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Autore: Crissa    19/02/2013    4 recensioni
Alice Cullen. Dato che tipo la amo, la mia testolina bacata ha iniziato a fare strani ragionamenti su Alice, e mi sono messa a scrivere di getto questa cosa. Spero piaccia, recensioni ben accette!
Dal primo capitolo:
Abbassò le labbra lungo la sua giugulare, annusandola, cercando il punto giusto per affondare i denti.
-Mi dispiace tanto. Abbi cura di te, Alice-. Le sussurrò in un orecchio, poi la morse.
Genere: Angst, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice Cullen, Altro personaggio, Jasper Hale, Un po' tutti | Coppie: Alice/Jasper
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Precedente alla saga
Capitoli:
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Fuori è notte, potrei tranquillamente cacciare e poi addentrarmi nella città per capire dove sono e per darmi una sistemata. Adesso che ho tre mesi, mi sento un po’ più me stessa, un po’ meno fuori di testa. Noto sempre dei particolari sulla mia personalità, e questo mi piace molto. Non sono più così assetata. Dopo tutto questo tempo sono ridotta male. Sono sempre bellissima, ma il mio camice è sporco di sangue e polvere, i capelli sono pieni di rametti e sono davvero inguardabile. Ho un innato senso del gusto, io, e non posso di certo andare in giro vestita in questo modo assolutamente vergognoso. Finchè sono stata una matta assetata di sangue sono riuscita a non notare il mio aspetto, ma adesso che non passo ogni minuto della mia vita a pensare ad un umano da sbranare devo rimediare in qualche modo. Devo assolutamente uscire da questo posto e cercare di mettermi qualcosa che risalti davvero il mio aspetto. Mi alzo dal tubo, e una visione mi coglie inaspettata. Jasper combatte e vince, ma si procura quella brutta cicatrice sul sopracciglio destro che a me però piace tanto. È sexy. Sono sempre in ansia quando lo vedo combattere, anche se so che è una visione, sono quasi sicura che sia abbastanza vera. E mi da fastidio che tutti quei ‘neonati’ come li chiama lui, gli saltino addosso e gli facciano del male. Però poi penso che potrei essere uno di loro, potrei essere uccisa da Jasper, e ringrazio chiunque mi abbia creata per avermi messa al sicuro, e ringrazio me stessa per le mie visioni. Sicuramente senza di quelle non sarei cosi cosciente di cosa devo fare, né di cosa sono. Esco dall’edificio diroccato, preoccupandomi che la stanza dove ho chiuso i cadaveri di quei ragazzi sia ben sigillata. La puzza di morto è quasi fastidiosa, il corpo senza sangue non è il massimo. Storco il naso ed esco. Non ho affatto sete, sto benissimo. cammino a passo umano, per non farmi notare. è fastidioso muoversi così lentamente. come fanno gli umani a essere così lenti? È ovvio che sono così vulnerabili. Lenti, morbidi, deboli, delicati, ogni fibra del loro corpo urla ‘uccidimi, non ho la minima possibilità di fare resistenza’. Fuori dal posto in ho passato le ultime settimane tutto sembra diverso, pronto ad accogliermi. Il centro della città è silenzioso, e io cammino indisturbata. È ora di spostarsi verso fuori, ma se non capisco dove mi trovo, non posso capire dove andare. Guardo i negozi chiusi, le insegne. Vedo scritto Springtown Clothes. Non solo adesso so dove mi trovo, ma decido di entrare e dare un’occhiata ai vestiti, magari riesco anche a procurarmi qualcosa di decente da mettere. La serranda è chiusa. Non voglio scassinarla, farei troppo rumore e attirerei gente, mi metto a cercare una porta laterale. Per fortuna c’è una porticina di metallo al lato del negozio. È chiusa, ma penso di poterla aprire. Provo a spingere con un po’ più di forza del normale e con un rumore secco la porta si apre. Rimane il calco della mia mano sulla serratura, che forse dovrà essere cambiata. Appena entro un profumo buonissimo mi avvolge. Stoffa. Di tutti i tipi, di tutti i colori e dimensioni. Nel magazzino del negozio ci sono un centinaio di capi di abbigliamento e altrettanti accessori. È bellissimo, mi sento a casa. Tutti quegli abiti sono davvero stupendi, e vorrei prenderli tutti. Resisto alla tentazione di provarli, perché li rovinerei sicuramente con la mia pelle sporca. Cerco una borsa carina che si possa abbinare con tutto e trovo una sacca triangolare e rigida, color beige, davvero bellissima e capiente. Prendo quattro completi e li piego, poi li metto dentro alla borsa. Mi guardo un po’ intorno, il posto è piccolino, e dietro alla casa trovo un paio di buste di carta. Ci metto dentro la borsa con gli abiti, prendo due paia di scarpe e le aggiungo al resto, poi vedo il cappellino che indossavo nella visione, e anche gli occhiali da sole marroni che erano sul tavolo. Adesso che ho abiti necessari per un paio di settimane, devo assolutamente trovare un bagno. Sono costretta a scroccare una doccia da qualcuno, data la situazione. Mi dispiace derubare un così bel negozio, quindi lascio sulla cassa un bigliettino dove scrivo Grazie, abiti stupendi.   
Esco dal negozio e cerco subito una casa dove posso usufruire del bagno. E magari approfitto per fare uno spuntino. Mi allontano un po’ dal centro e arrivo nella zona residenziale. Ci sono tante villette molto graziose, ne scelgo una con un prato decoratissimo, deve sicuramente esserci una donna, che avrà bellissimi prodotti per i miei capelli assurdi. La luce è accesa nella camera. La serratura si apre in un attimo dopo un mio pugno deciso. Riesco ad essere abbastanza silenziosa. Entro e mi guardo intorno. La casa è spaziosa, e non c’è nessuno al piano di sotto. Cerco un bagno, ma vedo solo una sala da pranzo, una cucina un salotto e uno studio. Salgo le scale. Il piano di sopra è spazioso, c’è un lungo corridoio davanti a me, che gira intorno alle scale e dà sul salone, alla mia destra ci sono quattro stanze. Una ha la luce accesa e immagino sia la camera da letto. Sento infatti due coniugi che parlano. Il loro odore non è male, niente di che, ma non penso di riuscire a lasciarli vivi con quello che devo fare. La prima stanza sulla destra è una camera dipinta di rosa, con un letto ma un po’ spoglia. Subito dopo c’è una stanza con una grande vetrata, piena di quadri, e con in mezzo un pianoforte. Davvero graziosa. Infine c’è la camera da letto, e immagino che l’ultima stanza sia il bagno. Sarebbe semplice sfrecciare in bagno, chiudermi dentro e farmi una doccia, ma purtroppo anche con tutta la mia velocità non posso evitare il rumore della doccia, né tantomeno che i due non se ne accorgano. Quindi decido di ucciderli prima, o almeno di stordirli per un po’.  Sono sulla soglia della loro camera, e l’immagine che mi si presenta mi smuove qualcosa dentro. Dio, come sono carini. Lei è seduta sul letto, con un sorriso a trentadue denti e guarda lui, che è in ginocchio davanti al suo pancione prorompente. Entrambe stanno rivolgendo buffi versi al ventre della ragazza, che accarezza dolcemente prima il suo corpo, poi i capelli del marito. Mi viene naturale pensare che sia incinta. Mi sciolgo, sono davvero bellissimi. Non posso uccidere un amore così. Un secondo dopo però lei si accorge di me e sul viso le appare una smorfia di sorpresa, che si tramuta in orrore, dato il mio orribile stato. La capisco, anche io guardando una conciata come sono adesso, vomiterei. Lei invece si limita a fare un verso strozzato che attira l’attenzione del marito. Lui mi guarda, vede il sangue, vede quanto sono pallida, sporca e bianca, vede i miei occhi rossi e la prima cosa che pensa, ovviamente è che io abbia bisogno d’aiuto. Mi sentirei infastidita dal fatto che sembro così terribilmente indifesa, se non fossi concentrata nel tentativo di non sbranarlo. Lui si alza, si avvicina piano, con le mani in alto, e il collo terribilmente esposto, pulsante e gustoso. 
-Ei -mi fa piano- stai bene?-
Non rispondo. Non ho mai parlato con nessuno- a parte nelle mie visioni- da quando sono così. E poi mi vergogno terribilmente, chissà com’è la mia voce. Anche se quattro chiacchiere non mi farebbero male.
-Come ti chiami, cos’è successo?- cerca di avvicinarsi, io prendo un respiro e sibilo, alzando le mani e cercando di farlo stare fermo.
-Non avvicinarti- parlo pianissimo, non so se riesce a sentirmi. Lui annuisce, e dietro la sua spalla appaiono due occhioni azzurri che mi fissano. La ragazza è a dir poco terrorizzata.
-Io.. io. Scusate, non sarei dovuta piombare in casa vostra così, io.. ho bisogno di una doccia. E poi basta non.. non vi avvicinate, per favore-.
-Sei sicura di stare bene, sei ferita? Hai fame, sete, bisogno di dormire?- continua lui insistente, facendo un passo avanti.
-Non avvicinarti! Per favore, non farlo.. per te. Io devo.. solo il bagno-. Lui mi fissa strano, non mi risponde, dopo qualche secondo sono costretta a stringere i pugni, scalpito, devo allontanarmi da lui, il suo odore è troppo buono.
-Ma che hai fatto agli occhi? Hai qualche emorragia interna?- io lo fisso e non rispondo. Non saprei come spiegare. La ragazza interviene.
-Per favore, Harry, non vuole parlarne, adesso la accompagno in bagno e basta. Sono sicura che non ruberà nulla e che ne ha solo passate delle brutte-. Viene verso di me, mi supera, io mi irrigidisco, lei  va in bagno. Il ragazzo la guarda a bocca aperta.
-Ma Ginevra..-
Io mi dirigo verso la stanza in fondo al corridoio. Finalmente una doccia. La ragazza mi sorride gentilmente, mi porge un asciugamano e prima di uscire mi sussurra semplicemente.
-Sei uguale a tua madre..-. io alzo le sopracciglia, stupita, ma non dico nulla. Mi ritrovo da sola nel bagno e sono costretta a spruzzarmi nel naso un po’ di profumo nauseante per togliermi i loro odori cosi buoni dalla testa. La doccia è piccola ma piena di prodotti. Mi infilo sotto al getto e mi accorgo che la temperatura, sia calda sia fredda, è indifferente. Cerco nelle bottigliette di sapone e le annuso, mi lavo il corpo con un bagnoschiuma alla fragola e i capelli con uno alla vaniglia. Quando mi sento pulita e non ho più macchie di sangue e sporcizia sul corpo, esco dalla doccia e mi avvolgo in un asciugamano. Mi asciugo i capelli con l’altro, frizionandoli velocemente, e in due minuti sono completamente asciutti e sparati da tutte le parti. I miei vestiti sono proprio accanto al box doccia, ma prima mi metto ad osservare un po’ il piano del lavabo. Ci sono tantissimi trucchi e profumi e ornamenti per i capelli. Prendo una spazzola e mi pettino, ma riesco solo a ordinare un po’ il disastro che ho in testa. Purtroppo i miei capelli sono cortissimi e non posso fare grandi cose, quindi li lascio semplicemente così, tirando un po’ il ciuffo davanti dietro l’orecchio, finchè non mi ritengo soddisfatta. Do un’occhiata ai vestiti, indosso della biancheria che deve avermi lasciato la ragazza e prendo un vestitino color pesca dalla mia busta. Ha le maniche lunghe e una grande fascia marrone sulla vita, ed è abbastanza lungo. È carino, ma sicuramente potrei migliorarlo. Le idee mi scorrono nella testa e mi ritrovo a strappare stoffa attenta alle proporzioni. Alla fine del mio lavoro ho un abitino corto fin sopra al ginocchio, senza maniche, e la fascia marrone è ridotta a una piccola strisciolina che dà colore al tutto. Lo indosso e mi guardo allo specchio. Finalmente mi piaccio. Per fortuna dal negozio ho rubato anche delle scarpe, quindi indosso dei tacchi rossi che si intonano con i miei occhi. Sul viso non metto nulla, sulla mia pelle bianca le labbra sembrano di un rosso acceso e anche gli occhi spiccano notevolmente. Esco dalla stanza, e trovo la ragazza che mi aspetta sulle scale. Il marito esce dalla stanza e per un attimo resta stupito e mi fissa come se vedesse una specie di angelo. Ha la bocca aperta e boccheggia, e io ridacchio e inspiro un po’ del suo profumo, che entra dritto nella mia gola e brucia, pungente. Abbasso gli occhi e mi dirigo verso la ragazza.
-Vedo che stai meglio. Sembri una ragazza appena tornata dalle spese, con questa bustona-.
-Siete stati molto gentili a offrirmi il bagno. Scusate ancora per il disturbo-.
-Non preoccuparti. Sicura che non vuoi rimane stanotte? È molto tardi..-
-No,no. Devo andare. Grazie ancora-. Scendo le scale alla mia velocità naturale e in un attimo sono in strada. Non li vedrò mai più, e la mia mente urla perché non mi sono informata sulla sua strana frase ‘ Sei uguale a tua madre … ’. Ora che sono pronta, inizio il viaggio verso la nuova me. 

Hi guys! Capitolo di passaggio, nel prossimo avremo un po’di angst: Alice cercherà di ricordare
 
Dato che mi è stato chiesto, vorrei specificare:
Alice non ricorda nulla della sua vita umana a causa degli elettro-shock subiti in manicomio, la Meyer lo specifica nel libro, fatto sta che Alice scopre solo nel primo libro parte del suo passato, guardando il video di James nella sala degli specchi. Se non dovesse essere chiaro, contattatemi e vi spiegher&ograve; bene tutto!
 
                Grazie mille a tutti quelli che seguono, recensiscono, ricordano o preferiscono (?) la storia. Siete la mia gioia :)
                Crissa
  
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