Libri > Twilight
Segui la storia  |       
Autore: karman    14/02/2013    3 recensioni
Isabella è un'insegnante con un passato doloroso, indecisoni e tormenti per il futuro. Fuggita dal suo paese per ricominciare si troverà ad affrontare la nascita di una nuova amicizia e di un nuovo semtimento per un suo collega, Edward, professore estremamente gentile e premuroso. Ma anche la vita di Edward non è stata tutta rose e fiori e i due troveranno nella loro amicizia il sostegno per andare avanti, per veder sorgere una "nuova alba" e vedere la loro amicizia tramutata irrimediabilmente in amore. Anche se alcuni eventi sul loro cammino impediranno di poter vivere da subito una storia felice, il loro amore dimostrerà l'indissolubilità di un legame nato per farli stare insieme.
Tratto dalla storia:"Ero pronta per ricominciare.
Ma lo ero veramente?
In realtà forse stavo solo scappando, dal mio Paese, dal mio lavoro, dalla mia storia.
Ma ne avevo bisogno.
Sentivo la necessità di resettare tutto e ripartire."
..........
"L’incontro terminò, la preside ci congedò e accadde quello che avrebbe modificato la mia permanenza in quella scuola: il professor Cullen si alzò e si avvicinò rivolgendomi un lieve saluto e un sorriso da far incantare gli angeli. "
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

CAPITOLO 53

“In ogni istante….noi”

 

Mi avviai nella fredda notte londinese  al dormitorio dei ragazzi più grandi dove alloggiava Rosalie. In cuor mio ero certa non fosse accaduto nulla di veramente grave o avrebbe richiesto anche la presenza del fratello, ma si faceva strada in me la consapevolezza che potesse centrare Emmet e avesse voluto tenere fuori Edward per non dargli modo di accusarlo, vista la scarsa simpatia che aveva sempre nutrito per lui.

Mi strinsi ancora di più nel giaccone, recuperato frettolosamente dal mio appartamento e accelerai il passo: non che avessi timore, ma ritrovarmi in giro per il campus a notte fonda, sola non era proprio il massimo. Inoltre avrei tanto voluto rientrare al più presto per tornare da Edward e, se non proseguire quello che avevamo interrotto, almeno rimanergli accanto per il resto della notte. Non potei fare a meno, in quel momento nel silenzio e nel buio, di ripensare ai momenti appena passati e un lieve sorriso si dipinse sul mio volto. Quanto avrei desiderato che non ci fosse stata quell’interruzione!

Nel giro di qualche minuto  arrivai alla porta di Rosalie e bussai: mi aprì con il viso stanco e chiaramente turbata. Quando mi vide mi abbracciò calorosamente ringraziandomi di essere arrivata e scusandosi per l’intrusione. Le accarezzai il viso tranquillizzandola: in quel momento, per la prima volta mi sembrò veramente di avere di fronte una ragazza che nella vita aveva sofferto. È vero, aveva vent’un anni e nella maggior parte dei casi era forte e determinata nelle sue scelte, ma probabilmente quella forza nascondeva un passato di sofferenze e un appiglio per una vita ormai finalmente aggiustata.

La scostai e la guardai cercando di infonderle comprensione come ad una sorella:

« Rosalie tutto bene?» abbassò gli occhi e si allontanò facendomi entrare. Poi si voltò verso di me:

« Bella sono incinta!!!»

 

Probabilmente rimasi a bocca aperta per quella sua affermazione.

Emmet centrava eccome! E meno male che Edward non era lì o lo avrebbe ucciso seduta stante! Rosalie di fronte a me si incupì nuovamente e per evitare qualsiasi suo cedimento decisi di razionalizzare e farla calmare:

« Rosalie, come fai ad esserne certa…hai già fatto degli esami?»

Rosalie scosse il capo tra le lacrime: « No, ma ho un ritardo di dieci giorni e poi ho fatto questo…» si voltò e mi porse un test di gravidanza dove risultavano due strisce rosa molto pallide: quell’aggeggio infernale lo conoscevo molto bene, mi aveva dato gioie e dolori e con i ricordi degli ultimi giorni….

« Ma l’altra sera sembravi tranquilla..» non potei fare a meno di ricordare la nostra irruzione, che aveva messo al corrente Edward della sua relazione con Emmet.

« Non avevo ancora fatto mente locale e non avevo il sospetto».

Per un attimo mi stupii e feci una lieve elaborazione degli ultimi periodi.

Rosalie ed Emmet stavano insieme da un paio di mesi e se lei aveva un ritardo di dieci giorni avrebbe significato che… O mio Dio! Questi dopo nemmeno un mese erano stati insieme e io e Edward, di quasi dieci anni più grandi, ancora non eravamo arrivati da nessuna parte. Quasi mi vergognai per questo aspetto troppo puritano della nostra relazione.

Mi ricomposi e alzai lo sguardo su di lei cercando di mantenere la calma e restituendole lo stick:

« Emmet cosa dice?» a quelle parole ricominciò a piangere.

« Non gli ho detto del ritardo e del test, ma ho cercato di sondare il terreno nel caso di un’eventualità di questo tipo…»

« E lui….?»

« Ha detto che non sarebbe il momento, è troppo presto e dobbiamo chiarire molte delle nostre posizioni nella vita» continuò mentre i singhiozzi ricominciavano a scuotere il suo corpo.

« Rosalie questo non significa nulla. In fondo ha fatto un ragionamento giusto e poi per lui erano solo supposizioni: sono convinta che se sapesse ti sarebbe accanto. Hai sbagliato a non metterlo al corrente».

« La verità Bella è che ho paura, non solo di quello che può fare lui, ma anche di quello che potrebbero pensare i miei genitori…Edward: so che li deluderei troppo, non era questo che si aspettavano da me. Speravano che mi laureassi e mi trovassi un lavoro prima di avere una famiglia, è per questo che non ho detto niente a nessuno…non so che fare»

In quel momento intuii quali potessero essere i suoi pensieri e mi prodigai ad esporle le mie preoccupazioni:

« Rosalie…non sono la persona adatta a darti certi consigli, ma….» mi interruppe,

« oddio Bella…è vero…hai perso un bambino e io non ti ho mai chiesto nulla. Non so come è andata, scusa! Ho pensato a parlare con te senza sapere quello che poteva significare….perdonami, sono stata così superficiale….» le mani di fronte al viso, gli occhi sgranati come se fosse veramente preoccupata per i risvolti che i suoi problemi personali potevano avere anche su di me.

Ma in quel momento riuscii a comprendere i suoi dubbi e a lasciare da parte i miei.

« Non temere, è tutto a posto, poi un giorno ti racconterò. Non sto qui a dirti che nel tuo caso tu non debba prendere in considerazione tutte le ipotesi, ma prima di prendere qualsiasi decisione io ci penserei molto e valuterei il mio stato d’animo e anche quello delle persone che mi sono accanto. Non dare tutto per scontato basandoti su delle supposizioni. E poi sono convinta che Emmet ti ami troppo per non sostenerti in una situazione di questo genere.

Per non parlare dei tuoi, sono persone comprensive, così come Edward.

Beh! A dire la verità Edward ti appoggerebbe, ma ucciderebbe Emmet – un sorriso misto alle lacrime gli si dipinse sul volto – e poi non sei proprio una ragazzina. Hai comunque vent’anni e devi decidere tu cosa fare della tua vita: un eventuale figlio con la persona che ami e che ti sta a fianco è una cosa troppo bella, per non darsi la possibilità di fare qualche piccolo sacrificio».

Avevo detto quelle parole con il cuore, perché ci credevo: anche se sapevo che erano giovani e con il futuro ancora incerto, vedevo il loro legame e sapevo che una gravidanza lo avrebbe potuto rafforzare ancora di più. Ci vedevo Emmet in questo, nonostante la sua aria strafottente e sarcastica, sapevo che nascondeva un carattere molto più maturo e i sentimenti che provava per Rose sarebbero sopravvissuti a qualsiasi difficoltà. In fondo io avevo rischiato molto di più ad avere dei figli senza un compagno….

La vidi sorridere e abbracciarmi:

« Grazie Bella sapevo che parlando con te avrei saputo come fare e mi sarei rasserenata»

« Ora però prima di gridare “al lupo” dobbiamo verificare che sia vero»

« Ma, con il ritardo…e il test…..e come? non vorrei andare a Londra, sia Edward che Emmet si insospettirebbero»

« Non è detto…il test non è attendibile al cento per cento e poi non occorre andare a Londra, è sufficiente trovare un laboratorio di analisi e un ginecologo nei dintorni…gli abitanti qui andranno da qualche parte no?» sorrisi accarezzandole i capelli fino a che non si sentì sollevata.

« Direi che potrei informarmi: domani mattina ho lezione solo alle ultime due ore, ma se vuoi questa notte potrei restare con te se non ti senti di rimanere sola» in realtà vedevo che era ancora molto agitata e il legame di amicizia che mi univa a lei mi faceva sentire la necessità di starle accanto.

« Non voglio che ti disturbi ho già abusato troppo  del tuo tempo, è molto tardi, sarai stanca e poi Edward…»

« No, preferisco stare un po’ con te, anche se dovrò trovare una scusa per tuo fratello, sia per domattina che per….stanotte» arrossii lievemente cercando di non dimostrare a Rose, con i miei occhi, il mio stato d’animo sulla serata che aveva passato con suo fratello. Per il mattino dopo avrei avuto una buona scusa per non uscire di casa con lui, ma gli avevo detto che forse lo avrei raggiunto quella notte e avrei dovuto dargli delle spiegazioni.

« Ti prego Bella, non sono ancora pronta a parlargliene…»

« Ok, non lo farò – pensai – dovremo trovare una scusa, anche se sarà una piccola bugia, ma quando avrai chiarito tutto, ti prego, devi dirgli la verità: non sopporto l’idea di mentirgli» mi sorrise lievemente ringraziandomi ancora. Mi rilassai accanto a lei sul piccolo divano.

« Bella mi dispiace molto di avervi disturbato stanotte...stavate dormendo? Sai ho provato a chiamarti al cellulare e quando ho visto che non mi rispondevi ho immaginato fossi da lui» in realtà mi aspettavo una conversazione di questo genere. Era tipico delle sorelle Cullen interessarsi un po’ troppo degli affari personali del fratello e della sottoscritta. Non potei però deviare il discorso

« Sì….ho avuto bisogno di lui… e…no – azzardai – non stavamo propriamente dormendo» arrossi vistosamente e lei capì.

« Oddio scusa…. che guastafeste!» si capiva dal tono che era sincera…ma ormai la frittata era fatta.

« Non ti preoccupare, ci rifaremo….sono stati giorni pieni e aspettare non ci farà male».

Che bugiarda che ero! Ma non potevo farla sentire ancora più in colpa di quanto già non fosse.

« Quindi tu e mio fratello siete a buon punto?» questa volta il sorriso sul suo volto fu chiaramente provocatorio e non potei fare a meno di lanciarle una frecciatina di rimando, sperando non si offendesse troppo.

« Mai come voi»

« Sì e i risultati non sono proprio il massimo…».

La rincuorai, dicendole che tutto si sarebbe sistemato per il meglio.

« Bella vuoi raccontarmi cosa ti è successo?»

Sembrava che tutta la famiglia Cullen volesse essere a conoscenza del mio passato, ma in quel momento stavo bene e Rosalie seppur più giovane era una buona amica e avrebbe potuto trarre giovamento dalle mie esperienze.

Passammo circa mezz’ora in cui si limitò ad ascoltare la mia storia, la vedevo rattristata, ma la tranquillizzai: « ora sto bene e quello che ti ho detto ti potrebbe servire per prendere le tue decisioni»

« Edward sa quello che ti è accaduto?»

« Sì, da non molto, ed è stato fantastico…come sempre»

« Lo so, il mio fratellone è unico e sono felice abbia incontrato te. Siete perfetti insieme»

« E’ molto tardi, forse faremmo meglio a riposare così domattina presto potremo iniziare le nostre ricerche»

« Già, sono quasi le tre in fondo».

A quelle parole mi fermai a riflettere. Da quanto tempo ero lì da lei? Mi venne in mente qualcosa che forse ci avrebbe potuto risparmiare qualche giro a vuoto per ambulatori.

« Rose, a che ora hai fatto il test?»

« Erano circa le sette, perché?»

« Sono passate otto ore…credo che sia il momento di rifarlo»

« Bella, ma che significa? Se ero incita otto ore fa, non mi sono venute come faccio  a…»

« Quando mi sono ritrovata a sperare di avere un altro bambino ho chiesto più volte spiegazione sui falsi segnali. La ginecologa mi spiegò che spesso capita che vi siano delle fecondazioni che poi non si impiantano e che vengono espulse normalmente al ciclo successivo. Il test rileva la presenza dell'ormone per molto tempo, ma non è quello che indica una reale gravidanza»

« Ma a me il ciclo non è ancora arrivato»

« Cara Rose tutti gli aspetti emotivi e psicologici possono scombinarlo, questo dovresti saperlo, ora dobbiamo solo procurarcene un altro»

« Non posso lasciarti uscire sola »

 « Allora dovremo chiamare Ed e chiedere a lui, inventando una scusa, ma poi – mi voltai a guardala – dovremo dirgli la verità». La vidi sbiancare, ma cercai di tranquillizzarla promettendole che sarei stata muta come un pesce per il momento.

Presi il telefono e prima di digitare il suo numero pensai ad una scusa plausibile per farmi accompagnare in una farmacia a quell’ora di notte.

Il telefono fece appena due squilli e la voce ansiosa di Edward dall’altra parte mi fece capire che non era ancora riuscito ad addormentarsi. Dopo avergli spiegato con non poca fatica che era tutto a posto, mi inventai la scusa che la sorella non si fosse sentita bene e che dietro consiglio del medico avrebbe dovuto prendere alcuni farmaci:

« Certo che ti accompagno, non penserai che ti possa lasciare sola in giro per Londra a quest’ora di notte?» il tono era deciso, ma capii che non l’aveva bevuta del tutto. Sperai che in auto insieme e soli non si facesse avanti con supposizioni o sospetti, o non sarei riuscita a mantenere il segreto per molto.

Ci demmo appuntamento entro dieci minuti alla sua auto e mentre salutavo Rose e percorrevo il cortile cercai di mettere su l’espressione più tranquilla e distaccata possibile.

« Amore tutto bene?» la sua voce calda, ma nello stesso tempo calma mi destò dai miei pensieri.

« Sei già qui?....mi dispiace averti fatto alzare»

« No dispiace a me, che ha combinato Rosalie, sei sicura che vada tutto bene?» mi fissava con quegli occhi splendidi e dovetti far venire fuori tutto il mio coraggio per non spifferare nulla.

« Sì tutto bene, ha solo bisogno di alcuni farmaci, non si è sentita molto bene»

« E perché ha chiesto di te? Avrei potuto fare io, farti girare così… in piena notte….» mi domandò mentre apriva le portiere dell’auto e accendeva ilo motore, portandoci fuori dal campus, sulla strada per il paese. Sapevo che aveva molti dubbi, ma cercai il più possibile di sviare il discorso.

« Sai com’è…certi disturbi si condividono più facilmente con una donna…» cercai di rendere la cosa più imbarazzante, così da interrompere il discorso. Mi appoggiai allo schienale beandomi del calore dell’abitacolo e lo guardai nella sua bellezza anche reduce da una notte movimentata. Nel giro di dieci minuti arrivammo ad una farmacia aperta e non fu facile bloccarlo, quando si offrì di entrare al posto mio.

Velocemente entrai, feci il mio acquisto e uscii nel gelo della notte, per risalire sulla sua auto. Una volta rientrati al campus mi trattenne per un polso e mi sorrise, invitandolo a raggiungerlo se Rosalie si fosse sentita meglio. Lo rassicurai con un sorriso e un lieve bacio sulle labbra e promettendogli che ci saremmo rivisti l’indomani. Allontanarmi da lui anche in quel frangente fu un dolore fisico e il ricordo della nostra serata rese tutto ancora più difficile.

Il test eseguito da Rosalie risultò negativo, mettendo ancora di più in dubbio il suo stato, ma non rassicurandola tanto da poterla far riposare alcune ore. E quando il mattino dopo me ne andai dal suo appartamento mi rassicurò dicendo che avrebbe cercato da sé un medico, per accertarsi della situazione e mi avrebbe fatto sapere qualcosa al più presto: dopo la nostra conversazione non aveva smesso si ringraziarmi, si era fatta più forte e decisa ad affrontare qualsiasi situazione, era più serena, ma sicuramente fino a che non avesse fatto chiarezza il suo umore non sarebbe migliorato.

Ero molto stanca e sapendo di avere lezione solo alle undici ne approfittai per farmi una doccia e stendermi nel letto.

Avevo avvisato Ed che ci saremmo visti nel pomeriggio, inventandomi che la sorella stava meglio e che pur mancandomi molto avevo preferito starle accanto per il resto della notte. In realtà non volevo rischiare che la sua vicinanza mi destabilizzasse tanto da raccontargli più di quanto in quel momento avrei dovuto. Ci sarebbe stato il tempo per tutto: anche per noi che il giorno dopo saremmo partiti per il week end a Londra.

 

Erano ormai le due del pomeriggio quando mi recai nel mio appartamento dopo lezione per preparare i bagagli per il giorno dopo.

Non avevo avuto notizie di Rosalie e pur sapendo di non dovermi preoccupare, non potei non pensare alla decisione che avrebbe preso se la visita dal medico avesse dato esito positivo.

Quando entrai in casa quasi sobbalzai nel trovarci Edward ad aspettarmi comodamente seduto sul divano. Non ci fu bisogno di parlare, mi era mancato come l’aria e in un attimo gli fui addosso per baciarlo e stringermi a lui. Mi stesi quasi completamente sul suo corpo, incollando le mie labbra alle sue e potei sentire le sue mani indugiare sui miei fianchi per tenermi saldamente. Ci staccammo a fatica dopo alcuni minuti, più per riprendere fiato che per il desiderio di allontanarci e lo guardai languidamente per dirgli ciò che provavo in quel momento:

« Mi sei mancato così tanto…»

« Anche tu…come sta Rosalie?» sentivo un tono di preoccupazione per la sorella, ma nel contempo di poca convinzione su ciò che gli avevo raccontato la sera prima.

« Bene, stai tranquillo, non è nulla di grave…» odiavo mentirgli e mi costava molto coprire i dubbi di Rosalie, ma mi aveva garantito che qualsiasi fosse stato il risultato avrebbe parlato al più presto con Emmet e la sua famiglia e io mi sarei potuta chiarire con Edward sulla mia posizione. Comunque per evitare qualsiasi altra conversazione di quel genere mi accoccolai meglio sul suo petto, accarezzandolo e lasciando una leggera scia di baci lungo il suo profilo: in realtà i miei gesti erano forse un po’ troppo lascivi con lo scopo di distrarlo, ma stavano facendo piacere sia a me che a lui e volevo sentisse quello che stavo provando, che desideravo, così come era avvenuto la sera, prima dell’interruzione di Rosalie.

Sentivo il suo respiro farsi più affannoso e sapevo che stavo riuscendo nel mio intento:

« Stai per caso cercando di distrarmi Bella?» lo sentii sussurrare. Un piccolo sorriso si dipinse sulle mie labbra: non gli sfuggiva nulla. Alzai il viso per guardarlo negli occhi:

« Mi sei solo mancato da morire e mi dispiace perché devo alzarmi da qui e iniziare a preparare la valigia per domani. Mi puoi dare qualche dritta sul programma? Così per farmi un’idea su quello che dovrò portare…» lo vidi fissarmi negli occhi e sorridermi.

« Beh, ti posso solo dire che andremo sia in posti eleganti che casual…quindi….» sorrisi a mia volta: mi faceva impazzire quando era così criptico e sapevo che non si sarebbe sbottonato troppo. Immaginai, visti i suoi standard, che non ci saremmo limitati a cene al Mc Donald, ma decisi comunque di azzardare sia sugli abiti che…sotto, per dare una svolta decisiva al nostro rapporto.

Mi alzai malvolentieri dal suo corpo e mi diressi in camera seguita da lui che non perdeva occasione per accarezzarmi le mani, le spalle o fermarmi in ciò che facevo per baciarmi. Ormai i nostri corpi rispondevano l’uno all’altro e la carica elettrica che si sprigionava tra noi era palpabile.

Mentre eravamo intenti a chiacchierare, ridere e scambiarci effusioni di fronte al mio guardaroba, sentii bussare imperiosamente alla porta: lasciai il mio compagno nella stanza e mi diressi ad aprire, quando un fulmine dai capelli biondi mi saltò con le braccia al collo e, incurante della presenza di qualcun altro nell’appartamento, urlò senza ritegno:

« Bella, come sono felice , è tutto a posto, è tutto a posto!!!!»

La scostai leggermente, con l’intento di informarla della presenza del fratello nel mio appartamento, ma non feci in tempo perché continuò nella sua spiegazione.

« Sono stata dal medico che è qui in paese, stamattina. È stato un falso allarme, come avevi detto tu, e in più, poco fa, mi sono venute. Bella, non sono incinta per fortuna! Ho ragionato molto su quello che mi hai detto e voglio che succeda, ma adesso, così velocemente, preferisco che sia andata in questo modo». Non riuscii a ribattere.

« Sei incinta?????» la voce sconvolta di Edward apparso nel corridoio a fianco a noi « io lo ammazzo quello…e tu???…..come hai potuto fare così poca attenzione e così presto??? sei stata un’irresponsabile!!!» Edward era seriamente arrabbiato e fissava la sorella ancora abbracciata a me. Cercai di intervenire, ma Rosalie mi zitti:

« Edward io…..era solo un falso allarme non sono incinta»

« Ma credevi di esserlo! E’ per quello che hai avuto bisogno di Bella ieri sera??» i suoi occhi saettarono su di me, seri, quasi arrabbiati e nel momento in cui cercai di giustificarmi lei intervene nuovamente:

« La colpa è stata mia, ho avuto bisogno di lei e le ho chiesto io di non dirti nulla, ma solo fino a che non ne fossi stata certa, poi te ne avrebbe parlato» .

Vedevo in lei la solita determinazione e in lui molta contrizione, forse proprio per non essere stato informato. Sperai vivamente che non ce l’avesse con me. Continuò a parlarle con il tono molto serio:

« Io sapevo che Emmet ti avrebbe solo portato problemi, non è uno di cui fidarsi….»

« Non è vero Ed!» il tono di Rose stava dimostrando il suo astio nei confronti di quelle parole e della poca considerazione che Edward aveva per il suo ragazzo.

« Te l’ho già detto, tu non lo conosci, so che forse siamo stati incoscienti e sono felice di non essere incinta, ma ciò non toglie che questa è la vita che mi sono scelta e voglio che lui ne faccia parte». Iniziai a vedere le lacrime lambire il suo volto. Non l’avevo mai vista piangere e in quel momento mi fece tenerezza. Mi accorsi anche che la durezza di Edward si era affievolita: probabilmente non desiderava in alcun modo farla soffrire.

« Rose tu lo sai che mi preoccupo per te» il tono molto più calmo e dispiaciuto. Fece il gesto di allungare una mano e posarla sulla sua spalla, ma lei si scansò leggermente:

« Lo so che ho sempre creato casini e forse non sono mai stata degna di essere una Cullen, ma siete la mia famiglia, vi amo, ma amo anche Emmet e in questo momento non voglio dover scegliere…perché sceglierei lui» abbassò lo sguardo lasciando sia me che Ed perplessi. Il loro legame era qualcosa di unico e ora più che mai ero convinta che se anche quel test avesse dato esito positivo, il loro amore non avrebbe subito incrinature.

« Non dire mai queste cose, tutti facciamo degli errori e non sei mai stata sbagliata: sei meglio anche di me . E’ solo che….non voglio che tu ti debba pentire delle tue scelte e desidero tanto che la strada della tua vita sia in discesa e tu non debba mai soffrire quello che ad esempio ho sofferto io o…Bella» disse voltandosi verso di me con uno sguardo preoccupato, ma anche carico d’amore. Vedevo il loro affetto, vedevo la cura che aveva per sua sorella, ricordando anche quello che lei mi aveva detto tempo addietro sui suoi sentimenti. Ma in quel momento vedevo di fronte a me due pezzi di una famiglia fantastica, forte, legata e pronta a tutto pur di sostenersi nelle difficoltà.

« Non mi pentirò mai di lui – ribadì lei decisa – pensa a quello che hai con lei – disse indicandomi – pensa se ti fosse stata data la possibilità di conoscerla tanto tempo fa. Pensi che le scelte e il destino della tua vita sarebbero stati diversi?»

Edward mi fissò intensamente per alcuni istanti e poi rispose:

« Assolutamente sì, non l’avrei mai lasciata, mai fatta soffrire…» per un attimo dimenticai i problemi di Rosalie e pensai a lui, a noi, a quanto il destino beffardo avesse fatto per farmi incontrare una persona così e non potei non trattenere un groppo alla gola: se solo avessi potuto mi sarei fiondata su di lui per stringerlo con tutte le mie forze.

« E’ la stessa cosa che provo per Emmet, so che con lui la mia vita sarà migliore, potrò fare le scelte giuste e non voglio perdere questa occasione». Edward non riuscii più a ribattere nulla, l’unica cosa che riuscì a fare fu abbracciarla:

« Stai solo attenta, ok? Non voglio che tu stia male, sei la mia sorellina…» e fece comparire sul suo viso quello splendido sorriso che lo contraddistingueva.

« Ora è meglio che vada, ribadì Rose, devo andare  a parlare con Emmet – capì cosa intendeva, voleva metterlo al corrente di quello che era “quasi” accaduto – ti voglio bene fratellone e stai tranquillo, starò attenta. Tu goditi il tuo, anzi il vostro weekend. E non arrabbiarti con lei. Voleva che te ne parlassi subito, ma prima dovevo chiarire. È una persona troppo corretta e ti ama troppo per meritarsi una ramanzina. Sono io quella scapestrata ricordi?» e un lieve sorriso tra le lacrime comparve anche sul suo volto. La vidi allontanarsi, salutarmi ringraziandomi e si chiuse la porta alle spalle, lasciandoci nel silenzio.

« Mi dispiace di non avertelo detto ieri sera, ma sai…» non riuscii a finire, avevo troppa paura ce l’avesse un po’ con me, ma come al solito mi stupì. Si girò verso di me e mi accarezzò lievemente una guancia con le sue mani calde.

« Non ce l’ho con te…non potrei mai e ti capisco, forse al tuo posto avrei fatto la stessa cosa anche io, e poi se troppo leale…,ma ti prego…cerca di non tenermi mai all’oscuro di nulla, voglio far parte della tua vita al cento per cento» e nel dire questo mi baciò lievemente sulle labbra, per poi passare alle guance e alla fronte. Mi strinsi a lui che ricambiò:

« Certo che potrei spaventare un po’ quel troglodita…se solo si azzarda di nuovo…., ma ti rendi conto?…stanno insieme da un paio di mesi…..» sorrisi, mi scostai leggermente e lo zittii con un dito sulle sue labbra che prontamente baciò. Volevo giocare sporco e sostenere la causa di Rose così gli accarezzai lentamente il volto e il torace strofinando la fronte sul suo mento e parlando col tono più pacato che potessi: « Ed si amano, sono splendidi insieme, non avercela con lei, in fondo un piccolo errore può capitare….sai che in certe occasione si può perdere la cognizione e non ragionare» ribadì disegnando piccoli ghirigori sul suo torace. Non so come riuscii a risultare sensuale, ma lo sguardo lucido e il respiro accelerato di Edward mi dimostrarono che ero riuscita a calmarlo...almeno nei confronti di Rose.

« Giochi sempre sporco, tu, eh?» mi disse strofinando il naso sul mio e iniziando a lasciare piccoli baci sul mio collo. Una mano sul mio fianco, l’altra che lambiva la pelle dietro all’orecchio. Veramente chi mi stava tentando era lui, perché in quella situazione con le mani e le labbra sul mio corpo, ero io che non connettevo più. Mi lascò un ulteriore bacio sulle labbra per poi allontanarsi:

« Ora è veramente meglio se prepari la tua valigia, Londra ci aspetta !!!!» si allontanò mantenendo un sorriso soddisfatto e malizioso sul viso e aiutandomi a terminare ciò che stavo facendo, prima di ritirarsi nel suo appartamento per fare altrettanto. Sperai vivamente che il giorno dopo arrivasse prima possibile.

 

Il mattino dopo ci trovammo insieme per andare a lezione e darci poi appuntamento alla sua auto nel primo pomeriggio. In quel momento una strana sensazione di dejà vu mi percorse. Chissà se questa volta le cose sarebbero andate diversamente? Ora stavamo insieme e in realtà ci credevo, ci tenevo e lo desideravo follemente.

Salimmo sull’auto iniziando a chiacchierare della mattina appena trascorsa e dei programmi per il fine settimana.

« Hai visto Rosalie stamattina?» chiesi, anche per sondare il suo umore dopo le scoperte e la chiacchierata della sera prima.

« Sì, era insieme a lui» il volto leggermente contratto in una smorfia di disapprovazione: non sarebbe stato facile fargli andare a genio Emmet. Cercai di sdrammatizzare:

« E lo hai lasciato vivo?» chiesi con un sorriso.

« Solo per non dare scandalo e non rovinare il week-end finendo in cella» non potei fare a meno di ridere di gusto vedendo spuntare anche sul suo volto un lieve sorriso.

Mi accoccolai come mio solito sul sedile dell’auto rannicchiandomi anche con le gambe: lo guardavo senza riuscire a distogliere lo sguardo. Ma come era possibile che il mio cuore dopo tutti quei mesi che lo conoscevo saltasse ancora i battiti nell’osservarlo?

« Bella tutto bene?» bastava che rimanessi in silenzio un po’ più del lecito che subito si preoccupava per me e riusciva a farlo anche quando sembrava impegnato in altro.

« Sì certo….stavo solo immaginando come saranno questi giorni e…non vedo l’ora di tornare nella tua splendida casa»…e di passare finalmente la notte con te! Lo pensai solo, ma se lo avessi detto non sarebbe stato poi così sconvolgente.

In meno di un’ora giungemmo alla nostra meta. Dopo aver parcheggiato, preso i nostri bagagli e salutato la signora Spencer, mi ritrovai finalmente per la seconda volta nello splendido salone del suo appartamento. Il profumo, la luce, l’arredamento, tutto era come la prima volta e le sensazioni che quella casa mi trasmettevano erano di pace, ma anche di eleganza. Era un’emozione starci dentro.

La voce di Edward interruppe i miei pensieri:

« Porto su le valigie, non te lo devo dire, ma fa come se fossi a casa tua»

« Ricordavo vagamente come fosse questo appartamento, ma nulla gli rende giustizia» mi sorrise allontanandosi su per le scale.

Mi affacciai alla finestra soffermandomi un po’ sul panorama per poi distendermi sul divano: ero un po’ stanca, il lavoro, il viaggio e la notte insonne a casa di Rosalie ancora si facevano sentire.

Probabilmente mi appisolai, quando sentii una voce e un tocco leggero che mi risvegliarono.

« Bella ti sei addormentata, perché non vai in camera?» non risposi subito dandogli probabilmente l’idea di non averlo sentito e questo lo autorizzò ad avvicinarsi ulteriormente a me. Ancora a occhi chiusi, non potei non riconoscere il tocco delle sue mani che mi accarezzavano il volto e che avrei voluto su tutto il resto del mio corpo, il suo fiato sempre più vicino fino a percepire il lieve sfiorare della sua pelle sulla mia. Dopo quel contatto non potei fare a meno di aprire gli occhi:

« Credo di essermi appisolata» dissi piano.

« Perché non vai in camera a riposare, io intanto esco a prendere qualche cosa per questi giorni: sai non ho voluto disturbare Kate».

A quelle parole mi ridestai completamente, non volevo allontanarmi da lui nemmeno per un attimo e così decisi di accompagnarlo.

« Non temere vengo con te, mi sono solo goduta per un attimo la comodità del tuo divano. Voglio passare ogni minuto insieme» gli dissi accarezzandogli il volto ancora vicinissimo al mio. A quelle parole i nostri occhi si incatenarono e lo vidi azzerare ogni distanza baciandomi appassionatamente. Lo lasciai fare, dischiudendo le labbra e lasciando che le nostre lingue si intrecciassero e si assaggiassero con decisione. Interrompemmo il bacio, ma mi soffermai ancora qualche secondo a mordergli il labbro inferiore e a schioccare qualche lieve tocco sul bordo di quello superiore. Mi alzai malvolentieri da quel divano e mi preparai per accompagnarlo.

Era stata proprio una buona idea: passeggiare per le strade di quella zona molto tranquilla ed elegante, mi aveva ricaricato e trovarmi a fare acquisti con lui per le nostre giornate lì mi dava un’idea di familiarità che mi piaceva molto.

Una volta rientrati Edward mi informò che sarebbe stato meglio prepararsi. Mi disse che aveva depositato i miei bagagli nella camera degli ospiti per darmi la possibilità di cambiarmi con calma e avere a mia disposizione tutta la privacy necessaria. Gli fui grata per questa sua premura, ma nella mia mente cominciai a immaginare ad un modo per ritrovarmi a fine serata nella sua stanza: in questo sarei stata determinata.

Gli chiesi cosa avrei dovuto indossare e lui mi consigliò qualcosa di elegante: pensai seriamente di non essere adeguata ad accompagnarlo, non che non avessi nulla di adatto, ma non sarei probabilmente riuscita a competere con lui e con quello che avrebbe avuto da propormi. Si accorse probabilmente dei miei dubbi perché cercò di attirare la mia attenzione:

« Bella, io penso che tu non ti debba preoccupare troppo di ciò che indosserai, sarai sicuramente comunque troppo bella. Tu non sai quanto io mi sforzi per non fissarti continuamente anche quando indossi le cose più semplici» arrossii leggermente. Non mi sarei mai abituata ai suoi complimenti e alla sua dolcezza.

« Ti ringrazio – tentati di giustificarmi – è solo che non so se ho niente di appropriato e non vorrei essere inadeguata» lo vidi avvicinarsi e prendermi il volto con entrambe le mani. Mi lasciò un dolce bacio e poi mi disse di andare in camera e forse avrei trovato la cosa giusta. Quando entrai notai subito la busta appesa all’armadio e capii che conteneva un abito. Per un attimo mi preoccupai di quello che avrei potuto trovare, ma lui mi tranquillizzò e mi invitò ad aprire l’involucro. Con mia grande sorpresa mi ritrovai davanti l’abito che Alice mi aveva regalato a Forks e che avevo indossato per la festa di fine anno. Rimasi abbastanza stupita, ma Edward mi precedette:

« Lo avevi dimenticato a casa mia, ho pensato che ti sarebbe piaciuto riaverlo e poi….ti stava divinamente. Mi piacerebbe se lo indossassi…sempre che lo voglia anche tu»

« Certo, adoro questo vestito, credevo di averlo perso – dissi guardando l’abito e accarezzandolo – mi ricorda una bella serata» ed era vero.

Quella notte io e Edward avevamo parlato tanto, si era aperto con me e mi aveva raccontato gran parte del suo passato, ma poi le mie paure, le incomprensioni….cercai di scacciare dalla mente i ricordi più brutti ormai da buttare e di concentrarmi sulla serata che avremmo avuto davanti.

« Ti lascio così potrai prepararti con calma» mi baciò e si allontanò.

Ormai con gli ormoni a palla mi fiondai sotto la doccia cercando di riprendermi dall’effetto che la su vicinanza mi faceva.

Dopo la doccia, mi dedicai al mio corpo con un abbondante strato di crema profumata, prima di indossare il vestito e le scarpe e sistemare i capelli lasciandoli sciolti sulle spalle. Mi sembrava che già l’abito, che fasciava il mio corpo e lasciava abbondantemente scoperte spalle e decolté, da sé completasse il look.

Quando fui praticamente pronta sentii bussare e il volto di Edward riflesso nello specchio in cui stavo guardando il risultato, mi riportò nel mondo dei sogni.

« Sei pronta?» mi chiese entrando con discrezione e posizionandosi alle mie spalle. Solo in quel momento, quando il suo sguardo si posò sul mio corpo come se fossi la cosa più bella che avesse mai visto, notai il suo abbigliamento. Indossava un abito molto simile ad uno smoking, con giacca e cravatta, i capelli spettinati ad arte. Era una visione unica. Probabilmente mi incantai, quando si appoggiò alla mia schiena abbracciandomi e sussurrando al mio orecchio:

« Sei semplicemente meravigliosa, penso che passerò la sera a fulminare gli altri uomini per gli sguardi che avranno su di te»

« Ma ti sei visto allo specchio???» vestito in quel modo incarnava il sogno proibito di ogni donna sana di mente.

« Io nello specchio vedo solo una dea, la mia dea…» e mi scostò i capelli per lasciarmi una lunga scia di baci sul collo. I brividi che percorsero il mio corpo in quel momento mi mandarono in un’altra dimensione e non esitai a farglielo sapere.

« Edward credo che se continui così dovremo annullare la serata…»

«Mmmhhh» solo un lieve gemito uscì dalle sue labbra. Ma la sua tortura non terminò, anzi, oltre alle labbra, le mani iniziarono ad accarezzare il mio punto vita fino ad intrecciarsi sul mio ventre e facendo adagiare ancora di più i nostri corpi.

Se avesse continuato così non ce l’avrei mai fatta.

Probabilmente i miei ansiti arrivarono alle sue orecchie e una lieve risata uscì dalle sue labbra.

« Sei un demonio se vuoi, lo sai??» staccò le sue labbra dalla mia pelle riportandomi sulla terra e sorridendomi malizioso.

« Veramente sei tu che mi tenti, ma direi di andare ora, se vorrai ci sarà tempo per tutto…» ok, ora non c’erano dubbi su quelli che sarebbero voluti essere i suoi programmi per il dopocena.

Ma a chi volevo darla a bere? Era la stessa cosa che avevo pensato anche io nel momento in cui mi aveva proposto quel weekend e che era divenuta certezza quando era entrato in quella stanza e mi aveva stretto a sé.

Ero sul punto di voltarmi e prendere di nuovo possesso delle mie facoltà, quando mi fermò nuovamente:

« Credo che manchi qualcosa però» e lo vidi prendere dalla tasca una custodia che conoscevo molto bene: lo splendido bracciale che mi aveva regalato per natale e che avevo messo nel dimenticatoio dopo la mia stupida fuga.

« Non volevo frugare in casa tua, ma una sera l’ho visto dentro ad un cassetto socchiuso e ho pensato che avessi avuto voglia di indossarlo»

Presi un profondo respiro e cercai di giustificarmi, ma mi bloccò: «non ti preoccupare….capisco il perché non te la sentissi di portarlo….ma ora?» non dissi nulla: gli sorrisi e gli porsi il polso al quale si affrettò ad allacciare quello splendido gioiello per poi a lasciare un delicato bacio. Lo guardai e non potei fare a meno di rimirarne la bellezza: « E’ splendido, non lo ricordavo così…abbagliante»

« Tu sei abbagliante» sollevai lo sguardo compiaciuta, sembrava fosse veramente convinto di ciò che diceva e ogni sua parola dava anche a me la convinzione di essere speciale.

Mi voltai nella sua stretta mettendogli le braccia intorno a collo e baciandolo, gli proposi di andare per iniziare quella che ero certa sarebbe stata una magnifica serata insieme all’uomo della mia vita.

 

La serata fu assolutamente meravigliosa.

Edward mi portò a cena in un ristorante veramente esclusivo, in un angolo appartato, con tanto di candele, dove spesso l’unico suono erano le nostre voci sottili. La luce fioca e calda illuminava il suo volto e io come molte altre volte mi ero chiesta come una persona potesse essere tanto meravigliosa, sia fuori che dentro.

In quei momenti passati con lui in quel locale, a parlare del più e del meno, ad ascoltare i suoi complimenti nei confronti del mio aspetto, del mio carattere, non potevo fare a meno di soffermarmi sui dettagli della mia storia con lui.

Le nostre mani quasi sempre in contatto sul tavolo, gli sfioramenti quasi involontari delle nostre ginocchia sotto. I suoi occhi nei miei, muti silenziosi in apparenza, ma che dietro urlavano tutti i sentimenti e la passione che nei momenti in cui eravamo insieme saturavano l’aria: e il mio respiro, leggermente incerto, specchio del suo, come a voler sincronizzare i nostri silenzi.

L’uomo che avevo davanti aveva la capacità di parlami con il corpo e con lo sguardo, ormai lo avevo capito, ma qualcosa di diverso aleggiava in lui quella sera. Vedevo amore, ma anche desiderio. Per la prima volta veramente si percepiva in lui l’espressione di un uomo che desidera la sua donna e sapevo, o almeno speravo vivamente che questa sua consapevolezza e questa sua determinatezza non sparissero, o non fossero trattenute, come era accaduto tutte le altre volte da quando ci conoscevamo, una volta rientrati nel suo appartamento.

Dopo la cena fu la volta del teatro. Pur amando da sempre la musica non mi sarei mai aspettata di potermi emozionare così di fronte ad un concerto di classica: forse il luogo, così magico ed elegante, probabilmente la compagnia di Edward che come incantato non perdeva una nota, e teneva la sua mano calda saldamente ancorata alla mia scatenandomi brividi e strane sensazioni ogni qualvolta, sicuramente in modo volontario, mi accarezzava il palmo o il dorso della mano con i polpastrelli.

Era stata una giornata ricca di emozioni e quando rientrammo a notte fonda nel suo appartamento non potei fare a meno di chiudere gli occhi e massaggiarmi la nuca cercando di distendere i muscoli ormai stanchi. Quando sentii chiudere la porta d’ingresso alle mie spalle  e accendere solo la luce fioca dei faretti a soffitto, non potei fare altro che guardarlo di soppiatto con la coda dell’occhio, per capire quali sarebbero state le sue reali intenzioni una volta soli.

Come al solito i suoi gesti parlavano per lui. Lo sentii avvicinarsi a me e abbracciarmi da dietro appoggiando il volto fra i miei capelli dove lasciò una serie di baci molto dolci:

« Hai un profumo meraviglioso e se così bella…ma….credo di avertelo detto almeno un centinaio di volte questa sera».

Non potei fare a meno di incrociare le braccia per stingerlo maggiormente a me, socchiudere gli occhi e gettare lievemente la testa indietro fino ad appoggiarmi completamente al suo volto e al suo corpo, lasciando uscire dalle mie labbra un lungo sospiro più simile ad un gemito.

« Sei stanca?» la sua voce, calda al mio orecchio. Non riuscii a rispondere se non con un cenno negativo della testa.

« Hai voglia di qualcosa da bere prima di andare a dormire?» mi sorrise premuroso come sempre.

« Perché no, magari una bella tazza di the caldo» risposi ruotando nel suo abbraccio e fissando i suoi occhi che sembravano brillare di luce propria.

Ci staccammo dalla nostra stretta e lo vidi indietreggiare, togliersi la giacca in un gesto lento ed estremamente seducente e un sorriso malizioso sul volto. Per un attimo mi soffermai sull’idea di aiutarlo con le mie mani e privarlo anche di tutti gli altri indumenti, ma poi mi fermai a riflettere e cominciai ad elaborare ciò che avrei veramente voluto per quella serata. Appoggiò la giacca sullo schienale del divano e iniziando a sbottonare i polsini della camicia per arrotolarla sugli avambracci, lo vidi dirigersi alla cucina.

In quel momento pensai a come rendere ancora più magica un’atmosfera già perfetta grazie a quella serata: decisi per prima cosa di andare al piano superiore e avvisai Edward che mi sarei andata a mettere qualcosa di più comodo. In realtà stavo pensando come cercare di apparire il più possibile desiderabile ai suoi occhi, certa che niente avrebbe potuto battere la sua innata sensualità, quando mi ritrovai nella sua stanza: in un attimo mi resi conto che anche se per galanteria Edward mi aveva fatto preparare la stanza degli ospiti, era lì, con lui, in quel letto che sarei voluta rimanere quella notte.

Non so bene con quale coraggio, ma sicuramente spinta dal desiderio di stargli accanto ignorai del tutto la porta che dava nella mia stanza, mi avvicinai allo specchio del suo guardaroba, accarezzando lievemente il piano lucente dello splendido comò e decisi di accendere le candele che vi si trovavano come soprammobile. In quel momento la stanza era illuminata solo dalla loro fioca luce e dal riflesso che proveniva dal piano inferiore. Mi guardai allo specchio, seria, osservando l’abito riflesso e decisi di toglierlo per non rovinarlo e indossare una tuta o un abbigliamento comunque più consono alla notte. Portai lentamente le mani alla lampo sul retro del vestito per abbassarla, quando dopo pochi centimetri mi resi conto che si era inceppata. Probabilmente la leggera seta era scivolata nei binari e questo mi impediva, in quella posizione sicuramente scomoda di risolvere il problema. Mi trovai indecisa per un attimo se chiamare Edward per farmi aiutare, ma non dovetti pensare oltre.

« Ti serve una mano?» il suo volto appena illuminato, ma velato da una nota di stupore per la mia presenza lì, la sua figura a braccia incrociate, in cima alle scale che mi fissava, mi fece trasalire per la sorpresa: poi con un lieve sorriso e cercando di sdrammatizzare gli indicai la schiena.

« La mia proverbiale sbadataggine ha colpito ancora: credo si sia inceppata e non volevo rischiare di rovinare il vestito».

Lo vidi avanzare con un passo lento ma deciso, gli occhi fissi puntati nei miei, riflessi nel grande specchio, il silenzio rotto solo dal suono dei suoi passi sul parquet. Quel piccolo tratto di stanza era molto di più che l’attesa per un aiuto: era la speranza di un grande passo fra di noi.

Quando fu alle mie spalle lo vidi abbassare la testa e sentii le sue mani sulla mia schiena, che  premendo leggermente, tentavano di abbassare la lampo: ci riuscii e i suoi gesti rallentarono come a voler scoprire la mia pelle poco alla volta.

Una scia di brividi si mosse lungo tutta la mia colonna, come se fosse stata lasciata dai suoi occhi su di me.

Trattenni con una mano sul seno l’abito ormai completamente slacciato, non so se in un atteggiamento di inutile pudore o solo come gesto istintivo.

In un attimo le sue mani scostarono i capelli, come già era accaduto qualche ora prima mentre mi preparavo e furono dolci sulle mie spalle, ad accarezzare, quasi venerare, con un tocco lieve: le sentii scendere anche in quella parte di schiena lasciata scoperta dalla lampo ormai aperta. Oltrepassò la chiusura del reggiseno per arrivare alla fine della colonna, ma non riuscii a sopportare quel tocco con indifferenza: la pelle d’oca, il fiato spezzato, gli occhi socchiusi e la testa reclinata indietro, stavano dimostrando tutto il mio trasporto in quel momento. E poi di nuovo le sue labbra sulle spalle, proprio dove le mani poco prima avevano lasciato una scia bollente.

Girai la testa per osservare la sua bocca appoggiata su di me: quando alzò lo sguardo e i nostri occhi si incatenarono nessun dubbio era ipotizzabile in quel momento, se non la passione, il desiderio di essere finalmente insieme.

« Pensavo fossi nella tua stanza….credevo preferissi stare lì…» la sua voce era uscita roca e spezzata dai sospiri, nel suo volto la determinazione a tenermi con lui:  forse quei baci e quel contatto avevano influenzato anche il suo autocontrollo. Nel mio caso stavo esercitando una vera e propria violenza sul mio desiderio, più per lasciare che fosse lui a prendere l’ultima decisione, che per mia titubanza: io sapevo quello che volevo.

Volevo fare l’amore con lui e appartenergli nel corpo e nell’anima.

E poi con quell’audacia che avevo dimostrato solo due sere prima nella sua stanza, gli risposi con la voce più chiara che il mio stato di eccitazione potesse produrre:

« Non ne ho mai avuto l’intenzione…..» e in un attimo il suo volto si velò di passione, gli occhi leggermente stretti e un sopracciglio inarcato come a voler chiedere il permesso: lo sentii afferrare i lembi del mio abito in un chiaro invito a lasciarmi spogliare.

Chiusi nuovamente gli occhi nel momento in cui sentii la stoffa leggera cadere ai miei piedi.

« Nulla, nè le parole, né le immagini possono rendere giustizia alla tua bellezza» e quando li riaprii mi afferrò per i fianchi in un gesto più urgente, mi voltò verso di lui e senza riflettere portai le braccia dietro la sua nuca e incatenai i nostri sguardi.

Stavo quasi per ricordargli il the, ma i miei propositi crollarono in un attimo: le sue labbra sulle mie mi diedero la forza di portare le mani alla sua cravatta e slacciarla lentamente, fino a farla scorrere sul bavero della camicia e poi giù ai nostri piedi, dove presto gli avrebbe fatto compagnia la camicia, slacciata dalle mie mani quasi tremanti e leggere. E mentre lo aiutavo a farla scorrere per le sue possenti spalle, non persi l’occasione di accarezzare con i polpastrelli la pelle calda e i muscoli, così reattivi al mio tocco.

Si staccò dalla mia bocca e tra i respiri affannati, indietreggiò trattenendomi, fino a toccare il letto e sedersi, facendomi posizionare in piedi tra le sue gambe. Non smise mai di fissarmi negli occhi, forse per non imbarazzarmi con il suo sguardo sul mio corpo, coperto ormai solo da un intimo di pizzo. Quando le sue labbra si posarono dolci e delicate sulla pelle della mia pancia e le sue mani iniziarono ad accarezzarmi i fianchi capii dove volevo essere e che quella sarebbe stata sicuramente una delle notti più belle della mia vita.

In un attimo si stese portandomi con sé e riprendendo a baciarmi. Tutto ciò che rimase sui nostri corpi fu la pelle, coperta da brividi per i nostri tocchi e le nostre carezze, ormai libere di esplorarne ogni centimetro. Non furono gesti frettolosi, ma delicati, dettati dalla voglia di scoprirsi lentamente, reciprocamente e dolcemente. Come per appartenersi con tutti i sensi.

« Sei bellissima» uscì dalle sue labbra dopo che ebbe scrutato il mio corpo ormai nudo: ma non c’era malizia in lui e imbarazzo in me. Tutto era naturale e giusto.

I suoi baci furono su ogni parte di me, dolci, sulle spalle e sul volto, caldi sul seno e sul ventre, lascivi sulle mie cosce dove, accompagnate dalle mani lasciavano dei veri e propri solchi sulla mia pelle nel più intimo dei contatti. Io ero completamente persa di lui, inebriata del suo profumo e schiava dei suoi occhi, che quando non mi baciava, erano fissi nei miei.

La mia schiena si inarcava in un gesto quasi automatico ad ogni tocco delle sue mani e i miei occhi si chiudevano come a non voler lasciar andare quelle sensazioni. La stanza ormai satura dei nostri respiri ci circondava con la sua luce fioca, in quello splendido letto dove mi sarei voluta perdere con lui, per sempre.

E nel momento in cui ci accorgemmo che l’urgenza di essere una cosa sola era ormai insostenibile, lo sentii bloccarsi e prendere un forte respiro. Per un attimo pensai che si stesse nuovamente pentendo di quello che stava accadendo, così gli afferrai il volto costringendolo a guardarmi negli occhi.

La sua difficoltà a razionalizzare in quel momento era pari alla mia e i nostri sospiri ne erano la prova. Non gli chiesi nulla: le nostre menti erano sincronizzate in modo perfetto, come i nostri corpi, il verde dei suoi occhi scuro, profondo:

« Bella…… io non so se sarò all’altezza…ti desidero troppo» per un attimo misi da parte l’irrazionalità e rimasi stupita.

Oddio Edward Cullen che soffriva di ansia da prestazione!

Ma sapevo cosa voleva dirmi con quelle parole. In realtà entrambi ci eravamo tenuti lontani per un bel po’ da coinvolgimenti sentimentali, quindi avremmo dovuto avere gli stessi timori. Il trasporto fra di noi era unico  e non avere provato quelle sensazioni per tanto tempo ci spaventava. Cercai di confortarlo: « siamo sulla stessa barca» dissi accennando un sorriso.

« La verità è che sei così bella….. – e un suo bacio mi travolse – …..morbida….. – altro bacio, più profondo accompagnato dal tocco bollente delle sue dita sulle mie cosce – ……profumata, che non so proprio resisterti» le sue mani e la sua bocca si muovevano su di me facendomi abbandonare tutta la razionalità che avevo cercato di incanalare poco prima, per fare coraggio anche a lui. Ma sapevo che sarebbe stato comunque perfetto e unico.

Ero lusingata e completamente persa nelle sue carezze:

«E allora non farlo – dissi a fatica fra gli ansiti – non cercare più di resistere, credo che lo abbiamo fatto fin troppo».

E in un attimo fu amore, passione, desiderio, stravolgimento dei sensi.

Ogni respiro che spezzava l’aria aveva il suono di noi, ogni tocco sui miei fianchi e sulla sua schiena era un trasmettersi un impronta, che passava dalle mani ma veniva dal cuore.

Ero una piccola piuma portata dal vento nelle sue braccia, quando si reggeva su di me per non pesarmi come se potessi spezzarmi sotto il suo corpo, oppure quando mi teneva stretta a sé seduta sulle sue gambe al centro di quello splendido letto, incastrati l’uno nell’altro come una cosa sola; le mie gambe e le mie braccia intrecciate dietro la sua schiena come a non voler rinunciare per nessun motivo a quel contatto e le sue mani dietro la mia testa, reclinata indietro per il troppo piacere che temevo di non poter più trattenere, specie quando lasciava baci e piccole scie con la lingua nella fossetta alla base del collo.

Mi portò di nuovo delicatamente con la schiena sul materasso per incatenare una sua mano sotto al mio ginocchio nell’intento di non farmi staccare da lui nemmeno di un centimetro e l’altra di fianco al mio viso intrecciata alla mia, come a voler scandire nelle nostre strette i momenti di quella danza. E quando ormai completamente persa nelle mie sensazioni una scarica mi attraversò facendomi provare sensazioni sopite da tempo, fui travolta nuovamente dal suo corpo sul mio, dal suo calore: lo sentii respirare più forte e dirmi “ti amo” e capii che non avevo provato veramente amore e non ci sarebbe stato nessun’altro, mai, nella mia vita come lui.

 

 

 

 Note: finalmente riesco nuovamente a postare. Chiedo scusa per l'enorme ritardo. Purtroppo l'influenza di tutta la famiglia e il lavoro mi hanno veramente tagliato le gambe in quest'ultimo periodo. E poi questo era un capitolo abbastanza importante e ho preferito "curarlo" un pò di più piuttosto che tirarlo via. 

Ammetto che l'ispirazione si è un pò affievolita. Forse il fatto di non scrivere tutti i giorni come facevo i primi tempi non aiuta: più si sta lontani dalla scrittura più è facile perdere la mano. Le idee ci sono tutte, manca la forza di metterle su word. Sto pensando, anche visto il calo di recensioni, di soffermarmi, far passare un pò più di tempo per poter scrivere più capitoli e poi pubblicarli a "raffica" come i primi tempi. Ho visto che la cosa era più apprezzata da voi, e vi capisco. Anche io sono una lettrice e mi piace vedere le storie avanzare velocemente. Comunque non ho ancora deciso se farlo, quindi per ora vi saluto, sperando che il capitolo vi piaccia e dandovi appuntamento al prossimo. Ringrazio tutte quell che mi hanno recensito e quelle che continuano a seguirmi anche in silenzio. E' comunque sempre una grande soddisfazione.

un saluto, spero, a presto.

K.

 

  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Twilight / Vai alla pagina dell'autore: karman