NDA: Non ci sono scuse. Sono in netto ritardo, lo so. 3.
“Allora Severus, sono veramente, ma veramente tanto seccato”, disse
tranquillo Remus al telefono.
Ed eccomi a rispondere ai vostri commenti.
Ma il fandom di HP mi è divenuto ostico a livelli inenarrabili.
Comunque non sia mai che lascio una storia incompleta. Mi tormenta
negli incubi e mi impedisce di scrivere serenamente il resto. XD
Quindi eccomi qui, con l’intenzione di terminarla il prima
possibile.
Mancano quattro capitoli alla conclusione ed ho già cominciato a
scriverli conscia delle ondate di disapprovazione di quanti leggono
la mia storia.
Abbiate solo un altro po’ di pazienza.
Voglio davvero finirla.
Una comica ha bisogno di molta, moltissima attenzione o si rischia di
fare una cosa raffazzonata.
Mi impegno a completarla entro l’anno.
E se non riesco, che mi prenda un crampo alla mano! XD
Grazie a tutte e buona lettura.
P.S. Le risposte ai vostri commenti a fine capitolo.
Sorrideva perfino allo specchio che aveva di fronte, dondolando
mollemente la cinta del suo accappatoio - morbido, molto morbido. –
mentre Elvira (doveva essere lei. Un donnino rotondo con una massa di
riccioli neri chiusi in una retina), molto affaccendata, entrava ed
usciva dal bagno portando tutta una serie di asciugamani, tutta una
varietà di bagnoschiuma, tutto un trionfo di perle da bagno…
Mise una mano sulla cornetta e con l’altra bloccò la corsa della
donna.
“Non si sogni di mettere altro che acqua nel mio bagno, Elvira. Se
solo vedo nella vasca un accenno di schiuma o sento nell’aria odore
di fiori, posso diventare molto sgradevole”, gli disse con un ampio
sorriso. “Una bestia, gliel’assicuro”, aggiunse annuendo col
capo.
Quella assentì con vigore, gli occhi già sporgenti di natura
assunsero una conformazione preoccupante.
“Una normale pezzo di sapone andrà benissimo”.
Senza degnarla di un ulteriore sguardo tornò ad occuparsi di Severus.
“Cosa sta succedendo?”
“Non ne ho la più pallida idea”, gli rispose quello. “Deve entrarci
in qualche modo Albus. Almeno credo…” Severus si interruppe. “Cosa
diavolo vuole?”, lo sentì tuonare.
“Volevo mostrarvi una cosa, capo. Pensavo che aggiungendo ogni tanto
una mattonella come questa, poteva venire fuori una cosa più
elegante, più fine… che ne dice?”.
Remus non sentì la risposta di Severus.
Solo una serie di colpi e un guaito e poi un lungo sospiro
rassegnato.
“Ti dai alle ristrutturazioni?”, gli disse.
“Senti, Remus, non so come uscirne fuori. Non ora. Tanto dobbiamo
vederci. Da quello che ho capito dobbiamo portare al cinema un gruppo
di mocciosi. Parleremo a quattrocchi. Altro non posso dirti… Ma cosa
vuole ancora?”
“Capo, mi dispiace seccarvi, ma che ne dice di questa? I Gigli gialli
potrebbero intrigarvi di più?”
Remus chiuse la comunicazione sospirando.
A quanto pare stavano entrambi sulla stessa barca.
Quando entrò in bagno il profumo lo colse a tradimento, tanto che
barcollò come se avesse preso un pugno sul naso.
Poi vide Elvira sobbalzare e stringere tra le mani una boccetta
sospetta.
“Cos’è?”, chiese Remus assottigliando gli occhi e scoprendo i
denti.
Quella scosse il capo nervosamente lasciando dondolare alcuni ricci
che le erano scappati dalla retina.
Remus si avvicinò a lei e le ghermì i polsi, costringendola ad aprire
i pugni.
La boccetta rotolò in terra e si fermò contro una delle gambe della
vasca scolpita a forma di zampa.
Carina, fine!
La raccolse tra le mani e lesse costernato la scritta.
Essenza di violetta.
“L’ha versata?”, chiese alla donna tremante rendendosi conto di avere
una nota stridula nella voce. “Maledetta! Gliel’avevo proibito!”
“Solo tre gocce…”, esalò quella. “Come mi ha detto sempre. Non si
scordi mai delle mie gocce di violetta o sarò costretto a
punirla! Così m’ha detto! Io eseguo solamente.”
“Ma se le ho proibito…”, inveì per poi interrompersi.
Quella si era eretta con fierezza, spingendosi i ricci ribelli nella
retina.
“Quello che mi ha detto oggi non conta, caro lei!”, disse
sbrigativa.“Quello che conta sono le disposizioni giornaliere che
si è premurato di scolpirmi sul muro. Sono stufa dei suoi
atteggiamenti lunatici. L’ho vista che era un frugolo di neanche due
chili. Quindi non si permetta più di spaventarmi”.
Ciabattò verso la porta con passo spedito e si volse di nuovo
furente. “Le paperelle di gomma sono sulla mensola sopra la vasca!”,
disse sprezzante e uscì sbattendo la porta.
Remus ebbe quasi la certezza di star facendo un sogno
psichedelico.
Il profumo asfissiante non aiutava a calmare la mente.
“Come diamine sono finito in quest’incubo?”, pensò mentre afferrava la
cordicella del tappo e lasciava defluire l’acqua dalla vasca.
“Pensa, Remus, pensa…”
Volse il viso intorno e intuì che forse quella stanza era l’unica
cosa che aveva arredato il Remus alieno.
Era di un pacchiano da far battere i denti dal raccapriccio.
Tutto un trionfo di stucchi dorati.
Puttini obesi, fiori gravidi di petali e foglie, complessi
arabeschi.
Il tutto a decorare soffitto e pareti ed era talmente carico da dare
l’impressione che potesse staccarsi da un momento all’altro.
“Una doccia veloce, per l’amor di Godric!”, pensò frenetico
sentendosi osservato.
Ci mise quasi mezz’ora a cercare una saponetta che non fosse o
mughetto, o genziana, o rosa, o peggio ancora gelsomino, ma semplice
latte.
Era stipata dietro quelle che parevano scorte per la pulizia di un
intero battaglione di Auror.
Mentre si insaponava velocemente cercò di far mente locale sulla sera
precedente.
Leggeva, e su quello nulla di nuovo.
Il libro era un interessante romanzo simil-horror di uno scrittore
sconosciuto che però evidentemente, aveva il merito di catturare
l’attenzione, perché non aveva udito Albus picchiare leggero
all’uscio e se l’era trovato accanto all’improvviso.
Alto come la
morte, silenzioso, s’era chinato a leggere sopra le sue spalle (cosa
che odiava), con gli occhiali a mezzaluna sghembi sul lungo naso
impiccione.
Aveva tirato fuori dalla gola un verso sfiatato ed era certo che con
quel verso gli fosse spuntato fuori qualche altro capello bianco.
Gli aveva chiesto garbatamente che volesse, quando in realtà gli
avrebbe volentieri azzannato il naso.
“Ti ho portato un pensiero, caro Remus”, e gli aveva teso una scatola
di cioccolatini al Rhum. I suoi preferiti.
Se c’era una cosa a cui non sapeva rinunciare era il ripieno di quei
cioccolatini.
“Grazie”, aveva risposto brevemente, desideroso di tornare alla
lettura.
Albus l’aveva salutato con uno svolazzo delle dita e un sorriso che
adesso gli riuscì chiaramente di identificare.
Astuto e sornione.
Tutti.
Li aveva mangiati tutti ed ecco… Si era svegliato in questo posto da
incubo.
“Dannazione, Albus deve avere un ottimo motivo per questa follia.
Deve!”
La doccia fu una questione di un secondo.
Il sentore di violetta aveva riempito ogni cosa e pareva emanare da
ogni poro della pelle, sebbene si fosse premunito di eliminare
qualsiasi traccia di quell’essenza dalla vasca con ripetuti
risciacqui.
Si guardò infine allo specchio meditando di recidere quei disgustosi
baffetti con un colpo di rasoio ben assestato, ma non poteva
resistere lì dentro un minuto di più.
Aveva provato inutilmente ad aprire la finestra, ma pareva
cementata.
Poi aveva scorto un cartiglio saldato su una delle ante.
Arieggiare il locale solo dalle 10!!!!!!
Un vero e proprio fan dei punti esclamativi.
“Ma per quale diavolo di motivo, poi?”, pensò inutilmente.
Scoprì di non volerlo sapere.
Uscì precipitosamente, e solo l’indossare quegli ottimi abiti lo
calmò un po’.
Trovare il luogo dove era stata servita la colazione fu questione di
secondi.
Il profumo della pancetta e del caffè gli aggredì le narici e da
quello si fece guidare.
La donna che diceva di essere sua madre era seduta ad una lunga
tavola e sorseggiava elegantemente da una tazzina da tè.
“Eccoti, finalmente”, disse frantumando un biscotto con la sua
candida dentatura da squalo.
Remus si sedette, e subito una cameriera comparsa dal nulla gli mise
di fronte un piatto abbondante di uova con pancetta e una tazza di
caffè nero.
Poi gli versò un bicchierone di succo d’arancia.
“Sei leggermente in ritardo, figlio. Dovrai affrettarti. Sai che
Severus ti ha pregato di essere sul posto puntuale, visto che era
probabile ritardasse per via dell’operaio per il bagno”, biascicò la
donna continuando a triturare biscotti.
Remus la guardò con un lieve sorriso, annuendo ai punti giusti e
mangiando a quattro palmenti.
Non aveva la minima idea di quale fosse il luogo, ma per ora non se
ne preoccupava.
Aveva fame e quando aveva fame tutto passava in secondo piano.
La donna lo guardava lievemente disgustata osservandolo spalmarsi una
quantità esagerata di burro su una fetta di pane tostato.
“Sei veramente nauseante. Dirti che assomigli a una grossa oca in
salmì sortirebbe qualche effetto?”, bisbigliò soffiando fuori una
profusione di briciole.
Mentre si stava imburrando la terza fetta di pane la vide scattare su
come una molla e afferrargli il braccio armato di coltellino con una
mano che pareva una morsa.
Con una forza sovrumana riuscì a spingerlo in piedi e la fetta volò
attraverso la stanza afferrata con tempismo dalla cameriera.
“Ora basta. E’ tardi.”, tuonò la donna.
Gli spazzolò con energia il completo con le sue manone e lo sospinse
verso la porta d’ingresso dandogli colpi feroci dietro la
schiena.
Sulla soglia gli depose tra le mani una ventiquattrore, sotto il
braccio il Times e sul naso un bacio umido e appiccicoso.
“Hai fortuna che il cinema è solo a due passi, caro il mio
grassottello!”, gli disse la donna con amore materno.
Lo spinse fuori dalla porta senza cerimonie e Remus di ritrovò in
strada senza aver capito esattamente come.
Sospirò.
“Cerchiamo questo dannato cinema…”, sbuffò prima di incamminarsi
desolato per la via.
Ci provo, Piccola Vero, ci provo. Grazie. È che voglio fare un
buon lavoro; Ciao Mixky, che bello ritrovarti anche qui. ^^
Sì, me lo sono preso come impegno. Questa storia è la mia spina nel
fianco. Grazie; Rieccomi dopo svariato tempo, Elisahq, e con
il capitolo di Remus. Spero apprezzerai. La moglie di Sirius mi
diverte e mi diverte mettere nei guai il povero Sirius. Sono un po’
sadica. Di solito lo sono con i miei personaggi preferiti;
Aska, me lo immagino benissimo anche io e non è un
bell’immaginare! XD Grazie; Ecco aggiornato, Valery Ivanov.
Sono contenta ti diverta. XD Ho tutta la trama in testa. E’ che
metterla su pc è un lavoro un po’ più complicato, ma giuro che la
finirò.
Grazie di nuovo a tutte e giuro che non vi farò attendere più così
tanto tempo.
Sono mortificata.
Boll