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Autore: Nonna Minerva    05/09/2007    8 recensioni
Durante l'estate dopo la morte di Sirius, Remus si trova a fare i conti con una nuova legge che lo costringe a nascondersi mentre Tonks ha problemi sul lavoro. Silente sembra avere una soluzione adeguata per entrambi.
Quella che all'inizio appare come una situazione scomoda e imbarazzante si trasformerà nella perfetta occasione per fare pace con i fantasmi del passato, portandoli ad affrontare insieme e ad accettare la morte di Sirius, facendo trovare loro un'intesa che forse porterà alla nascita di qualcosa di più...
RATING ROSSO per l'ULTIMO CAPITOLO!
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nimphadora Tonks, Remus Lupin | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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8

 

BOLLETTINO SARDO:

Salve gente! Se ora vedete questo capitolo online, significa che il computer dell’Internet Point mi ha accettato la chiavetta ed io sono riuscita a mandare il capitolo!

Qui il tempo è bello, anche se c’è un po’ di vento...

 

Io rientro in patria sabato, ma se tutto va bene, prima del mio rientro dovrebbe arrivare un nuovo capitolo del Werewolf ( il 9 di questa storia lo posto al mio ritorno, comunque ce l’ho già pronto ).

Che altro dire... buona settimana, ci sentiamo domenica!

 

P.S. Un salutino a Cucciola_83, che spero stia scrivendo... ;)  Ciaooooooooo!

 

 

8. Another furry little problem

 

 

Remus spense la sveglia salutando con sollievo e con un briciolo di gratitudine il nascere di un nuovo giorno ed il concludersi dell’ennesima notte di sonno agitato.

Aveva smesso di dormire sonni tranquilli il giorno in cui Sirius era sparito dietro quel maledetto velo.

Scese dal letto e si infilò gli abiti che la sera prima aveva riposto ordinatamente su una sedia.

 

Entrando in soggiorno fu accolto dal dolce aroma del caffè che si diffondeva per la casa. Almeno era riuscita a preparare la colazione senza far saltare in aria la casa, quel giorno.

Sbadigliando fece per presentarsi in cucina a reclamarne una tazza, ma dopo un paio di passi si bloccò in mezzo al salotto, notando qualcosa di insolito nella stanza.

 

Quello che non andava era una minuscola palla di pelo rossiccio che zampettava instabile sul pavimento lucido.

 

Remus arretrò.

“Ninfadora...” chiamò, portandosi a distanza di sicurezza.

“Tonks,” lo corresse la ragazza, “Sono in cucina, Remus.”

“Lo so che sei lì, ti dispiacerebbe venire qui un secondo?”

“Che c’è?” chiese lei, affacciandosi sulla porta.

“Come ci è arrivato qui, quel coso?” chiese Remus, indicando il gattino che, incurante del turbamento di Remus, continuava a testare con cautela le sue funzionalità motorie.

“Come vuoi che ci sia arrivato? Ce l’ho portato io!”

“E naturalmente non ti è nemmeno passata per la testa l’idea di chiedermi cosa ne pensavo!”

“Ma se sei stato tu a dire che eri d’accordo!”

“Quando?” chiese il mago sbigottito. Era impossibile che avesse dato il suo consenso ad una simile richiesta.

“Quando te l’ho chiesto,” replicò lei perplessa.

“Impossibile,” affermò lui.

“Remus,” disse paziente Tonks, “Si può sapere che ti prende? Prima sei entusiasta all’idea di avere un animale per casa e oggi fai addirittura finta di non sapere di cosa sto parlando! Perché adesso fai così?”

“Perché è impossibile che io abbia acconsentito a tenere un gatto, visto che ho il terrore dei gatti!”

“Terrore dei gatti?” chiese la ragazza sorpresa.

Ops, un’informazione di troppo.

“Beh, sì...” mormorò lui leggermente imbarazzato, “Praticamente da sempre. James diceva che magari era per via del mio ‘piccolo problema peloso’. Non so se avesse ragione, fatto sta che ho una paura incontrollabile per tutti i felini.”

“Oh, beh,” disse pratica Tonks, chinandosi per raccogliere il cucciolo che, felice di ricevere un po’ di attenzioni, iniziò a fare le fusa. “Vedrai, non c’è motivo di avere paura di una creatura così piccola. Guardalo, è adorabile. Col tempo ci farai l’abitudine e non te ne accorgerai nemmeno.”

“Cosa?” fece lui, incredulo. “Non penserai davvero di tenerlo! Hai ascoltato almeno una parola di quello che ti ho detto?”

“Certo che lo terremo! E ti ho sentito, non sono sorda, sono solo convinta che tu abbia solo bisogno di abituarti all’idea. Dove credi potrebbe andare, altrimenti?”

“Beh, di certo qui non può restare! E’ un cucciolo, i cuccioli sporcano dappertutto! Non ho intenzione di passare il tempo a pulire!”

“E io che pensavo che tu fossi un mago,” fece lei sarcastica, “Andiamo, smettila di fare il bambino e cerca di comportarti da persona matura. Come hai detto tu, è solamente n cucciolo, non ti farà niente.”

Con queste parole Tonks posò l’animale e sparì in cucina.

 

Ma le paure non si superano dal detto al fatto, e le parole della ragazza non convinsero completamente Remus, che si mosse lentamente per raggiungerla, facendo un largo giro e tenendosi il più lontano possibile dal gattino che lo fissava con due occhioni smarriti. Il mago si fermò, indeciso su come procedere, dandosi mentalmente dello stupido per il fatto di lasciarsi sopraffare da un timore tanto irrazionale, ma allo stesso tempo incapace di scacciare da parte la paura e comportarsi normalmente.

Il gattino, male interpretando l’esitazione di Remus, fece un passetto incerto verso di lui, ma l’uomo, terrorizzato, fece un salto indietro, allontanandosi bruscamente.

Il cucciolo, spaventato, corse a rifugiarsi sotto il divano e passarono ora prima che Tonks riuscisse a convincerlo ad uscire di nuovo.

 

***

 

“Tonks, vieni a vedere,” sussurrò Remus, facendole segno di avvicinarsi al punto dove lui era accucciato. Quel giorno stavano compiendo una serie di rilevamenti sul terreno di Wallace, nella speranza di trovare qualcosa che li aiutasse a fare qualche passo avanti nelle loro indagini.

“Che cosa hai trovato?”

“Guarda,” disse lui, mostrandole una piantina che cresceva nel giardino, confondendosi con altre.

“Sembra Erba di Merlino,”mormorò la ragazza.

“Lo è.”

“Ne sei sicuro?”

“Certo,” assicurò Remus, “E’ molto usata per pozioni rilassanti e tonici di quel tipo, ma fra i tanti usi, è anche uno degli ingredienti che servono per preparare la pozione Antilupo.”

“Non lo sapevo. Come credi ci sia arrivata qui?”

“Non pensi che potrebbe averla piantata Wallace stesso, visto che si trova nella sua proprietà?”

“Non è detto che sia stato lui, i semi potrebbero essere stati portati dal vento, sai benissimo anche tu che quella pianta germoglia molto facilmente,” protestò la ragazza, “Chi ti dice che non ci sia qualcuno da queste parti che nasconde la sua identità di mago?”

“Magari qualcuno che si chiama Harold Wallace?”

“O magari qualcuno che non si chiama affatto così?”

“Quindi rimani convinta che l’uomo che stiamo sorvegliando non sia né un mago né un Mangiamorte?” domandò Remus.

“Assolutamente,” confermò lei. “Magari non è che un uomo d’affari che conduce attività non del tutto oneste, ma questo non ne fa certo un alleato di Tu-Sai-Chi.”

“Potresti avere ragione, ma teniamo comunque gli occhi aperti,” le ricordò il mago.

“Su questo, non ti devi preoccupare.”

 

***

“Sirius!” urlò Tonks, mettendosi a sedere sul letto. Confusa, iniziò a guardarsi intorno; non si trovava al Ministero, e quella non era la Camera dei Misteri, ma solamente la stanza dell’appartamento che condivideva con Remus, per conto dell’Ordine.

Un brivido le attraverso il corpo mentre la sua mente scorreva di nuovo le immagini dell’incubo, e passandosi una mano sulla fronte imperlata di sudore si chiese quando sarebbe riuscita a dormire otto ore di fila senza essere svegliata nel cuore della notte dai ricordi.

 

Tornò a stendersi e si mise di fianco, tentando di riprendere il sonno interrotto.

Le cifre luminose del suo orologio sul comodino segnavano l’una.

Si voltò a pancia in giù.

L’una e un quarto.

Fianco sinistro.

L’una e mezza.

Scalciò le lenzuola in fondo al letto.

Le due.

Decise che una tazza di tè avrebbe potuto forse riconciliarle il sonno, così si alzò contrariata dal letto e senza nemmeno infilarsi le ciabatte, si fece strada verso la cucina.

Nel corridoio si mise a cercare a tentoni l’interruttore della luce, rinunciando poco dopo quando non le riuscì di trovarlo ed iniziando ad avviarsi al buio.

La sua proverbiale goffaggine non si smentì nemmeno quella notte ed il suo piede scalzo andò immancabilmente a sbattere contro il primo spigolo disponibile.

Lasciandosi sfuggire un gemito di dolore, la ragazza prese fra le mani il piede dolorante e si mise a saltellare sul posto.

Le giunse all’orecchio l’eco indistinto di qualche parola mormorata che non riuscì ad identificare e qualche secondo dopo la luce si accese.

“Remus!” esclamò la ragazza, accorgendosi dell’uomo che, seduto sul divano, riponeva la bacchetta, “Ancora in piedi?”

“A quanto pare,” replicò lui asciutto.

“Che ci facevi al buio?”

“Niente.”

“Qualcosa non va?” domandò lei, abituata ad un Remus sì laconico, ma mai scortese.

“No.”

“Che succede, Remus?” insistette Tonks, preoccupata.

“Niente, lasciami in pace.”

“Remus –”

“Ti ho detto di lasciarmi in pace, è così difficile da capire?” urlò il mago, facendo indietreggiare la ragazza, che lasciò la stanza senza dire altro.

Remus fissò a lungo il punto dove poco prima c’era lei e poi scosse la testa, desolato, nascondendola fra le mani e lasciando scorrere una lacrima.

 

***

 

Chino su una pergamena, scribacchiò velocemente qualche parola e lasciò il biglietto in bella vista sopra la tavola, uscendo e chiudendosi alle spalle la porta d’ingresso.

 

Tonks entrò in cucina un paio di ore dopo, stropicciandosi gli occhi assonnata ed indolenzita a causa di un’altra notte passata quasi in bianco.

Questa volta, insieme ai soliti incubi, a tenerla sveglia avevano contribuito il pensiero dello strano comportamento di Remus la notte prima.

Incerta su quello che avrebbe dovuto dire o su come comportarsi quando inevitabilmente si fossero incrociati, aveva trascorso le ore di sonno che le rimanevano a rivoltarsi incerta nel letto.

La mattina seguente, aveva lasciato la sua stanza decisa ad affrontarlo, perché anche avessero voluto, non avrebbero potuto evitarsi per sempre, vista la natura della loro missione.

 

Dopo qualche secondo di smarrimento, però, scoprì che Remus aveva preferito invece rimandare, lasciandole un biglietto sulla tavola per avvertirla che usciva.

 

“Esco, ho appuntamento con Silente.

Se tutto va come previsto, dovrei tornare entro mezzogiorno.

P.S. Scusa per ieri notte, fra qualche giorno c’è la luna

piena, e sono un po’ nervoso.

Buona mattinata, Remus.”

 

“Solo un po’, eh?” commentò Tonks, inarcando un sopracciglio e riponendo il foglio sul tavolo.

Costretta ad aspettare il ritorno di Remus per il progettato confronto, Tonks si sedette a tavola, apprestandosi a fare colazione in compagnia soltanto del loro micio, ribattezzato Ginger per via del pelo rossiccio, che in quel momento stava dando fondo con entusiasmo alla sua razione mattutina di latte, probabilmente versatogli da Remus.

 

***

 

Il primo incontro dopo una lite od una situazione imbarazzante, si sa, non è mai una passeggiata.

Quel giorno il pranzo si svolse fra pause di silenzio imbarazzato e frasi di cortesia come: “Mi passi il sale?”, oppure, “Ne vuoi ancora un po’?”

Pian piano però, il ricordo dell’incidente, a differenza di ben altri ricordi che una volta calate le tenebre sarebbero ritornati con rinnovato vigore, si fece sempre più indistinto, fino a svanire del tutto, anche se Tonks non riusciva a credere completamente che la luna piena fosse l’unico motivo dell’irritabilità di Remus.

 

“Ho fatto avere un campione della pianta del giardino di Wallace alla professoressa Sprite, giusto per avere conferma. Avevamo ragione, è quello che pensavamo.”

“Che cosa conti di fare, allora?”

“Niente di particolare,” disse Remus, “Continuare con quello che stiamo facendo, tenere gli occhi aperti. Cercare di scoprire se Wallace è davvero un alleato di Voldemort o comunque un mago che svolge attività illecite, oppure se come dici tu, è solamente un Babbano molto stravagante.”

“Opto per l’ultima opzione,” ribadì Tonks con un mezzo sorriso.

“Lo so come la pensi,” le ricordò Remus, “Ma dobbiamo comunque seguire tutte le piste. Non si sa mai che...” trasalì quando Ginger si strofinò contro la sua gamba alla ricerca di un po’ di coccole. Tonks scoppi a ridere di fronte alla faccia spaventata di Remus.

Alla fine gli era toccato rassegnarsi all’idea di un gatto che girava per casa; aveva ancora qualche problema a conciliare il suo terrore con la presenza dell’animale, quello sì, ma per il resto stava facendo vistosi progressi.

“Guardalo, lo fa apposta!” protestò Remus, scostando bruscamente le gambe e rilassandosi quando Tonks lo prese in braccio, iniziando a coccolarlo. “Quell’animale mi odia,” bofonchiò.

La ragazza si limitò a sorridere.

Il mago non faceva che ripetere quanto odiasse il loro piccolo ospite, ma lei avrebbe potuto giurare di averlo visto mentre gli passava un pezzetto di biscotto sotto la tavola, quella mattina a colazione.

 

Continua...

 

 

 

Capitolo 9: Your first full moon.

  
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