Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: La neve di aprile    17/02/2013    3 recensioni
(Luca e Laura) Laura stringe le labbra in una smorfia e gonfia le guance. Luca si avvicina cautamente, superando il muro di lenzuola stropicciate che lo separano dal corpo nudo di lei. Stesa su un fianco, può leggere il rilievo delle vertebre e disegnare una ragnatela di baci tra le asperità delle scapole sporgenti.
(Cecilia e Marco) Perché Cecilia è fatta così, emblema di pacatezza il novanta per cento del tempo e vulcano di tutto per il restante dieci: non conosce mezze misure perché nelle cose fatte a metà non ha mai creduto davvero, ma se non è convinta a pieno allora preferisce risparmiarsi per qualcosa che verrà in futuro e che meriterà il dispendio di cuore.
[Fanfiction partecipante all'iniziativa del Collection of Starlight "Addobba l'albero di Natale con il COS!"]
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Due di uno'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Questa notte ho sognato Nicolò, quello vero – il glorioso–; si può dire sia colpa sua.

 
 

 
Due di uno
Viola e Nicolò

 
 
 
 

Viola non fa fatica a percepire la presenza di Nicolò alle sue spalle.
È un po’ come se il sole fosse sceso dal suo piedistallo celeste – e lassù, oltre lo spicchio rotondo del lucernario, non fosse rimasto che il suo ricordo lucente di primavera – per stenderle sulle spalle un manto di calore impossibile. Insostenibile.
Ne sente il silenzio fitto, e il sorriso ispido di barba mentre tende alla cliente davanti a lei uno scontrino e la carta di credito.
 
“Ecco a lei, e grazie.”
“Grazie a te stella, e quando vuoi ti ho lasciato un caffè pagato giù al bar!”
“Allora ne approfitto subito, gentilissima!”
 
La porta dello spogliatoio si chiude, e nello sciabordio agitato dei bimbi in acqua che sale dal ballatoio il rumore della pinzatrice scandisce anche il primo passo di Nicolò. Nel tempo necessario a infilare la ricevuta in una busta di plastica trasparente è arrivato alle spalle di Viola e sta strofinando il mento irsuto nella curva morbida della sua gola, costringendola a reclinare il collo e schiudere le labbra in un sorriso.
 
“Stai cercando di farmi capire che non posso andare a berlo, quel caffè?”
“No, ti sto offrendo una valida alternativa.”
 
Viola ride, raccogliendo nel palmo della mano il viso di Nicolò.
Nello schermo del computer fattosi già nero, le loro facce vicine si guardano: le punte dei loro nasi già si sfiorano e gli occhi ridono senza risa, le labbra troppo impegnate a pregustare il sapore del bacio che si annuncia imminente.
 
“Sai che non posso, Nico, sono al lavoro…”
“Se è per questo ho mollato a Diletta le mie dieci ranocchiette[i] con la scusa del bagno, solo per venire qui.”
“Tu sei tutto scemo!”
“Volevo un bacio, e tu non scendi mai in piano vasca…”
“Perché non posso scendere giù a caso, lo sai!”
“Ma questo non significa che non possa venire a lamentarmi da te per il scarso affetto che mi dimostri.”
“Oh, ma taci!”
 
Nicolò sbuffa, e si vendica mordendole piano il lobo di un orecchio.
 
“Così sei sleale.”
“Mai detto il contrario.”
 
Si fronteggiano, in silenzio, le fronti vicine e i capelli che si mescolano tra loro.
Viola è mora, Nicolò biondo. A vederli niente li accomuna, se non il lavoro in piscina, ad un piano di distanza, e l’età: tanto lei è mite, innamorata di un mondo di inchiostro e carta, tanto lui è chiassoso, nato per passare le sue giornate all’aria aperta, baciato dal sole in ogni stagione.
Hanno iniziato ad uscire dopo mesi di chiacchiere da niente, separati da un bancone di legno e da chilometri verticali di timidezza, mentre Viola rileggeva per la milionesima volta Cent’anni di solitudine. Nicolò si era presentato con addosso la polo bianca degli istruttori di nuoto e un asciugamano in vita, i capelli ancora umidi e un sorriso sulle labbra che le aveva mozzato il fiato in gola. Come tutti i suoi sorrisi, del resto, tutte le volte: avrebbe acconsentito a qualsiasi cosa, per averne in cambio un altro.
 
“E se invece mi accompagnassi a prenderlo, quel caffè, e poi te ne tornassi dalle tue ranocchiette?”
 
Bello come un dio greco, Nicolò si rabbuia impercettibilmente e lei gli sorride pizzicandogli le guance, spianando con la punta delle dita il suo broncio. Non sono grandi ombre, le sue: arrivano e se ne vanno in fretta, senza indugiare troppo a lungo sulle linee del suo volto. Così in fretta che ogni tanto Viola pensa sia fatto interamente di luce, pulito così come sembra, e lineare, mentre lei è nata per raccogliere in sé soffici volute di nebbia lattiginosa, e gli spigoli di un carattere fin troppo rigoroso. Si sporge a baciarlo, con gentilezza, carezzandogli gli zigomi con le ciglia e già tutto il buio del suo malumore se ne è andato.
 
“Dai, vieni giù con me cinque minuti!”
“Ma io non voglio dividerti con nessuno, in questi cinque minuti.”
“Certe volte sei peggio delle tue ranocchie, lo sai?”
“Però nessuna delle mie ranocchie penserebbe mai di fare quello che io vorrei fare con te adesso…”
 
Viola sa di essere arrossita – si sente la faccia bollente – e non sa decidere se essere lusingata o indignata. Così rimane in silenzio, lasciando che il rossore si arrampichi lungo le guance pallide e ustioni i palmi delle mani di Nicolò che le stringono piano, combattuta tra il desiderio di mandare al diavolo il lavoro o il suo ragazzo. L’inibizione le riesce facile, persino con l’unica persona che poi è in grado di sfilargliela di dosso senza farle sentire il peso dei suoi ridicoli imbarazzi.
 
“Tu vieni proprio da un altro mondo, piccola.”
 
Le posa un bacio sulla fronte, con delicatezza, e strofina il naso contro quello di lei in un gesto affettuoso che da solo vale a gonfiarle il cuore di gioia e strapparle un nuovo sorriso.
 
“Dai principessa, andiamo che se tardo un altro po’ mi licenziano…!”
 
Viola si morde la lingua e, controllando che nessuno faccia capolino dalle scale, gli si stringe addosso cingendogli il collo con le braccia. Nel tepore del pomeriggio e i fumi di cloro che impestano l’intero edificio, l’odore della pelle di Nicolò le svuota la testa come neppure un tiro di sigaretta saprebbe fare e mentre lo bacia ha bisogno di aggrapparsi a lui per non cedere alla vertigine improvvisa che la coglie.
 
È stato così persino al loro primo bacio, quando ancora aveva in bocca il sapore dei pop-corn sgranocchiati una manciata di minuti prima, e lui si era teso verso di lei intrappolandola contro la poltroncina. L’aveva guardata con occhi verdissimi, e Viola aveva avuto la netta sensazione che in quel momento si sarebbe potuta scatenare l’apocalisse senza che lei riuscisse a fare altro che contare le pagliuzze dorate, petali attorno al nero delle pupille. Non se ne sarebbe accorta, semplicemente.
Scusami, non ce la faccio proprio più, le aveva detto Nicolò con una voce così esile da suonare quasi intimorita, se non ti bacio adesso potrei impazzire. E l’aveva baciata come nessuno l’aveva mai saputa baciare, con un trasporto tale che non fosse stata seduta si sarebbe trovata stesa a terra, incapace di reggersi sulle gambe.
 
“Vai dalle ranocchie, o ci cacciano entrambi per assenteismo.”
 
Glielo intima a fior di labbra, prima di scappare via verso le scale, inseguita solo dalla sua risata.
 
“E il tuo caffè?”
“Me lo bevo da sola, no?”
“Ma va, aspettami, vengo con te.”
 
Viola si ferma, al principio della scala che srotola verso il piano inferiore, aspettando che lui la raggiunga e le stringa la mano. Le ciabatte che indossa schioccano vivaci sul pavimento mentre lei posa la testa contro la sua spalla e sospira teatrale.
 
“Non sai proprio staccarti da me, eh?”
“Già. Le ranocchiette mi sgrideranno e sarà solo colpa tua.”
“Sopravvivrò.”
 
E con il peso del braccio di Nicolò sulle spalle, Viola sa che con lui accanto potrebbe sopravvivere davvero a qualsiasi cosa.
 
 
 

 


[i] Ranocchiette è come chiamo io i bambini piccoli che frequentano i corsi di nuoto nella piscina in cui lavoro. 
   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: La neve di aprile