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Autore: hunter95    18/02/2013    2 recensioni
"- Perchè lo hai fatto? -
- Fatto cosa? -
- Non ti sei spostato, perché hai preso quelle frecce? –"
Zoro si è fatto avvelenare da frecce nemiche. Che cosa sentirà nel delirio del veleno?
Genere: Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mugiwara, Nami, Roronoa Zoro | Coppie: Nami/Zoro
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Una puntura. Un leggero pizzicore al braccio lo svegliò, lasciandolo nuovamente incapace di muoversi.
“Spero di riuscire a capire qualcosa analizzando il suo sangue.” Di nuovo Chopper. Doveva avergli fatto un prelievo.
“Non c’è un modo per far abbassare la febbre?” Nami era ancora lì. Non avrebbe dovuto rimanergli accanto, doveva riposare.
“Quello che stai facendo è sufficiente.”
Zoro sentì una pezza bagnata venirgli appoggiata sulla fronte. Era fresca ed era un balsamo in quel momento in cui il suo corpo stava andando a fuoco.
“Il veleno non farà che peggiorare la situazione.” Il commento di Robin gli accese un allarme in testa. Veleno? Quale veleno?
“Frecce avvelenate, potrei iniziare a usarle anche io.” Pensò Usopp ad alta voce.
Frecce avvelenate? Ora ricordava. Era stato un agguato nell’isola dove erano sbarcati. Un gruppo di indigeni che vivevano nella profondità dell’isola. Era l’unico ad essere stato colpito. Avrebbe potuto schivarle, ma non lo aveva fatto perché…
“Quello stupido di un marimo.” Bofonchiò Sanji interrompendo i suoi pensieri. Se avesse potuto, Zoro avrebbe sospirato. Era da dopo Thriller Bark che ogni volta che si feriva in modo più o meno serio entrava in modalità cuoco-da-strapazzo-preoccupato-e-scocciato.
“Yo oh oh! Non c’è un antidoto?” domandò Brook arrivando al sodo.
“Rufy, tu sei suuuper immune al veleno, no?” giusto, Franky aveva ragione.
“Sì, e allora?” Rufy come al solito non aveva capito.
“Potrei usare il tuo sangue per creare un antidoto.” Chopper sembrava pensieroso “Se solo riuscissi a capire che cosa viene intaccato dal veleno potrei riuscire a isolare gli anticorpi per adatti a combatterlo, ma finché dorme non c’è modo di capirlo.”
“Non c’è modo per svegliarlo?” Nami gli strinse la mano più forte nel pronunciare quelle parole.
“Ne dubito. Al massimo potrei usare uno stimolante, ma rischierei solo di peggiorare la situazione senza risolvere nulla.”
Zoro si smarrì in quei discorsi e perse nuovamente i sensi.
 
Sentiva un respiro regolare. Solo quel rumore disturbava l’altrimenti quieto momento. Un respiro che si sommava al suo ansimare convulso, che riconobbe all’istante. Era Nami. Quante volte l’aveva sentita respirare nel sonno, dopo una notte d’amore, in un pigro pomeriggio assolato sul ponte o in una fredda sera invernale?
Come aveva fatto ad innamorarsi di lei? Come aveva fatto ad essere ricambiato?
Il suo sogno, il suo obbiettivo, la sua stessa vita avevano assunto un nuovo senso, una nuova direzione. Non era più solo per se stesso, ma per Lei e per i suoi compagni.
Era cominciato tutto una pigra notte silenziosa…
*
“Stai bene?”Zoro si era avvicinato piano a Nami, la quale stava pigramente osservando il cielo e il mare dal parapetto della nave.
“Perché me lo chiedi?” si era girata a guardarlo, con i suoi grandi occhi color nocciola e i capelli color mandarino che ondeggiavano dolcemente nella brezza.
“Perché ora sei libera.”
“E questo dovrebbe farmi stare male?”
“Dopo otto anni di schiavitù la libertà è qualcosa di difficile da accettare. Arlong è stato sconfitto solo una settimana fa.”
“Lo so, ma sto bene.” Era tornata a guardare il mare con occhi lucidi. “Fino a poco tempo fa, il mare per me rappresentava il luogo da cui provengono quei mostri, ora è un simbolo di possibilità, un futuro che posso finalmente scrivere io. Sono io che scelgo di divenire pirata, di vivere  in mare. Per la prima volta nessuno mi costringe.”
“E che cosa vedi in questo futuro?” Zoro le si era affiancato e la guardava ammirare il mare.
“La mappa del mondo. Il grande tesoro di Gold Roger. L’All Blue. Un cecchino coraggioso. E il miglior spadaccino del mondo.”
“Tu credi che ce la possa fare?” non aveva mai mostrato i suoi dubbi a nessuno, nemmeno al suo maestro, ma lei era un caso speciale.
“Hai sconfitto Hachi quando eri ferito. Hai tutte le carte in regola.”
“Mihawk mi ha sconfitto facilmente. È solo grazie alla sua clemenza se sono ancora vivo.”
“Era solo troppo presto. Non sono un’esperta, ma vivendo otto anni tra dei pirati qualcosa ho imparato e credo che tu abbia delle grandi potenzialità. Altrimenti Mihawk non ti avrebbe lasciato vivere.”
“Come lo sai?”
“Rufy mi ha raccontato tutto, a proposito, mi dispiace di averti preso a calci.”
“Non preoccuparti per quello. Sono felice che tu stia bene.”
“Davvero?”
“Sì. Sei una mocciosa che ha sofferto troppo, ora ti meriti di essere felice.”
Nami si era bloccata a quelle parole, ma Zoro no. Aveva appoggiato una mano su quella piccola e delicata di lei e aveva stretto dolcemente. Lei aveva alzato la testa di scatto, guardandolo con occhi confusi.
“Che significa?”
“Significa che ti amo.” E l’aveva baciata, assaporando il suo profumo di mandarini e il suo sapore di mare. Dopo un attimo Nami aveva risposto al bacio con passione, attirandolo a se con una mano nei capelli di lui.
“Stupido buzzurro, potevi dirmelo prima.”
“Cosa?” era stato il suo turno di essere stupito.
“Ti amo anche io, e da troppo tempo.” gli aveva detto dolcemente.
Quella notte tutti sulla Merry avevano dormito, eccetto Zoro e Nami, con solo le stelle testimoni del loro atto d’amore.
*
Da allora non si erano mai separati, e il loro amore non aveva fatto altro che aumentare. E adesso la stava facendo soffrire. Doveva svegliarsi, aprire gli occhi.
“Apri gli occhi!” se solo avesse avuto il fiato per farlo, avrebbe gridato. Sentiva dolore in tutte le parti del corpo, ma lo ignorò. Doveva svegliarsi, assolutamente.
Cercò di assumere il controllo del suo corpo, si sforzò e alla fine ottenne di muovere una mano. Esultò dentro di sé. Continuò a cercare di aprire gli occhi, fino a che non riuscì a socchiuderli.
Era tutto in penombra. Solo la luce della scrivania rischiarava l’ambiente, eppure lo feriva all’unico occhio sano che gli era rimasto, l’altro lo aveva richiuso subito.
La piccola renna dormiva con la testa reclinata all’indietro sulla sedia, mentre la sua Nami dormiva con la testa appoggiata al materasso, circondata da una massa di capelli arancioni e in disordine.
Cercò di chiamarla, ma dalla bocca non uscì altro che un gemito. Ancora non riusciva a muoversi. Con uno sforzo strinse la mano su quella della navigatrice, che si svegliò con un mugolio. Ancora assonnata alzò la testa e lo guardò.
-          Zoro. – lo guardava con un misto di stupore e felicità. Ora sentiva chiaramente la sua voce, mentre prima era solo un’eco lontana.
-          Na…mi. – il sussurrò che riuscì ad emettere doveva assomigliare al nome della ragazza, perché lei sorrise e annuì. Poi provò a svegliare la renna.
-          Chopper! Chopper, svegliati! –
Il medico si svegliò urlando:
-          Non sono un procione! – si guardò intorno, intontito. – Nami, che succede? –
-          Zoro si è svegliato. –
La renna corse dal letto e guardò lo spadaccino, finalmente sveglio anche se con l’aria di uno che stava per perdere nuovamente i sensi.
-          Zoro, resta sveglio, devo fare dei controlli. Puoi parlare? –
Il ragazzo cercò di dire qualcosa ma fallì. Si sentiva debole e stanco.
-          Riesci a muoverti? –
Zoro strinse la mano quanto più poté, ma fu un misero tentativo.
Chopper fece altri controlli, e alla fine fu soddisfatto.
-          Bene. Ora so come agisce il veleno. Dovrei riuscire a sintetizzare un antidoto. –
Zoro si rilassò non appena Chopper cominciò a lavorare. Era stremato, sentiva che stava per crollare.
-          Puoi dormire ora. Non ti preoccupare. – lo rassicurò Nami carezzandogli la testa.
Il ragazzo la guardò e si sentì in colpa per ciò che le stava facendo. Era pallida, stanca, con occhiaie sotto gli occhi e aveva l’aria preoccupata. Ed era colpa sua.
Cercò di parlare, ma riuscì solo ad emettere un rantolo angosciato.
-          Non sforzarti, va tutto bene. – Nami cercò di nascondere il tremito della voce, gonfia di pianto, ma non ci riuscì.
-          Mi…disp…iace. – gemette Zoro. Il dolore che lo attanagliava esplose all’improvviso e l’oblio lo avvolse per l’ennesima volta.
   
 
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