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Autore: Faffina    15/02/2013    5 recensioni
Una piccola raccolta di missing moments sulla storia di Alec e Magnus. Tutto ciò che la Clare ha tralasciato di raccontare.
Quando si separarono lo sguardo di Magnus aveva ritrovato lo scintillio abituale, il suo sorriso balenò nella penombra per un attimo, prima di scendere sul collo del cacciatore. - Magnus? - Alec sussultò stupito, ma non oppose resistenza.
Lo stregone si raddrizzò, contemplando la sua opera, una chiazza più scura spiccava ora sulla pelle pallida.
- Non sei l'unico che può lasciare dei marchi, giovane Nephilim. - gli rispose sorridendo.
Genere: Fluff, Malinconico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Tutti pazzi per i Malec <3'
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Città delle anime perdute

NOTA: Fic ambientata alla fine di Città delle anime perdute. Questo vuol dire SPOILER per chi non l'ha letto e angst in abbondanza. Le mie scuse sono in fondo :)

 

 

 

 

Scusa, Magnus.

Le mani di Alec tremavano incontrollabilmente, tanto che le ombre provocate dalla stregaluce si agitavano impazzite sulle pareti della galleria. Non sapeva come avrebbe fatto ad uscire da lì, come avrebbe ritrovato la strada per l'Istituto, come sarebbe riuscito a salire le scale fino alla sua stanza. E poi? Avrebbe ricominciato a dare la caccia ai demoni e a guardare le spalle a Jace, come se nulla fosse successo. Avrebbe chiuso la parentesi riguardante Magnus e sarebbe andato avanti con la sua vita.

Non riusciva nemmeno a pensarlo, come poteva farlo? Eppure sapeva di non avere scelta.

Una cosa che aveva imparato combattendo era che un'azione non si può cancellare, e gli errori si pagano. Quanti ne aveva commessi nella sua vita? Decine, centinaia più probabilmente, ma non ricordava nessuna ferita, nessuno sbaglio che gli avesse fatto così male.

Quando la pietra gli sfuggì di mano per la seconda volta, atterrando sul pavimento umido, Alec la seguì scivolando con la schiena lungo la parete. La forza di gravità sembrava diventata più intensa, l'aria più fredda, persino il buio era più scuro.

Forse, se fosse rimasto lì abbastanza a lungo, nell'oscurità e nel silenzio, si sarebbe dimenticato ciò che era successo. I ricordi sarebbero svaniti portandosi via il dolore.

Sarebbe potuto uscire da quel tunnel, non più Alexander Lightwood, ma qualcun altro. Anche il suo nome faceva male, per tutte le volte che lo stregone lo aveva pronunciato, per i sospiri che iniziavano con Alec e finivano affondati nel cuscino, per i bigliettini indirizzati ad Alexander che amava fargli trovare.

Per tutto il tempo che ci aveva messo nel convincerlo a chiamarlo Alec.

Se solo avesse potuto tornare indietro. Se Camille non l'avesse tradito. Se non l'avesse mai incontrato. Se, se se...
Non si era mai fermato a pensare a quante cose sarebbero potute andare diversamente, quell'infinita schiera di esistenze non vissute gli faceva girare la testa.

In un milione di possibilità di vite più felici, perché gli era toccata proprio quella?

Gli occhi pungevano troppo perché riuscisse a tenerli aperti, le lacrime che si era sforzato di trattenere gli bagnarono le guance. Perché piangere lo faceva stare ancora peggio?

Alec non piangeva mai. Una sorta di stupido orgoglio gli impediva di lasciarsi andare, nella sua debolezza era l'ultima illusione di essere forte. Non aveva pianto nemmeno per Max. Aveva controllato il respiro, stretto i denti e i pugni fino a farsi male, ma si era imposto di non cedere, l'aveva fatto per Izzy, per sua madre.

Ma lì non c'era nessuno, i suoi singhiozzi rimbombarono nel silenzio, estranei e dolorosi. Una volta incominciato era difficile smettere, faceva male, ma non riusciva a fermarsi. Pianse come non ricordava di aver mai fatto in vita sua, fino a ritrovarsi abbandonato ed esausto, nascondendo il viso tra le braccia, anche se non c'era nessuno che potesse vederlo. Era come se le lacrime si fossero portate via tutte le sue energie. Il freddo dal pavimento gli attraversava il cappotto, o forse era il gelo che aveva dentro a farlo tremare.

E poi arrivarono. Le parole che con tutte le sue forze aveva cercato di tenere fuori dalla sua testa, lo sapeva anche senza bisogno di pensarlo, non voleva pensarci. Ma non aveva più difese che potessero proteggerlo e le parole erano affilate come coltelli.

E' tutta colpa mia.

 

 

 

 

 

 

* Angolo dell'autrice *

Mi ero ripromessa di non scrivere MAI di questo momento. Per vari motivi, tra cui:

- Di dolore ne hanno/abbiamo già provato abbastanza, perché rigirare il coltello nella piaga?

- Non sono brava nell'introspezione, rischio sempre che mi venga fuori un inutile lamento (come quello che avete appena letto)

- Scrivere fluffolosità è più facile e più divertente e mi fa bene allo spirito.

Ma oggi non è San Faustino, la festa dei single? E allora perché non pubblicare qualcosa sulla fine dei Malec per restare in tema? Ha. Ha. Il mio tempismo in questo caso fa cascare le braccia, vero?

Comunque non ci avevo nemmeno pensato (giuro!), è solo che mi è venuta così, ho aperto il pc, l'ho scritta e pubblicata. Senza stare a pensarci.

Perdonatemi!

La prossima volta avrete qualcosa con molto Magnus e molto fluff, ok? :)

Baci

Faf

   
 
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