Figlia della Notte
Capitolo X
Una
vincita inaspettata
L |
o
spogliatoio era immerso nel silenzio.
Nessun
rumore turbava la tranquillità del luogo, a parte le urla provenienti
dall’esterno. Gli della stanza, e i componenti della squadra di Serpeverde lì
riuniti non davano segni di percepirli. Erano tutti seduti sulla stessa panca e
guardavano il medesimo punto davanti a loro, e cioè il loro capitano Rupert
Williams, che camminava nervosamente avanti e indietro per la stanza.
Solo
una persona era estranea a sé stessa in quel momento: Rose Dounby fissava le
proprie mani, morsicandosi le labbra per l’ansia. Tra i ragazzi riuniti nello
spogliatoio era forse l’unica che riusciva a sentire tutto quello che avveniva
fuori. Riusciva a sentire le urla di gioia del resto della scuola. Sentiva gli
inneggi alle due squadre che si sarebbero sfidate quel giorno: Grifondoro e
Serpeverde.
I
cori che si innalzavano nell’aria erano gioiosi e ansiosi. Tutti, quel giorno,
erano curiosi di sapere quale sarebbe stato il risultato della sfida tra le due
Case. Tutti, meno che lei.
Era
la sua prima partita e, come sarebbe capitato a chiunque nella sua situazione,
era agitata. Si erano allenati duramente tutta la settimana, ma lei non si
sentiva ancora pronta. Sapeva che tutti i suoi compagni di squadra avevano
fiducia in lei e in quello che sapeva fare, e forse era proprio ciò il motivo
del suo nervosismo. Sapeva che se non sarebbe riuscita ad aiutare la squadra li
avrebbe delusi tutti, soprattutto Rupert, l’unico che aveva avuto fiducia in
lei fin dall’inizio.
Proprio
il capitano, in quel preciso istante, cominciò a parlare.
Rose
non riuscì ad ascoltarlo, troppo intenta a rimuginare i propri pensieri.
Ad
un tratto tutti i ragazzi si alzarono di scatto. Rose si guardò intorno,
spaesata.
Mulciber
le si avvicinò e le sorrise. «Allora, sei pronta?»
Rose
sospirò di rimando e si alzò anche lei. Annuì poco convinta.
«Qualcosa
non va?» le chiese il ragazzo, notando il viso pallido dell’amica.
Rose
rimase un attimo interdetta, fissando la porta dello spogliatoio dove la
squadra si stava ammassando, in attesa di uscire. Sì, aveva qualcosa che non
andava. Si chiese per quale motivo avesse scelto di entrare a far parte della
squadra. Forse, non era ancora pronta ad affrontare una situazione del genere.
Ripensò a tutto quello che aveva fatto per arrivare fin lì. Ripensò ai duri
allenamenti dei giorni prima e a quanto si era impegnata per far sì che quella
partita non andasse persa invano.
Guardò
Mulciber negli occhi e annuì nuovamente, questa volta con più convinzione.
«Facciamo vedere a quei Grifondoro di che pasta siamo fatti…» sorrise.
«È
questo lo spirito che voglio!» esclamò il ragazzo.
Al
di là della porta dello spogliatoio le grida dagli spalti si intensificarono.
L’acuto
suono di un fischietto risuonò nell’aria. La porta dello spogliatoio si
spalancò. La squadra entrò in campo.
∞∞∞
«Ciao
ragazze!» salutò Lily allegramente.
«Guarda
un po’ chi si vede…» commentò Mary McDonald con una strana smorfia sul volto.
Lily,
però, parve non farci caso e si accomodò sul divanetto vicino al fuoco della
Sala Comune, il solito posto che occupava. «Venite oggi alla partita?» chiese
poi sovrappensiero.
Le
due ragazze Grifondoro si guardarono negli occhi, poi guardarono Lily che,
ignara, giocherellava con un cuscino di velluto rosso.
«Sì,
ci andremo. E tu? Con chi ci andrai?» la sfidò Marlene, sapendo già quale
sarebbe stata la sua risposta.
Lily
rimase un attimo paralizzata, fissando le due compagne di dormitorio. Poi
arrossì violentemente e abbassò lo sguardo.
Mary
sospirò e scosse la testa, lasciandosi cadere su un divanetto vicino.
«Come
non detto…» bofonchiò Marlene con una punta di indignazione nella voce. «Ci
andrai ancora con la tua amica?»
disse, sottolineando l’ultima parola con forza.
«Magari
non tiferà neanche per Grifondoro. Anzi, perché non chiedi a Silente di rifare
lo smistamento? Se finisci a Serpeverde forse sei più contenta…» ribatté Mary,
con la speranza che Lily negasse la sua affermazione e ribattesse dicendo che
sarebbe andata alla partita con loro.
Ma
non fu così.
Lily
strinse i pugni e alzò lo sguardo guardando le due compagne con sorpresa. «La
smettete? Certo che tiferò Grifondoro! Come potete pensare che io voglia essere
una Serpeverde?»
Mary
e Marlene si scambiarono un’occhiata. «Bè, sai... passi tutto il tuo tempo con
Piton e la Stones…»
«E
allora?» ribatté Lily.
«E
allora? E allora? E allora cosa?».
Mary spalancò le braccia, come a voler sottolineare le sue parole. «Ma ti senti
quando parli? Sai quello che dici, o no?»
Lily
rimase un attimo stupita dalla risposta dell’amica. Cominciò a percepire
intorno a sé aria di litigio. Si morse un labbro, cercando le parole più adatte
per tornare a discutere su toni più calmi. «Sentite… io non voglio litigare…»
Le
altre due Grifondoro sbuffarono all’unisono. «È dall’inizio dell’anno che non
fai altro che dirci “sarà per la prossima volta”, ignorando i nostri inviti e
preferendo quel branco di Serpeverde a noi!».
«Io…
io non preferisco loro a voi… è solo che… bè, Severus è il mio migliore amico e
Sophie…»
«È
la tua migliore amica?» la sfidò
Mary.
Lily
arrossì nuovamente e cominciò a tormentarsi le mani, nervosa. «È mia amica,
ecco. È da più di un anno che io e Sev cerchiamo di
convincerla a stare con me, e ora che ci sono riuscita…» si bloccò, senza
sapere come continuare la frase.
«Come
non detto» commentò Marlene.
«Quindi
siamo le tue amiche di riserva? È questo quello che vuoi dire?» chiese Mary,
assottigliando gli occhi.
Lily
scosse la testa ma rimase in silenzio, senza sapere come ribattere, mentre gli
occhi cominciavano a diventarle lucidi.
Marlene
fece un cenno all’altra e le due se ne andarono in silenzio, senza salutare.
Appena
prima di uscire dal buco nel ritratto, però, Marlene si voltò tristemente verso
Lily.
«Quando
avrai le idee più chiare noi siamo qui, ricordatelo. E ricordati anche che dei
Serpeverde non ci si può fidare. Magari quando te ne accorgerai rimpiangerai di
averci rifiutate adesso» concluse, e se ne andò.
Lily
sospirò, mentre una lacrima le rigava il volto.
Era
così difficile scegliere. Che poi, perché avrebbe dovuto? Non potevano essere
tutti amici? Cominciava ad odiare le divergenze tra la Casa di Grifondoro e
quella di Serpeverde. E anche i pregiudizi tra di esse. Non era vero che i
Serpeverde erano inaffidabili, Sophie e Severus ne erano la prova. E anche
Avery e Mulciber non erano da meno. In fondo, li aveva conosciuti e non erano
niente male.
Sbuffò,
mentre sentiva il lontano orologio della Torre rintoccare le dieci e mezza. Si
alzò sovrappensiero e si avvolse nella sciarpa e nel mantello che riportavano i
colori della sua Casa, Grifondoro.
Poi
si avviò verso il buco nel ritratto, preparandosi ad assistere alla partita che
avrebbe visto le due Case scontrarsi.
∞∞∞
Sophie
aspettava nell’Ingresso, seduta in una nicchia nella parete, rigirandosi l’orlo
del mantello verde tra le dita. Era arrivata in anticipo e neanche i compagni
Serpeverde erano ancora arrivati. Il fatto era che il testo per Lumacorno si
era rivelato più facile del previsto e aveva finito prima. Non sapendo che fare
si era preparata e si era trovata una nicchia vicino all’ingresso dove ora
aspettava da più di venti minuti.
Nel
frattempo aveva visto passare di fronte a sé quasi metà della scuola. Prima tra
tutte la squadra di Quidditch di Grifondoro al completo. Tra i componenti della
squadra era spiccato particolarmente il giovane Potter, che si divertiva a
giocherellare con un Boccino d’oro preso da chi sa dove. E il bello era che
tutti lo guardavano ammirati, come se fosse stata la loro pietra preziosa,
colui che li avrebbe portati alla vittoria. In quel momento le era parso che
per Rose e la sua squadra non sarebbe stato per niente facile vincere la
partita di quel giorno. Non sapeva perché, ma aveva l’impressione che James
Potter avrebbe riservato alla scuola intera una bella sorpresa.
Sentì
il rumore di alcuni passi avvicinarsi.
Alzò
di scatto la testa, sperando di vedere qualcuno dei suoi amici, ma invano.
Le
due ragazze Grifondoro, Marlene McKinnon e Mary McDonald, scendevano le Scale
d’Ingresso, parlando tra loro animatamente. Quando la notarono nella nicchia
smisero immediatamente di parlare e la guardarono con odio. Sophie inclinò la
testa da un lato e le fissò con una smorfia divertita sul volto. Non sapeva
precisamente il motivo di tanto astio, anche se il solo fatto che fosse una
Serpeverde diceva tanto, ma era quasi sicura che il motivo principale fosse un
altro.
Mentre
le due le passavano davanti, Mary le sibilò «Goditi la partita Stones…»
Sophie
le guardò accigliata poi rispose «Anche tu McKinnon…».
Esattamente
come pensava. Le due si erano nuovamente arrabbiate perché Lily si era rifiutata
un’altra volta di stare con loro. Sorrise. C’era uno strano piacere ad essere
invidiata da due orgogliose Grifondoro.
Se
qualcuno glielo avesse detto solo un anno prima, Sophie si sarebbe messa a
ridere e lo avrebbe liquidato senza tante storie. Eppure era successo. Quello
che aveva pensato tanto impossibile era accaduto: Lily Evans, la giovane
Grifondoro amica di Severus, era diventata amica sua. E non un’amica qualunque,
tanto per far piacere a Severus. No, erano diventate amiche, nel vero senso
della parola. Era strano, ma Sophie si trovava bene in sua compagnia. Forse
perché negli ultimi mesi si era abituata alla sua presenza, o forse perché… bè
sì, perché era lei.
Lily
era una ragazza solare, che sapeva regalare allegria a chiunque le stava
intorno. E la stessa cosa era successa a Sophie. Lily le trasmetteva allegria e
spensieratezza, tanto che poteva perfino dirsi cambiata.
Altri
passi risuonarono nell’atrio, ma questa volta Sophie era pronta e non fu
sorpresa di scoprire che non erano i suoi amici Serpeverde, o meglio, non i
Serpeverde che aspettava lei.
Regulus
Black e un altro paio di ragazzi della sua età stavano attraversando l’atrio.
Il giovane fratello di Sirius era particolarmente felice quel giorno. Sophie
sapeva, grazie ai mezzi discorsi che aveva origliato senza volerlo in Sala
Comune, che Regulus era particolarmente attirato dal Quidditch e, come Rose
l’anno prima dopotutto, avrebbe voluto provare ad entrare in squadra l’anno
seguente. Regulus le passò davanti e quando la notò le sorrise timidamente.
Sophie lo salutò con un cenno del capo e il ragazzo abbassò lo sguardo rosso in
viso.
Sophie
sorrise sommessamente alla reazione del ragazzo e portò lo sguardo sulla
ragazza che stava scendendo le scale in quel momento.
Lily
Evans si guardò un attimo intorno, cercandola, e quando la vide le si avvicinò.
«Finalmente!
Stavo quasi pensando di dover andare alla partita da sola…». Fu il salutò di
Sophie.
Lily
le sorrise «Figurati… di solito quando dico una cosa la mantengo…».
Sophie
la guardò negli occhi e si accorse che la ragazza sfuggiva al suo sguardo, come
se volesse nasconderle qualcosa. «C’è qualcosa che no va?» chiese.
Lily
alzò distrattamente lo sguardo verso l’amica, poi scosse la testa velocemente,
senza poter evitare però di arrossire lievemente.
Sophie
si strinse nelle spalle, poi capì. «Ho visto passare le tue amiche prima…»
«Ah…
ti hanno detto niente?» chiese Lily titubante.
Sophie
sorrise sommessamente. «Mi hanno detto di godermi la partita».
Severus
scese le scale in tutta fretta, cercando di farsi largo tra la folla di ragazzi
che, come lui, si stava dirigendo verso l’Ingresso. Tra i ragazzi
privilegiavano i colori rosso e oro di Grifondoro e il verde e l’argento di
Serpeverde. Chiacchieravano tutti sull’imminente partita e passando, Severus
colse alcuni stralci di frasi o scommesse su chi avrebbe vinto.
Quando
finalmente raggiunse il Salone d’Ingresso il ragazzo si fermò, cercando con lo
sguardo le due amiche. Dopo qualche minuto le avvistò in un angolo, che
chiacchieravano amabilmente.
Con
un sospiro di sollievo si avvicinò alle due e le salutò allegramente.
«Eccolo
qui!» replicò Lily in risposta con un largo sorriso dipinto sulle labbra.
«La
prossima volta vedi di prepararti prima, anziché stare fino all’ultimo a
studiare…» aggiunse Sophie, atona.
«Scusatemi…»
borbottò Severus.
«Avery
non viene con noi?» chiese poi Sophie, non vedendo arrivare l’amico dietro
Severus.
«No,
Avery è già al campo. Ha accompagnato Mulciber» spiegò Severus.
Dopo
di che si unirono al resto degli studenti e uscirono all’aria fredda del
mattino.
Camminarono
fianco a fianco nel parco di Hogwarts parlando del più e del meno. Ad un certo
punto Sophie ripensò alla squadra di Grifondoro passata prima nell’atrio. «Ma,
Lily, che tu sappia, che cosa nasconde Potter? Prima è passato con la sua
squadra e sembrava abbastanza sicuro di sé… anzi, anche troppo secondo me».
Lily
sembrò sorpresa della domanda. «Non lo so… so solo che è il nuovo Cercatore,
tutto qui».
Severus,
che al solo sentir nominare il ragazzo aveva storto il naso, commentò «Data la
sua arroganza credo che si sentirà il re del mondo solo per essere parte della
squadra…»
Le
ragazze risero al commento dell’amico.
Si
ritrovarono alla fine davanti all’ingresso del campo di Quidditch. Dopo una
breve discussione salirono le scale sulla loro destra e si ritrovarono nell’ala
est degli spalti del campo. In seguito a un suggerimento di Lily, i tre
salirono più su e presero posto a circa metà scalinata. Da lì si riusciva a
vedere tutto il campo, anche se, forse, l’aria fredda che sferzava loro il viso
non era tanto piacevole.
Sophie
si strinse nel mantello e si sistemò la sciarpa, cercando di coprirsi il più
possibile. Ci mancava solo che si prendesse qualche malanno.
Nel
giro di una decina di minuti gli spalti si riempirono di gente, e alcuni gruppi
di ragazzi appassionati cominciarono a intonare cori di incoraggiamento alle
proprie squadre. Sophie vide in giro per le tribune cartelli colorati di ogni
tipo. Ne notò uno in particolare, proprio dall’altro lato di fronte a sé. Era
uno striscione rosso e oro e vi era scritto sopra: “Potter sei tutti noi”. Fu
con una mezza risata che scoprì che dietro di esso c’erano Mary McDonald e
Marlene McKinnon. Con un cenno fece notare la cosa a Lily, che si morse un
labbro e sorrise timidamente.
Sophie
non sembrò fare caso all’imbarazzo dell’amica e commentò amaramente «E tu
dovresti stare con quelle? Guarda quanto si rendono ridicole a urlare a quel
modo…». Ed era vero: le due giovani Grifondoro stavano urlando a squarciagola
il nome della loro squadra e agitavano le braccia in alto a ritmo del coro.
Lily,
del canto suo, si strinse nella sua sciarpa rossa e oro e evitò di commentare.
Avery
si unì al gruppo di amici poco dopo, dicendo che la partita stava per iniziare
e che lo avevano cacciato dallo spogliatoio.
Infatti
non dovettero aspettare molto, che un fischio risuonò per il campo, e gli
studenti cominciarono a inneggiare ancora più forte di quanto non stessero
facendo prima. Sophie si ritrovò a sbuffare infastidita, cercando di coprirsi
in modo da non dover diventare sorda per il troppo rumore.
Vide
la squadra di Serpeverde entrare in campo, dalla parte opposta rispetto a dove
si trovava lei, e scorse senza fatica la figura minuta di Rose, che stonava tra
quegli armadi che si ritrovava come compagni di squadra. Erano tutti in fila
indiana, preceduti dal capitano, Rupert Williams. Contemporaneamente entrò in
campo anche la squadra di Grifondoro, esattamente sotto alla tribuna dove
sedeva Sophie, tanto che la ragazza si accorse della loro presenza solo quando
raggiunsero la metà campo.
I
due capitani si strinsero la mano, poi i giocatori delle due squadre
inforcarono le proprie scope e vi si misero a cavalcioni, pronti a partire.
Il
professor Boris, responsabile di tutto ciò che riguardava il Quidditch nella
scuola e in quel momento arbitro della partita, si fece avanti nel campo fino a
raggiungerne il centro. Con un’ultima occhiata alle due squadre alzò il
fischietto e un nuovo fischio risuonò per il campo, mentre lanciava la Pluffa
in alto.
Sophie
si preparò a sorbirsi ore di noiosissima partita, e incrociò le braccia al
petto.
Il
Cacciatore di Serpeverde Bruce Jarrel fu il più veloce e riuscì ad afferrare la
Pluffa per primo. Si fiondò quindi verso gli anelli dei Grifondoro. A metà
strada venne però intercettato dal Cacciatore dei Grifondoro, che gli bloccò la
strada. Bruce non si fece prendere dal panico. Al contrario, cercò tutt’intorno
a sé finché non vide poco distante il compagno Rupert, anche lui braccato da un
Cacciatore dei grifoni. Appena questi riuscì a liberarsi del Grifondoro, grazie
a un Bolide inviato verso l’avversario direttamente da Mulciber, Bruce passò la
Pluffa al capitano.
Rupert
riuscì a schivare per un soffio un altro Bolide lanciato da un Grifondoro e si
precipitò verso l’anello centrale, protetto dal portiere, il quale lo osservò
stupito, cercando di capire quali fossero le sue reali intenzioni.
Sophie
acuì la vista, cercando in tutta quella confusione l’amica Serpeverde. Si
accorse quindi, che Rose non era andata avanti come i suoi compagni, ma era
apparentemente rimasta indietro, continuamente tenuta sott’occhio da un
giocatore della squadra avversaria.
Sophie
non fece in tempo a chiedersi il perché di quella scelta quando, mentre Rupert
era ormai a un soffio dalla porta avversaria, Rose si appiattì sulla propria
scopa e partì a razzo verso il capitano.
Il
ragazzo avversario che la stava tenendo d’occhio rimase un attimo sorpreso
dalla reazione della ragazza, e fu lento a partire per inseguirla. Nel
frattempo, infatti, Rose era già a metà campo, schiacciata contro le tribune,
probabilmente per non farsi vedere dai giocatori Grifondoro.
Sophie
rimase spiazzata, quando con un agile mossa Rupert si girò e lanciò la Pluffa
verso Rose che afferratala sfrecciò vero l’anello destro e con un semplice tirò
centro perfettamente il cerchio d’orato, lasciando di stucco il portiere
Grifondoro.
Gli
spalti popolati dai Serpeverde sembrarono vibrare sotto le urla gioiose dei
ragazzi che saltarono in piedi dalle loro panche e cominciarono ad agitare i
propri striscioni e a ripetere in coro il nome di Rose, che aveva già fatto il
giro di metà campo a tutta velocità, in segno di vittoria.
Sophie
fu forse l’unica a rimanere seduta, con gli occhi sbarrati per lo stupore. Non
poté però fare a meno di applaudire all’amica. Questa volta l’aveva proprio
sorpresa.
Grazie
alla sua abile mossa, Rose diede vita alla partita e speranza ai Serpeverde,
studenti sugli spalti e giocatori in campo. La partita sembrò scorrere più
vivacemente e Sophie si lasciò travolgere dall’euforia dei compagni, tanto che si
ritrovo in piedi ad applaudire quando Bruce Jarrel riuscì a segnare per la
seconda volta.
Lei
e Lily si divertirono a commentare la partita e il più delle volte si
ritrovarono in disaccordo su vari aspetti. Sophie, infatti, sembrava essersi
dimenticata che l’amica era lì per tifare la sua Casa, Grifondoro.
La
partita sembrava filare liscia come l’olio per i Serpeverde, che accumulavano
punti su punti, grazie alle abili mosse di Rose, che stava acquistando mano a
mano che i minuti passavano sempre più popolarità e stima nei Serpeverde di
ogni età.
Dopo
un po’ però, Sophie si accorse che qualcosa non andava. Guardò per tutto il
campo e infine lo trovò.
Il
giovane Potter era a cavalcioni della sua scopa e si guardava intorno con
frenesia, cercando evidentemente il Boccino d’oro.
Sophie
sorrise. I Serpeverde erano in vantaggio di cento punti. Ancora cinquanta e
recuperare il Boccino non sarebbe più servito a niente per i Grifondoro. Si
ritrovò a incrociare le dita perché Potter non vedesse la piccola pallina
d’orata ancora per un po’.
Non
l’avesse mai fatto.
Nel
giro di qualche secondo, Potter spalancò gli occhi e si gettò in picchiata
verso il terreno. Sophie rimase un attimo senza respiro.
«Attenzione
ragazzi! Potter sembra aver visto qualcosa!» esclamò il cronista di turno.
Sophie
spalancò gli occhi e cercò. Alla fine lo vide. Il boccino d’orato era a poca
distanza dal terreno, che svolazzava velocemente, zigzagando nell’aria.
Quando
anche il cercatore di Serpeverde si gettò all’inseguimento era ormai troppo
tardi. Con un accelerata pazzesca James Potter gli fu davanti e con mano salda
afferrò il Boccino d’oro.
Sophie,
in piedi per l’ansia fino a quel momento, si lasciò cadere sulla panca, mentre
gli spalti dei Grifondoro esultavano, rischiando di romperle i timpani.
James
Potter fece il giro del campo, stringendo allegramente la pallina d’orata tra
le dita.
«E
Grifondoro vince la partita per duecentocinquanta punti a centocinquanta!» urlò
il cronista.
Al
suo fianco, Avery si lasciò andare in imprecazioni, stringendo i pugni per la
vittoria soffiata. «Non è possibile! Come diamine ha fatto? Uff…»
Sophie
si prese la testa tra le mani e si afflosciò sulla panca, mentre Lily esultava
insieme agli altri Grifondoro. Si dovette trattenere dall’urlarle qualcosa per
farla star zitta, tanta era la rabbia che si sentiva addosso.
Guardò
James Potter atterrare tra i festosi compagni e non poté fare a meno di
ripensare al momento in cui l’aveva visto passare nell’atrio: forse la prossima
volta era meglio se evitava di pensarle, certe cose.
Angolo
autrice:
*tira un sospiro di sollievo*
Non ci credo… l’ho pubblicato? Cioè,
ho pubblicato finalmente il nuovo capitolo?
Ah… ehm… sì, insomma, me la sono presa
un po’ comoda. Però non vi ho abbandonato! Che sia chiaro, non lo farò se non
previa dichiarazione. Quindi non temete, prima o poi vi metterò anche il
prossimo capitolo.
*schiva i pomodori*
Ok. Che dire? Non so neanche io perché
ci ho messo così tanto. Mi sa proprio che ho avuto un bel blocco… Ma lasciamo
perdere, l’importante è essere qui ora no?
Bene, e ora commentiamo il capitolo.
Mi dispiace, ma ho dovuto farlo.
Purtroppo, che ci piaccia o no, Potter rimane sempre un ottimo Cercatore e la
partita ho dovuto (per questa volta, sia chiaro) lasciarla vincere a lui. Ma
Rose avrà il suo riscatto naturalmente, non temete.
Direi che con il prossimo capitolo
possiamo anche passare all’estate e poi inizieremo con il terzo anno. Ci sarà
un piccolo salto di tempo, ma dopotutto se faccio troppi capitoli per anno,
primo, poi non so più che inventarmi per gli altri anni, secondo, diventa una
storia ancora più lunga di quanto non lo sia già.
Come sempre ringrazio chi ha recensito
e tutta quella brava gente che ha messo la storia tra
preferiti/seguiti/ricordati (ma sapete che siete davvero tanti? xD).
Per ultimo, bè, se vi capita di fare
un giretto per il forum di EFP, scoprirete che ho organizzato un contest (e sì,
proprio io), intitolato “Esercizi di Stile contest”, con scadenza l’8 aprile.
Se foste interessati…
Ok basta farsi pubblicità.
Vi saluto e vado a vedermi un bel film
con la mia famiglia. Vi faccio gli auguri per passare una bella settimana e, a
risentirci,
Gageta98
(ho anche scoperto come si scrive il
mio nome in greco^^ - Γαῖα)