BOLLE DI FANGO
Le
sue piccole manine curiose erano immerse nel fango, la loro forma arrotondata e
dolce coperta da quella melma scura e grumosa che avrebbe fatto dare più
di un sospiro di paziente alla mamma che chiacchierava con le sue amiche
qualche panchina più in là. Ma a lei piaceva troppo immergersi in
quel mar di fanghiglia, la divertiva tanto vedere quei grumi più densi che le scivolavano tra le sue piccole dita da bimba di
quattro anni. Rideva contenta mentre si sporcava il
viso con gli schizzi che pervenivano dal suo dimenarsi, sporcandosi le guanciotte paffute e rosate come due pesche delicate, il
piccolo nasino che s’intrufolava dappertutto e la fronte. Le piaceva
lottare anche con i capelli che la sua mamma tanto adorava, le diceva sempre
che luccicavano come una luce nel buio e lei s’immaginava lì,
ferma nel buio totale a far luce alla sua mamma con i suoi boccoli, ma ora
tutto quello splendore se n’era andato, lasciando posto ad una piccola
massa arruffata piena di nodi. Sapeva che la mamma avrebbe fatto il bagno con
lei dopo per aiutarla a liberare quella chioma, e non vedeva l’ora.
Adorava giocare nell’acqua, e adorava farlo ancor di più con la
sua mamma. Le voleva tanto bene, e ‘avrebbe abbracciata forte forte e avrebbe riso con
lei.
Tra
uno sguazzo e l’altro, la piccola donnina alzò lo sguardo attento
e vivace come quello di ogni bimbo felice. Si guardava intorno elettrizzata
dagli altri bimbi che si arrampicavano sugli altri giochi del parco. Sorrideva
senza sapere perché. I suoi occhi curiosi e vigili videro
però sulla panchina più vicina a lei seduto un bimbo,
piccolo quanto lei forse, che teneva le gambine
chiuse e si guardava le ginocchia immobile immobile,
solo gli occhi che alzava di sfuggita per non farsi vedere facevano trapelare
la sua voglia di sperimentare tutte quelle meraviglie.
Era
proprio un piccolo omino; vestito come si vestiva il suo papà per le
grandi feste, e le sue scarpine lucide lucide
dondolavano piano piano senza alcuna
possibilità di toccare terra tanto che erano piccine, come le sue.
Più guardava quel bimbo insolito (una parola che le aveva insegnato la
mamma e che ora usava con molto orgoglio), e più decideva di volerlo
come amico e scoprire il sorriso di quel visino pallido e sottile, dai
lineamenti delicati e visibili gia da ora, con due occhi d’argento vivo e
lucente, dello stesso colore del cielo quando si scatenava un temporale e lei
per la paura si andava a nascondere nel lettone di mamma e papà. Le
piacevano i suoi occhi, voleva guardarli ancora. Voleva anche toccare i suoi
capelli fini e chiarissimi, uguali al sole (lo sapeva perché alzava
sempre gli occhi al cielo fino alle lacrime per osservarlo, facendo sempre
preoccupare la mamma), e pensava che anche lui potesse essere un faro per la
sua mamma.
-Ciao.-
Il
bimbo vestito come il suo papà saltò dalla sorpresa e la fissava
quasi spaventato. Guardava le sue mani che grondavano fango, quando le sue
erano chiuse a pugno sulle bambine.
-Ciao- le risponde incerto.
-Come
ti chiami?-
Il
bimbo la guardò un po’ reticente sul fatto se dare quella preziosa
notizia. –Mi chiamo Draco- le disse poi
arresosi che forse non era troppo pericoloso dire il proprio nome.
-Ciao
Draco, io sono Hermione.
Che strano nome che hai sai? Però mi piace. Sei qui anche tu con la tua
mamma?-
-No,
aspetto mio padre.-
-Il
tuo papà? Perché dov’è?-
-In
giro per lavoro. Mi ha lasciato qui con l’ordine di non muovermi-,e si morse il piccolo labbro con la paura di aver detto
troppo.
-Sei
da solo allora? Vuoi giocare con me? Ti faccio compagnia io.-
Il
piccolo Draco la guardava smarrito.
-Tu...
tu sei una... babbana?-
-Babbana? Cos’è un
nuovo gioco?-
-No,
quindi tu non sei una strega? Non fai magie?-
-Cosa
dici? Che strane parole che usi, però le magie le so fare... vuoi
vedere?-
Gli
occhi del bimbo si spalancarono mentre ora sorrideva
più tranquillo.
-Va
bene. Che incantesimo ti hanno insegnato i tuoi? Hai gia una bacchetta?-
Le
sue bambine non dondolavano più, erano ferme e rigide mentre il loro
padroncino aspettare una risposta.
-Ahah, come parli strano. Vieni
con me ti faccio vedere.-
Di
nuovo incerto il bimbo si guardò intorno in cerca di qualche pericolo,
ma vedendo che
tutto era innocuo, scese dalla panchina con un salto e seguì quella
strana bambina. Era diversa, non era come i figli degli amici dei suoi genitori,
lei sorrideva sempre. Gli sembrava simpatica.
Ma
quando arrivarono non era convinto del tutto del suo giudizio di prima. Erano
tra il fango. Ma la piccola Hermione sorrideva
ancora. Prese un bicchiere da chissà dove e lo riempì di quel liquido
marroncino, poi prese una cannuccia arancione e la mise dentro come se avesse
appena preso una granita. Lo guardava divertita.
-Lo
sai che mi ricordi il mio papà? Vesti come lui ma le tue scarpe sono
più lucide.-
Lo
fissava e lo vedeva sempre più perfetto, anche se quella parola ancora
non la conosceva, l’avrebbe chiesta alla mamma poi quella sera. Le
piaceva e le faceva rimpiangere di essere così sporca. Voleva essere
perfetta come lui. Fece un grande sorriso al suo nuovo amico e poi
avvicinò la bocca alla punta della cannuccia.
-Avvicinati,
guarda nel bicchiere.-
Il
bimbo si avvicinò alla bambina e guardò incuriositò.
Non succedeva nulla di magico.
La
superficie si mosse. Si creò una... bolla.
Come
aveva fatto? Allora davvero sapeva fare le magie! Una piccola strega!
Nel bicchiere incominciarono a crearsi
sempre più bolle che scoppiavano sporcandoli tutti, ma questo
stranamente lo faceva ridere.
-Ahahah!-
Due
bambini di quattro anni che ridevano di quella piccola magia. Ridevano tanto
che sbattevano le bambine nel fango sporcandosi e ridendo ancora di più.
Due
bimbi così diversi. Due bambini che si sarebbero ritrovati nemici e rivali.
Ma questo loro ancora non lo sapevano.
-Vuoi
essere mio amico Draco?-
Hermion gli sorrideva allegra come
se fosse naturale la sua domanda, ma lui era impreparato. Non sapeva cosa
volesse dire avere degli amici, i suoi genitori glielo avevano sempre proibito.
-Mi
piacerebbe essere tuo amico Hermione- . Forse potevano esserlo di nascosto.
-Ah!
Ho un nuovo amico! Ti voglio bene Draco!- e gli
scoccò un bacio misto a fanghiglia sulla sua guancia, che lo fece
sorridere, stranamente felice.
-Ti
voglio bene anche io-
Continuarono
a giocare nel fango.
-Draco, cosa fai lì? Mi
sorprendi, giochi con un’insulsa babbana? E poi
guardati, come sei ridotto, ma non ti ho insegnato proprio nulla? Avanti
andiamocene da questo posto pieno di feccia.-
Draco appena sentì la
voce di suo padre s’irrigidì e chiuse gli occhi, poi si
alzò e si avviò nerso il suo
papà.
-Hey, Draco...
dove vai?-
Il
bimbo alla voce della sua nuova amica si bloccò, si voltò e
tornò verso di lei per ricambiare il bacio di prima, mentre quel
papà li fissava indifferente, senza sorridere. Aveva i capelli chiari
come Draco ma molto più lunghi con un bastone
nella mano destra. Se,brava... cattivo. Non le
piaceva. Le faceva paura e si preoccupava per Draco,
per il suo amico.
-Hermione ti voglio bene. Addio.- il
bimbo la guardò negli occhi per un attimo, poi si allontanò con
il suo papà.
Era
certa che non lo avrebbe più rivisto.
-Addio
Draco.-
-Vieni
Hermione è tardi! Guarda come ti sei conciata,
la mia piccola... ma come ci riesci? Nessuna bimba è tanto brava come te a sporcarsi di fango.-
-Mamma,mamma... ho deciso, non giocherò più nel
fango. Voglio essere perfetta. Cosa vuol dire?-
-Beh,
significa essere sempre buona, imparare molte cose e non fare i dispetti.-
-Ah!
Allora io sarò sempre buona, imparerò molte cose, non farò
i dispetti e non giocherò più col fango. Sarò sempre
pulita. Va bene mamma, sono perfetta?-
-Si,
sei perfetta tesoro.-
La
bimba prese
per mano la donna saltellandole al suo fianco.
-Ti
voglio bene mamma.-
-Te
ne voglio anche io, Herm.-
AVEVO
VOGLIA DI SCRIVERE COSE PACIOCCOSE, E COME
P.S.
QUESTA FF