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Autore: SamanthaMcQueen    13/02/2013    16 recensioni
La mia prima storia Larry.
Spero vi piaccia. :)
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 16.
I have nothing, if i don’t have you;

 

La prima cosa che notai, appena sveglio, era quel dolce profumo di fresco e pulito che m’invadeva totalmente, e quella sensazione di.. come spiegare? Morbido e soffice, come una nuvola.
Sempre che una nuvola avesse una consistenza del genere, cosa di cui dubitavo fortemente.
Ci misi un po’ a mettere a fuoco la situazione, stordito com’ero. Sentivo la gola secca, intorpidita da qualcosa, gli arti leggermente doloranti e la testa… beh, lasciamola riposare in pace.
Quando la luce sovrastò ogni mio minimo pensiero e mi costrinse a coprirmi il viso con le mani, tentai in qualche modo di mettermi seduto.
Mettere a fuoco una situazione come questa era..complicato.
Mi trovavo in una stanza ambigua, ma con qualcosa di famigliare.. la luce era ben alta e mi intorpidiva gli occhi, probabilmente avevo dormito per un bel po’. Ma la cosa più sconcertante era che non indossavo più niente dalla vita in su. Dov’era finita la mia maglietta?
Goffamente scesi da quello che mi sembrava, o meglio, era, un bellissimo letto matrimoniale, anzi sembrava anche molto più grande. Iniziai a rovistare per il letto e i mobili, in cerca di qualcosa con cui coprirmi.
Più mi spostavo nella stanza, più aveva qualcosa di famigliare.. ma cosa?
Portai entrambe le mani alle tempie, sforzandomi di pensare, nonostante il lancinante mal di testa che mi ero ritrovato.
Di colpo ricordai. Louis! O meglio.. la stanza di Louis.
O, meglio ancora.. la stanza degli ospiti in casa sua.
Anche quella volta presi una bella botta in testa, ma me la ricordo bene, questa stanza.
Come a voler tornare a quell’istante, mi rifiondai nel letto, affondando la testa nel cuscino soffice di seta, e lasciandomi andare ad un sospiro sollevato.
Non sapevo bene il perché, ma sapere che ero a casa di Louis mi rasserenava.
Però… perché mi trovavo a casa di Louis? Ero ad una festa, quando Raquel mi ha infilato una strana pastiglietta in bocca, giusto? No, forse non era andata così.. mi sentivo debole, e avevo quella sanguisuga addosso, di quello ne ero certo. Ma cosa c’entrava Louis in tutto questo? Che abbia chiesto lui a Raquel di farmi tutto ciò per poi portarmi qui?
Di colpo, una rabbia che nemmeno io sapevo di avere mi ribollì dentro. Ero stanco. Stanco di essere preso in giro, rigirato e malmenato a piacere, come se davvero non contassi nulla per nessuno a questo mondo.
Scesi nuovamente dal letto e mi diressi verso la porta, quando qualcosa attirò la mia attenzione. Mi avvicinai alla mia immagine riflessa nell’enorme specchio di fronte a me, e poggiai istintivamente la mano su quell’ambiguo livido viola e blu che avevo sul collo.
Nel tempo che riuscii a metabolizzare, qualcosa mi sfiorò un fianco. Feci per voltarmi, quando mi ritrovai Louis ad un centimetro di distanza dal naso. Colto di sorpresa arretrai, andando a sbattere contro lo specchio.
Sentendolo ridere tentai di ricompormi, anche se inutilmente. La figuraccia ormai era fatta.
-Che ci faccio io qui?- Balbettai un po’ in soggezione a causa della situazione creatasi.
Lui si limitò a squadrarmi in maniera insolita, ma con sempre il suo solito sorrisetto strafottente. Invece di irritarmi profondamente, la cosa mi imbarazzava. Sentire il suo continuo sguardo su di me mi faceva diventare matto.. e non era da me. Con tutti ero sempre così sicuro, ma sentirlo vicino mi faceva diventare talmente vulnerabile in un attimo.. non era possibile. Questo non ero io.
-Non ricordi niente?- Finalmente il più grande si decise a parlare, e lo fissai. Lo fissai con tutta l’intensità che riuscii, cercando di penetrargli la mente, cercando i ricordi che mi erano stati portati via. Cos’era successo? Quando ero finito qui?
D’improvviso, ricordai cosa avevo appena visto.
-Questo me l’hai fatto tu?- Era imbarazzante da chiedere, ma necessario. Lui si limitò a sogghignare, per poi aggiungere un ‘’chissà’’ un po’ troppo vago.
Dio, quanto mi faceva incazzare. Voleva forse farmi restare con il dubbio per sempre? Non l’avrei sopportato. Eppure poteva essere stata anche Raquel. La ricordo di sfuggita, ma il suo dolce peso sopra di me, a differenza di altro, mi era rimasto ben impresso.
-Che cosa… avevo preso?-
-Niente di pesante, non preoccuparti.- Mi liquidò in un attimo, avvicinandosi pericolosamente a me. Il suo sguardo scese sul mio ventre e i miei pettorali, al che mi ricordai che non avevo niente addosso.
La sua mano scivolò lenta dal mio collo ai miei pettorali, lenta e sensuale. Io non riuscivo a fare niente, ero inerme ad ogni suo tocco, mi paralizzavano. Mi facevano sentire bene e bruciavano maledettamente al tempo stesso.
Avevo perso anche la cognizione del tempo e dello spazio, cosa stava succedendo? Non avevo io stesso promesso al mio povero ego che non mi sarei più fatto schiacciare?
Ma le sue mani.. continuavano ad accarezzarmi, e quando scesero un po’ troppo in basso del dovuto mi arresi.
Sentivo qualcosa premere sotto la cerniera dei miei jeans, e non era buon segno.
Mi spinse contro la parete con veemenza, forse un po’ troppa, perché a petto nudo il contatto con il cemento non era il massimo, cosa che mi fece uscire un piccolo sibilo. Lo sentii sogghignare, per poi accanirsi contro le mie labbra.
In meno di un secondo le mie mani corsero contro il colletto della sua camicia e lo tirarono il più forte possibile, mentre la sua continuava a giocherellare con la cerniera dei miei jeans, che stavano disperatamente chiedendo di essere strappati da lì ai prossimi cinque secondi.
Prima di rendermene conto seriamente, eravamo stessi sul letto uno sopra l’altro.
Era strano.. i suoi baci erano strani, e non era la prima volta che le sue labbra si posavano sulle mie. Ma queste erano diverse.. come spiegarlo? Sembrava mi desiderasse davvero, che fossi la cosa più irraggiungibile per lui, quasi quanto lui lo fosse per me.
La consapevolezza di ciò mi fece sentire improvvisamente leggero. Che mi stessi prendendo in giro? Forse, o forse no. Ma il calore che sentivo dentro mi stava divorando vivo, non potevo più aspettare.
Ma a quanto pare, non era ancora il momento, perché proprio mentre stavo alzando la maglietta all’essere più perfetto che avessi mai visto, una testolina bionda, e da quanto riuscii a focalizzare anche scandalizzata entrò nella stanza, per poi chiudere gli occhi e tapparsi le orecchie di colpo.
Ora l’unico calore che sentivo era quello che mi stava facendo sprofondare sei metri sotto terra, e vidi Louis fare un balzo felino e saltare giù dal materasso.
Sicuri che sia umano?
Prese per un braccio la sorella e la scaraventò fuori dalla stanza senza molti modi, seguendola a ruota.
La sentii ridere, ma prima che lui chiudesse la porta, si fermò un attimo a guardarmi, per poi lasciarmi con un –ho chiamato tua madre, sta venendo a prenderti. Fatti trovare pronto tra mezz’ora-.
Se non lo conoscessi abbastanza bene, avrei giurato che fosse rosso come un peperone. Ma.. non era da lui.
Alla fine, facendo due calcoli, non avevo scoperto cosa fosse successo la sera prima, e invece di avere un solo succhiotto, ora ne avevo tre, ma per fortuna due si trovavano abbastanza in basso e potevo coprirli. E almeno quelli sapevo chi me li aveva fatti… e la cosa non mi spiaceva per niente.
Sorrisi, passandomi una mano sulle labbra ancora gonfie, ancora con quel tepore e quel sapore che.. mi facevano impazzire.
Ma non appena il ricordo si fece troppo nitido nella mia povera mente malata, dovetti correre nel bagno annesso alla camera e chiudermici per una ventina di minuti.
 
 
 

Louis Tomlinson.

 
Volevo ucciderla. Strangolarla e poi farla a pezzi.
Ma è mai possibile che in una casa grossa come questa, la stanza in cui doveva entrare era proprio quella di Harry? Con tutte le cose che faceva tutto il giorno chiusa in camera sua, dannazione.
-La pianti di ridere?- Dissi scocciato, passandomi le mani sul viso, tentando in qualche modo di alleviare il calore che mi era salito dentro.
-Scusa, scusa!- E rideva. Quelle erano seriamente delle scuse? Santo cielo che sorella mi toccava avere.. –Piuttosto, volevo dirti che ha chiamato la madre di Harry, ancora, e ha detto che sarà qui tra poco. Volevo solo dirti questo, mi dispiace se ho interrotto la tua.. come dire…- e scoppiò a ridere di nuovo.
Le tirai un colpo forse un po’ troppo forte sulla nuca, al che si girò e mi guardò male.
-Bastava che la piantassi.- ribattei io al suo sguardo accusatorio mettendomi a guardare in giro.
Almeno così si diede una calmata.
-Beh, allora io vado nella mia stanza, tu torna pure a fare… quello che stavi facendo.- Ed ecco quella sua nota irritante di sarcasmo. Si vedeva che eravamo fratelli.
-No, aspetta Lottie!- Urlai dal piano di sotto, visto che se la stava già svignando a gambe levate. –Stai tu con la madre di Harry, okay? Io ho da fare.-
Non aggiunsi altro e mi voltai, andando verso il salone, poi la cucina e poi, finalmente, la porta sul retro.
La sentii sbuffare, ma non aggiungere altro, quindi ero sicuro se ne sarebbe occupata lei. Sospirai ed uscii nel giardino sereno, per poi chiudere gli occhi e correre verso la piscina, tuffandomi dentro senza nemmeno prendere la briga di levarmi i panni di dosso.
Sentii l’acqua penetrarmi negli abiti e nella pelle, quasi a purificarmi. Continuai a tenere gli occhi serrati, mentre ricostruivo quel giorno di non poco tempo fa.
Le urla, quella goffa figura che cade in acqua, e poi la sua pelle fredda a contatto con la mia. E poi… beh, come dimenticarli. I suoi occhi verde smeraldo, uno spettacolo. Erano quelli che mi avevano stregato, ne ero sicuro.
Erano loro che mi avevano fatto venir voglia di interessarmi a lui, di prendermelo. Ma non fino a questo punto, non doveva sconvolgermi.
Perché ormai.. ormai me ne ero reso conto, era troppo tardi. Vedere Raquel che lo toccava, Zayn che.. ah, perché rovinarmi la giornata pensando a quell’idiota?
Ero geloso. Gelosia, che cosa orribile.. avrei voluto sparire. Non poteva essere successo davvero, non potevo essermi fatto coinvolgere da un ragazzino.
Cosa avrei potuto fare? Andarmene? Cambiare scuola? In ogni caso non credo avrebbe funzionato, senza vederlo mi sarei sentito male, ne ero certo.
Tornai a galla ed emisi un enorme sospiro, seguito dal sole che m’invase totalmente la vista. Quanto ero stato sott’acqua? Non ero mai stato molto bravo a tenere il fiato..
Mi tirai indietro i capelli che mi infastidivano a contatto con il viso, poi tornai a bordo piscina, sedendomi sulle mattonelle grigie caldissime. Rimasi lì, inerme, con la mente vuota e il cuore che emetteva strani lamenti, già visti, già conosciuti, già sofferti.
Volevo andarmene, sparire per sempre, anche se non serviva più a niente ormai.
Ormai era certo, ero coinvolto. Ero innamorato di Harry Styles.
 







Hiiiiiiiiiiiiii!
Lo so, non era quello che vi aspettavate.. nemmeno per me, tranquille! Ahhah.. D:
anyway, grazie a chi ancora segue la storia, e chi se la rileggerà perché non si ricorda un caiser :°D
Spero che il capitolo sia di vostro gradimento, la storia inizia davvero a prendere forma, e magari anche qualche piega positiva, che dite?
O magari è tutta un’illusione, un contentino dell’ultimo minuto? :c
Maybe… comunque, ora vado che sono stanca, domani ho scuola e poi lavoro, non sapete il divertimento…. SE IL CAPITOLO VI PIACE RECENSITE!
Mi raccomando eh ç_ç non siate cattive, su.
Se mi cercate potete trovarmi qua, così se volete insultarmi perché non aggiorno, potete farlo in santa pace :’D : http://www.facebook.com/felicity.armstrong.96
Peace, love and larry stylinson. Al prossimo capitolo!
-Sam.

  
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