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Autore: happley    19/02/2013    5 recensioni
Il rumore dello specchio che s’infrangeva al suolo gli risuonò a lungo, nella mente, anche negli anni successivi. Guardare la propria immagine riflessa gli era diventata insopportabile, la voglia di urlare e distruggere era insopprimibile.
Capitolo conclusivo della serie ;omonimia;
Si svolge quando Hiroto ha circa dodici anni, diciamo quindi un anno prima che diventi Gran. In questa fic, Hiroto scopre il passato di suo padre e si trova a confrontarsi con l'immagine di Hiroto Kira, la somiglianza con il quale lo avvilisce e lo perseguita.
Il termine "catoptrophobia" descrive una paura irrazionale degli specchi.
Genere: Angst, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Xavier/Hiroto
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
- Questa storia fa parte della serie ';omonimia;'
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Personaggi: Hiroto Kiyama-centric; Hitomiko Kira, Reina Yagami, Kii Fumiko, Midorikawa Ryuuji, Nagumo Haruya, Suzuno Fuusuke.
Genere: Angst/Introspettivo/Slice of life.
Avvertimenti: Missing moments.
 
catoptrophobia
 
Le mani gli tremavano al punto da non riuscire a muoversi.
Nessuno sembrava essersi accorto dello stato di panico in cui era entrato, erano tutti concentrati a leggere qualche stupidaggine scritta da Nagumo su una delle lavagne.
Le loro risate gli arrivavano come un suono lontano e ridicolo.
Nessuno si era accorto che lui, annoiato dalle solite ricerche in rete che Hitomiko assegnava loro, ne aveva iniziata una tutta sua. Nessuno sapeva niente.
Una goccia di sudore gli scivolò lungo la guancia e cadde sulla tastiera, risvegliando d’un tratto i suoi sensi. Fissò la propria immagine riflessa nello schermo del computer e rabbrividì –pupille verdi dilatate, viso sbiancato ed esangue, capelli rossi scompigliati.
Fu un riflesso immediato: il suo dito indice si orientò rapido sulla tastiera e iniziò a premere quel pulsante ad una velocità pazzesca, con violenza, quasi a volerlo rompere.
Canc.
Canc.
Canc.
Non spariva, quella foto non spariva.
Era tutto reale, o era solo un incubo? Cosa era reale? Cosa era falso? Il panico gli salì in gola, soffocandolo, e sentì chiaramente di stare per urlare.
Si alzò di scatto e lasciò la stanza di corsa per raggiungere la propria camera.
I suoi occhi vagarono sulle sue cose, cercando qualcosa di materiale, di concreto, a cui aggrapparsi disperatamente. Il soffitto era scuro, costellato di adesivi luminosi di stelle e meteoriti: erano stati un regalo del padre, come gli scaccia-sogni appesi alla finestra, come il carillon sul comodino, come quasi tutto quello che lui possedeva.
Possedeva? Erano veramente cose sue?
Fece un passo avanti, incerto, e crollò sul pavimento.
 
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Il rumore dello specchio che s’infrangeva al suolo gli risuonò a lungo, nella mente, anche negli anni successivi. Guardare la propria immagine riflessa gli era diventata insopportabile, la voglia di urlare e distruggere era insopprimibile. Afferrò le forbici da sopra la mensola e iniziò a tagliarsi i capelli in modo irruento e sconsiderato, le ciocche rosse cadevano a terra una dopo l’altra senza più vita, quasi gli sembrava che perdessero colore.
Odiava i capelli rossi, odiava gli occhi verdi, odiava l’immagine che non era la sua.
“H-Hiroto, non farlo!” gridò Kii, strinse le mani spaventate e pallide attorno al suo polso, cercando di fermare la sua furia. Hiroto la strattonò e la buttò a terra.
“Lasciami stare!”
“Per favore, smettila! Ti farai del male!”
“Cosa sta succedendo?” Reina apparve in quel momento alla fine del corridoio.
“R-Reina! Hiroto è…” piagnucolò Kii, alzandosi a fatica da terra. L’amica le corse incontro per aiutarla e poco dopo, attirati dalle urla, arrivarono anche Nagumo, Suzuno e Midorikawa: tutti i presenti guardarono con orrore le ciocche di capelli a terra.
“Hiroto! Sei impazzito? Smettila subito!” urlò Suzuno. “Haruya, aiutami a togliergli le forbici!”
I due ragazzini si scagliarono su di lui; Haruya gli bloccò i polsi, mentre Suzuno afferrava le forbici e le scagliava lontano, facendole rotolare sotto un mobile. Hiroto iniziò a dibattersi e ad urlare.
“Lasciatemi! Lasciatemi!”
“Hiroto, calmati, si può sapere che ti prende?!” chiese Midorikawa sconvolto.
“Zitto! Non usare mai più quel nome!”
Riuscì a liberarsi e scappò dalla stanza,
Vero o falso Vero o falso Vero o falso.
Nell’affetto, nei regali, nelle carezze, nelle parole, cosa c’era stato di reale?  Ormai tutto era confuso, niente funzionava più. Il corridoio gli sembrava infinito, le voci gli rimbombavano nella testa. Esausto, si appoggiò al muro e crollò; non sapeva dove si trovasse, respirava a fatica.  Sollevò lo sguardo e vide Hitomiko affacciarsi da una porta. La ragazza lo guardò e chiese qualcosa, ma Hiroto non riuscì a capirla. Rimase immobile a fissare il movimento delle sue labbra, e nella sua mente riaffiorarono delle parole.
Non si può sostituire il pezzo mancante… non è la stessa cosa… Non sarà mai la stessa cosa.
“Padre... Cosa sono per te?” sussurrò, con la voce strozzata dalle lacrime.
Nessuno gli rispose.
 
---

Si tirò su i capelli e si guardò nello specchio. Una smorfia gli spuntò sulle labbra, istintivamente.
Tirò giù lo specchio, lo chiuse sotto il letto. Da piccoli era tutto così facile, da piccoli non si facevano domande, da piccoli potevano accettare tutto senza chiedersi nulla.
Ma quando era arrivato il tempo delle domande, nessuno era sicuro di volere una risposta.
Lui l’aveva cercata, ed aveva perso se stesso nella ricerca.
Finalmente si era liberato di quel nome, ma l’immagine riflessa nello specchio lo avrebbe rincorso per sempre, come un’ombra; solo che l’ombra era lui.
Allungò una mano verso le stelle, ricordando i tempi in cui voleva diventare un astronauta. Adesso avrebbe voluto diventare una di quelle stelle... Avrebbe voluto prendere il suo posto, nel cielo, e restituire al padre il vero pezzo mancante. Sarebbe stato un puzzle perfetto, completo... senza di lui.
 

I’m trying to find the missing piece of the puzzle
That I lost running away
I’m chasing the far stars…

 
 
 
xxx**C’era una volta una melaH…**xxx
Buongiorno :’)
Questa shot conclude la serie di ;omonimia; e si svolge più o meno un anno prima della nascita dell’Aliea, presumibilmente quando Hiroto ha dodici anni (nell’ultima parte però Hiroto è già diventato Gran). In quest’ultima shot, Hiroto scopre il passato di Seijurou e Hitomiko Kira e il segreto della sua famiglia –ovvero la storia di Hiroto Kira- cercando per svago delle informazioni su Internet. La “catoptrophobia” è la paura irrazionale degli specchi. Quando ho trovato la descrizione di questa paura, ne sono rimasta molto colpita! Mi sembrava adeguata a descrivere quello che prova Hiroto: paura della somiglianza spaventosa che lo accomuna a Hiroto Kira, shock per il caso di omonimia, dubbio di essere per il padre solo un rimpiazzo.
Le frasi finali sono riprese dalla canzone “Zoetrope” di Nagi Yanagi :’)
Baci,
        Roby 



  
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