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Autore: LorenzoSantoro    17/02/2013    0 recensioni
"Non propinerò assiomiticità aforiste, del genere "Il poker può essere considerato per una molteplicità di aspetti metafora di vita". Eppure, mi risulta ardua da accettare la sua banalizzazione popolare a gioco d'azzardo. La fortuna, difatti, influisce nel poker non più di quanto si insinui all'interno delle altre attività nella vita umana. Gli antichi intendevano il fato come reale dominatore degli eventi, sino ad arrivare alla concezione, meno estremista ma parimenti consideratrice della sua effettiva influenza, di Macchiavelli, che la considerava determinante per il 50% nelle vicessitudini umane. L'abilità nel poker è frutto di una miscela di peculiarità intellettive. Conoscenza di regole matematiche e di probabilità accompagnate dalla rapidità di calcolo, capacità recitative forvianti, tranquillità e autocontrollo perennemente costanti anche in seguito a ingenti perdite,ingegno, sono parte del grandissimo insieme di aspetti da tenere in considerazione. Soprattutto, abilità nel carpire informazioni dall'avversario, imparando a conoscerlo nel poco tempo passato insieme al tavolo da gioco; studiarne ogni possibile sfumatura, anche la piu lieve incongruenza, come un sorriso appena accennato, può risultare fatale ai miei avversari. Capisco che per molti l'idea poker=fortuna possa continuare a predominare imperterrita nella mente. Cambierete idea una volta conosciuta la mia storia."
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nel corso della mia vita ho sempre avuto un atteggiamento estremamente passivo nei confronti del mondo circostante. A scuola, a casa, in compagnia di conoscenti o estranei, sono visto come un perenne vagheggiatore; il che, per intenderci, è da loro considerato sinonimo di buono a nulla. E, difatti, provano continuamente a far desistere la mia mente dal mondo nel quale sostengono io sprechi la maggior parte del mio tempo, cercano di richiamarmi alla realtà. "Il ragazzo non partecipa attivamente alla lezione","Ehi, ti vuoi svegliare?","Non parli mai, non ti apri con noi". I commenti evidenziano apertamente connotazioni negative riguardo il modo d'essere. Non esagero se dico di essere stato considerato da molti un caso umano, si interrogano sui miei atteggiamenti finendo per etichettarmi, a seconda delle diverse interpretazioni, come timido, maleducato, strafottente, triste o, e quest' ultima è la più in voga, semplicemente mentalmente limitato; uno stupido, insomma. E lo sarò pure ma, diceva Lincoln, "Meglio tacere e passare per idiota che parlare e dissipare ogni dubbio". La verità è che non ho niente da dire, reputo tutto contemporaneamente davvero interessante e tristemente inutile; ogni singolo sguardo nel mondo, nuova conoscenza, scambio di opinione, porta qualcosa dentro di te, si può apprendere da tutto e da tutti. Eppure certe volte mi arrendo alla vastità del mondo, ciò che mi circonda è troppo e ogni cosa ha intrinseco un mondo dentro di sè, basti pensare una qualsiasi branca all'interno del nostro pianeta. Consideriamo, che ne so, la musica: sappiamo quanto a lungo questa abbia accompagnato l'uomo nel corso di millenni della sua storia, anche presso culture che tra loro non entrarono mai a contatto. La musica infatti è una conseguenza del naturale desiderio umano che ha come finalità il piacere dei sensi, ed infatti attraverso determinate sonorità ci si accorse di provocare diletto al proprio senso dell'udito. Così, all'interno delle migliaia d'anni in cui si annoverano un'infinità di queste spontanee sonorizzazioni, consideriamo la musica del ventesimo secolo. Scavando ancora di più, prendiamo in esame gli anni settanta. Adesso trovandoci in un periodo, seppur ancora dilatato, meglio definito, decidiamo di estrapolarne un unico brano. Mi viene in mente "The Great Gig in the Sky", dei Pink Floid. Mi sorge spontaneo interrogarmi sulla band, sul perchè del titolo, sul genere all'interno del quale può essere inquadrato, sul periodo ancora più efferato della composizione,sul tempo impiegato. Informandomi, scopro inoltre che alcune frasi del brano furono registrate dal portiere di Abbey Road, scopro chela tematica è quella della morte, scopro che nel periodo della pubblicazione i Pink Floyd trascorrevano un periodo tribolato causato da avvicendamenti all'interno della band. Potrei continuare all'infinito, rischierei di non finirla più. Così, dietro ogni cosa si nascondono un'infinità di cose, informazioni.Nessun elemento è escluso, si potrebbe analizzare tutto per ore, anche una banale frase, nonostante possa sembrare apparentemente meno profonda dello shakesperiano Essere o non Essere. Difronte alla maestosità del mondo nel suo insieme ne resto sbalordito, stritolato da un sentimento tanto forte e indescrivibile, apparentemente contradditorio e impossibile da descrivere, ora vicino ad una serena pace interiore, ora ad una terribile angoscia. Tuttavia, quando mi capita di rapportarmi con gli altri, credo quasi che chi mi circonda non si renda conto davvero dell'immensità che ci avvolge. La maggior parte non ne appare incuriosita, spaventata, ne tanto meno meravigliata; finisco per pensare che non ne sia davvero cosciente. La gente trascorre gran parte di tempo a discutere di futili dettagli, ogni persona possiede una diversa concezione delle cose, eppure tutti sono accomunati dalla volontà di far prevalere la propria su quella degli altri. Quando si conversa di rado si ascolta davvero quel che l'interlocutore ha da dire, e poco importa del messaggio che cerca di trasmetterti; ciascuno non vede l'ora di dire la sua ed è difficile far smuovere il proprio pensiero, tanto meno si accettano le critiche. Basta accendere la televisione: accade persino all' elite, a colore che dovrebbero essere i promotori dell'esempio da dare, i politici, che sistematicamente, dopo mezzo'ora di quelli che fino ad tal punto erano stati cordiali scambi di opinioni, tramutano questi ultimi in tiranniche discussioni, si scatenano in dibattiti in cui tutti pretendono di parlare ma nessuno è davvero predisposto ad ascoltare. Nietzsche sosteneva che in circa tre quarti delle volte in cui si parla, si provino a mettere in evidenza difetti altrui o propri pregi. I miei conoscenti provano imperterriti a riportarmi nell'ordine della convenzionale partecipazione ai dialoghi con loro o altri individui, e hanno sempre da rimproverarmi i miei silenzi. Nonostante esista comunque una cerchia ristretta di persone - e le si può contare sulle dita di una mano - con le quali provi piacere a rapportarmi, con il resto mi limito al minimo scambio di battute, per lo più monosillabi da parte mia, indispensabili all'interno della società, non una parola di più. Per quanto mi riguarda, possono pensarla come vogliono, non mi crea alcun di disturbo essere considerato io quello sbagliato; ad ogni modo, da quando sono piccolo alla discussione ho preferito l'osservazione. Sin dall'infanzia non faccio altro che analizzare il mondo, i suoi infiniti particolari e sfumature, ovunque io sia mi guardo interno e per ogni oggetto mi generi curiosità inizia un susseguirsi di lunghi pensieri, domande su domande; così, provo a giungere alle risposte. Più di qualsiasi altra cosa, amo osservare l'uomo. Ogni sua possibile azione,smorfia,gesto è da sempre soggetto a mie infinite speculazioni, ed è questo ciò che faccio quando mi ritrovo in compagnia di persone intente in una discussione; le osservo, non prendo parte al dibattito. Mi incuriosisce ogni individuo, nessuno è mai banale, è stato il protagonista della storia della propria vita; storie che durano da dieci,venti,trent'anni o più. E delle proprie vicende ciascuno porta i residui con se tanto che, facendo attenzione, si può desumerne parte.E' straordinario come anche dietro una singola vita ci sia un mondo infinito. (WORK IN PROGRESS)
   
 
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