io non sappia chi abita in casa mia?” la donna mi interrompe esasperata  “Avrò anche la mia età ragazzo, ma la memoria non mi ha ancora abbandonato. Buona giornata!”
E sbatte la porta.
Resto immobile sull'uscio di casa, incredulo. 

…Forse devo iniziare a dubitare della mia memoria?

   
 
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