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Autore: Miriam85    04/09/2007    6 recensioni
I sogni sono inutili sprechi di fantasia. Come favole narrate a bambini distratti. Non possono e non devono condizionare la vita reale. Perché sono solo l’alito di un dio capriccioso, che si diverte a rimescolare le idee nelle nostre teste, come giocando con esse come coi dadi.
Io non ho mai badato ai sogni. Perché sono una donna pratica, che sa quello che vuole e che, soprattutto, sa esattamente come procurarselo. Anzi, come guadagnarlo. No, diciamola tutta: come rubarlo.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nami, Roronoa Zoro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non mi sono mai interessata di psicologia, né, credo, comincerò a farlo ora: la trovo una scienza superstiziosa, inesatta e sc

Dream

Non mi sono mai interessata di psicologia, né, credo, comincerò a farlo ora: la trovo una scienza superstiziosa, inesatta e sciocca. Non se ne abbiano a male gli impiegati nel settore, eh! Non voglio mancare loro di rispetto, anzi! Trovo che, dopo i cartomanti, quei vecchi signori armati di taccuino e lettino in pelle siano tra i migliori fannulloni di tutti gli universi sconosciuti. E guadagnano soldi a palate! Tanto di cappello, dunque.

Ma resta il fatto che dicono solo un sacco di sciocchezze. Voglio dire, prendiamo un esempio, uno a caso: se Chopper sognasse tutte le sacrosante notti di tramutarsi in una bestia feroce e di radere al suolo un intero villaggio, trucidando donne e bambini… non vorrete farmi credere che questo sia il desiderio inconscio del poverino, vero? Provate ad esporgli tale teoria, e lo vedrete rantolare in lacrime sotto al primo giaciglio disponibile. Non regge, come logica. Non regge.

O ancora: Se Nico Robin sognasse, una notte, di vestirsi da Crocodile e di ballare come un’invasata per le strade di Alabasta… secondo voi questo sarebbe sintomatico di un desiderio covato gelosamente dal suo inconscio? La rivelazione di un sogno irrealizzabile? No, affatto! Vorrebbe semplicemente dire che la nostra cara archeologa farebbe meglio ad evitare i cibi pesanti prima di coricarsi! Ecco tutto.

I sogni sono inutili sprechi di fantasia. Come favole narrate a bambini distratti. Non possono e non devono condizionare la vita reale. Perché sono solo l’alito di un dio capriccioso, che si diverte a rimescolare le idee nelle nostre teste, come giocando con esse come coi dadi.

Io non ho mai badato ai sogni. Perché sono una donna pratica, che sa quello che vuole e che, soprattutto, sa esattamente come procurarselo. Anzi, come guadagnarlo. No, diciamola tutta: come rubarlo.

Non mi faccio certo influenzare dai sogni, io.

Ma allora, se è così… che ci faccio sotto questa pioggia battente?

Se c’è una cosa di cui do atto alle mie visioni oniriche… è la loro straordinaria verosimiglianza con la realtà; il rumore di questa pioggia è… identico a quello ch’io odo tutte le notte, da ormai quasi un mese. Una sinfonia di acqua sul legno, di gocce tra altre gocce, in una sonata lenta, romantica, quasi malinconica.

Se questo fosse il mio sogno, ora mi volterei e vedrei…

Che ci fai qui, tu?”

E’ più alto di me, Zoro. E maledettamente massiccio. Da che lo conosco, una sola rappresentazione mentale ha sfiorato il mio cervello: roccia. Ecco ciò che lui mi sembra: una roccia, inamovibile, immodificabile… oltre che innegabilmente idiota, sia chiaro.

“Beh? Hai la bocca piena d’acqua?”

E’ buona, glielo concedo. Anche io avrei detto la stessa cosa, se me lo fossi ritrovato davanti sotto un acquazzone, intento a fissarmi come un cretino, le labbra spalancate in un’esclamazione a stento trattenuta.

Abbasso gli occhi. Non perché io sia una pudica giovincella, ma per il bisogno di controllare se…

Sì. La maglia bianca bagnata c’è. E pure quei pettorali messi in evidenza dal tessuto quasi trasparente. Tutto identico, ogni minimo dettaglio... esattamente come l’ho immaginato. Pardon, sognato.

Non che sia difficile. Questo zotico veste sempre allo stesso modo, in fondo.

Ma allora, se è così… perché il dubbio di non essere sveglia mi sfiora ugualmente?

Retrocedo di un basso, voltando il capo di lato, cercando di dimenticare quel corpo innanzi a me, zuppo quanto il mio.

Cercando di dimenticare le sensazioni di quello stramaledetto sogno.

I sospiri, i baci, le carezze. Il sottile, eccitante solletico portato dalle sue labbra sulla mia pelle, dai suoi calli a contatto con la setosità del mio corpo. E quel calore sopra di me, attorno a me, in me… così intenso, così grande, così splendido da indurmi ad urlare, urlare, urlare… sino a perdere la voce, sino a smarrire me stessa. Sino a dimenticare tutto, tranne l’intensità di ciò che lui mi sta donando. E poi… giacere, al suo fianco… sospirare sulla sua…

Basta. Mi sta contemplando come se fossi pazza e, poverino, ha anche le sue buone ragioni. Almeno per questa volta.

Tu guardalo, che tontolone bifolco. Si gratta la testa, come se questo potrebbe accelerare i suoi processi mentali, e mi fissa con la perplessità di un cavernicolo alle prese con la scoperta del fuoco.

In effetti, credo che il mondo femminile stia a Zoro come un’equazione algoritmica stia ad uno scimpanzé. Dunque, la sua espressione perplessa ed imbambolata è giustificabile.

Ma non ciò che la segue.

La sua mano che si alza verso di me… così vissuta, così grande e forte… è identica a quella che mi sfiora tutte le notti, carezzandomi, dichiarando senza l’ausilio di parola alcuna che no, non è solo sesso e sì... c’è la speranza, una flebile speranza che questa stramba, folle cosa che ci ha unito possa continuare; forse per sempre.

Mi convinco del fatto che non sia un sogno proprio perché la sua mano non raggiunge il mio volto; si ferma prima, serrandosi attorno al polso, imponendomi di non fuggire.

Riconosco ogni callo di quelle dita. Ogni minuscolo, piccolo, impercettibile callo. Come se li conoscessi da anni. Come se… li divorassi con le labbra, tutte le notti.

Basta, è troppo. Mi libero da lui, dalla sua vicinanza e dalla sua stretta. E lo faccio con un po’ troppa veemenza, dato che Zoro rimane ancora una volta perplesso. Non parla, né ha battute di spirito da indirizzarmi. Semplicemente, i suoi occhi, solitamente neri e truci, mi fissano sorpresi, confusi. Gli occhi di un uomo che ha la vaga percezione d’aver sbagliato, ma che proprio non arriva a comprendere quando e dove.

Porto il polso al mio petto. Lo traggo in salvo nella stretta della mia mano destra.

“Va tutto bene?” domanda scontata.

Ma certo” e la risposta è ancora peggio. “Io… sono tutta bagnata.” o è la fiera della prevedibilità, o è quella del doppio senso. Devo ancora deciderlo. “Vado ad asciugarmi.”

“Ehi” quel mezzo passo nella mia direzione quasi rischia di farmi cadere dalle scale. Zoro, accidenti a te, vuoi uccidermi? Mantieni le distanze di sicurezza! “Lo sai che sei strana, da qualche giorno a questa parte?”

“Io?” trillo, isterica. “No. Io sono normale. Normalissima. E’ tutto nella norma.”

Aggrotta le sopracciglia. E’ istintivo, quest’uomo, sente quando le cose non vanno. Una roccia con un buon naso per i guai; non che ciò lo renda meno idiota. “Tutto normale? Sicura?”

“Certamente.”

Tutto normale, proprio così. E’solo uno stupido sogno, roba da psichiatri, da strizzacervelli. Aliti di quel dio chiassoso e borioso, un cretino che si permette di venire a lanciare i dadi nella mia adorabile testa.

E quelle magiche, oniriche sensazioni non c’entrano nulla con la realtà; so benissimo che, se provassi ad andare a letto con Zoro, dovrei tramortirlo con un qualcosa di contundente, lavarlo in ammoniaca e vaniglia, raschiarlo con uno smerigliatore ed infine imbavagliarlo per impedirgli di emettere qualche sozza idiozia.

Lo so perfettamente.

Ma allora, se è così… perché ho una specie di tuffo al cuore quando lui mi volta le spalle, lasciandomi sola nella pioggia?

  
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