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Autore: boll11    06/09/2007    7 recensioni
Severus, Sirius e Remus si risvegliano al mattino scoprendo invece di essere piombati in un incubo. Cosa è successo? E soprattutto, perché?
Genere: Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Albus Silente, Nuovo personaggio, Remus Lupin, Severus Piton, Sirius Black
Note: AU | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Altro contesto
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NDA: Non ci sono scuse. Sono in netto ritardo, lo so.
Ma il fandom di HP mi è divenuto ostico a livelli inenarrabili. Comunque non sia mai che lascio una storia incompleta. Mi tormenta negli incubi e mi impedisce di scrivere serenamente il resto. XD
Quindi eccomi qui, con l’intenzione di terminarla il prima possibile.
Mancano quattro capitoli alla conclusione ed ho già cominciato a scriverli conscia delle ondate di disapprovazione di quanti leggono la mia storia.
Abbiate solo un altro po’ di pazienza.
Voglio davvero finirla.
Una comica ha bisogno di molta, moltissima attenzione o si rischia di fare una cosa raffazzonata.
Mi impegno a completarla entro l’anno.
E se non riesco, che mi prenda un crampo alla mano! XD
Grazie a tutte e buona lettura.
P.S. Le risposte ai vostri commenti a fine capitolo.


3.

“Allora Severus, sono veramente, ma veramente tanto seccato”, disse tranquillo Remus al telefono.
Sorrideva perfino allo specchio che aveva di fronte, dondolando mollemente la cinta del suo accappatoio - morbido, molto morbido. – mentre Elvira (doveva essere lei. Un donnino rotondo con una massa di riccioli neri chiusi in una retina), molto affaccendata, entrava ed usciva dal bagno portando tutta una serie di asciugamani, tutta una varietà di bagnoschiuma, tutto un trionfo di perle da bagno…
Mise una mano sulla cornetta e con l’altra bloccò la corsa della donna.
“Non si sogni di mettere altro che acqua nel mio bagno, Elvira. Se solo vedo nella vasca un accenno di schiuma o sento nell’aria odore di fiori, posso diventare molto sgradevole”, gli disse con un ampio sorriso. “Una bestia, gliel’assicuro”, aggiunse annuendo col capo.
Quella assentì con vigore, gli occhi già sporgenti di natura assunsero una conformazione preoccupante.
“Una normale pezzo di sapone andrà benissimo”.
Senza degnarla di un ulteriore sguardo tornò ad occuparsi di Severus. “Cosa sta succedendo?”
“Non ne ho la più pallida idea”, gli rispose quello. “Deve entrarci in qualche modo Albus. Almeno credo…” Severus si interruppe. “Cosa diavolo vuole?”, lo sentì tuonare.
“Volevo mostrarvi una cosa, capo. Pensavo che aggiungendo ogni tanto una mattonella come questa, poteva venire fuori una cosa più elegante, più fine… che ne dice?”.
Remus non sentì la risposta di Severus.
Solo una serie di colpi e un guaito e poi un lungo sospiro rassegnato.
“Ti dai alle ristrutturazioni?”, gli disse.
“Senti, Remus, non so come uscirne fuori. Non ora. Tanto dobbiamo vederci. Da quello che ho capito dobbiamo portare al cinema un gruppo di mocciosi. Parleremo a quattrocchi. Altro non posso dirti… Ma cosa vuole ancora?”
“Capo, mi dispiace seccarvi, ma che ne dice di questa? I Gigli gialli potrebbero intrigarvi di più?”
Remus chiuse la comunicazione sospirando.
A quanto pare stavano entrambi sulla stessa barca.

Quando entrò in bagno il profumo lo colse a tradimento, tanto che barcollò come se avesse preso un pugno sul naso.
Poi vide Elvira sobbalzare e stringere tra le mani una boccetta sospetta.
“Cos’è?”, chiese Remus assottigliando gli occhi e scoprendo i denti.
Quella scosse il capo nervosamente lasciando dondolare alcuni ricci che le erano scappati dalla retina.
Remus si avvicinò a lei e le ghermì i polsi, costringendola ad aprire i pugni.
La boccetta rotolò in terra e si fermò contro una delle gambe della vasca scolpita a forma di zampa.
Carina, fine!
La raccolse tra le mani e lesse costernato la scritta.
Essenza di violetta.
“L’ha versata?”, chiese alla donna tremante rendendosi conto di avere una nota stridula nella voce. “Maledetta! Gliel’avevo proibito!”
“Solo tre gocce…”, esalò quella. “Come mi ha detto sempre. Non si scordi mai delle mie gocce di violetta o sarò costretto a punirla! Così m’ha detto! Io eseguo solamente.”
“Ma se le ho proibito…”, inveì per poi interrompersi.
Quella si era eretta con fierezza, spingendosi i ricci ribelli nella retina.
“Quello che mi ha detto oggi non conta, caro lei!”, disse sbrigativa.“Quello che conta sono le disposizioni giornaliere che si è premurato di scolpirmi sul muro. Sono stufa dei suoi atteggiamenti lunatici. L’ho vista che era un frugolo di neanche due chili. Quindi non si permetta più di spaventarmi”.
Ciabattò verso la porta con passo spedito e si volse di nuovo furente. “Le paperelle di gomma sono sulla mensola sopra la vasca!”, disse sprezzante e uscì sbattendo la porta.
Remus ebbe quasi la certezza di star facendo un sogno psichedelico.
Il profumo asfissiante non aiutava a calmare la mente.
“Come diamine sono finito in quest’incubo?”, pensò mentre afferrava la cordicella del tappo e lasciava defluire l’acqua dalla vasca.
“Pensa, Remus, pensa…”
Volse il viso intorno e intuì che forse quella stanza era l’unica cosa che aveva arredato il Remus alieno.
Era di un pacchiano da far battere i denti dal raccapriccio.
Tutto un trionfo di stucchi dorati.
Puttini obesi, fiori gravidi di petali e foglie, complessi arabeschi.
Il tutto a decorare soffitto e pareti ed era talmente carico da dare l’impressione che potesse staccarsi da un momento all’altro.
“Una doccia veloce, per l’amor di Godric!”, pensò frenetico sentendosi osservato.
Ci mise quasi mezz’ora a cercare una saponetta che non fosse o mughetto, o genziana, o rosa, o peggio ancora gelsomino, ma semplice latte.
Era stipata dietro quelle che parevano scorte per la pulizia di un intero battaglione di Auror.
Mentre si insaponava velocemente cercò di far mente locale sulla sera precedente.
Leggeva, e su quello nulla di nuovo.
Il libro era un interessante romanzo simil-horror di uno scrittore sconosciuto che però evidentemente, aveva il merito di catturare l’attenzione, perché non aveva udito Albus picchiare leggero all’uscio e se l’era trovato accanto all’improvviso.
Alto come la morte, silenzioso, s’era chinato a leggere sopra le sue spalle (cosa che odiava), con gli occhiali a mezzaluna sghembi sul lungo naso impiccione.
Aveva tirato fuori dalla gola un verso sfiatato ed era certo che con quel verso gli fosse spuntato fuori qualche altro capello bianco.
Gli aveva chiesto garbatamente che volesse, quando in realtà gli avrebbe volentieri azzannato il naso.
“Ti ho portato un pensiero, caro Remus”, e gli aveva teso una scatola di cioccolatini al Rhum. I suoi preferiti.
Se c’era una cosa a cui non sapeva rinunciare era il ripieno di quei cioccolatini.
“Grazie”, aveva risposto brevemente, desideroso di tornare alla lettura.
Albus l’aveva salutato con uno svolazzo delle dita e un sorriso che adesso gli riuscì chiaramente di identificare.
Astuto e sornione.
Tutti.
Li aveva mangiati tutti ed ecco… Si era svegliato in questo posto da incubo.
“Dannazione, Albus deve avere un ottimo motivo per questa follia. Deve!”
La doccia fu una questione di un secondo.
Il sentore di violetta aveva riempito ogni cosa e pareva emanare da ogni poro della pelle, sebbene si fosse premunito di eliminare qualsiasi traccia di quell’essenza dalla vasca con ripetuti risciacqui.
Si guardò infine allo specchio meditando di recidere quei disgustosi baffetti con un colpo di rasoio ben assestato, ma non poteva resistere lì dentro un minuto di più.
Aveva provato inutilmente ad aprire la finestra, ma pareva cementata.
Poi aveva scorto un cartiglio saldato su una delle ante.
Arieggiare il locale solo dalle 10!!!!!!
Un vero e proprio fan dei punti esclamativi.
“Ma per quale diavolo di motivo, poi?”, pensò inutilmente.
Scoprì di non volerlo sapere.

Uscì precipitosamente, e solo l’indossare quegli ottimi abiti lo calmò un po’.
Trovare il luogo dove era stata servita la colazione fu questione di secondi.
Il profumo della pancetta e del caffè gli aggredì le narici e da quello si fece guidare.
La donna che diceva di essere sua madre era seduta ad una lunga tavola e sorseggiava elegantemente da una tazzina da tè.
“Eccoti, finalmente”, disse frantumando un biscotto con la sua candida dentatura da squalo.
Remus si sedette, e subito una cameriera comparsa dal nulla gli mise di fronte un piatto abbondante di uova con pancetta e una tazza di caffè nero.
Poi gli versò un bicchierone di succo d’arancia.
“Sei leggermente in ritardo, figlio. Dovrai affrettarti. Sai che Severus ti ha pregato di essere sul posto puntuale, visto che era probabile ritardasse per via dell’operaio per il bagno”, biascicò la donna continuando a triturare biscotti.
Remus la guardò con un lieve sorriso, annuendo ai punti giusti e mangiando a quattro palmenti.
Non aveva la minima idea di quale fosse il luogo, ma per ora non se ne preoccupava.
Aveva fame e quando aveva fame tutto passava in secondo piano.
La donna lo guardava lievemente disgustata osservandolo spalmarsi una quantità esagerata di burro su una fetta di pane tostato.
“Sei veramente nauseante. Dirti che assomigli a una grossa oca in salmì sortirebbe qualche effetto?”, bisbigliò soffiando fuori una profusione di briciole.
Mentre si stava imburrando la terza fetta di pane la vide scattare su come una molla e afferrargli il braccio armato di coltellino con una mano che pareva una morsa.
Con una forza sovrumana riuscì a spingerlo in piedi e la fetta volò attraverso la stanza afferrata con tempismo dalla cameriera.
“Ora basta. E’ tardi.”, tuonò la donna.
Gli spazzolò con energia il completo con le sue manone e lo sospinse verso la porta d’ingresso dandogli colpi feroci dietro la schiena.
Sulla soglia gli depose tra le mani una ventiquattrore, sotto il braccio il Times e sul naso un bacio umido e appiccicoso.
“Hai fortuna che il cinema è solo a due passi, caro il mio grassottello!”, gli disse la donna con amore materno.
Lo spinse fuori dalla porta senza cerimonie e Remus di ritrovò in strada senza aver capito esattamente come.
Sospirò.
“Cerchiamo questo dannato cinema…”, sbuffò prima di incamminarsi desolato per la via.


Ed eccomi a rispondere ai vostri commenti.
Ci provo, Piccola Vero, ci provo. Grazie. È che voglio fare un buon lavoro; Ciao Mixky, che bello ritrovarti anche qui. ^^ Sì, me lo sono preso come impegno. Questa storia è la mia spina nel fianco. Grazie; Rieccomi dopo svariato tempo, Elisahq, e con il capitolo di Remus. Spero apprezzerai. La moglie di Sirius mi diverte e mi diverte mettere nei guai il povero Sirius. Sono un po’ sadica. Di solito lo sono con i miei personaggi preferiti; Aska, me lo immagino benissimo anche io e non è un bell’immaginare! XD Grazie; Ecco aggiornato, Valery Ivanov. Sono contenta ti diverta. XD Ho tutta la trama in testa. E’ che metterla su pc è un lavoro un po’ più complicato, ma giuro che la finirò.

Grazie di nuovo a tutte e giuro che non vi farò attendere più così tanto tempo.
Sono mortificata.
Boll

  
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