Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |       
Autore: itstheinfinity_    17/02/2013    0 recensioni
mi chiamo julie, ho sedici anni e ho una storia da raccontare. una storia bellissima, per certi versi anche drammatica, la mia vita insomma. tutto incominciò quel lunedi sette gennaio...
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Sto sorridendo, mentre da casa di Liam torno alla mia. E’ strano vedermi felice, mi stupisco persino io del mio buonumore, mi sento finalmente bene con me stessa, non ho neppure voglia di fumare. Liam è davvero un ragazzo dolcissimo, comprensivo e.. buono. Sì, Liam è buono, non è come gli altri, è speciale. Sorrido e guardo il cellulare, Luke non mi ha ancora risposto, ciò significa che sarà ancora fatto. Sorrido ancora di più, Luke fuori dalle palle per qualche giorno è il meglio che potessi chiedere. Fuori fa freddo, ma casa mia non è lontana, perciò non me la sento di andare di fretta. Devo però ammettere che sono incredula che un ragazzo così perfetto possa interessarsi a me.. voglio dire, sono piuttosto bassa e magra, lui invece è alto e atletico, io sono una stronza, lui è la dolcezza in persona. E’ bello avere un altro amico, oltre a Sara, un’altra spalla, un altro scoglio. Sara. I ricordi si confondono, vedo una ragazza, robusta,alta, dai lunghi capelli neri e dai profondi occhi blu che mi fissano, terrorizzati e preoccupati. Poi vedo me stessa, sul molo di una costa gallese, le braccia spalancate, gli occhi semichiusi. Il vento soffia, forte, impetuoso, meschino. Sto per gettarmi dal molo, sono pronta a dire per sempre addio al mondo, le mie labbra si schiudono in un ultimo saluto, ma qualcosa me lo impedisce. Confusa e irritata mi volto, e vedo due occhi profondi come il mare che mi osservano, spaventati. Due robuste braccia mi sostengono e mi tirano indietro, spingendomi sulla fredda sabbia. La ragazza mi parla, vedo che muove la bocca, ma ho la vista annebbiata e fatico a pensare. La sconosciuta mi afferra le mani, nelle quali stringevo due pillole di antidolorifico. Di colpo la sua espressione cambia di colpo, mi prende il volto, cerca di farmi sputare tutto quello che ho ingoiato, ma ormai è tardi, allora la vedo che afferra il cellulare e chiama qualcuno, dopodiché si china su di me abbracciandomi e sussurrandomi che ce l’avrei fatta, che l’ambulanza sarebbe arrivata presto. Dopodiché perdo completamente i sensi e mi risveglio su un freddo letto d’ospedale. Apro gli occhi, mi tasto il corpo, sono viva. Sento qualcuno singhiozzare, è la ragazza misteriosa che mi ha salvata. Accanto a lei mia madre, con un’espressione indecifrabile in volto. La mia salvatrice corre verso di me e mi stringe forte, e solo allora ho la forza di chiederle come si chiama. – Sara – mi dice fra le lacrime – mi chiamo Sara. –Cazzo – dico risvegliandomi dall’ondata di ricordi. Devo stare attenta, i ricordi sono pericolosi, riescono sempre a trovarmi in qualche modo e la cosa non mi piace affatto. Cerco sempre di cancellare tutto, ma quando meno me lo aspetto ecco che tutto salta a galla. Afferro nuovamente il telefono e scrivo un messaggio a Sara, raccontandole tutto. Dopo due minuti mi arriva la sua risposta ‘oddio Julie sono felicissima per te! Io sono bloccata a letto dall’influenza..’ Sbuffo, questa non ci voleva. Alzo gli occhi dal cellulare, ormai sono arrivata a casa e sono appena le sei e venti di sera. Infilo le chiavi nel cancelletto ed entro, spalancando la porta d’ingresso. Mia madre non c’è, che novità, sarà a una di quelle stupide stupidissime riunioni. Entro in cucina, accendo il fuoco e mi cucino la pasta, ma non quella poltiglia scotta che fanno qua a Londra, quella buona, che mi ha insegnato Francesca, la madre di Sara. Sara mi racconta spesso della sua Italia, che ha lasciato a otto anni per trasferirsi qui, mi parla della sua città, Firenze, della sua terra, la Toscana, e quando mi parla i suoi occhi si illuminano e mi promette che un giorno ci trasferiremo là, io lei e il suo gatto Romeo. La pasta deve essere pronta, così la scolo, la verso in un piatto e me la mangio, fottendomene altamente del fatto che sia a dir poco bollente. Apro la cartella, prendo il libro di algebra e comincio a studiare quella sequenza di numeri e lettere finché, quaranta minuti dopo, non arriva il mal di testa e sono costretta a chiudere il malefico libro. –Odio matematica – bofonchio a denti stretti. Mi rendo conto di avere ancora addosso i vestiti di Liam, ma sono così incredibilmente caldi e morbidi, e inoltre hanno un profumo squisito, difficile da descrivere. Per un attimo desidero avere il ragazzo qui con me, ma poi mi riscuoto, sparecchio, corro in camera, mi metto il pigiama, lavo i denti e preparo la cartella per domani, mi piace essere già pronta e organizzata. Infine mi butto sul divano, metto su il primo DVD che trovo, ossia Harry Potter, che avrò visto almeno un centinaio di volte, ma che amo alla follia. Da piccola ad Halloween mi mascheravo sempre da Mangiamorte, e correvo per le strade londinesi agitando la mia bacchetta magica, credendo davvero di essere un mago. Bei tempi quelli, quando si è piccoli tutto sembra entusiasmante e fantastico e crescendo si viene purtroppo a contatto con la realtà. Dopo neanche venti minuti sono già caduta in un sonno profondo.
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: itstheinfinity_