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Autore: phoenix_esmeralda    14/02/2013    2 recensioni
"Mille volte si era sentito morire, facendo l’amore con una donna che non faceva mai l’amore con lui, una donna che lo amava ad occhi chiusi per non accorgersi di chi aveva nel letto. Ogni notte si era fatto violenza per non baciarla e si era costretto a non parlare per non infrangere, con la sua voce, l’illusione in cui Asbell amava cadere. Non c’era peggior dolore che toccare il corpo di una donna senza averne l’anima. "
Quarta classificata al contest "A volte l'amore è crudele" di Cloe901s Prima classificata al contest "Baci un po' ovunque" di AchiSama. Prima classificata a "Il contest dei cliché" di Exoticue/Fanny_Rimes
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 - 3 -
Un lavoro come un altro

 

- Asbell.
Asbell solleva la testa dal ricamo con un sussulto: era assorta nei suoi pensieri a tal punto da non accorgersi dell’ingresso della cugina nel salone.
- Ho bisogno di parlarti – le bisbiglia Rilla, facendole capire con un’occhiata che la conversazione deve ritenersi privata. Asbell gira lo sguardo per il salone, dove molte dame, come lei, stanno ricamando i copri sedili che andranno a rivestire le poltrone della sala della colazione.
- Andiamo a scaldarci vicino al fuoco – suggerisce. La giornata primaverile è stata piuttosto calda, cosicché nessuno ha sentito la necessità di avvicinarsi al grosso camino in pietra.
Quando si trovano fuori portata d’orecchio, Rilla le si accosta fingendo di aggiustarle una ciocca di capelli – Ho sentito uno stralcio di conversazione fra Thenna e il capo dei gendarmi – sussurra - Non posso giurarlo, ma da quel che ho ascoltato ho quasi la certezza che stiano tramando per rovesciarti dal trono. Non sono più solo cattiverie messe in giro sul tuo conto Asbell, temo sia in atto una cospirazione vera e propria. Devi riuscire a capire cosa sta succedendo.
La notizia non la sorprende, ha sempre saputo che prima o poi Thenna sarebbe arrivata a questo; tuttavia il cuore le cede un istante alla rivelazione di un timore che diventa realtà.
- Incaricherò qualcuno di indagare – mormora, allungando le dita verso il calore delle fiamme.
- Fallo, ma accertati che sia affidabile.
Asbell annuisce e si stacca dal caminetto.
- Grazie, Rilla.
Mentre si dirige alle sue stanze, ringrazia l’intuizione che l’ha colta quella mattina, quando ha istruito la governante perché le servisse la cena in camera; dopo quello che le ha detto Rilla non potrebbe reggere un pasto pubblico.
Fa un bagno caldo e lascia che la cameriera le spazzoli i capelli a lungo, mentre cerca di rilasciare la tensione: credeva di essere preparata alla notizia di una cospirazione, eppure ora si sente spaventata, insicura, pericolosamente in bilico.
Finalmente Kristan appare nel vano della porta, elegante nell’abbinamento oro e nero che ha scelto per la cena. Asbell si sorprende ogni volta di quanto sia piacevole la sua figura: il giovane ha un viso regolare e ben equilibrato, capelli scuri corti e una pelle naturalmente olivastra, su cui contrastano gli espressivi occhi grigioverdi. Ma a renderlo così gradevole, più che l’accostamento di questi elementi, è la flessibilità con cui si muove, caratteristica di chi ha trascorso molta della sua vita all’aria aperta e che Asbell ha distinto raramente in chiunque altro.
- Sono in ritardo? – le domanda, preoccupato di averla fatta attendere. Non ricorda un solo giorno in cui lui abbia disatteso le sue aspettative
- Ho appena finito di prepararmi – lo rassicura.
Lo osserva pensosamente mentre cenano, riflettendo sul compito che intende affidargli. Non ha mai dubitato della lealtà di Kristan, ma da molto tempo vede sul suo viso una malinconia difficile da sradicare. Forse è stata una sciocca a credere di poter fare di quel giovane libero e pulito il suo amante.
- Sei riuscito ad andare a trovare la tua famiglia oggi, mentre eravate la villaggio?
Kristan sussulta, come se l’avesse colto in fallo – Sono passato solo un istante a salutare, mentre Doni valutava alcuni cavalli. L’ho lasciato in buone mani.
- Non intendevo metterlo in dubbio.
È sempre così Kristan: perfetto, ma perennemente timoroso di mancarle in qualcosa e profondamente, pervasivamente triste.
 

Il giardino emana quell’odore che solo una sera di primavera può evocare, il profumo di umidità mista a petali in fiore impregna l’aria come una spugna imbevuta. Kristan si inebria di quella fragranza mentre cammina dietro ad Asbell; benché si trovi a palazzo già da sei mesi, gli viene ancora spontaneo cederle il passo e rimanere almeno mezzo metro alle sue spalle.
Stasera la signora è taciturna e lui si domanda se finirà per confidarsi o se terrà stretti nel suo cuore i pensieri che la tormentano. Vorrebbe appianare le sue sopracciglia corrugate e restituire a quella bocca un sorriso privo di tensioni, ma Asbell è piegata ogni giorno sotto il carico di un governo che non ha cercato. La vita che conduce la impensierisce, la spaventa: non era pronta a diventare regina, sola e priva di sostegno, e pur tuttavia sta facendo del suo meglio per migliorare le condizioni del popolo. Il potere la sfianca, ma al villaggio gli effetti benefici del suo governo si stanno già facendo sentire; Kristan crede in lei, ora più che mai.
E se prima, quando viveva al villaggio, il suo animo ardeva dell’infatuazione accesa dalla sovrana che aveva salvato la sua famiglia, ora, che respira accanto a lei ogni giorno ed ogni notte e che quel sogno lontano è diventato carne viva sotto le sue dita, non ha potuto impedire al suo cuore di cancellare i sentimenti che provava per una fanciulla idealizzata e produrne di nuovi, più concreti e vividi, per la donna vera che gli cammina di fronte.
Il solo pensiero di essere arditamente innamorato della sovrana lo paralizza e, tuttavia, il suo sentimento perdura e diviene ogni giorno più resistente e sfaccettato.
Asbell si gira verso di lui e gli tende una mano – Finisci sempre per darmi le spalle – sussurra divertita, lo tira verso di sé stringendo le dita fra le sue, così come ha fatto sei mesi or sono, quella prima notte a palazzo. Kristan chiude gli occhi e ricorda come si era sentito allora, quando si era ritrovato nelle stanze della sovrana nelle improbabili vesti di amante. Quella notte che, fra tutte, era stata la più felice, perché aveva potuto illudersi di toccare realmente la sua regina.
 
Era entrato nei suoi appartamenti in preda a un’ansia divorante: non bastava essere stato scelto dalla sovrana, gli avevano detto, avrebbe anche dovuto soddisfarla pienamente. Lo avevano tenuto a mollo per ore, finché i segni di sporco sulla sua pelle, dovuti ad anni di duro lavoro, erano completamente svaniti. Gli avevano tagliato unghie e capelli, l’avevano vestito con abiti eleganti, profumato e indottrinato: doveva essere docile e obbediente, accontentare la signora in tutto, non avanzare alcun tipo di pretesa. Se quella notte non fosse piaciuto alla sovrana, sarebbe stato immediatamente rimpiazzato.
Per questo era andato incontro a quella notte con il cuore in gola: non bastava l’ansia di essere faccia a faccia con la donna a cui doveva la vita, non era sufficiente immaginare di essere il suo amante... no. Avrebbe anche dovuto fornire prestazioni spettacolari, di cui lui non riusciva a figurarsi capace.
Quando Asbell aveva appoggiato gli occhi su di lui, si era accorta all’istante del fascio di nervi in tensione che gli stava di fronte. Gli aveva sorriso tendendogli la mano, stringendo fra le sue, dita colme di calore.
- Ti hanno spaventato a morte, vero? Non so come possano credere che terrorizzare i miei amanti serva a migliorare la situazione.
Lo aveva portato nel salottino delle sue stanze private e si era seduta sul tappeto di fronte al caminetto. Kristan era troppo teso per imitarla e si era fermato davanti al fuoco fingendo di scaldarsi.
- Stai tranquillo – gli aveva detto lei, piano – Non ti valuterò in base ad una sola notte e nessuno ti manderà via domattina. Ti prego, voglio solo che tu ti senta a tuo agio.
Lui aveva annuito, ma l’emozione che gli chiudeva la gola non aveva accennato a lasciarlo.
- Togliti la maglia.
Con il respiro mozzo, Kristan si era sfilato la camicia e l’aveva lasciata cadere su uno scranno mentre, terrorizzato, aveva cercato segnali di qualunque tipo sul volto della sovrana.
Se non le piacessi?, si era domandato, sentendosi vulnerabile come mai prima di quel momento.
Ma lei aveva sorriso, facendogli cenno di sederlesi accanto. Le aveva obbedito quasi senza respirare, finché le mani di Asbell sulle sue spalle l’avevano fatto sussultare.
- Cerca di rilassarti. So che tutto questo per te rappresenta un cambiamento enorme, ma quando sei con me puoi stare tranquillo.
Gli aveva massaggiato i muscoli contratti con pazienza, continuando a rivolgergli parole gentili che gli avevano scaldato il cuore e sciolto pian piano ogni tensione. Quando l’aveva sentito più rilassato, gli aveva parlato di ciò che desiderava da lui con calma, chiaramente.
- Consideralo un lavoro come un altro – aveva detto con semplicità – Sei alle mie dipendenze né più né meno di ogni altra persona che lavora a palazzo; per questo ti chiedo di essere onesto con me come faresti con qualunque altro principale. Se c’è qualcosa che non va, io te lo dirò chiaramente e allo stesso modo dovrai comportarti tu: sentiti libero di parlarmi di tutto ciò che ti disturba. Io cercherò di essere esplicita nelle mie richieste, ma tu potrai obiettare qualora le trovassi irragionevoli. È un contratto di lavoro in tutto e per tutto... vorrei che fosse chiaro.
Quel ragionamento, così stranamente razionale per il contesto in cui veniva a cadere, aveva avuto lo strano potere di metterlo a suo agio. Lo aveva autorizzato ad accantonare la sua ansia per pensarsi come un semplice dipendente in una giornata di lavoro.
- Questo significa che non devi obbedirmi ad ogni costo – aveva specificato lei – Non sono intenzionata a costringerti a... fare l’amore con me se non ti senti bene, se sei di umore pessimo o se sei troppo stanco. Non ho intenzione di trattarti come un oggetto... non ne ho davvero l’intenzione! Ci terrei che lo comprendessi.
- Ho capito – aveva risposto finalmente lui.
Si era voltato a guardarla e all’improvviso la vicinanza della regina aveva risvegliato in lui un’emozione intensa che era andata oltre la paura e l’apprensione.
- Un’altra cosa – aveva bisbigliato lei, intuendo i suoi pensieri – Vorrei che non mi baciassi sulla bocca.
Kristan aveva sbarrato gli occhi, sorpreso e spiazzato; era rimasto immobile, perché all’improvviso, se non poteva baciarla, non aveva più idea di come iniziare.
Lei aveva sorriso, consapevole del suo smarrimento, e aveva accostato il viso al suo collo aspirando il profumo che gli avevano appiccicato addosso durante la lunga preparazione a quella notte. Quando le labbra di Asbell avevano toccato la sua pelle, tutto il resto era stato consequenzialmente semplice.
Quella notte il suo cuore aveva sfiorato l’emozione più simile all’euforia che avesse mai conosciuto. Poi, dal mattino dopo, tutto era cambiato.

  
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