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Autore: Zomi    16/02/2013    6 recensioni
Alzo gli occhi sulla porta principale, accanto alla guardiola, notandone lo spessore rilevante e le rifiniture marcate, più simili ad ex sbarre di prigioni, che ad abbellimenti di una semplice porta ospedaliera. Sopra al bastione elevato dalla cornice della porta, intravedo una scritta bluastra e non molto nitida dalla mia posizione sdraiata.
Strizzo gli occhi per identificarla.
Is… Ist… Istitu… Istituto Ps… Psi… Psichat…
Mi alzo di scatto, mettendomi a sedere nuovamente, le mani che trafiggono il lenzuolo, la schiena intirizzita dallo stupore.
Istituto Psichiatrico Manari.
Il sudore m’imperla la fronte, colando veloce e gelido sui lati del viso, scivolando giù per il collo e scomparendo freddo sotto il colletto della maglia.
-Oddio…- mi sento mormorare lontana, come se non fossi io a parlare -… è un manicomio… sono ricoverata in un manicomio… Dio mio… credono che io sia pazza…-
[Non è una AU]
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mugiwara, Nami, Roronoa Zoro | Coppie: Nami/Zoro
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La porta è aperta


 
-LASCIAMI!!!!-
Scalpito forsennata sulla poderosa spalla dell’infermiere armadio che mi regge, calciandolo sul petto e picchiandolo con i pugni sulla schiena.
-LASCIAMI SUBITO, GORILLA IMBRANATO!!!-
-È inutile agitarsi tanto, mia cara…- sorride stucchevole Toffee a pochi passi sotto il mio volto, incrociando soddisfatta le piccole manine mediche dietro i reni -… ormai non puoi più far nulla…-
Sorride beffandosi della mia impotenza, sogghignando con la sua sottile bocca velenosa.
-Sapevo che stavi tramando qualcosa: me lo sentivo…- sussurra viscida e vittoriosa -… mi era parso di sentire dei strani rumori stanotte in infermeria, ma era assonnata e stanca per verificare i miei dubbi…- si avvicina maggiormente, fino a squadrarmi dal basso in alto, fissandomi negli occhi -… ma ora ne sono certa: tu stai ricordando tutto… non è forse vero? Si, si, si… ora ho la prova che ti stai ricordando dei tuoi compagni, l’abbraccio con lo spadaccino non è casuale…-
Inizia a ridere, scuotendo il piccolo capo corvino, stringendo le mani al petto, sgranando gli occhi e fissandomi come un trofeo di caccia.
-Ti porterò dal dottore…- afferma sicura -… tutti e due, e lui vedrà, vedrà come sono stata furba ed efficiente a scoprirvi…- la sua voce sussulta acuta, sfiorando sibili e strilli pungenti -... mi elogerà, sarò la sua pupilla più amata, la sua fedele collaboratrice, la sua sottoposta più ammirata…-
Pazza, pazza… questa donna è pazza!!!
-Si, si, si… Zenit si accorgerà di quanto sia importante il mio ruolo nell’istituto… se ne accorgerà si… mi affiderà un incarico di riguardo, si fiderà ciecamente di me… e io lo aiuterò a realizzare il suo sogno!!!! Più nessun fermerà i suoi studi sulle menti, sulla memoria… nessun pirata o marine… nessuno, nessuno… te compresa mia cara!!! Non puoi più far nulla!!!!-
-E invece posso ancora mandarti a fanculo, maledetta arpia!!!!- strillò sgolandomi, scuotendo i ramati capelli che mi piovono sugli occhi.
La Missstorce il naso, disgustata dalle mie parole, fissandomi a occhi sgranati e deformando il sorriso stucchevole in una smorfia nauseata.
-Volgare…- borbotta, voltandosi verso Verde e la decina di infermieri che lo trattengono a terra.
-Tienila stretta…- ordina all’infermiere che mi blocca, prima di darmi le spalle.
Subito la presa attorno alla mia vita si stringe, facendomi quasi mancare il fiato.
-Auch!!!!- mugugno strizzando gli occhi.
-Mocciosa!!!!-
Verde tenta di rialzarsi per soccorrermi, ma cinque energumeni lo atterrano con prepotenza al suolo, montando sopra di lui e appiattendolo contro il pavimento.
-Maledetti!!!- ringhia con la mascella contratta schiacciata sulle mattonelle, mentre altri infermieri sopraggiungono per bloccare ogni suo movimento.
In tre gli tengono fermo un braccio teso verso di me, mentre altri due piegano l’arto opposto sotto il torace, tendendo al massimo la tintinnate catenina delle sue manette. Un omaccione tenta di tenergli la testa ferma contro il pavimento, sedendosi cavalcioni sulle spalle e premendo con le mani il capo smeraldo verso il suolo, intimando ai colleghi di fermare lo scalciare demoniaco delle sue gambe, che scalpitano contro ogni corpo che li capita a tiro.
Ma è tutto inutile, perché il mio buzzurro continua a scalciare e dimenarsi, tentando in ogni modo di liberarsi e avvicinarsi a me.
Ghignati, tre uomini iniziano a calciargli le gambe, pestandolo e approfittando della superiorità numerica per sopraffarlo. Subito anche gli altri infermieri iniziano ad imitarli, picchiandolo sul capo e sulle braccia, calpestandole, colpendole con pugni e cazzotti in ogni dove.
Un poderoso gancio si schianta violento sul suo mento squadrato, ferendogli il labbro che inizia a sanguinare copioso, facendo scivolare sul mento un rivolo sanuinolento, gocciolando piccole lacrime cremisi sulle mattonelle chiare della sala.
-Verde!!!!- strillo.
Non posso far altro. Posso solo urlare contro tutti quegli energumeni che lo tartassano. La mia voce è l’unica arma che ho.
-Verde!!!!-
-Mocciosa!!!-
Tende il braccio verso di me, ma un poderoso e violento calcio ferma il suo movimento, schiacciando l’arto a terra e pressandolo sotto la pianta di uno stivale bianco. Lo vedo digrignare i denti per il dolore, mentre la pressione del colpo si fa più forte, fino a ferirgli la pelle, da cui si libera un rivolo di liquido rosso.
La pelle bronzea si lacera, scurendosi di estesi ematomi violacei, che corrono attorno al gomito di Verde, colorandolo di blu.
-Basta perdere tempo… tu: mantieni lontani gl’ altri ospiti…- ordina Miss Toffee, e il soldato che sta maciullando il braccio di Verde smette di torturarlo, buttandosi ad allontanare gli altri pazienti in sala accorsi attorno a noi ad assistere a questo sopruso.
Non appena il finito infermiere si allontana, i miei occhi si sgranano alla vita violacea e tumefatta del braccio di Verde.
Sanguina e la pelle, non più bronzea, ha assunto una tonalità violacea e scura.
Ho il respiro mozzato per l’angoscia: Dio mio, Verde!!!!!
-Muovetevi a bloccarlo!!!- sbotta scocciata dalla resistenza del buzzurro la Miss, picchiettando nervosamente il piede a terra –Dobbiamo portarlo dal Dottor Zenit!!!-
Svelti e ubbidienti, gli infermieri si accalcano su di lui, ammassandosi uno sull’altro e ricoprendo ogni parte del suo corpo, nascondendomelo agli occhi e armeggiando paurosamente con manette e catene varie.
Il tintinnare ferroso e minaccioso delle catene sovrasta gi sbuffi di fatica degli inservienti, che si accalcano frettolosi e violenti attorno a Verde, di cui ormai riesco a scorgere solamente un braccio teso verso di me.
-Verde!!!!-
Allungo la mano verso di lui, nel vano e platonico tentativo di sfiorarlo e ritrovare una sicurezza perduta in questi pochi attimi.
Voglio toccarlo, aiutarlo in qualche modo, salvarlo da un mio schiocco errore.
Maledizione!!! Sapevo che Miss Toffee mi stava tenendo d’occhio, e bellamente gli ho permesso di avvicinarsi troppo a me, di sfiorarmi, di mostrare senza paura quel debole sprazzo di noi che abbiamo faticosamente recuperato.
È tutta colpa mia, tutta colpa mia.
Se fossi stata più attenta, non saremmo in questa situazione, lui non si troverebbe sommerso da infermieri bellicosi e spietati, percosso e sanguinate, e il piano di evasione sarebbe ancora attuabile.
Sento gli occhi bruciarmi di roventi lacrime di disperazione mentre stiro tutti i muscoli del mio braccio, pregandolo di allungarsi ancora e percorrere quei pochi metri che mi separano dall’arto teso e percosso del mio buzzurro.
-Verde!!!!- lo chiamo ancora, non distinguendo più il suo volto sotto il marasma di braccia e camici medici che lo attanagliano.
-Verde!!!! Verde!!! Buzzurro!!!!-
La mano che sporge dall’ammasso dei corpi dagli infermieri si stringe a pugno, comprimendo la polvere del pavimento e schiacciando a terra le manette che lo bloccano.
Le bronzee dita sbiancano per la forza con cui sono contratte, premendosi contro le piastrelle laccate della sala. È l’unico segno che ho della presenza del mio amato sotto quella montagna di finti infermieri.
Mi dimeno dalla presa dell’omone che mi trattiene, sgolandomi nel chiamarlo, sovrastando il mormorio spaventato e curioso dei pazienti della sala riuniti attorno a noi.
Sono tenuti a debita distanza da altri infermieri che, falsamente gentili e servili, gli allontanano dall’unico toccabile accenno di realtà che mai potranno mai vedere nell’Istituto Manari: due pazienti che vogliono tornare loro stessi.
-Lasciami idiota!!!- digrigno i denti contro il marine che mi blocca, conficcandogli le unghie nella pelle delle spalle, ma lui non molla la presa e, sadico, ride delle mie proteste.
-Muovetevi a incatenarlo…- ordina Miss Toffee nel baraonda generale, mettendo fretta ai subordinati che si stringono ancor di più sul corpo di Verde.
La mano che sporge dall’ammasso di membra, trema indebolita.
Si sbianca e allenta la presa delle nocche, che tremano sul punto di sciogliere la loro stretta.
Oh Kami!!! Sta soffocando!!!
-Basta!!! Basta!!! Così lo ammazzate!!! Basta!!!!-
Le lacrime iniziano a sgorgarmi taglienti dagli occhi, graffiandomi la pelle del viso e unendosi alle mie urla disperate.
-Taci donna!!!- cerca di zittirmi l’infermiere che mi blocca, ma non smetto di dimenarmi e gridare.
-Così lo ammazzate!!! Lo state soffocando!!!! Basta!!! Basta!!! BASTA!!!!-
Conficco violentemente le unghie nella divisa dell’uomo, lacerando la pelle sottostante che sanguina debolmente, macchiando il candido tessuto.
-Ouch… maledetta stupida!!!- stringe le mani sui miei fianchi, tentando di fermarmi, ma io non mollo la presa e continuo a dimenarmi con maggior forza.
Gli sferro un poderoso calcio nello stomaco, costringendolo a sciogliere leggermente la presa su di me per reggersi il ventre rosso dei miei colpi.
Stringo gli occhi e agisco velocemente.
Approfittando dell’allentarsi della presa, mi piego all’indietro, raggiungendo con il viso la gola dell’infermiere, che azzanno con i miei canini appuntiti, tagliandogli la pelle tesa e pulsante di dolore e rabbia.
Piccole gocce di sangue scivolano sul colletto della divisa immacolata, mentre le tozze e callose mani del marine si staccano come scottate dal mio corpo, andando a tamponare leste il morso.
-Troia!!!!- ringhia furioso, ma non lo bado e, scivolando felina dalla spalla, salto a terra, correndo sui quei pochi e lunghissimi metri che mi distanziano da Verde.
Mi lancio su di lui, afferrando con presa salda la sua mano, stringendola con vigore e portandomela al petto, dove l’abbraccio tra i seni.
-Basta!!! Basta!!!!-
Urlo disperata, mentre le lacrime continuano a cadermi dagli occhi, picchiando le schiene convulse e agitate degli infermieri che lo sovrastano, tentando di allontanarli e liberalo.
-Fermatevi!!! Lo state ammazzando!!! BASTA!!!!-
Conficco le unghie nella carne di un infermiere, strattonandolo a terra, mentre scalcio sulle gambe di un altro, urlando nelle orecchie di un suo collega.
Sento la presa di Verde stringersi alla mia mano, serrandola con forza.
Kami, Verde!!!!
Ti prego non mi lasciare!!!
Graffio, mordo, scalcio, picchio ma gli infermieri non demordono e continuano a colpirlo su tutto il corpo.
-È inutile agitarsi tanto, mi cara… te l’ho già detto…-
La mielosa e viscida voce di Miss Toffee mi giunge alle orecchie tagliente come una lama di spada, conficcandosi nelle mie paure e facendomi sanguinare il cuore.
-… sarete divisi e ricomincerete da capo la terapia…-
Sgrano gli occhi terrorizzata.
No.
No.
No.
Dimenticare tutto di nuovo, perder tutto ciò che ho ritrovato, ritrovarmi vuota e confusa di nuovo, incapace di ricordare niente se non il mio nome e l’età. Vuota di qualsiasi passato, in bilico sul sottile filo del presente e priva di alcun futuro.
Immemore di qualsiasi giorno felice, di una vita vera.
Vuota di qualsiasi ricordo del mio Verde.
-NO!!!!!!!-
Lascio la presa sulla mano del buzzurro, gettandomi a braccia aperte sugli infermieri, aggrappandomi alle loro divise e strattonandole fino a strapparle.
Mi dimeno in mezzo a loro, riuscendo a farne cadere a terra qualcuno.
Affondo tra i pugni violenti che vengono sferrati sulla schiena del buzzurro, sgomitando tra i toraci ringhianti, fino a scorgere una zazzera verde e scompigliata sotto al petto di un marine.
Svelta, sferro un pugno al finto infermiere, allontanandolo, liberando il capo di Verde, che alza lo sguardo nero e oscuro su di me.
I nostri occhi si incontrano di nuovo, riallacciando il magnetismo delle nostre anime.
Ruggendo, si scaglia verso di me, sollevando le braccia da terra e liberandosi degli ultimi uomini che lo bloccano, gettandoli con forza inaudita a metri da noi.
Spalanco le braccia e lo accolgo sul mio petto, dove si accascia ferito e contuso.
Un rivolo di sangue gli sgorga dalle labbra, impiastricciandomi la maglia sul colletto, mentre un taglio abbastanza fondo gli lacera lo zigomo destro.
Il braccio sinistro è totalmente violaceo e sporco di sangue, riesce a muoverlo con grande difficoltà. Gli accerchiò il capo con un braccio, posando la mano aperta tra i suoi capelli e stringendolo al petto, mentre gli sollevo il braccio leso e me lo porto sul ventre, difendendolo come meglio posso, addossandolo a me.
-Mi dispiace, buzzurro mio, mi dispiace…- piango stringendolo a me, affondando il volto bagnato di mille lacrime tra i suoi capelli -Avevo detto che ti avrei salvato e invece ho rovinato tutto…-
Respira affannosamente tra i miei seni, aggrappato con forza ai fianchi della mia maglia, steso a terra e posato appena alle mie gambe piegate sotto il suo petto. Lo sento debole e rabbioso, per la sua incapacità ad affrontare gli infermieri.
Le lacrime continuano a scivolarmi dagli occhi, bagnandogli il capo e correndo giù per le sue tempie contratte per la furia, mentre le mi dita lo stringono forte a me, desiderose di non doverlo più lasciare. Singhiozzo, digrignando i denti per nascondere la mia debolezza, la sua stupida fragilità in questa situazione.
Vorrei riuscire a ragionare con lucidità e salvarlo davvero, ma sento che ormai non mi è rimasta più alcuna speranza.
-Voi: ammanettatelo… può diventare pericoloso…-
Pesanti passi di soldati si muovono attorno a noi, eseguendo l’ordine della Miss.
Qualcuno afferra i polsi di Verde, piegandogli le braccia dietro la schiena e incatenandogli le mani. Vorrei riuscire a impedire tutto ciò, ma non riesco a far altro che stringermi il capo di Verde al petto, piangendo su di esso e concedendogli soli pochi istanti per riprendersi.
-Li porteremo dal Dottore subito e poi in infermeria per la cura…-
Stringo gli occhi, mordendomi le labbra.
È tutto finito. Tutto.
Non c’è più niente da fare.
Ci divideranno ancora, ci dimenticheremo l’uno dell’altra nuovamente, saremo degli sconosciuti qualsiasi che ignorano l’esistenza reciproca.
-Mocciosa…- ringhia, infossando il capo contro di me -… non può finire così…-
Sorrido triste.
Amore mio, quando vorrei credere che ci sia ancora un’ultima possibilità, non tanto per salvarci, ma per salvare solo te. Se tu vivi, vivo anch’io, e se restassi invita anche solo nei tuoi fragili ricordi, mi basterebbe, perché almeno saprei che la parte migliore di me vive ancora dentro di te, con te, per te.
Sarei ancora viva nella tua memoria.
La tua memoria…
Sgrano gli occhi, posandoli sul tuo capo verde, verde come la speranza che persistere fragilmente a battere nel mio petto, a ritmo del mio cuore.
Tiro su con il naso le ultime lacrime, prendendoti il viso tra le mani e alzandolo verso il mio. Ho gli occhi ancora lucidi, ma non per tristezza, per il dolore di vederti ferito, ma per la felicità della mia scelta.
-Io potrò anche dimenticarti…- gli sussurro piano, sorridendo e fissandolo negli occhi -... ma il mio cuore non potrà mai cancellarti… ti amo…-
Mi alzo da lui, lasciandolo confuso e allibito inginocchiato a terra, mentre alcuni infermieri continuano ad aggiungere manette su manette ai suoi polsi. Lo guardo confuso, incapace di capire che cavolo stia facendo, e non posso che sorridergli.
Ho preso la scelta migliore.
Deglutendo, mi volto verso Miss Toffee, cercando il suo patetico volto.
Mi scruta vittoriosa, sorridendo amabile e mielosa, mentre strofina tra loro le sue paffute manine, perdendosi nei suoi deliranti pensieri nel centro del marasma della sala.
Avanzo di un passo, fissandola in viso.
-Lui non sa niente…- affermo contro di lei -… solo io ho iniziato a ricordare…-
-Credi davvero di potermi raggirare di nuovo, cara Arancione? Non sono così stupida…- ringhia scottata di essere stata truffata da una piratessa senza memoria sua prigioniera.
-Se lui si ricordasse veramente chi è, e di cosa fa parte, nemmeno l’interno esercito della Marina che vive qui come personale ospedaliero, sarebbe riuscito a fermarlo… lui è uno spadaccino, il migliore e gli basterebbe un solo dito per mettere al tappeto tutti i sottoposti presenti nella clinica… ma, come ha visto, non ne è in grado, perchè non ricorda assolutamente chi sia né le sue grandi capacità…-
La piccola donna stringe gli occhi, fissandomi seria, rimuginando velocemente, con il suo esile cervellino, le mie parole, analizzandole una per una.
Si morde un labbro, digrignando i denti. Sa che ho ragione, non può negarlo.
-L’ho avvicinato io, cercando di fargli ricordare chi sia in realtà…- continuo, avanzando di pochi tremanti passi, e abbassano il tono della voce affinché possa ascoltarsi solamente lei.
-… ma ho fallito… la cura del dottore è troppo forte…-
Il sorrisetto mieloso e stucchevole torna a svettare sulle sue labbra, illuminandole il volto. Basta nominarle il suo folle superiore per ridonarle sicurezza e superbi. Basta citare Zenit, e raggirarla nuovamente diventa un gioco per bambini.
-Il Dottore è il migliore…- cinguetta venerabile.
-Si, ma su di me ha fallito, no?- ghigno fermandomi a un soffio da lei -… io ricordo chi sono… so di essere una ladra, una navigatrice, e di far parte della ciurma di Cappello di Paglia…-
I suoi occhi si sgranano spaventati, sbiancandosi e perdendo l’iride nera nella più pallida paura.
-… io so chi sono, e soprattutto chi è Rufy…-
Pronuncio il mone del mio capitano con forza, facendolo echeggiare in tutta la sala, affinché anche gli altri miei compagni, ammassati attorno a noi, lo sentano e si ricordino di lui. Se, come a me e a Ebano, basta il suo solo nome per farci ricordare qualcosa della nostra vera vita, servirà a far riemergere qualche ricordo anche a loro.
Per un breve attimo gli schiamazzi dell’intera sala si attenuano, come il divincolarsi feroce di Verde alle mie spalle, per poi riprendere più violento e rumoroso di prima.
Ha funzionato?
-Tu… tu… tu non puoi…- balbetta Miss, ma il mio sorriso sornione la smentisce senza spreco di parole.
-Miss, come vede, il Dottore con me ha fallito… io so chi sono…- mi avvicino maggiormente a lei, fino a sussurrarle sull’orecchio -… io so chi sono…-
-È solo una casualità… il dosaggio sbagliato…- cerca di salvare l’immagine superba e trionfante del suo superiore.
-Certo, certo… può capitare, ma sa come la vedo io, e come la vedrà il caro dottor Zenit… la vedrà come una sua svista, un suo mancato accorgimento… un suo errore…-
La spavalderia della piccola infermiera si liquefa sulle labbra tremanti dipinte di rosso, ammutolendo ogni parola.
-Sarà tutta colpa di un suo errore, Miss…- continuo a torturarla -… ben presto il dottore saprà che una paziente a lei affidata ricorda tutto di se, e andrà su tutte le furie… e indovini un po’ con chi se la prenderà?-
La sento tremare sotto di me, mentre ghigno compiaciuta.
-… se la prederà con la cara e inefficiente Miss Toffee…-
Un ringhio omicida sale dall’esile gola dell’infermiera, giungendo graffiante e assassino a farle tremare le labbra.
-Zenit la rilegherà al compito più infimo e degradante… può anche darsi che l’allontani dall’istituto, emarginandola dai suoi grandi studi…-
La piccola e fragile figura femminile inizia a tremare, sobbalzando ripetutamente ai miei sussurri, concedendomi la sua totale attenzione e non degnando di mezzo respiro i suoi subalterni e i pazienti attorno a noi che iniziano a scalpitare.
-… lontana dall’Istituto Manari …- continuo a minare la sua flebile mente, assottigliando sempre più lo sguardo sulle piccole rughe espressive della sua madida fronte.
-Miss Toffee: i pazienti iniziano ad agitarsi…- grida qualcuno alle mie spalle, ma l’infermiera non lo ascolta.
-…lontana dal suo lavoro…- continuo ad ipnotizzarla, trattenendo la mia ansia nel portare a termine il mio delirante piano di salvezza per Verde.
Lo salverò, salverò i suoi ricordi.
-Il paziente Verde non demorde a ribellarsi!!!-
Un tonfo sordo, forse un pugno del mio buzzurro ha colpito il pino volto qualche infermiere, atterrandolo sul pavimento.
Schiocco le labbra, studiano gli occhi lucidi di Miss, leggendovi una terribile ansia e agitazione. È il momento del colpo di grazia.
-I pazienti della sala Miss…-
-Il paziente Verde signora…-
Sogghigno, deliziata dal caos ingovernabile e sul punto di esplodere.
-… lontana da Zenit, Miss…-
I suoi occhi si sgranano fino a far detonare l’iride nera, che si annebbia tra le lacrime di disperazione e rabbia, annegando nella mia possibile minaccia.
-Miss i pazienti…-
-Miss il detenuto Verde…-
Il caos insorge, le urla di spiegazione dei presenti in sala aumentano, i ruggiti del mio buzzurro fanno tremare la terra.
-Ma…- bisbiglio piano sul suo padiglione roseo -… se lei mi consegnasse di persona a Zenit, solamente io che ho recuperato la memoria, lui di certo vedrebbe tutto questo sotto un’latra ottica: lei, l’incredibile Miss, che è riuscita a catturare nuovamente la Gatta Ladra…-
L’infermiera ruota il capo fino a fissarmi in viso, specchiandosi nei miei occhi color cioccolato. Non vede l’inganno, non vede la truffa, non vede la furbizia brillare: vede solo un’ancora di salvezza.
-Miss…-
-Miss…-
-BASTA!!!!!-
Ansimante, Miss Toffee urla con tutto il fiato che racchiude il suo esile corpicino, zittendo l‘intera sala, che s’ammutolisce all’istante. Gli occhi fissi su di me a studiarmi.
Respirando affannosamente stringe la mani a pugno, digrignando i denti.
-Tu…- alza un braccio verso un infermiere, distogliendo lo sguardo -… porta il paziente Verde nella sua stanza…-
-Ma signora, la cur…-
-HO DETTO NELLA SUA STANZA!!!!- zittisce severa l’intromissione del sottoposto.
-Il paziente non ricorda nulla… si continui con la sua solita cura… e voi altri, riportate il resto dei degenti nelle rispettive stanze e radunatevi poi nella guardiola del sotto scala…-
Tutti i sottoposti scattano agli ordini, ronzando come api verso i pazienti a loro affidati, agguantandoli per braccia o mani, e trascinandoli verso il portone sprangato, da cui fuoriescono lesti arrampicandosi come scimmie sulla scala a chiocciola.
Due energumeni sollevano per le braccia Verde, trascinandolo verso la porta, ma lui si oppone, puntando i piedi a terra.
-Mocciosa!!!!- ringhia verso di me.
Gli sorrido dolcemente, inclinando il capo verso di lui a celare il mio sorriso a Miss Toffee.
-L’ho faccio per te…- gli sussurro piano quando mi passa accanto.
Mi fissa con occhi sbarrati, incapace di capire, mentre volto il viso dall’altra parte.
Resto ferma immobile a lato della Miss, fissando i degenti attraversare la sala, oltrepassandomi confusi e curiosi. Li osservo silenziosa, rintracciando tra loro i cerulei occhi di Ebano.
Mi scrutano ansiosi sul da farsi, puntandosi su di me a chiedere spiegazioni.
Sorrido piano, incurvando appena le labbra, per poi annuire per tranquillizzarla.
Ho dovuto agire così, per salvare la mente di Verde, per salvare quel poco di noi che sta iniziando a rivivere in lui. Almeno quei pochi ricordi devono sopravvivere a tutta questa follia.
In quanto a me, non so bene cosa mi aspetti…
Porto lo sguardo su Miss Toffee, che osserva agitata la sala svuotarsi.
-La porterò da Zenit, si, si… da Zenit…- delira, annuendo convinta.
Se mi porterà da Zenit, mi verrà cancellata nuovamente la memoria, non ricorderò più nulla, dovrò ricominciare tutto da capo, ma almeno i miei compagni saranno al sicuro.
I loro ricordi saranno protetti.
Deglutisco, orami sola nella sala, fissando Miss di fronte a me analizzarmi.
I suoi occhietti memorizzano ogni centimetro di me, scolpendoseli nel cranio.
-Andiamo…- sbraita con ghigno compiaciuto, afferrandomi per un polso e strattonandomi fuori dalla sala comune.
Attraversiamo di corsa il portone rinforzato, oltrepassando le scale e varcando a passo di marcia la porta dell’ala medica. I suoi piccoli passetti ticchettano sulle mattonelle chiare della pavimentazione, risuonando isterici sotto il caldo sole che penetra dalle finestre.
-Sarò premiata, non punita… premiata, premiata…-
La osservo schifata dalla sua adorazione idolatrante di Zenit: come si può adorare a tal modo uno scienziato pazzo?!?
La seguo per tutto il corridoio dell’ala medica, incespicando sui miei passi, rincorrendo quelli esaltati e veloci della Miss. Oltrepassiamo l’infermeria, scivolando agili sulle mattonelle, svoltando in rapidità l’angolo del muro per giungere davanti alla ruvida e scura porta dello studio di Zenit.
Il cuore mi si ferma nel petto, singhiozzando pochi ultimi battiti prima di fermarsi del tutto. Sento la pelle tremare infreddolita, spaventata da ciò che sta per succedermi.
Dovrei esserci abituata: è la seconda volta che mi cancellano la memoria.
Ma sapere ciò che sto per perdere, i ricordi di Verde, Ebano, Rufy, mi rivolta le interiora nello stomaco, bloccando ogni mio movimento.
Fremente di euforia, Miss Toffee allenta la presa sul mio polso, alzando la mano opposta a bussare sul vetro granuloso dell’uscio.
Toc toc.
-Dottor Zenit…- chiama con tono acuto e svenevole -… sono Miss Toffee…-
Deglutisco, sgranando gli occhi. Il panico m’inonda le vene, bruciandole fino a trapassarle, incendiandomi la carne.
-Dottore…- bussa ancora.
Il suono roco e rimbombante dei suoi colpi mi fa scoppiare il cranio, echeggiando da tempia a tempia.
-Dottore… posso?-
Esile e tremane, Miss abbassa la maniglia della porta, introducendovi il capo per controllare che Zenit sia presente nello studio. Affaccia anche mezzo busto, strattonandomi dietro di lei e facendomi scorgere mezza scrivania del medico.
È sgombra di ogni carta o cartella medica, coperta solamente dal copri scrivania in cuoio.
-Dottore… è qui?- apre del tutto l’uscio, entrando nello studio e trascinandomi dentro.
La stanza è appena illuminata da un leggero riverbero di luce che filtra dalla tapparella abbassata della finestra, il silenzio più assoluto la regna.
Le librerie ci fissano annoiate, mostrandoci i dorsi morbidi dei libri in esse riposte, la leggera tenda della finestra pigramente si muove per un soffio di vento, animando solitaria lo studio.
È vuoto, non c’è nessuno dentro.
Il dottor Zenit non c’è.
-Dev’essere andato a visitare il paziente della stanza 001…- rimugina Miss, liberandomi il polso e guardando in ogni dove per lo studio.
Il mio cuore inizia a pompare freneticamente, rimettendo in moto il mio cervello andato in palla per ‘agitazione.
Cavolo, che colpo di fortuna!!!!!
Assottigliò lo sguardo, sorridendo malefica, ritrovando la mia vena piratesca e malfattrice. Cammino lenta dietro le spalle della Miss, che come un segugio annusa l’’aria dello studio, cercandovi qualche odorosa traccia di Zenit.
Avanza di un passo nella stanza, permettendomi di sgusciare dietro di lei e avvicinarmi alla scrivania del dottore, senza che se ne accorga, non degnandomi più d’attenzione.
Felina mi avvicino al ripiano di studio, osservandolo metodica fino a posare gli occhi sull’oggetto giusto per questa situazione. Agile afferro lampada verde posta su un angolo dello scrittoio, alzandola nell’aria.
-… non dev’essere andato via da molto, il suo profumo aleggia ancora qu…!!!!-
CRASH!!!
Con un rapido colpo, frantumo la lampada di giada sul cranio corvino di Miss Toffee, facendola stramazzare a terra insieme ai resti verdognoli della lampada.
Un pulsante bernoccolo svetta tra i sottili capelli neri, unico segno di vita del corpicino immobile dell’infermiera stesa a terra. L’osservo per un paio di secondi, per accertarmi che sia del tutto priva di conoscenza, prima di fondarmi a legarla, mani e piedi, con la spina elettrica della lampada da tavolo. Le infilo la sua cuffietta bianca in bocca, imbavagliandola alla bene e meglio, rinchiudendola poi nella stanza dei trofei di Zenit.
Serro lo stanzino chiudendolo a chiave grazie alla mia fidata forcina, ritrovandomi così sola nello studio silenzioso del dottore. Trio un sospiro di sollievo, riprendendo una respirazione regolare e non più agitata, riordinando ben bene i miei pensieri.
Ora come ora il piano di evasione è ancora attuabile. Un po’ più complicato di quanto avessi sperato, ma può ancora funzionare.
Il problema più grande è il Dottore: se è andato a far visita a Rufy, nella sua stanza 001, forse ha trovato la combinazione chimica giusta per lui per cancellargli la memoria.
Stringo i denti: devo muovermi!!!
Con un balzo, salto la scrivania, inginocchiandomi davanti al piccolo ripiano di cassetti a lato del mobile. Apro lo sportellino in legno che protegge l’archivio medico, ritrovandomi davanti la cassaforte blindata di Zenit.
-Chi non muore si rivede…- sogghigno, digitando a memoria la combinazione numerica per aprirla.
L’uscio corazzato si apre con uno schiocco, arrendendosi a me.
Subito estraggo tutte le cartelle mediche contenute nell’archivio, aprendole sul pavimento senza curanza, rovistando fino a tastare, sul fondo d’acciaio della cassetta di sicurezza, il contenitore affusolato delle pillole lilla.
Lo afferro con entrambe le mani, stringendolo come il più prezioso tesoro al mondo.
Lo fisso ben bene, curandomi che siano le stesse pastiglie che ho studiato nella mia prima visita “non autorizzata” nello studio d Zenit.
Sono loro, ne sono certa.
Deglutisco e infilo il piccolo contenitore in una tasca degli short bianchi, alzandomi lesta per uscire da lì. Corro fino alla porta, gettando appena l’occhio sul ripostiglio dove ho rinchiuso Miss Toffee. Nessun rumore esce da lì, e ciò mi basta per credere che la zolletta di miele sia ancora ne regno dei sogni.
Svelta, esco dallo studio, chiudendomi la porta alle spalle e filando nel corridoio dell’ala medica.
La Missha ordinato ai sottoposti di ritirarsi nella guardiola sotto le scale, quindi non dovrebbe esserci nessuno nei dintorni, e se sono fortunata Zenit è ancora al 4° piano dell’istituto a far vista a Rufy.
Corro fino ala porta placcata in bianco della sezione medica, appiattendomi contro l’uscio in acacia ad ascoltare i suoni che provengono dall’androne del manicomio.
Nessun suono riecheggia.
Scivolo silenziosa contro la parete, uscendo dall’ala e avviandomi verso le scale a chioccola.
Con la coda dell’occhio, noto tutti i finti infermieri riuniti nella guardiola semi nascosta dietro l’angolo della rampa, in attesa dell’arrivo della Miss.
Deglutisco, gettando l’occhio sul portone principale della clinica.
Dai vetri traslucidi i raggi del sole filtrano deboli, paurosi di perdersi anch’essi nel manicomio. Prendo tempo, respirando profondamente e preparandomi a balzare verso le scale per raggiungere le stanze dei miei compagni e liberarli.
Inspiro dal naso con forza, infossando gli occhi sul grigio cortile che si staglia oltre la vetrata della porta. Sul fondo, provenendo dalle mura di cinta, una slanciata figura avanza con passo calmo e cadente, ciondolando tranquillo nel suo cammino.
Una pigra scia di fumo esce dalle sue labbra, ultimo rimasuglio della sigaretta che sta spegnendo calpestandola con il tacco neo dei suoi stivali.
Strizzo gli occhi, concentrandomi sull’uomo che si sta avvicinando, notando solo ora il suo lungo camice medico e il sorriso sghembo che gli piega le labbra, circondate da un fine e rasato pizzetto argento.
Si avvicina di un altro passo, necessario a raggelarmi il sangue nelle vene mentre lo scruto nella sua iride di ghiaccio.
“Il Dottor Zenit” penso tremando, fissandolo avanzare lungo il cortile.
Non mi ha visto, troppo preso dal suo bighellonare, ma ormai è vicinissimo, e gli abiterebbe oltrepassare la porta per scoprirmi.
-Merda!!!!- stringo le labbra, voltandomi a controllare gli infermieri nella guardiola.
Sono tutti accalcati tra loro, sganasciando frasi senza senso, e no degnando di mezza occhiata il corridoio e la scala.
O ora o mai più.
Scatto agile dalla porta verso la scalinata, percorrendola velocemente tre scalini alla volta. Non mi fermo sul pianerottolo del primo piano, filando verso la stanza 115, quella di Robin, scalpitando a corto di fiato.
Corro per tutto il primo pian, raggiungendo finalmente la stanza della mia amica.
Estraggo nuovamente la mia forcina, scassinando la porta blindata.
-Robin!!!!- urlo entrando nella stanza, e trovandola seduta sul suo letto a leggere un romanzo.
-Nami!!!!-
Si lancia contro di me, abbracciandomi con forza. La stringo, riprendendo fiato e respirando affannosamente, alzando e abbassando velocemente il petto contro il suo.
-Credevo ti avrebbero cancellato la memoria di nuovo…- sussurra tra i miei capelli disordinati, accarezzandomeli dolcemente.
-Lo credevo anch’io…- ansimo, abbandonandomi al suo abbraccio -… ma ho avuto un tremendo colpo di cul… ehm… fortuna…-
Ridacchia composta, allentando l’abbraccio.
Mi scruta, cercando qualche ferita o segno di violenza, non trovandone.
Tira un sospiro di sollievo, chiudendo per un secondo i suoi azzurrissimi occhi.
-E ora?- domanda riaprendoli.
-Ora? Ora recuperiamo gli altri e poi corriamo da Rufy…- sorrido agguerrita.
Veloci scattiamo verso il secondo piano, scalando la scala agili e in frenabili.
Arriviamo la secondo piano, e subito udiamo dei terribili schiamazzi. Tonfi, urti e il terribile suono d ossa rotte.
-Miss Toffee…- ringhio, paurosa che la zolletta si sia già ripresa dal mio colpo, e che sia arrivata in qualche inspiegabile modo davanti a noi.
Corriamo verso il dormitorio maschile dei pazienti, ma non appena voltiamo l’angolo, il corpo di un inserviente ci taglia la strada, lanciandosi a razzo contro un muro.
-ODDIO MA CHE FANNO QUESTI?!?- salto sul posto, arretrando di un passo mentre un secondo infermiere va a sbattere contro la parete di fine corridoio.
-Ma che sta succedendo?- s’interroga enigmatica Robin, avanzando di un passo verso ala fonte del chiasso.
Avanziamo appena di pochi metri, prima di essere assordate da un ringhio combattivo.
-TECNICA SENZA MANI: ERUZIONE DELLA MONTAGNA!!!!-
Tre uomini prendono il volo, atterrando parecchi metri dietro di noi.
-Ca-cavolo…- sbianco, fissandoli ammaccati e doloranti stesi a terra.
Mi volto verso la sorgente di quell’attacco, e non riesco a trattenere un urlo di gioia nel vedere, ghignate e vittorioso, Verde gettare a terra un altro soldato.
-VERDE!!!!- corro verso di lui.
Si volta a fissarmi, e con il suo solito sorriso a labbra sghembe, apre le braccia verso di me accogliendomi in un forzuto abbraccio.
-Mocciosa…- mi stringe, alzandomi da terra e infossando i viso tra i miei capelli di rame.
Lo abbraccio per il collo, diventando un tutt’uno con il suo petto, sorridendo a più non posso.
Sta bene, sta bene!!!
Mi aggrappo alle sue spalle, desiderosa di non doverle mai più lasciare. Aspirando a pieni polmoni il suo stordente profumo di alcolici e ferro.
-Ho avuto paura per te…- sussurro sul suo orecchio, facendogli tintinnare i tre pendagli dorati.
-Che dovrei dire io?!?- sbotta, allontanando i nostri visi e scrutando il mio –Hai la più vaga idea del colpo che mi hai fatto prende?!?-
Rido per il suo ghigno rabbioso,  tornando a infossare il volto sulla sua gola.
-L’ho fatto per salvare i tuoi ricordi…- mi struscio su di lui.
-Non lo fare mai più…-
Annuisco, riportando i nostri sguardi a incrociarsi.
Il buio petrolio torna a fondersi con il miele chiaro.
Sento le sue mani reggermi per la vita, mentre i nostri petti si scontrano nel respirare calmo. Gli sguardi riallacciano il magnetismo delle nostre anime, che si attraggono affascinate dalla reciproca seduzione naturale.
Glia accarezzo piano il volto, ricucendo con i polpastrelli il labbro tagliato e lo zigomo graffiato, mentre pian piano i nostri volti si avvicinano.
Inclino il mio su un lato, imitandolo, schioccando le labbra sfiorando la sua bocca.
Respiro lentamente, fondendo il mio sapore con il suo, e…
-Scusate se vi interrompo, ma non abbiamo molto tempo a disposizione…-
Atmosfera rovinata!!!
Mi voto a fulminare Robin, grugnendo poco amichevole.
-Ha ragione: presto si accorgeranno della nostra assenza dalle stanze…- mi mette a terra Verde, fissandomi serio.
-Ha un piano?-
-Che domande!!! Certo che ce l’ho: dobbiamo liberare i ostri compagni e poi Rufy!!!- affermo sicura.
-E poi?- domanda Robin, avvicinandosi.
-Poi? Poi sarà il destino a decidere di noi…-
Il buzzurro sghignazza dietro le mie spalle, iniziando a incamminarsi lungo il corridoio.
-Mi piace come piano…- ride.
-Bene, allora andiamo…- annuisco, correndo con Robin verso le scale.
 A metà corridoio però mi fermo, guardando dietro di me.
-Buzzurro!!!- chiamo il verde dall’altro lato del corridoio.
Lui si ferma nel suo correre.
-Da questa parte…- lo informo, indicandogli le scale per il terzo piano.
-Ah…- sbotta, raggiungendoci -… lo sapevo…-
-Si certo…- alzo gli occhi al cielo permettendogli di superarmi.
Al terzo piano, seguendo la mia memoria numerica delle stanze dei miei compagni, porto tutti verso la stanza di Oliva, il cecchino. Con la forcina apro la porta della sua cella, trovandolo rannicchiato in un angolo.
-AAAHHH!!!_ urla spaventato –NON AVVICINATEVI!!! SONO IL GRANDE OLIVA IO!!!! IL PIU’ CORAGGIOSO DEI GUERRIERI!!! STATE LONTANI SE NON VOLETE GUAI!!!!-
Se sei così coraggioso, perchè tremi come una foglia?!?- urlo isterica, prendendolo a pugni.
-Ahia!!!!- si copre il cranio riccioluto.
-Oliva…- entra nella stanza Robin –Sono io, Ebano… vieni: stiamo per evadere…-
-Ah… ma io sto bene anche qui… sai la cucina è buona, il paesaggio allegro…-
-MUOVITI!!!- lo scalcio fuori dalla stanza, gettandolo nel corridoio.
Verde lo fisa divertito, sogghignando.
-E lui è il cecchino?!?- solleva un sopraciglio.
-Si, e tu lo spadaccino…- scavalco il moro rannicchiato a terra, andando a librare dalle manette il buzzurro.
-Sono un cecchino?!?- si stupisce Oliva –Davvero?1’-
-Si, e ora basta ciance e andiamo!!!_ corro verso la stanza di Azzurro.
-Dobbiamo sbrigarci… robin libera Niveo nella stanza 319, e tu buzzurro Nocciola nella 323… la 323 idiota, non la 333!!!!- indico le rispettive stanze, correggendo il verde.
Cavolo, bello si ma orientamento zero!!!
-E io che faccio?!?- si avvicina Oliva, volenteroso di aiutarmi.
-Aiutami a liberare Azzurro…- apro la porta del carpentiere -… gli hanno bloccato braccia e gambe con delle camicie di forza…-
Mi fissa stranito.
-E tu come lo sia?-
-Ho letto la sua scheda.. aiutami dai!!!-
Insieme entriamo nella stanza di Azzurro, che ci fissa stupito.
-E voi…?!?-
-Siamo i tuoi compagni: il sono il coraggiosissimo Oliva, Re dei Cecchini… mentre ei è… è… -
-Arancione…- sbuffo, infilando la forcina nelle serrature blindate delle camice di forza.
-Si… Arancione, la più manesca donna dei mari…-
-Idiota!!!!- ruggisco –Basta scherzare e dammi una mano!!!!-
-S-subito…- corre accanto a me, sfilandomi dalle mani la forcina e aprendo in un lampo le serrature.
-SUPER FRATELLO!!! SEI INCREDIBILE!!!- balza in piedi l’omone, ergendosi nella sua  gigantesca figura.
È alto più di tre metri, e le sue spalle riempiono quasi totalmente la stanza.
-CHE FIGO!!!!!- grida Oliva, con gli occhi lucenti.
-E non hai visto ancora nulla fratello!!!- si mette in un’assurda posa Azzurro, alzando in aria le mani.
-Avete finito?!?- sbotto –Dobbiamo andare!!!-
Usciamo di fretta dalla stanza, unendoci a Verde, Robin, uno strano scheletro dalla pettinatura afro e una piccola renna tremante dietro le gambe del buzzurro.
Una porta sradicata con ferocia e una porta aperta con classe arredano il corridoio, mentre lo scheletro si massaggia una ganascia rossa a forma di mano.
-YOHOHOHO-OH!!!!- rotea fino a me Niveo, inchinandosi a farmi il bacia mano.
-Tu devi essere la coraggiosa Arancione, nostra eroina…- alza i bulbi vuoti su di me -.. se posso: di che colore sono le tue mutandine?!?-
Lo appiattisco al suolo con un pugno fumante, trattenendo a stento un ringhio idrofobo.
Ma che razza di ciurma di pirati siamo?!?
-Yohoho-ahia… bella quanto cruenta…- ridacchia.
-Poverino!!! Stai bene?!?- lo accorre nocciola, toccandolo qua e là.
-Così impara…- sbotto incrociando le braccia al petto, capendo che lo schiaffo sul cranio del mio compagno è opera di Robin per la sua domanda oscena, e lasciando che Verde mi abbraccia sghignazzando.
-Super!!! Sorella sei potente!!!!- si rimette in posa Azzurro, facendo sorridere composta Robin.
-Uff… andiamo…- sprono tutti –Dobbiamo librare Giallo e poi dobbiamo correre verso Rufy…-
Al nome del nostro capitano, tutti si zittiscono, diventando seri.
-Rufy…- mormora Oliva, abbassando gli occhi scuri.
-R-rufy…- storce le labbra a nascondere un tremante sorriso di piangente allegria Nocciola.
-Fratello Rufy…-
-Rufy… yohoho ho…-
Mi mordo un labbro, ben sapendo cosa stanno provando. Il ricordo che abbiamo del nostro capitano è così profondo e importante per noi, che basta il suo semplice nome a trascinarci nel passato buio che ci è stato rubato.
-Forza: andiamo…- ci risveglia Verde, stringendomi una spalle.
Alzo gli occhi su di lui, annuendo.
-Giallo è qui…- indico una stanza verso la fine del corridoio.
L’apro con facilità, circondata da tutta la  ciurma.
Socchiudo l’uscio, inflando dentro il capo incerta.
-Ehm… giallo?- chiamo.
Veloce, un turbine biondo mi assale, atterrandomi con forza.
-Ahh!!!!- grido, trovandomi un ragazzo biondo  con una barbetta scura agganciato alla mia vita, e il capo infossato tra i miei seni.
-AAHHHH!!! LASCIAMI!!!- lo picchio sul capo.
Lui, etereo e con gli occhi a cuori forme, alza il volto sul mio, sbavando indecentemente.
-Dea!!! Sei una dea!!! Ti adoro!!!!!- biascica con un accenno di sangue dal naso che gli cola dalle narici.
Lo fisso senza parole.
-I-io…- balbetto.
-Lei è già impegnata!!!!- mi alza da terra con furia Verde, prendendomi per la vita e abbracciandomi possessivo sui fianchi –Chiaro?!?-
-Orrida Verza!!! Togli le tue indegne mani da una tale bellezza!!!- scatta in piedi Giallo, esibendo un pugno sotto il mento del buzzurro.
-Se cerchi rogna l’hai trovata, capra!!!- ringhia.
-Come osi alga di mare!!! Io… ohhhhhhh!!!! Ma c’è un'altra lady!!!!-
Veloce, si butta su Robin, abbracciandola con enfasi per le gambe, gettandosi ai suoi piedi.
-Fata!!! Sei una fata!!!!- uggiola emanando cuori da ogni dove.
-Uhm… dobbiamo proprio salvarlo?- domanda Verde.
-In effetti qualche problema ce l’ha… forse c’è un perché se è rinchiuso qui…- commenta Oliva, fissando il biondo casanova elogiare con mille moine Robin.
-Yohohoho ho… ha buoni occhi per le ragazze… proprio come me!!! Anche se io gli occhi non ce li ho più!!! Yohohoho ho!!!!-
-Super!!! Il fratello biondo è molto più che “fraterno” con le sorelle!!!-
-Se prova ad avvicinarsi di nuovo alla mia mocciosa, lo affetto!!!-
Mi schiaffeggio la fronte: ma che razza di piati siamo?!?
-Ok, basta sciocchezze: andiamo da Rufy!!!- riporto tutti all’ordine, picchiando con colpi fumanti.
Ci avviamo di corsa sull’ultima scalinata, diretti verso il 4° piano.
Avanziamo veloci, ma non appena raggiungiamo la cime della rampa, un sordo tonfo risuona la piano inferiore.
-Maledizione!!- ringhia Verde –Gli infermieri!!!!-
Annuisco, certa che la sua deduzione sia esatta.
-Siamo quasi arrivati!!!- urlo, oltrepassando la porta aperta del piano.
Azzurro ci fa entrare tutti, prima di barricare il portone, strappando dagli infissi alcune porte del piano, sbarrando l’uscita.
-Dovrebbe reggere…- commenta controllando la sua barriera.
-Bene: così abbiamo guadagnato tempo…- annuisce Giallo, lisciandosi il pizzetto.
Svelti raggiungiamo la stanza 001, portandosi davanti ad essa.
Deglutisco, inginocchiandomi davanti alla serratura.
Infilo la forcina nel buco nero, iniziando ad armeggiare con i cilindri.
Piano, gli faccio scattare uno ad uno, facendoli scivolare tra loro e sui tagli della chiusura.
Clank
Mi fermo, estraendo la forcina.
mi alzo piano da terra, passandomi una mano tra i capelli ramati.
-È aperta…- sussurro dando le spalle ai miei compagni -… la porta è aperta…-
 
 

ANGOLO DELL’AUTORE:
Scusate per il ritardo, ma ho avuto qualche casino… risparmiatemi la vasca dei piranha per favore, sia per gli errori grammaticali (non ho riletto, lo ammetto), sia per la frettolosità con cui si è chiuso il capitolo…

Zomi

   
 
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