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Autore: la ragazza del pane    18/02/2013    7 recensioni
Mio padre lavora come avvocato a Cincinnati, che dista 32 km da Union, e spesso e volentieri fa tardi. Perciò trovarmi seduta a tavola con gli Hutcherson almeno cinque sere su sette è del tutto normale. Da quando i miei genitori hanno divorziato, si è buttato a capofitto nel lavoro. Forse non era del tutto pronto a lasciare mia madre. Non come diceva lui.
Ho incontrato Connor un paio di mesi dopo il divorzio, il primo giorno di scuola superiore.
Eravamo entrambi in un momento di totale smarrimento della nostra vita. Suo fratello si era appena trasferito a Los Angeles per lavoro e a lui mancava terribilmente. Così, quando ci eravamo trovati seduti allo stesso tavolo della mensa avevamo cominciato a chiacchierare come se ci fossimo conosciuti da sempre. Da quel giorno siamo sempre seduti vicini, in qualsiasi occasione.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Il fratello del mio migliore amico
 
Lotterei per il mio fratellino al cento per cento.
Questo è il motivo per cui anche Katniss combatte.
Per me la famiglia viene al primo posto.
Credo che se amassi qualcuno, combatterei.
- Josh Hutcherson

 
 
Capitolo due

 
Entro in casa e abbandono la tracolla sul divano.
Le luci sono ancora tutte spente, segno che papà non è ancora arrivato a casa. Strano, sono le 22.15, dovrebbe essere qui già da un quarto d’ora.
Mi levo le scarpe e infilo le infradito, per poi andare in camera a cambiarmi. Butto disordinatamente i vestiti sulla sedia, tolgo il reggiseno ed indosso la grossa maglietta dei Guns che uso come pigiama. Vado in bagno a struccarmi e disfo la lunga treccia a lisca di pesce che mi cade sulla spalla, stando attenta a non rovinare i nastri che ho inserito tra i capelli. Tolgo gli orecchini e i vari braccialetti. Mi sembra di pesare tre chili di meno!
Ciabattando mi dirigo in cucina, per prepararmi una tisana all’arancia. Aspetterò che papà torni, non mi piace andare a dormire senza averlo salutato. Riempio il bollitore d’acqua e mentre aspetto che si riscaldi, preparo il tavolo per la colazione di domani.
Il mio cellulare emette il classico bip decrescente di quando è scarico, così lo spengo e lo metto sotto carica, imponendomi di ricordare che domani mattina devo passare a prendere Mary, la mia vicina, per accompagnarla a scuola. La sua macchina s’è rotta, così mi ha chiesto un passaggio. Mi ha mandato un messaggio poco prima che uscissi da casa Hutcherson.
La serratura di casa scatta, proprio mentre il bollitore ha terminato, così prendo due tazze dalla credenza, vi rovescio l’acqua e immergo in ciascuna una bustina di tisana.
<< Ciao, Sam>> dice papà, facendo capolino con la testa in cucina.
<< Ciao, papà>> lo saluto, andandogli incontro per dargli un bacio sulla guancia << Stanco?>>
<< Abbastanza. Cosa stai facendo?>>
<< Ho preparato della tisana all’arancia. Ho fatto una tazza anche per te>>
<< Grazie, sei un angelo>> sorride, scomparendo poi in bagno. Io mi siedo a tavola e bevo la mia tisana. Sono stanchissima. E appesantita dalla torta di mele di Michelle, che – a mio avviso – rimarrà la migliore per i prossimi dieci secoli.
<< Com’è andata oggi?>> chiede papà, prendendo posto accanto a me con la sua tazza. Usa sempre quella tazza. Gliel’ho comprata io dieci anni fa, mentre ero in gita scolastica. Sopra c’è scritto “Tutti possono fare il padre, ma ci vuole qualcuno di davvero speciale per fare il papà”*.
<< Bene, è tornato Josh, il fratello di Connor>> dico, finendo l’ultimo sorso di tisana rimasto.
<< L’attore? Come mai?>>
<< Si è preso una pausa. Rimarrà qui un anno>>
<< Connor sarà contento>>
<< È felicissimo. Non mi ricordo di averlo mai visto così>> mi alzo con uno sbadiglio << Vado a dormire, papà. Altrimenti domani non mi svegliano neanche con le cannonate>>
<< Buona notte, Sam>>
<< Buona notte, papà>>
 
Suono il clacson un paio di volte, per dire a Mary che la sto aspettando.
Mary Williams è la mia vicina di casa da circa due anni. È australiana e si è trasferita qui, a Union, a causa del lavoro dei genitori. È alta più o meno come e me, ha la pelle abbronzata e i capelli biondissimi. È timida, ma fortunatamente sono una di quelle persone che riuscirebbe a far parlare anche una pietra, quindi non abbiamo problemi di comunicazione.
Mary esce di casa e saltella fino al pick-up, infilandosi una scarpa da ginnastica.
<< Ciao, Sam>> cinguetta, prendendo posto sul sedile del passeggero << Scusa il disturbo>>
<< Tranquilla, nessun problema>> la rassicuro, imboccando la strada che porta a casa Hutcherson.
<< Puoi mandare un messaggio a Connor con scritto che stiamo arrivando?>> le chiedo porgendole il cellulare.
<< Dove lo mettiamo?>> s’informa, mentre pigia le lettere sulla tastiera.
<< Il nostro impavido cavaliere si farà un giretto sul retro del pick-up>> rispondo, sorridendo, mentre mi fermo nel vialetto.
Connor è seduto sui gradini che portano alla veranda, immerso nella lettura, e non ci ha sentito arrivare. Mi sporgo dal finestrino e fischio con le dita per richiamare la sua attenzione. Lui alza la testa di scatto, chiude il libro e lo infila nello zaino. Si avvicina alla porta dell’auto, quando si accorge di Mary che gli fa un cenno con la mano.
<< Oh mio nobile cavaliere senza macchia e senza paura, per raggiungere il tenebroso castello dovrà salire sul retro del mio baldo destriero>> faccio con voce pomposa, indicandogli il retro del pick-up.
Lui inarca un sopracciglio, guardandomi scettico.
<< Che c’è? Ero in vena!>> borbotto, facendogli segno di muoversi.
Connor salta nel vano posteriore e, battendo una mano sul tettuccio dell’abitacolo, urla:<< Vedi di andare piano, Sam!>>
<< Signorsì signore>> scherzo, scoppiando a ridere con Mary. Incastro il braccio dietro il suo poggiatesta e mi giro, per poter fare retromarcia, quando due grosse moto ci passano accanto. I due motociclistici ci salutano con la mano e io ricambio con un sorriso.
<< Chi sono?>> chiede Mary, mentre ci dirigiamo a scuola.
<< Il papà e il fratello di Connor>> spiego, guardando nello specchietto retrovisore che il mio migliore amico sia ancora vivo.
<< Josh Hutcherson? L’attore? Wow! Lo conosci bene?>>
<< L’ho incontrato ieri per la prima volta>> le racconto << È molto simpatico>>
<< Se è per questo è anche molto carino. Anche se in Hunger Games preferisco Liam Hemsworth. Sai, sono un po’ di parte*>>
Annuisco con il capo, sorridendo. Ieri non ho pensato al fatto che Josh sia molto carino. Francamente se Mary non me l’avesse fatto notare, non ci avrei neanche fatto caso. Simpatico, allegro, disponibile. Ma no, non carino.
<< Sì, è carino>> mi ritrovo ad ammettere, ripensando al suo volto. E al suo sorriso dolcissimo, soprattutto, tale e quale a quello di Connor e Michelle.
 
Torniamo a casa di Connor dopo scuola, come tutti i pomeriggi. Non abbiamo nessun compito da svolgere e, dato che a settembre fa ancora abbastanza caldo, andiamo in cortile. Io mi siedo sull’altalena e lui si mette dietro e incomincia a spingermi lentamente. Dondolo le gambe e comincio a canticchiare una canzone.
<< Mary è molto simpatica>> dice ad un tratto Connor, dandomi una spinta più forte delle altre.
<< Già. Frequentate insieme il corso di tedesco, no?>>
<< Sì>>
Mi sembra un po’ assente, come se stesse pensando ad altro. Ad un certo punto sentiamo un colpo, il tipico rumore di un pezzo di legno scoppia perché è stato colpito con un’ascia o qualcosa del genere. Ci giriamo e vediamo Josh senza maglia che sta spaccando la legna.
Bene, se il giorno prima non mi sono resa conto di quanto sia carino, adesso non ho proprio dubbi.
<< Sam, puoi smetterla di sbavare, per favore?>> mi chiede Connor, sghignazzando. Gli tiro una gomitata nelle costole e lo fulmino con un’occhiataccia.
Mi concedo ancora qualche istante di contemplazione, proprio mentre il braccio flette indietro per caricare il colpo e il muscolo del bicipite è messo bene in evidenza. E beh!
Menda un fendente preciso e spacca il pezzo a metà, poi si asciuga la fronte con il palmo della mano. C’è solo una parola per descriverlo in questo momento: sexy. Dannatamente sexy.
Si accorge che lo stiamo fissando, o nel mio caso ‘mangiando con gli occhi’, e ci sorride. Si infila la maglietta, mentre una vocina dentro di me urla uno stridulo ‘non farlo’ e ci viene a salutare.
<< Ciao, Sam. Fratellino>> e gli scompiglia i capelli.
<< Josh, sei tutto sudato>> Connor gli si avvicina << E puzzi!>>
Josh alza un braccio e si avvicina ancora di più al fratello, che ha il viso ad un centimetro dalla sua ascella:<< Questo è profumo di vero uomo>>
Io li guardo divertita, mentre il mio migliore amico gli salta addosso e i due cadono a terra rotolandosi. Josh lo blocca a terra, mettendogli un braccio sotto al mento:<
>> gli chiede, sorridendo sardonico.
Connor farfuglia qualcosa di non molto comprensibile, che però assomiglia a un ‘Sam, pe favore aiutami’, ma non ne sono molto convinta.
<< Dai Josh, così lo ammazzi. Il signorino non se la può cavare in uno scontro senza libri. È una tortura per lui>>
<< Questo è il punto>> dice, girandosi verso di me << Tecnicamente non lo torturo, io lo chiamo ‘renderlo una persona migliore’ o ‘renderlo più forte’**>>
Ma nonostante ciò lo libera e gli tende una mano per aiutarlo a alzarsi.
<< E comunque non avresti avuto speranze contro chi ha vinto gli Hunger Games per ben due volte>> aggiunge.
Io scoppio a ridere e prendo Connor sotto braccio, portandolo in casa:<< Dai andiamo a mangiare qualcosa>>
Josh entra con noi, ma si dirige al piano superiore:<< Io vado a farmi una doccia, come sempre Con ha ragione. Puzzo>> e, con una faccia schifata, sparisce su per le scale.
 
Abbiamo appena finito di cenare e io sto inserendo l’ultimo piatto nella lavastoviglie. Ogni volta Michelle cerca di non farmi sparecchiare, ma se c’è una cosa che odio è usufruire degli altri, perciò faccio sempre finta di non ascoltarla.
Vado in salotto, dove Connor è stravaccato sul divano in una posizione degna di un contorsionista e sta leggendo un libro. Josh invece è per terra e sta accordando una chitarra.
<< Suoni?>> chiedo, sedendomi accanto a lui.
<< Suonicchio>> risponde, stringendo una corda << Tu?>>
<< So suonare solo Knocking on heaven’s door***, tre-quattro accordi>> sorrido.
<< Mmm.. conosci Ho Hey dei Lumineers****?>>
<< La adoro>>
<< Bene, allora io suono e tu canti>>
<< Ma mi aiuti anche tu>>
<< Oh no>> rifiuta, ridendo << Sono stonato come una campana!>>
<< Un attore non può essere stonato, dai!>>
<< Sono l’eccezione che conferma la regola>> e mi fa l’occhiolino.
 
 
 
 
 
Bancone della ragazza del pane!
 
Eccomi qui!
Scusate il ritardo mega-galattico, ma ho avuto problemi con internet (tipo genitori che portano via la chiavetta -.-)
Ecco qua il capitolo!
Lo so, è un po’ un capitolo così.
Ringrazio chi ha commentato, splendidissime recensioni *-* grazie mille!
E anche chi l’ha messa tra preferite/seguite/ricordate o anche chi ha solo letto in silenzio.
Per chi ha twitter io sono @iceweasley – la ragazza del pane. followatemi che ricambio ;)
Asterischi:
* Liam è australiano. Mary è australiana ;)
** questa è una citazione di Josh. Ha proprio detto così il cuccioletto :3
*** se non avete mai sentito questa canzone, FATELO.
**** Josh è un fan dei Lumineers… asdghjgfdsfghj!
 
Bene, mo vado!
Un abbracciane stritola-costole
La vostra
Ragazza del pane.
  
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