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Autore: shesfelix    13/02/2013    1 recensioni
Questa è la mia prima ff in assoluto, quindi spero siate comprensivi se non è il massimo. Ce la metterò sempre tutta per migliorare e rendere più comprensibili possibile gli avvenimenti e gli stati d'animo.
Il titolo è una frase latina che significa "se tu sarai felice, lo sarò anch'io". Se volete contattarmi su twitter, sono @shesfelix. Vi sarei anche grata se recensiste per farmi sapere come vi sembra. Grazie in anticipo!
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Evanna

Ti prego, fa che sia lui”, ripeteva tra sé e sé senza fiato mentre si scapicollava dall’angolo più remoto della casa per raggiungere la sua camera e rispondere al cellulare. Aveva sentito il suono a malapena, tra le voci dei Take That, e adesso era una corsa contro il tempo. “Non riattaccare, ti scongiuro”, pregava tra i denti mentre era ormai giunta a destinazione. L’apparecchio era lì, sulla scrivania. Lo prese senza esitare un attimo.
«Pronto?» rispose lei con voce affannata.
Il cuore le batteva così tanto… E il silenzio interminabile che le offriva il ricevitore la mise ulteriormente in ansia.
«Pronto?... Evanna?»
Evanna chiuse gli occhi affranta. «Louis…» sospirò «scusami se non ti rispondevo; ascoltavo della musica con le cuffiette e…»
Di solito suo fratello reclamava la sua presenza in libreria dal retro, e quando non otteneva risposta, la cercava al telefono, non potendo lasciare il negozio incustodito.
«A dir la verità, Evy, non volevo chiamare te… Volevo contattare il rifornitore, ma a quanto pare mi son distratto…»
«Oh, bene… Di nulla, Lou, stai più attento. Cercami, se hai bisogno» disse, e riattaccò leggermente delusa.
Delusa, come sempre. Perché continuava a illudersi? Infondo, non poteva assolutamente pretendere che qualcuno gradisse la sua presenza o fosse magari anche incuriosito da lei. Chi era lei per chiedere tutto questo? Nessuno. Solo una creatrice di false speranze e desiderosa di avverare utopie. Di conseguenza, con che coraggio aveva creduto che ci fosse una minima possibilità che lui avrebbe potuto chiamarla quel pomeriggio stesso o i giorni seguenti?
Stava per riavviare la musica, ma ecco che sentì nuovamente il cellulare squillare. Sul display poté leggere il suo nome. No, non poteva essere vero; non poteva essere davvero Harry. “Che fai, stupida, rispondi!”, si disse scuotendosi dai suoi pensieri, constatando che l’apparecchio insisteva a suonare.
«Pronto?» rispose schiarendosi la voce, e si riportò i riccioli dietro l’orecchio, come se potesse vederla.
«E… Evanna? Ciao, sono Harry» Lei sorrise. Avrebbe potuto riconoscerla sua voce anche tra cent’anni. «Come stai?»
«Bene, grazie, e tu?»
«Bene, bene!»
«Harry…?» chiese lei sentendo dei bisbigli sommessi e concitati.
«Sì, sì, sono qui. Erm… sì, volevo chiederti se avevi programmi per… uhm… venerdì prossimo, di sera»
Lei sgranò gli occhi, e si fece aria sentendosi avvampare. «Venerdì prossimo, dici?» Era un appuntamento? Evanna incrociò le dita.
«Sì, cioè… il padre di Elisabeth ha chiesto al preside se è possibile fare un “ballo di benvenuto”, uno di quelli all’americana, no? Come li fanno in altre scuole, e così via… Ecco, Mr. Brown ha accettato. Domani ufficializzerà l’evento, e io volevo assicurarmi di non rimanere senza “accompagnatrice”, quindi… volevo chiederti se ti farebbe piacere andarci con me. Non sei obbligata, ovviamente»
Evanna avrebbe voluto gridare e saltare per tutta la casa. «Uhm, vediamo… Per venerdì credo di non avere alcun impegno che non sia il mio appuntamento fisso con mio fratello, il divano, una pizza e un bel film… Mettendo il caso che Louis perdonerà sicuramente questo mio attentato alla tradizione, credo proprio che non rifiuterò!» rise arrossendo.
«Bene, benissimo» esclamò lui. Era certa che in quel momento Harry stesse sorridendo o facendo qualcosa del genere, dato che il tono della sua voce era uforico.
 
Louis

Aveva appena terminato di parlare col rifornitore per l’ordinazione e ripreso a parlare con Zayn dell’Abercrombie&Fitch -la conversazione si era spostata sui modelli senza che potesse rendersene conto- quando sentì provenire dalle scale del retro dei passi precipitosi, paragonabili a quelli di una mandria di bufali impazziti in fuga. Si voltò allarmato.
«Louis, Louis, Louis! Tu non immagini!» disse con difficoltà sua sorella facendo irruzione nel negozio. Fece un cenno di saluto al cliente (che la ricambiò divertito) prendendo fiato.
«E lei chi è, Louis? Non credevo tenessi nascosto un simile gioiellino in casa» osservò incuriosito Zayn, già appoggiato al bancone «Non dirmi che… è la tua ragazza» concluse scettico.
«No, Zayn, è mia sorella Evanna. Frequentate la stessa scuola, sai? Ah, e per tua informazione: non sono fidanzato» disse calmo versandosi del the.
Sembrò molto più sollevato. «In effetti la vostra somiglianza è sorprendente… Oh, davvero? Non l’avevo mai vista, prima d’ora; la nostra scuola è così grande… beh, farò tesoro della sua conoscenza, allora» concluse strizzandole l’occhio e bevendo. Lei gli sorrise imbarazzata.
«Allora, Evy, spara!»
Parve alquanto eccitata di raccontare. «La settimana prossima a scuola daranno un ballo!»
«Un ballo?!» esclamò il cliente, interessato.
Evanna annuì. «Il preside non ha ancora ufficializzato l’evento, ma ho già ricevuto un invito e ho accettato!» disse fiera.
«E chi sarebbe il fortunato?» domandò sorseggiando la bevanda, con un mezzo sorriso. Non vedeva sua sorella così elettrizzata da quando le aveva regalato la parure di Tiffany&Co. Era passato sin troppo tempo.
«Harry Styles!» esclamò sorridente. Il ragazzo quasi sputò il suo the. «L’amico di Elisabeth, proprio lui» cantilenò «Allora, che ne pensi?»
«Cosa ne penso? Sono davvero contento, te lo meriti!» sorrise e l’abbracciò forte.
Elisabeth… Gli tornarono alla mente i suoi boccoli (dovevano essere così tanto morbidi…), le sue labbra fini, la risata cristallina, gli occhi cele…
«Perché non vieni anche tu? Ti divertirai!» esordì lei.
«Vuoi tenermi tra i tuoi piedi anche a scuola in una festa come quella?» scherzò lui.
«Pensi troppo al lavoro» lo ammonì «E poi non mi dai fastidio. Potresti anche verificare con i tuoi occhi che la tua sorellina fa la brava»
«Proposta allettante, ma a parte gli scherzi, non mi sembra una buona idea. Non sono uno studente, e poi…»
«Sì dai, Lou! T’invito io, e non ti consiglio di rifiutare!» s’intromise Zayn esuberante, poi spegnendosi.
«Visto? Dai, dai, dai!» Evanna lo stordì così tanto che alla fine Louis dovette accettare.
 
Elisabeth

Erano da poco passate le 19 quando quei parenti mai conosciuti in vita sua erano arrivati. Liz aveva avuto pochissimo tempo per prepararsi, riuscendo nel frattempo a convincere Harry a chiamare Evanna. Ma eccola lì, nel suo vestitino celeste che s’intonava perfettamente all’incarnato, e i capelli raccolti da un fioccone.
 
«Sembri una bambola, come al solito» le aveva detto l’amico guardandola appoggiato allo stipite della porta con uno dei suoi sorrisini, mentre lei si osservava all’enorme specchiera.
«E tu il solito impertinente, Harold» aveva risposto lei sorridendo amabilmente «Già ripreso dalla forte eccitazione?»
«Quante volte devo ripeterti che non mi chiamo Harold?»
«Mi piace chiamarti così, mi fa pensare a te come un damerino»
«Ogni suo desiderio è un ordine, milady» disse mettendosi sull’attenti, vestito di tutto punto, e provocando la risata di Elisabeth.
Amava scherzare con Harry, solo lui riusciva a farla ridere davvero. La faceva sentire una ragazza “normale”.
 
Era seduta già da un bel po’ alla consolle nella sua camera, a pettinarsi e  a guardare nel vuoto anziché nello specchio. Pensava, a ciò che era successo prima a cena: suo padre le aveva indicato Dylan, il figlio dei suoi lontani parenti, come accompagnatore al ballo. Era evidente che invece quel “consiglio” fosse un vero e proprio ordirne. Elisabeth non se ne stupì; era successo sempre, in qualsiasi occasione, che i suoi genitori decidessero sulla sua vita, e lei stava cominciando a stancarsi di sentirsi chiusa in una gabbia.




Buonasera a tutti! Perdonatemi il periodo di silenzio, e soprattutto questo capitolo. Ho avuto una "crisi dello scrittore"; non riuscivo a stendere qualcosa che già la depennavo. Comunque l'importante è che i risultati alla fine sono arrivati! Spero di ricevere qualche vostro parere. A presto, Fel.
  
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