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Autore: chilometri    18/02/2013    13 recensioni
Cosa succede quando Harry Styles, ventitré anni e il cuore confuso, capisce di provare qualcosa per Louis Tomlinson, appena laureato, un po' troppo in ritardo?
~
«Sei tornato...». Non è una domanda, quella detta da Louis, non sa nemmeno se sia un’affermazione, è solo una frase pronunciata per assicurarsi che lui sia davvero lì.
«Ti ricordo che questa è casa mia».
Sputa, rimanendo fermo sulla porta e il maggiore abbassa lo sguardo, ferito.
«Senti, per quella cosa, io...»
«Tu cosa, Louis? Tu non volevi?» Ringhia. «Invece volevi. Però è okay, hai ragione, sposati, devi farlo, devi avere una vita felice, non sono affari miei chi è lei, sono tuoi. Quindi finisci di fare le valige, e vai via, ti prego».
Genere: Angst, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Parte terza | Thief.




«Sembro un pinguino, Eleanor. Un pinguino!» Farfuglia Louis, il volto rivolto verso lo specchio e la bocca storta in un ghigno di disgusto.
Quell’abito gli sta stretto ed è nero come la pece, sta scegliendo il vestito per il suo matrimonio, non per un funerale!
In più, il suo umore è pessimo da quando lui ed Harry hanno litigato, lo ha visto trattenere le lacrime a causa sua, e vorrebbe solamente picchiarsi da solo, o chiamare qualcuno per farsi picchiare, consapevole che molti lo farebbero anche gratis: Harry non merita di piangere, e lui è il suo migliore amico, non... non avrebbe dovuto farlo star male.
«Tesoro, cosa dici, sei bellissimo!»
Una voce zuccherata e decisamente troppo femminile gli arriva dritta alle orecchie e reprime uno strano, stranissimo moto di fastidio che gli parte da dentro.
«Ma...» prova a ribattere.
«Ti prego».
Eleanor sporge il labbro inferiore, poi gli si mette affianco e lo gira verso le specchio.
«Vedi Lou, sei magnifico. Immagina me, con un vestito bianco, lungo ed elegante, all’altare, tu sorriderai e...» ...e Louis smette di ascoltarla, perché più lei parla, più una mascella pronunciata e degli occhi verdi spuntano nel suo viso.
Si allontana, quasi bruscamente, e respira con un po’ di affanno.
Eleanor si interrompe di scatto, corruga la fronte e lo guarda storto.
«Louis,» dice, la voce è stizzita «si può sapere che ti prende?»
Chiede, mentre lo guarda e arrossisce un po’, notando lo sguardo di molti dei clienti del negozio, addosso a sé.
«Niente El, sono...sono solo stanco». Mormora, abbassando la testa e mordicchiandosi le labbra, poi «questo va benissimo, hai ragione, prendiamolo ed andiamo via» pronuncia, serio e sparisce dietro la tendina, mentre un Eleanor Calder lo guarda, le guance ancora rosse e lo sguardo irritato; in che casino si sta andando a cacciare?
 

«Quindi, stavo pensando che le decorazioni potrebbero essere...» E Louis smette di nuovo di ascoltarla, mentre regge due buste pesanti tra le mani, le lascia con poca grazia nel salone e si butta sul divano, mentre i suoi pensieri sono ancora fermi al volto del riccio.
Gli manca, ma cerca di convincersi che è tutto amplificato a causa del suo senso di colpa, sicuramente dovrebbe scusarsi, sicuramente lo farà, ma non subito.
E’ orgoglioso, Harry lo sa, e spera che lo perdonerà, perché lui non saprebbe proprio come vivere se non gli rivolgesse più la parola a causa della sua fidanzata.
«Lou».
Sospira Eleanor, e lui impreca mentalmente: ha bisogno di rimanere solo, non può rimanere in silenzio per anche soli cinque minuti?
«Dimmi, El». Risponde, cercando di mantenere la calma.
La ragazza raggira il divano, da un colpetto al fianco di Louis – che si sposta con poca voglia – e si siede al suo fianco, la spalla dritta e le unghia limate.
«Ci stai ripensando?» Chiede, tutto d’un fiato ed il ragazzo boccheggia per un secondo.
Gli ha posto quella domanda con tanta semplicità che lui, semplicemente, non riesce a pensare.
E’ ovvio che non si sta pentendo, voglio dire gliel’ha chiesto lui!
E poi Eleanor ha tanti pregi... per esempio è un’ottima ascoltatric- Louis fa una smorfia, quello non è proprio uno dei suoi punti forti, anzi.
Però, - pensa – lei ha senz’altro una voce bella. Vorresti dire acuta ed insopportabile, lo corregge qualcuno dentro di lui.
E poi – continua imperterrito lui, immerso nei suoi pensieri – sa cucinare... L’altra volta hai pensato che la morte sarebbe stata meno dolorosa di quella zuppa, Tomlinson, sempre la stessa voce.
Il ragazzo alza gli occhi al cielo e «No», dice, con troppa enfasi «no El, non ci sto ripensando».
Le sorride, e lei ricambia, abbassando il viso verso il suo e cercando le sue labbra.
Louis non lo sa perché, proprio non se ne capacita, ma deve fare uno sforzo enorme per non voltarsi e schivarla, e quando lei si posiziona su di lui, cerca in tutti i modi di non protestare e di star zitto: che diamine gli sta prendendo?
Sente le mani della mora scorrere sul suo corpo e chiude gli occhi, sospirando.
Chissà come sarebbero quelle di Harry, sul suo, di co- Louis interrompe subito il filo dei suoi pensieri, spalanca gli occhi e no, sul serio, che cazzo mi succede?! Chiede a sé stesso e a nessun altro. «El...» sussurra, il fiato corto, più per l’ansia e la paura che per l’eccitazione.
La ragazza non si ferma, forse non lo ha nemmeno sentito. «El!» Dice, con più enfasi, bloccando le sue mani.
Lei alza gli occhi sul suo volto, sorridendogli. «Hai fretta?» Gli domanda, cercando di assumere un tono malizioso.
Louis vorrebbe dirle che no, non ha nessuna fretta e che non vede l’ora di andarsene di lì per prendere una boccata d’aria – e perché diamine vuole scappare dalla, ormai sua, casa? – e correre da Harry. Deve chiarire, sta decisamente diventando pazzo!
«No, tesoro». Dice, quanto più dolcemente possibile.
«Devo...» dì qualcosa di intelligente «...andare da Harry, devo chiarire con lui». Le spiega, rendendosi conto di quanto abbia sbagliato. Avevo detto intelligente, razza di idiota che non sono altro.
Lo sguardo di Eleanor diventa prima ferito, poi arrabbiato e dopo irritato.
«Harry, certo...» sibila tra i denti. «Avvisami quando avrai finito con lui». Poi si alza dal suo corpo e dal divano, raccoglie il kit per le unghie che è posato sul tavolino in mogano e sale le scale con rabbia; non fai altro che casini, Tomlinson.
 
 
Coglione, sei un coglione. Ma che pensavi di fare?
Louis storce la bocca, cammina per la quinta volta avanti ed indietro sul vialetto della sua vecchia abitazione, poi si ferma al centro, sospira, si passa una mano tra i capelli e «cazzo» impreca, tirandosi qualche ciocca.
E’ confuso, non sa che cosa succederà quando vedrà Harry, conoscendolo potrebbe prenderlo a pugni seduta stante, - e se lo meriterebbe pure -, sbatterlo contro il muro ed urlargli le cose peggiori – e si meriterebbe anche quello – oppure, potrebbe fare un’altra cosa, la peggiore di tutti: potrebbe ignorarlo, o cacciarlo di casa.
Le ipotesi sono così tante che sente il cervello fumare e la voglia di tornare indietro farsi mille volte più forte, ma «no» si dice, «lo devi fare per-» e poi si interrompe tutto, perché sente il chiavistello della porta e quest’ultima si apre.
Harry ha una maglia nera che gli fascia il busto, la fronte aggrottata ed i ricci scombinati – sai che novità, pensa Louis, che, da bravo codardo qual è, rimane nascosto dietro un piccolo alberello e lo osserva –, regge con la mano destra un secchio e con la sinistra un pennello, entrambi sporchi di rosso, ed è solo allora che il maggiore nota che anche la sua t-shirt è sporca di quella che sembra vernice.
«Dannazione!» lo sente imprecare, mentre si china, la spalla curva, e prova ad aprire il coperchio, ed effettivamente ci riesce dopo parecchi tentativi, e l’erba si tinge di rosso. Poi si rialza e veloce com’è uscito, rientra in casa, lasciando l’uscio aperto.
Questa è l’occasione di Louis, può entrare di soppiatto e... Codardo.
Sempre quella fastidiosa voce che lo incita e gli stimola i nervi in contemporanea fa sì che le sue gambe si muovano da sole e solo due minuti e trentasette secondi dopo, davanti alla porta della casa di Harry Styles, c’è Louis Tomlinson che proprio no, proprio non sa che fare.

 

**

 

«Would you let me see beneath your beautiful? Take it off now girl, take it off now boy*...» Harry si interrompe, un rumore sinistro che arriva dalla veranda, rumore di vetri scossi, precisamente.
Al riccio batte improvvisamente più forte il cuore e sente che il sangue inizia a scorrere più velocemente dentro di sé: se c’è una cosa che teme, sono proprio i ladri e la cosa che lo fa ancor più tendere come una corda di violino è il fatto che sia da solo, e quel coglione di Louis proprio adesso doveva decidere di sposarsi!
Ovvio, perché poi fortunato com’è, non gli basta essersi reso conto di provare qualcosa di più nei confronti del suo migliore amico prossimo al matrimonio, no, certamente!, ci mancavano pure i ladri.
Okay Harry, si dice, il pennello fa male, se dato con la giusta for- L’ennesimo rumore lo fa sobbalzare e poi sente una voce che impreca un: «ma che cazzo è?!» , sente la gambe tremare e cerca di trattenersi con tutta la forza che ha in corpo al mobile, perché le cose sono solo due: o è davvero uscito di testa e si immagina persino la sua dannatissima voce acuta, oppure nell’altra stanza un Louis Tomlinson è davvero entrato in casa.
«Uo! Sono vivo!» Con il fiatone, il maggiore si presenta in cucina e si appoggia con fatica al bancone che vi è al centro, Harry rimane in silenzio, lo osserva ed è solo allora che, forse, Louis si rende conto di trovarsi di fronte il suo migliore amico, che ha fatto irruzione nella sua casa e che adesso, dovrebbe chiedergli scusa per il comportamento da coglione che ha assunto nell’ultimo periodo, ma, semplicemente, quando guarda lo sguardo verso di lui, le ginocchia tremano un po’ e si perde nel verde dei suoi occhi.
«Io non...io...forse non sarei dovuto venire, non...» Balbetta, e si da dello stupido perché cazzo!, dovrebbe crescere.
«Louis». La voce di Harry è ferma, decisa, ma sembra che stia accarezzando il suo nome, come sempre. Se ne sta lì, a braccia conserte con i capelli sporchi di vernice, che lo fissa e lo fa sentire in colpa.
Harry Styles ci sa fare in molte cose, ma quando si tratta di estrapolarti informazioni o scuse, allora raggiunge il top.
Il maggiore sospira.
«Senti, sono stato un coglione, okay? E...»
«Sì, lo sei stato, e non so perché tu sia venuto qui, non mi importa, perché...» Harry lo interrompe ed inizia a parlare, ma Louis si avvicina a lui e lo fissa dritto negli occhi; il riccio boccheggia.
«Ora parlo io, grazie». Sibila, il tono che vorrebbe essere minaccioso ma che, in realtà, suona solo come una supplica.
Il minore distoglie lo sguardo, perché quegli occhi proprio non riesce a sostenerli, soprattutto ad una tale vicinanza e no, non vuole che si creino inconvenienti proprio quando Louis Tomlinson sta per chiedere scusa a qualcuno per... probabilmente la prima volta nella sua vita.
«Non avrei dovuto dire tutte quelle cose, non te lo meriti, non ce lo meritiamo, questa casa – la nostra casa, Harreh – non se lo merita, ed io sono stato uno stupido, perché non è sposare Eleanor,» e ad Harry manca il fiato «che cambia le cose, nemmeno se dovessi cambiare città, regione, pianeta o galassia, cambierebbero. Perché noi siamo sempre stati..» Louis esita, e non sa perché «amici e... ed io non ti voglio perdere per una ragazza che non conosco nemmeno dalla metà di anni in cui conosco te, va bene? Per favore, Harry...» si interrompe e orgoglioso del cazzo, va avanti.  «...scusami. Scusami se mi sono comportato da stronzo, se sono venuto a casa tua senza avvisare, se ti ho fatto piangere, e scus-» Louis non riesce a finire, perché le braccia di Harry lo stringono così forte che sente l’aria mancare per un istante. Però poi passa, e giura che tra le sue braccia, stretto così, ci rimarrebbe tutta la vita.
Lo stringe forte anche lui, e sente che sta tremando.
No, singhiozza.
Sta singhiozzando di nuovo a causa sua, e questa volta lo fa perché gli ha chiesto scusa.
«Ssh, non piangere, non piangere».
Sussurra, la voce gli si incrina e realizza che senza di lui non ci starebbe e non vorrebbe starci nemmeno un giorno, che non basterebbero due Eleanor a rimpiazzarlo, perché non desidera altro che i suoi abbracci, il suo profumo di fragola e menta, i suoi capelli ricci e le mani grandi, i suoi sbalzi d’umore, il suo essere bambino ed il suo amare con tutto il cuore. «Ti voglio bene» mormora, la voce impastata, mentre continua a singhiozzare sulla sua maglia.
«Anche io te ne voglio, Harreh».
Bugiardo. La voce nella sua testa è flebile, Louis la scaccia con violenza.
Non mentire a te stesso, Lou.
Louis stringe più forte Harry a sé, chiude gli occhi e la ignora: adesso, vuole solo godersi Harry e la sua felicità.







*si nasconde la faccia con le mani*
Scusate, lo so, lo so, sono in ritardissimo, picchiatemi, faccio schifo sono una merda e bla bla bla, ma giuro, ve lo giuro!, che avevo le mie ragioni çwç
Ovvero sono stata tre giorni senza connessione (ugh cwc) e sono stata piena di compiti e 4958 cose da fare.
Vado di fretta anche ora che sono le otto e venti, pensate, ma no, mi sono detta, devi aggiornare e.e
Quindi eccomi qui con questa terza parte - che a me fa venire la nausea <3 - che è corta, scritta male, non ho riletto, sarà piena zeppa di errori ma... 'sti grandissimi cazzi! asdfghj
Allora, come sempre grazie grazie grazie a tutte le persone che continuano a recensire e a mettere nelle seguite siete fantastiche ed io vi amo alosidufgbhjn **

Ora devo farvi una domanda, quindi ATTENZIONE: preferite, per la quarta ed ultima parte, un capitolo lungo - circa 4.000 parole -, senza interruzioni, o preferite che faccia anche una quinta parte dividendo la quarta in due? eue

Vi prego di farmi sapere, perché non so veramente che fare asdfghjkl
Detto questo scappo e spero che qualcuno si caghi questo pietoso capitolo lolol
Vi amo tantissimo alsxkdciuf vi lascio con uno spoiler bastardo alksdiuf 
With love,
Romeo.
<3

ps. per qualsiasi cosa, domande, e bla bla, o anche per parlare questo è il mio profilo twitter asdfghjk
e questo quello di ask sdfgahjskd

 

*= La canzone che canta Harry è 'Let me see beneath your beautiful', di Emeli Sandé. 



 

Spoiler:

«(...) te lo giuro, te lo giuro Lou, in questi miei ventitré anni non c’è stata mai cosa migliore che mi sia potuta capitare – scusa Zayn –, e non lo so nemmeno io cosa sto dicendo, quindi arrivo al vero punto e...»
Respira.
«E credo di amarti, Louis».
E ti prego, ti prego, ti prego, amami anche tu.
Pensa, ma non dice, perché lo sguardo pieno di confusione del maggiore dice tutto, anche troppo.
Rimane in silenzio, attende, ma quello che sente sono solo mormorii concitati.
«Harry, io...» 

 

  
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