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Autore: Bouchet    17/02/2013    1 recensioni
rating arancione-rosso.//Lea prese in mano la situazione. Non voleva più pensare a niente. Non le importava più di fare la figura della troia, di seguire il buon senso. Tutto quello che voleva e di cui aveva bisogno era Liam. Era stata troppo tempo lontana dal biondino, ed ora aveva bisogno di lui, disperatamente. Dopotutto, che cos’è l’amore, se non un perdersi e un ritrovarsi continuo?
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Chapter 14.







Dopo quel che era successo a Lea, Liam aveva assunto una strana fobia maniacale sui dettagli. Tutto, per lui, era diventato più importante e significativo: dalle piccole crepe che si intrecciavano ai bordi della sua finestra, al modo in cui il vento se la prendeva con un piccolo ramo spezzato a metà dalla sua forza; dalle righe arancioni e rosa che il sole si lasciava dietro quando si tuffava in mare, al movimento fluido che Claire compiva mentre si scostava i capelli dal volto, cercando di essere provocante agli occhi di quel ragazzo che gli occhi ce li aveva tutti mangiati dalla stanchezza e il senso di colpa. Perché, nonostante avesse “fatto pace” con Lea, ancora non riusciva a capacitarsi di aver accettato un invito da quella serpe a sonagli.
Claire sorseggiò il suo tè bollente, mentre Liam era concentrato sulle nuvolette d’aria condensate  che produceva espirando con la bocca. In qualche modo, lo divertivano più della presenza della ragazza.
La bionda si ricompose sulla panchina, cercando di tenere la mano del ragazzo. Effettivamente, loro erano ancora fidanzati.
Per lei, loro due erano due poveri innamorati sventurati ostacolati da una ragazzetta che viveva di ricordi.
Per lui, lei era solo una sconosciuta.
Il biondino ritrasse la mano al minimo contatto, infilandola nel giubbotto.
 “Fa freddo,”si giustificò.
“Capisco,” disse semplicemente lei, afflitta.
Silenzio.
“Claire, perché hai spedito quella lettera a Lea?”
A quel punto, bisognava dirsi la verità. Liam non sopportava neanche più la vista di quella ragazza, quindi prima ci dava un taglio, meglio era.
Claire fu un po’ stupita da quella domanda. Davvero ci teneva così tanto?
“Credevo che per te quella ragazza fosse un peso…” farfugliò, cercando di trovare un filo logico a quella conversazione.
Un peso.
Un peso.
Un peso.

Quelle parole risuonarono nella testa di Liam. Da un sussurro si tramutarono in urlo.
“Un peso!? Sul serio?” cercava di contenersi, ma davvero non riusciva a capire. Era davvero così stupida?
“Volevo farle capire che tu stavi con me, e che eravamo felici assieme… Ho sbagliato?”
Liam scattò in piedi, alzando le mani sulla testa.
“Se hai sbagliato? Claire, per colpa tua adesso Lea è in ospedale, e io non riesco neanche a capire come ti sia venuta in mente un’idea del genere! Lei sta soffrendo…” la voce spezzata, commiserata da lui, fraintesa da lei.
“Provi pena per lei? Lasciala perdere, è solamente una sfigata.”
Un eco orribile ed insopportabile si fece largo nella testa di Liam. Le mani tremavano, lo sguardo fisso sugli alberi troppo spogli per essere solamente fine Ottobre.
“Zitta! Lei non è una sfigata! Lei è la mia vita, e tu sei stata solamente un mezzo per dimenticarla!”
Le mani sulle orecchie, per non ascoltare più le stronzate che uscivano dalla bocca di quella vipera.
La testa ripetutamente scossa di qua e di la, come a voler scacciare via quelle parole stupide ed insensate.
La rigidità e lo stupore della bionda, spiazzata da quella affermazione.
“Tu…”
L’indice di lei che sottolineava la figura di lui accovacciata a terra, la testa ancora fra le mani.
“Si.”
“…sei ancora innamorato di lei.”
Di nuovo silenzio. Un lungo, imbarazzante e doloroso silenzio.
“Dimmi che stai scherzando,” cercò di ridere, ma ogni verso le si bloccò in gola, convogliandosi in uno strano pizzicore agli occhi.
“Avrei dovuto dirtelo. Mi dispiace,” la sua voce, un po’ più insicura.
“Vaffanculo. Vai via.” Un sussurro, lacrime che riscaldavano le sue guance arrossate dal freddo.
“Claire…”
“Ho detto vai via!” un urlo, che pose fine a quella conversazione. Forse per sempre.



Quando non si aveva niente da fare, si cercava di trovare ogni passatempo possibile e immaginabile.
Era quello che faceva Lea, sdraiata in quel letto d’ospedale. Si divertiva contando i suoi respiri, o i suoi brevi colpetti di tosse,  che la facevano scuotere un po’. Aveva tanti amici, ma nessuno a farle compagnia.
Aveva Liam, o almeno, credeva di avere Liam. Ma sarebbe tornato, gliel’aveva promesso.
Aveva Misha e Zayn, Jade e Niall; ma loro facevano coppia fissa, e non poteva sicuramente aspettarsi che stessero tutto il tempo assieme a lei.
Aveva Harry. Chissà che diavolo di fine aveva fatto Harry, sempre assorto nei suoi pensieri, distaccato un po’ da tutti, forse con un complesso (marcatamente evidenziato) sulle donne, ma a cui voleva un gran bene.
E poi c’era Louis.
Louis, il suo amico. Louis, il suo confidente. Louis, la sua vita. Louis, che era scomparso come il sole nascosto dalle nubi dense di pioggia.
Ecco, quello era il pensiero principale che in quel momento intratteneva Lea. Respirare era roba da poco.
Due giorni che non si faceva vivo. Due giorni, che le erano parsi infinitamente noiosi e privi di vita, senza la presenza sua, e di Liam.
Si chiedeva cosa aveva di meglio da fare se non fare visita a quella che credeva fosse come un sorella. Evidentemente era troppo impegnato ad andare all’Università (cosa del tutto improbabile), a studiare (il ricovero le faceva davvero male), o a fare shopping.
Si crogiolava in quelle giustificazioni così stupide, tanto che il suo cervello chiedeva pietosamente una pausa. E l’avrebbe ottenuta.
Se Lou non viene, un motivo ci sarà. Tranquilla.
Chiuse gli occhi con questa piccola convinzione, ma il suo riposo durò ben poco.
“Sorpresa!” urlò Harry, aprendo rumorosamente la porta.


“Sei in un ospedale, Harry, non puoi fare quel che ti va e urlare in corridoi pieni di gente malata!”
A Misha questa frase pareva piuttosto familiare. In effetti, non era la prima volta che Zayn si ritrovava a fare la paternale al riccio. Alzò gli occhi al cielo, leggermente divertita da quella situazione.
“Scusa se volevo portarle un po’ di allegria, è in uno stato comatoso!” si giustificò, allargando le braccia. Zayn sospirò arrendevole, poggiando la schiena e un piede al muro della terrazza. Portò la mano nella tasca posteriore dei jeans e con un movimento fluido ne estrasse una sigaretta ed un accendino.
“Comunque, speriamo che trovino in fretta il polmone,” si rincuorò il riccio, poggiandosi al balcone.
Zayn annuì, accendendo la sigaretta ed aspirando profondamente. Misha assunse un’aria accondiscendente, di quelle che non richiedevano un’alta soglia di attenzione, dato che le sue ultime parole avevano centrato in pieno le sue preoccupazioni. Chissà quanto tempo ci sarebbe voluto, per un polmone.
“Terra chiama Misha…? Ci sei?” Zayn passò una mano sul volto della ragazza, richiamandola a sé. La ragazza scosse il capo, sorridendo al suo fidanzato.
“Liam è già passato di qui?” la buttò lì Harry, sperando di poter raccogliere preziose informazioni per il suo amico.
Misha annuì. “Ha accompagnato lui Lea all’ospedale. L’ha trovata svenuta in casa sua. Aveva un’emorragia interna… al polmone malandato.”
Zayn sospirò. “Secondo voi quanto ci vorrà, per il trapianto? Si vede che sta soffrendo…” lasciò la frase a metà,  facendo intendere l’amarezza delle sue parole alla sua ragazza e all’amico.
“Speriamo poco. Prima ho parlato con il dottore, ha detto che in media bisogna aspettare massimo un mese. Si spera in meno tempo.”
Harry ascoltò silenziosamente, annuendo di tanto in tanto e facendo tesoro delle parole che si stavano scambiando. Era come se, con lui, in quel momento fosse presente anche Louis, che avrebbe dovuto prendersi cura di Lea.
“A proposito, Haz,” lo interruppe Misha. “Hai notizie di Louis? E’ da giorni che non si fa sentire…”
Merda.
Non era bravo a mentire, e questo lo sapevano anche i suoi amici. E, chiaramente, non si era neanche preparato una buona scusa per l’assenza del biondo, troppo impegnato a fare l’eroe e salvare Lea dalla sua noia.
“Erm… Non proprio, cioè… Non l’ho sentito di recente… Come mai?” chiese con nonchalance, improvvisamente interessato al pacchetto di Marlboro rosse che spuntava dalla tasca dei jeans di Zayn.
“Sembra svanito. Da quando hanno ricoverato Lea è venuto solo per accompagnarla qui, poi è come se si fosse volatilizzato,” spiegò il moro, tirando un’altra boccata dalla sigaretta. “E’ un emerito coglione, sia lui che Liam. Se almeno fossero qui, Lea non si sentirebbe così sola e abbandonata.”
Harry strinse forte i pugni lungo i suoi fianchi, sentendosi frustrato. Non poteva dire la verità ai suoi amici. E inoltre, concordava in pieno con il pensiero appena espresso dal ragazzo. Avrebbe fatto qualcosa per riportare Louis in quell’ospedale, considerando completamente inutile la sua ‘pausa di riflessione’.
“Sicuro di non averlo sentito, Harry?” chiese scettica Misha, avvicinandosi a lui. A quel movimento, Harry fece dei passi indietro.
“Lo troverò e gli dirò di tornare qui. Lea ha bisogno di lui.” Detto questo, sparì dalla terrazza, lasciando la ragazza e il moro da soli. Quando furono certi della sua completa assenza, si scambiarono uno sguardo complice.
“Ha mentito palesemente,” ridacchiò Zayn, spegnendo la cicca sotto la suola della sua scarpa.
“Già,” concordò la ragazza avvicinandosi a lui, un ghigno divertito dipinto sul suo viso angelico.
“Ma sappiamo anche che porterà Louis qui, anche a costo di prenderlo a calci in culo,” rise lievemente accompagnato dalla mora; le mani di lui poggiate delicatamente sui suoi fianchi, le mani di lei si andarono a concatenare dietro la nuca del ragazzo. Si scambiarono dei piccoli baci, mentre il sole calava lungo l’orizzonte. Iniziava a fare freddo.
“Vieni, o prenderai freddo,” la incitò il moro, intrecciando le sue dita a quelle della ragazza, trascinandola nell’edificio che man mano andava ad animarsi di pallide luci bianche.





Sono una persona orribile.
Sì, ribadisco, sono una persona orribile, perché non aggiorno da mesi.
Ma fa niente, l'importante è che sono ancora viva. Spero.
Credo che i pigiami con la stampa di topolini che sgranocchiano formaggio mi donino molto, già.
Così tanto che li tengo addosso tutto il giorno. mlmlmlml
Con la storia, ci siamo. Nei prossimi capitoli ci sarà qualche 'svolta', anche se qualcuna è piuttosto prevedibile.
Ma spero comunque di stupirvi lol.
Bene, ora vado. Alla prossima.
Love ya <3
-Alex.



   
 
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